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Resident Evil Village per Xbox Series X – Recensione

Recensione in un Tweet

Morimasa Sato è riuscito nell’intento di prendere tutto il meglio della serie evitando i capitoli meno apprezzati. Il livello artistico di Resident Evil Village permane ad altissimi livelli per tutto l’inizio del gioco per poi diventare più anonimo nella parte centrale, esattamente in corrispondenza della deriva action del titolo, che allontana nuovamente la serie dal genere dei survival horror.

8.5


I survival horror vivono su un’onda sinusoidale lunga quasi trent’anni, i cui picchi sono costellati di titoli della saga Resident Evil. Nonostante Biohazard non sia il creatore del genere (la lotta è ormai consolidata tra Alone in the Dark e Clock Tower), e il trono di miglior serie è da contendere con gli orrori di Silent Hill, Resident Evil detiene indiscutibilmente il record della serie horror più famosa e longeva, grazie ai suoi venticinque anni scanditi da enormi successi, che ovviamente aumentano le aspettative su ogni capitolo. Lo stesso vale per Resident Evil Village, séguito diretto di Resident Evil 7 che ha (parzialmente) allontanato il nome Biohazard dalla strada action battuta dai predecessori per ritornare nella famiglia dei survival horror, il genere inizialmente pensato da Shinji Mikami per il suo terrore.

Abbiamo lasciato il mondo di Resident Evil 7: Biohazard con un finale molto simile a quello di uno sparatutto in terza persona e con Ethan Winters che riesce a ricongiungersi con la sua amata Mia. E ripartiamo tre anni dopo proprio da qui.

La perfetta famiglia americana

Resident Evil Village esalta l’importanza della famiglia in tutti i sottogruppi della sua società, dalla famiglia statunitense Winters fino al remoto villaggio dell’est Europa. Le battute iniziali del nuovo titolo ci portano in Louisiana, tra le calde mura della famiglia di Ethan, Mia e la nuova arrivata Rosemary Winters. Come possiamo aspettarci dal genere, questo tenero quadretto familiare non è destinato a durare. Infatti, dopo poco vivremo in prima persona l’irruzione cinematografica di Chris Redfield, che fredda Mia e porta via Rose nel giro di pochi minuti.

La sorte di Ethan Winters invece prevede un trasporto verso una base militare che terminerà in un incidente mortale per tutti i componenti della squadra ad eccezione di Ethan e di sua figlia Rose, sequestrata da non meglio identificati delinquenti in un inospitale villaggio slavo.

Il luogo vive sotto il culto di Madre Miranda, divinizzata protettrice, a dire dei suoi abitanti, del villaggio, almeno fino ad oggi. Infatti, quando prenderemo finalmente le sembianze di Ethan faremo conoscenza degli ultimi abitanti del villaggio prima di vederli morire sotto i colpi di feroci licantropi. In altre parole, siamo nuovamente da soli in una remota zona del globo, circondati da efferati mostri e alla ricerca di un altro membro della nostra famiglia. Questa volta però non si tratta di Mia, come nel capitolo precedente, ma di nostra figlia Rose.

Cinque sotto un tetto

Se il nucleo familiare è ovviamente importante per i “buoni”, lo stesso si può dire per gli antagonisti della nuova trilogia. Esattamente come la famiglia Baker, che viveva il suo personale orrore con una distorta coesione, anche in Resident Evil Village gli affetti saranno parte fondamentale del male. Quest’ultimo è composto da cinque membri, quattro lord e una signora al di sopra di tutto, Madre Miranda per l’appunto. L’idea generale di Morimasa Sato, director del gioco, ruota attorno alla nascita del male a seguito di un amore non corrisposto e ogni signore avrà il proprio personale dolore. Alcina Dimitrescu, la prima che affronteremo e ampiamente pubblicizzata da Capcom, ama morbosamente le tre figlie Bela, Daniela e Cassandra, mentre gli altri tre lord vivono tutte le storture dell’amore: la solitudine compensata dall’affetto di dagide, la mancanza di attenzioni e autostima e la ribellione nei confronti di una dispotica divinità.

Una dolorosa fusione

Le nette differenze nelle emozioni dei lord si notano sia nella parte artistica dei quattro signori quanto nelle ambientazioni in cui li affronteremo. Il level design prescelto prevede la suddivisione in quattro aree ben distinte collegate dal villaggio, con stile artistico e nemici totalmente diversi tra loro.

Resident Evil Village prende a piene mani da Resident Evil 7 e addirittura estende gli omaggi collegando le trame dell’intera lore della serie, dal primo capitolo fino al settimo. Il villaggio, a meno degli stupendi picchi innevati, ricorda l’ambientazione spagnola di Resident Evil 4, mentre il Castello Dimitrescu è un chiaro riferimento alla casa del capostipite. In entrambi i casi, l’egregio lavoro artistico svolto da Tomonori Takano a livello visivo e da Shusaku Uchiyama sul comparto audio è così straordinariamente elevato che potrà essere preso da esempio per tutti i futuri giochi della saga. Purtroppo, gli alti standard della prima parte non sono mantenuti per tutti il gioco. Infatti andando avanti con il titolo tutto sembra molto più simile e piatto.

Come avrete intuito, il gioco si svolgerà in molte più aree rispetto al solo villaggio e castello mostrato dalle demo. Questo causa un senso di eterogeneità che catapulta il videogiocatore in qualcosa più simile a un titolo a piattaforme piuttosto che un survival horror, con troppe disconnessioni sorrette da un sottile filo non troppo convincente rappresentato dal villaggio. Non stupirà quindi avere un proprio nemico preferito che oscurerà gli altri e che non permetterà di valutare facilmente il gioco nella sua interezza. Infatti, i lord, e tutto ciò che è a loro legato, sono così diversi che daranno certamente vita a un dibattito su chi sia più interessante tra Alcina Dimitrescu, le bambole di Donna Beneviento, il kappa Salvatore Moreau e l’arrogante ingegnere Karl Heisenberg.

Contrasti sublimi

I forti contrasti sono alla base del gioco di tutte le componenti di Resident Evil Village, uno dei più riusciti è il design di personaggi e nemici.

La fusione prevede il mix tra neoclassicismo e arte giapponese. La prima è ben visibile già dall’inizio, quando faremo conoscenza dei volti dei pochi superstiti del villaggio, facce pesantemente scolpite dai segni della fatica e del dolore, rappresentati da nette linee nere che rievocano esponenti come Felice Giani. Lo stile nipponico invece riadatta alcuni dei più famosi miti e parte della tipica fauna. Questo prevede un’eterogeneità che spazia tra gli occidentali vampiri e gli orientali takaonna passando per l’inconsueta creatura nipponica nota come narke.

Una macchina da guerra

Sin dal primo incontro con il Duca, capiamo che il gioco ruota tutto intorno a delle meccaniche GDR in cui è possibile potenziare il proprio equipaggiamento. Una scelta non sempre troppo apprezzata sin da Resident Evil 4, ma che Capcom ha deciso di percorrere dopo gli orrori di Resident Evil 7, che premiavano la fuga sullo scontro. Tutto questo cambia in Village, perché i nemici lasceranno sempre un drop che può essere un materiale per le creazione dell’equipaggiamento, denaro o oggetti di valore scambiabili per la valuta corrente. Questo spingerà il giocatore ad affrontare i nemici con maggior frequenza, consci che c’è spesso un guadagno nel consumare le munizioni. Se inizialmente le nostre armi non saranno così potenti da giustificare un assalto frontale, già all’interno del castello capiremo che anche una pistola ben potenziata fornisce un giusto rapporto costo/benefici a vantaggio dell’abbattimento dei mostri.

Purtroppo, così come già successo in passato, questa scelta comporta una minor ansia rispetto ai capitoli più survival della saga a favore di una componente action che alimenta un vero e proprio climax culminante con il finale di gioco. Sotto questo punto di vista, il paragone con Resident Evil 7 è impietoso, perché quanto di buono ricostruito con la famiglia Baker, viene poi demolito dalla necessità di far imbracciare le armi ancora una volta. Non siamo ai livelli esagerati di interazione del quinto e sesto capitolo, ma più andremo avanti nell’avventura e più vedremo il nostro personaggio trasformarsi in una macchina da guerra.

Per questo ricordiamo con piacere la prima parte del gioco in cui non saremo abbastanza forti da essere senza paura e ameremo Donna Beneviento, un lord che affronteremo interamente senza armi, provando alcuni momenti di vero terrore dato dal palpabile esoterismo dell’abitazione. Con meno orgoglio invece narriamo le restanti boss fight, in cui i colpi d’arma da fuoco faranno passare in secondo piano qualsiasi strategia rendendole tutte troppo simili tra loro ed eccessivamente confusionarie.

Conclusione

Resident Evil Village racchiude in sé venticinque anni della serie con tutti i suoi picchi positivi, ma senza mai raggiungere le sue clamorose débâcle. Il nuovo capitolo della serie abbraccia il genere del survival horror per poi virare, non troppo gradualmente, in un’ottica decisamente action. Se siete amanti della serie, Resident Evil Village sarà una piacevole scoperta, che potrà non piacere a tutti gli amanti dei primissimi capitoli, ma che farà la felicità dei fan di Resident Evil 4. Il paragone con Resident Evil 7 vede come vincitore quest’ultimo perché Village esalta maggiormente una delle componenti più fastidiose della nuova trilogia, cioè la netta dicotomia tra la prima e la seconda parte dei titoli.

Se non avete mai giocato un Resident Evil, sarebbe opportuno recuperare il capitolo precedente, poiché il nuovo Biohazard chiarisce diversi punti della trama dell’intera saga, concentrando l’attenzione su Ethan Winters e fornisce un finale decisamente sorprendente che apre a scenari tutti da scrivere. Qualsiasi sia la vostra decisione, confermiamo la bontà del progetto. Resident Evil Village è un titolo di elevato spessore artistico, che vi terrà piacevolmente impegnati per poco meno di dieci ore, ma non sempre con l’ansia dei titoli più apprezzati ad attanagliare il vostro cammino.

Dettagli e Modus Operandi

  • Genere: survival horror (ma anche tanto sparatutto)
  • Lingua: italiano
  • Multiplayer: no
  • Prezzo69,99 euro

Abbiamo affrontato il personale orrore di Ethan Winters per circa 10 ore grazie a un codice gentilmente fornito dal publisher.

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Crash Bandicoot 4: It’s About Time per Xbox Series X – Recensione

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Crash Bandicoot 4: It’s About Time è il sequel che tutti i fan del marsupiale aspettavano. Crash 4 è bello, colorato, fluido e divertente, mostra rispetto per il passato e svecchia un gameplay ormai problematico senza stravolgerlo, caratteristica che può rappresentare anche un difetto per i neofiti che si troveranno di fronte un gioco oggettivamente ostico.

8.5


Prima di Uncharted e The Last of Us, la famosa software house che conosciamo come Naughty Dog si è fatta un nome grazie a uno stravagante marsupiale nato dalla tanto malata quanto sproporzionata testa di Dr. Neo Cortex. Grazie a una certa dose di casualità e carisma, Crash Bandicoot è ricordato come la mascotte della prima storica PlayStation e dopo 22 anni dal terzo capitolo e, vari passaggi di consegne tra diverse case di sviluppo, la cavia più folle del mondo dei videogame torna con un nuovo capitolo canonico che nelle mani di Toys for Bob riscopre il suo glorioso passato con Crash Bandicoot 4: It’s About Time di cui recensiamo la versione next-gen per Xbox Series X.

L'inizio di Crash Bandicoot 4

In giro per le dimensioni

Il quarto capitolo riprende dove abbiamo lasciato Crash Bandicoot 3: Warped, con gli acerrimi nemici Neo Cortex, N. Tropy e la malvagia maschera Uka Uka esiliati all’alba dei tempi, che tentano invano di uscire dal loro immobile inferno. Come sappiamo, la pazienza è la virtù dei forti e finalmente Uka Uka riesce ad aprire un varco dimensionale che permette ai due folli scienziati di tornare a seminare il panico tra il tempo e lo spazio.

La maschera maggiore Aku Aku avverte un tremito nella forza e avvisa Crash dell’imminente pericolo. Non troppo convinto, il marsupiale ricomincia la sua avventura che lo porterà a incontrare diverse vecchie conoscenze e nuovi alleati, le maschere quantiche. Lo scopo dei nostri sforzi sarà evitare che questi lontani parenti di Aku Aku finiscano nelle pericolose mani degli antagonisti, perché i loro poteri potrebbero provocare danni irreparabili tra le dimensioni dell’universo di Crash.

Fortunatamente non saremo soli nella nostra complessa missione. Infatti, oltre a Crash e Coco, che potremo impersonare indistintamente scegliendo chi usare all’inizio del livello, durante la nostra avventura avremo la possibilità di giocare con altri tre personaggi della lore di Crash, ognuno con le proprie caratteristiche e mosse speciali, che vi possiamo rivelare in quanto già presenti in tutti i trailer di gioco: Tawna Bandicoot, Dingodile e Neo Cortex.

Tutta la trama è basata su ciò che farete in-game e sui video d’intermezzo brevi, ma decisamente accattivanti, che mostreranno al videogiocatore le ottime caratterizzazioni di tutti i personaggi del titolo.

Follia allo stato puro

Il platform è suddiviso in dimensioni che contengono un predeterminato numero di livelli e boss. Ogni dimensione ha le sue caratteristiche in termini di bestiario, macchinari, vecchie conoscenze del passato e maschere quantiche, che come potete immaginare bisognerà combinare verso la fine del gioco. In totale le maschere sono quattro e aggiungeranno un particolare potere ai bandicoot premendo il tasto Y del joypad:

  • Lani-Loli comanda lo spazio e permette di far comparire, o scomparire, determinati oggetti dello stage.
  • Akano potenzia la rotazione di Crash e Coco, permettendo salti più lunghi e immunità a determinati attacchi.
  • Kupuna-Wa è una simpatica nonnina che rallenterà il tempo e di conseguenza gli oggetti circostanti.
  • Ika-Ika capovolgerà letteralmente il mondo di gioco invertendo la gravità.

L’annosa questione sulla qualità dei primi Crash Bandicoot è stata discussa per molto tempo e ancora oggi non si può dire conclusa. Uno dei principali punti deboli dei primi tre capitoli è stato il gameplay legnoso che rendeva la trilogia troppo spesso più impervia di quanto effettivamente pianificato dagli sviluppatori. Il nuovo Crash, invece è fluido, dinamico e divertente, anche se la frustrazione ci accompagnerà per tutta l’avventura.

Il vintage non è per tutti

I ragazzi di Toys for Bob hanno pensato a due modalità per venire incontro tanto ai neofiti quanto ai veterani. I primi tre capitoli di Crash si basavano su quella che ora è denominata modalità retrò: un numero limitato di vite a disposizione, pochi checkpoint fissi e una marea di parole poco professionali ci accompagneranno durante tutta la campagna. La modalità moderna, invece ci permette di morire tutte le volte che vogliamo, perché cominceremo sempre dall’ultimo checkpoint. Inoltre, nel caso in cui moriremo troppo spesso in un determinato punto, il videogioco ci prenderà per mano fornendoci maschere Aku Aku gratuite, che come al solito ci permetteranno di assorbire un colpo, e checkpoint dinamici e ravvicinati.

Forte della mia recente esperienza con Oddworld: New ‘n’ Tasty, pensavo che la modalità moderna mi avrebbe permesso un’agevole camminata di piacere. Mai pensiero fu più sbagliato, perché ancora oggi mi chiedo come sia possibile terminare Crash Bandicoot 4 in modalità retrò data la vergognosa quantità di fallimenti collezionati durante gli ultimissimi stage a causa di un livello di cattiveria degli sviluppatori troppo elevata e anche ingiustificata, in quanto incoerente con il resto del titolo.

Una maschera quantica di Crash Bandicoot 4

Only the brave

Crash Bandicoot 4 si termina in circa una decina di ore, con ritardi più o meno lunghi in base alle difficoltà soggettive che incontrerete in alcune piattaforme. Considerando che solo l’11% circa dei videogiocatori Xbox ha sbloccato l’achievement di fine gioco, si può dire che anche questa è una sfida impegnativa, che rasenta l’impossibile se vogliamo terminare Crash 4 al 100%.

Oltre ai livelli base, il platform è adornato di una quantità ingente di modalità extra che vi potrà impegnare per il doppio del tempo necessario per terminare l’avventura principale. Ogni stage contiene diverse gemme nascoste che permetteranno di ottenere nuove skin per Crash e Coco. Alcune le sbloccherete completando il livello sotto determinate condizioni, mentre altre sono nascoste nel livello stesso. In più, ogni zona ha la sua prova a tempo che sbloccherà ulteriori elementi collezionabili, le reliquie.

A questi extra, dobbiamo aggiungere i livelli opzionali da giocare con i personaggi secondari, le linee temporali, e la modalità N. VERTITA in cui dovremo affrontare il livello secondo uno stile grafico sempre diverso. Uno di quelli che ho provato iniziava con lo scenario in bianco e nero per colorarsi dopo ogni rotazione. Suggestivo e geniale allo stesso tempo.

Inoltre, sarà possibile rivivere alcuni livelli iconici della trilogia originale grazie all’acquisizione di alcuni nastri VHS presenti negli scenari. Per ottenerli bisognerà però arrivare fino a quel punto senza mai morire. E non è poco.

Infine, se condividerete Crash Bandicoot 4: It’s About Time con altri videogiocatori, sappiate che è disponibile la modalità multiplayer locale con alcune modalità non particolarmente originali, ma che possono permettere a due giocatori di pari livello di sfidarsi. Le modalità consistono in scontri a tempo o di raccolta. Nulla di eccezionale, ma che aumentano ulteriormente la longevità di un videogioco decisamente pieno di cose da fare.

Modalità N. VERTITA di Crash Bandicoot 4

Maledettamente colorato

I motivi principali del successo della serie Crash Bandicoot sono la caratterizzazione dei personaggi e le colorate aree di gioco. It’s About Time mantiene inalterati questi principi con un restyle che rende la serie ancora più matta e vivace. Le dimensioni strizzano l’occhio al passato, ma aggiungono anche nuove aree tanto diverse quanto godibili. Qualcuno lamenterà un po’ di incoerenza, ma essa è più che giustificata da una trama che ha permesso piena libertà agli artist designer.

La localizzazione italiana è decisamente curata, mentre musiche e colonne sonore ci accompagneranno con carica durante il gioco, ma sono decisamente dimenticabili.

Versione Xbox Series X

La versione next-gen provata su Xbox Series X offre un’esperienza di gioco ottimale, ma che non aggiunge nulla di sconvolgente al titolo già assaporato sulla generazione precedente.

Crash Bandicoot 4 era già graficamente delizioso e rimane ancora tale su Xbox Series X. La combo 4K-60FPS non mostra i muscoli, ma l’esperienza di gioco è praticamente perfetta con colori vividi, fluidità eccezionale e mai nessun rallentamento. In definitiva una bella esperienza di gioco, che si migliora in maniera significativa soltanto nei caricamenti su cui la next-gen punta particolarmente e che può risultare determinante per vivere con meno fastidio le ripetute cadute. Infatti, il ri-caricamento dei livelli di gioco dopo una sconfitta si assesta intorno ai 5 secondi contro i circa 15 delle versioni precedenti. Un significativo miglioramento dovuto più all’hardware che a un’ottimizzazione personalizzata, ma che apprezziamo.

Difetti del passato

Arrivati a questo punto, avrete capito che Toys for Bob ha svolto un ottimo lavoro con Crash Bandicoot 4, ma qualche vecchio grattacapo del passato è ancora presente.

La difficoltà, anche in modalità moderna, è orientata verso l’alto, ma diventa decisamente eccessiva durante gli ultimi stage. Non è facile definirlo come un vero e proprio difetto, ma i neofiti potrebbero non terminare il titolo a causa di alcune scelte di level design che strizzano troppo l’occhio ai veterani e che potrebbero portare a una frustrazione evitabile.

Così come la trilogia canonica, il titolo non ci viene incontro sui salti che dovranno essere precisissimi. Premettiamo che lo svecchiamento rende il gioco più fluido e alcuni aiuti (come il minimale cerchietto che ci fa capire dove atterreremo) saranno fondamentali per affrontare questo capitolo del marsupiale, ma purtroppo non sempre basta. Infatti, Crash Bandicoot 4 soffre di un problema di profondità di campo in alcuni livelli. La telecamera è totalmente gestita dal videogame e in certi stage, quando sarà dietro le spalle di Crash o Coco potrà risultare difficile capire quanto saltare per non fare una brutta fine. Un problema bypassabile in modalità moderna, ma decisamente snervante in retrò.

Non mancano i colori in Crash Bandicoot 4

Conclusione

Crash Bandicoot 4: It’s About Time è il sequel che tutti i fan del marsupiale aspettavano. Dopo varie ricerche, Activision ha trovato in Toys for Bob il degno erede di Naughty Dog nella prosecuzione della serie. Crash 4 è bello, colorato, fluido e divertente, mostra rispetto per il passato e svecchia un gameplay ormai problematico senza stravolgerlo.

Questo nuovo capitolo è il more of the same per eccellenza che nessun veterano vorrà perdersi per alcuna ragione al mondo e che permetterà ai più giovani di conoscere il mondo della mascotte della prima PlayStation con i suoi pregi e difetti. Infatti, il livello difficoltà rimane ancorato agli anni ’90 e potrebbe scoraggiare molti nuovi videogiocatori. Sotto questo aspetto, Activision dovrà fornire in futuro maggiore libertà alla casa di sviluppo che ha bisogno di abbandonare il passato per rilanciare una serie che potrà vivere un nuovo periodo d’oro grazie alle radici piantate in “It’s About Time”.

Dettagli e Modus Operandi

  • Genere: Platform
  • Lingua: italiano
  • Multiplayer: sì
  • Prezzo69,99 €

Ho impedito la catastrofe dimensionale insieme a Coco e Crash in circa 15 ore grazie a un codice gentilmente fornito dal publisher.

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Two Point Hospital: JUMBO Edition per Xbox Series X – Recensione

Recensione in un Tweet

Two Point Hospital è molto di più del perfetto remake di Theme Hospital. Infatti, il nuovo gestionale sanitario è in grado di soddisfare tanto i fan di Bullfrog Productions quanto tutti gli appassionati e i curiosi neofiti del genere gestionale. La JUMBO Edition fornisce un’imperdibile esperienza che può durare oltre un centinaio di ore.

9


C’era una volta Bullfrog Productions. Fondata nel 1987 da Les Edgar Peter Molyneux, per esperienza personale, le generazioni odierne non ricordano molto di questo nome, ma l’importanza della software house britannica riecheggia nei nomi di giochi come Syndicate, Theme Park, Dungeon Keeper e naturalmente Theme Hospital.

Pubblicato nel 1997, Theme Hospital è stato semplicemente il gestionale sanitario più folle e divertente di tutti i tempi, che mi ha dato la possibilità di curare bizzarre malattie come l’iperlingua e acquistare macchinari dai nomi quantomeno controversi come la “Sala Pompa”.

Purtroppo, la prematura fine di Bullfrog dopo la fusione con Electronic Arts UK del 2004 spense un motore pieno di grandi idee e le speranze morirono definitivamente nel 2007 dopo l’uscita del mediocre Hospital Tycoon di EA. Fortunatamente, però le belle sorprese arrivano all’improvviso e alcuni ex sviluppatori di Bullfrog decidono di ripartire dalle loro origini fondando Two Point Studios e regalandoci l’erede spirituale, ma estremamente reale, del pazzo gestionale di ospedali.

Il primo paziente di Two Point Hospital

Why so serious?

In Two Point Hospital inizieremo la nostra lunga avventura come un manager aziendale squattrinato, che dovrà fare esperienza nel mondo della sanità cercando di fare meno danni possibili. Nonostante la pandemia del Covid-19 ci abbia reso, per fortuna e purtroppo, tutti di gran lunga più sensibili all’argomento, Two Point Hospital riesce ancora a farci sorridere con lo spietato cinismo tipico del titolo originale.

Il gioco ci farà viaggiare per la vasta contea di Two Point, inclusi i luoghi più remoti e strambi grazie alle espansioni della JUMBO Edition, con lo scopo di curare le malattie più assurde e quelle più normali rese comunque allucinanti. Chi ha già giocato a Theme Hospital, ricorderà il reparto psichiatrico invaso da provetti Elvis Presley. In Two Point Hospital, il Re ha lasciato spazio ai novelli Freddie Mercury e John Travolta in versione Grease.

Turni di lavoro estenuanti in Two Point Hospital

Dottore, chiami un dottore

I primi ospedali sono dei tutorial pratici che mostrano le principali feature di un videogioco che dietro una grafica colorata e divertente nasconde un’importante complessità gestionale tipica degli anni ’90. In Two Point Hospital: JUMBO Edition dovremmo gestire letteralmente tutto, ma andiamo con ordine.

Lo staff sarà amministrato non solo in termini di assunzione, ma anche nella sua felicità che passa attraverso lo stipendio, la formazione e il benessere dato dai servizi extra come sala staff, bevande, cibo e persino termosifoni e condizionatori.

Le strutture da acquistare prevedono tanto l’ampliamento dell’ospedale con l’acquisto di nuovi lotti quanto la progettazione di ogni singola stanza preposta alla diagnosi e cura delle malattie. Stanza del medico generale, farmacia, psichiatria, chirurgia, ma anche malattie decisamente meno usuali come la clownite, che farà credere al paziente di essere un clown o la testa di bulbo, in cui arriveranno pazienti con delle lampadine al posto della testa. Queste sono solo alcune delle avversità da affrontare e scusate se mi dilungo, ma curare un tizio con una padella attaccata in testa con uno spadellatore è qualcosa di unico.

Ovviamente, non basterà far tornare i pazienti in salute. Infatti, dovremmo prenderci cura di loro per tutta la permanenza nell’ospedale con un serie di comfort che aumenteranno la nostra reputazione, spesso obiettivo fondamentale per proseguire nel gioco.

Rispetto al suo antico predecessore, in cui superare ogni singolo livello poteva essere incredibilmente arduo, questa volta gli sviluppatori hanno ben pensato di dividere ogni ospedale in tre stelle. Per sbloccare il livello successivo ne basterà una, ottenibile raggiungendo più o meno abbordabili obbiettivi, ma la vera sfida inizia quando si vorranno guadagnare tutte le stelle del titolo. In questo caso, la difficoltà aumenta in modo esponenziale con obiettivi sempre più ardui che richiedono una pianificazione praticamente perfetta.

Cerimonia Two Point Hospital

“Che bella cera”

Two Point Hospital parte dalla grafica vivace del primo Theme Hospital, la rende ancora più esagerata e cura i dettagli nei minimi particolari. Le malattie sono riconoscibili a colpo d’occhio, ma quando i pazienti non avranno dei costumi bizzarri, si può notare una piacevole varietà tra i modelli. La stessa ricchezza è presente anche nei vari livelli, che rappresenteranno alla perfezione la breve, ma dettagliata descrizione di ogni singolo ospedale.

Se il primo Theme Hospital conteneva un’unica voce parlante, cioè l’annunciatrice che ci accompagnava per tutto il gioco, ora Two Point Hospital alterna annunci, suoni ambientali e addirittura una radio d’ospedale a volte calda, a volte vivace, ma sempre ironica e cinica.

Freddie Mercury in Two Point Hospital

Antico come il caos

Two Point Hospital è un titolo riuscito, ma alcune problemi vecchi di 24 anni rimangono ancora adesso irrisolti. La parte più ardua del gioco consiste nella micro-gestione dello staff all’interno dell’ospedale, soprattutto quando le strutture aumenteranno e i pazienti arriveranno a frotte. Infatti, ogni membro dello staff, dal medico fino all’inserviente, hanno dei bonus su una determinata caratteristica che imporrà gli esperti di medicina generale a stare in quella stanza, mentre sarà decisamente consigliato far somministrare le medicine soltanto a un infermiere specializzato nella gestione della farmacia.

Nonostante sia possibile dire a ogni membro del personale le attività che può svolgere, quando le cose diventeranno troppo caotiche, sarà facile perdersi dei pezzi in giro e l’intelligenza artificiale non sarà d’aiuto. Non sarà per nulla raro vedere il nostro unico psichiatra lavorare in medicina generale, mentre i pazienti vanno via arrabbiati o persino con i piedi davanti a causa delle mancate cure. Non ho mai ben capito se questa sia una determinata scelta degli sviluppatori, ma dare la possibilità di scegliere se rendere meno stupidi i medici, e soprattutto i ben più dannosi infermieri, sarebbe stata cosa ben gradita.

Parere negativo per le sfide online, che aggiungono una lieve competitività con gli amici che stanno giocando Two Point Hospital, ma le cui sfide si limitano a una serie di mini-obiettivi durante la partita che non incideranno mai in maniera significativa. Considerando che il gioco ci mostra sempre una classifica di ospedali “fittizi” della contea, la possibilità di scontrarci online con altri utenti che stanno affrontando lo stesso livello, sarebbe stato plausibile e decisamente più interessante.

I primi passi in Two Point Hospital

In compresse o joypad

Mai avrei pensato di giocare un gestionale old-style su console, invece l’ho fatto ed è stata un’esperienza incredibilmente soddisfacente. La mappatura dei pulsanti è ottimale e nel giro dieci minuti pensavo di avere tra le mani mouse e tastiera. Se siete prevenuti come me, vi capisco, ma mi sono dovuto ricredere e vi consiglio di dargli un’occasione.

Il gioco non ha ancora un’ottimizzazione per Xbox Series X, ma è tecnicamente perfetto. Rispetto alla versione PC e soprattutto Nintendo Switch, che soffrivano di alcuni cali di frame rate, la versione per la console next-gen è sempre fluida anche nei momenti più concitati, come può essere l’esplosione di un macchinario oppure l’incredibile calca di pazienti e personale sullo schermo nei livelli più avanzati.

L'amministrazione di Two Point Hospital

JUMBO Edition

Two Point Hospital: JUMBO Edition contiene quattro espansioni (Bigfoot, Pebberley Island, Incontri Ravvicinati ed Evviva l’ambiente) e due pacchetti oggetti: vintage e mostra d’arte. Questa versione differisce dalla console edition uscita circa un anno fa per le espansioni “Incontri Ravvicinati” ed “Evviva l’ambiente”, e per i pacchetti d’oggetti extra. L’upgrade è disponibile al prezzo di 16,99 euro mentre la versione completa costa 39,99 euro.

Le espansioni non rivoluzionano il gioco, ma aggiungono decine di ore a un titolo pressoché ottimo. La mia preferita rimane Bigfoot per la sua ambientazione glaciale, ma non è di certo imperdibile. Lo stesso vale per “Pebberley Island” ed “Evviva l’ambiente”, mentre “Incontri Ravvicinati” contiene una nuova modalità di gioco ad “ondate”. Si tratta di una nuova modalità di gioco, che può piacere per la sua complessità, ma anche frustare i giocatori a causa del micro-management a tratti eccessivo.

La JUMBO Edition è un’edizione perfetta per tutti quelli che vogliono iniziare questa stupenda avventura, perché i DLC allungano senza stancare un gioco già di per sé divertente e molto longevo. Personalmente, non consiglio l’upgrade alla JUMBO Edition solo ai possessori di Xbox Game Pass, che possono attualmente giocare la console edition. Piuttosto li invito a giocare Two Point Hospital e decidere di acquistare i DLC mancanti solo dopo le oltre 50 ore della console edition.

Bigfoot di Two Point Hospital

Conclusione

Two Point Hospital: JUMBO Edition è la versione console definitiva di un gioco che è letteralmente un must per tutti i fan di Bullfrog Productions e per gli amanti dei gestionali in generale. Questa edizione del titolo offre tantissimi contenuti mai banali sia tanto per la direzione artistica quanto per la graduale difficoltà del gioco. Infatti, rispetto al suo antenato, Two Point Hospital permette un accesso anche ai neofiti grazie a un sistema di progressione che perdona anche qualche errore di gioventù.

Non stiamo parlando solo di un seguito di Theme Hospital, ma di un’opera che consiglio veramente a qualsiasi videogiocatore che vuole provare l’ebrezza di mettersi alla prova su un titolo anni ’90 in salsa decisamente contemporanea e che grazie alla sua ironia riesce a rendere gradevole un gestionale con un tema delicato come quello sanitario. In altre parole, Two Point Hospital è un remake con la erre maiuscola che soddisfa a pieno le ormai perdute speranze di qualsiasi fan della serie e avvicina i nuovi videogiocatori a un genere spesso troppo punitivo.

Dettagli e Modus Operandi

  • Genere: gestionale
  • Lingua: italiano
  • Multiplayer: sì (ma nulla di serio)
  • Prezzo39,99 euro

Ho debellato la clownite e svitato lampadine dalla teste dei pazienti per una trentina di ore grazie a un codice gentilmente fornito dal publisher.

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Tomb Raider festeggia i suoi primi 25 anni con un sito web dedicato

Square Enix e Crystal Dynamics hanno pubblicato un nuovo portale per festeggiare i 25 anni di Tomb Raider. Il sito della saga iniziata nel 1996 si aggiungerà mensilmente di nuovi contenuti che rivivranno i momenti più importanti di Lara Croft.

Comunicato Stampa

Tomb Raider, la famosa avventuriera archeologa Lara Croft, è diventata una forza nell’industria dei videogiochi e non solo, lasciando un segno indelebile praticamente su ogni aspetto dell’intrattenimento. Dall’essere stata nominata ambasciatrice dell’eccellenza scientifica, alle apparizioni dal vivo in tour con gli U2, Lara Croft ha toccato la vita di decine di milioni di persone in tutto il mondo. Con oltre 30 titoli di videogiochi pubblicati e centinaia di premi vinti, l’eroina è stata un’icona culturale per 25 anni sugli schermi domestici e di Hollywood, combattendo i T-Rex, portando alla luce antichi manufatti e salvando il mondo da un apocalisse o due. Lara ha vissuto avventure in dozzine di paesi, ha esplorato il Mediterraneo, l’Adriatico e il Mare delle Andamane, si è avventurata in Antartide e nel Circolo Polare Artico e ha riscoperto Atlantide e l’isola perduta di Yamatai.

Negli ultimi 25 anni Tomb Raider è diventato più di un gioco e Lara Croft è diventata un’icona culturale.

Siamo così orgogliosi di far parte di questo ricco arazzo di avventure, ma riconosciamo che il vero merito appartiene ai fan! L’incredibile community di Tomb Raider ha reso tutto questo possibile e non vediamo l’ora di celebrare con loro il suo traguardo storico per molti decenni a venire.

Scot Amos, Head of Studio presso Crystal Dynamics

La celebrazione annuale del suo 25° anniversario includerà esplorazioni approfondite dei principali giochi pubblicati nel franchise, inclusi reperti nostalgici provenienti dagli archivi, interviste agli sviluppatori, attività della community, playthrough dal vivo e altro ancora. Nei prossimi mesi, lo sviluppatore Crystal Dynamics rivisiterà nuovamente i principali capitoli di Tomb Raider, concentrandosi su un gioco al mese. I fan di Tomb Raider e Lara Croft possono aspettarsi ulteriori annunci sul franchise nel corso dell’anno.

I titoli Tomb Raider sono disponibili su tutte le console moderne, PC, Stadia e dispositivi mobile.

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R-Type Final 2 ha una data d’uscita

NIS America ha annunciato che R-Type Final 2 arriverà in Europa il 30 aprile.

Il leggendario successo sparatutto è tornato con un’esperienza R-Type senza precedenti! R-Type Final 2, ultimo capitolo della serie rinomata per la sua grafica colorata e l’azione frenetica degli sparatutto,intensifica queste caratteristiche sulle piattaforme attuali con grafica 3D e caratteristiche di giocomodernizzate.

I giocatori vecchi e nuovi possono modellare la loro esperienza a loro piacimento con ilsistema di difficoltà basato sulle prestazioni e navi e piloti personalizzabili, mentre sperimentano iclassici marchi di fabbrica di R-Type come la meccanica “Force” e un ciclo di gioco avvincente. Esploraun intero universo di livelli nuovi e classici, affronta i nemici che si evolvono con le tue prestazioni espazza via la concorrenza con le classifiche mondiali in questo successore dell’acclamato franchise RType.

Caratteristiche principali

  • Migliorato ed evoluto : Sperimenta il ritorno esplosivo di R-Type sulle piattaforme attuali, dove l’azione frenetica dei giochi originali incontra la grafica contemporanea e le caratteristiche di gioco moderne come i nemici in evoluzione.
  • Challenge universale: Il sistema di difficoltà basato sulle prestazioni si adatta all’esperienzaindividuale di ogni giocatore, rendendo questo gioco accessibile sia ai nuovi che ai vecchi piloti. Quando hai finito di decimare le orde aliene, controlla la classifica mondiale!
  • Equipaggiamento personalizzato : Personalizza ogni elemento della tua nave, inclusi colori, tipi di armi e decalcomanie. Inoltre, scegli tra dozzine di combattenti presenti nei precedenti capitoli delle serie e personalizza persino il tuo pilota a tuo piacimento.
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Gods Will Fall è ora disponibile su PC, console e Stadia

Gods Will Fall è stato sviluppato da Clever Beans con sede a Manchester. Usa i tuoi otto diversi guerrieri, ciascuno equipaggiato con la propria arma, per svelare gli oscuri segreti di ogni antico dio. Con uno stile di combattimento facile da imparare ma difficile da padroneggiare, una sfida enorme attende tutti coloro che si avventureranno nell’impresa.

 I giocatori possono scegliere l’edizione standard o la Valiant Edition, che include l’Hunter’s Head Gear (precedentemente disponibile per coloro che hanno prenotato il gioco) e il DLC Valley of the Dormant Gods.

L’ Hunter’s Head Gear viene assegnato in modo casuale in ogni nuova partita. Il brivido della caccia scorre nel sangue del clan e le usanze prevedono che i trofei sequestrati vengano indossati con orgoglio e mostrati a tutti. Le pelli di cinque bestie esclusive: un lupo, un orso, un cinghiale, una volpe e un tasso sono adatti per essere indossati da qualsiasi guerriero e fungeranno da avvertimento per gli dei che la caccia è effettivamente in corso.

Il DLC Valley of the Dormant Gods migliora ulteriormente il gioco con tre nuovi dei – oltre ai 10 già presenti – due nuove classi di armi, nuovi oggetti, nuove abilità, overworld extra e abiti da guerriero. Il contenuto verrà pubblicato episodicamente come tre nuovi livelli all’interno del gioco nei prossimi mesi dopo il lancio. Ogni livello includerà un nuovo Dio, insieme agli altri contenuti bonus.

  • Tre nuovi dei – Entra e fatti strada combattendo attraverso tre nuovi regni degli dei infernali. Ciascuno di questi paesaggi infernali inesplorati, abitati da abominevoli sciami di servitori, sarà una prova estenuante per il tuo coraggio.
  • Nuove classi di armi: gioca nei panni di due nuovi tipi di guerrieri barbari, ciascuno con il proprio stile di combattimento mortale.
  • Nuovi oggetti: una manciata di nuovi equipaggiamenti e provviste per aiutare il tuo clan in battaglia e ribaltare le sorti della guerra.
  • Nuove abilità – Nuove metodologie per espandere ulteriormente il sistema di combattimento dei tuoi guerrieri e assicurarti che il campione adatto sia scelto per la battaglia finale.
  • Extra nel mondo sotterraneo – Mentre attraversi il tranquillo mondo sotterraneo, tieni gli occhi aperti e scopri i segreti nascosti.
  • Abbigliamento da guerrieri: vesti il ​​tuo clan con i migliori abiti e copricapi per la battaglia, per una maggiore spavalderia mentre si lanciano nella mischia.

Storia

Sei l’ultima speranza per l’umanità.

Il dominio tortuoso degli dei sull’umanità dura da millenni. Propensi alla crudeltà e alla sofferenza, chiedono di essere serviti con cieca adorazione attraverso un giuramento di fedeltà imposto ad ogni uomo, donna e bambino. Chi non si sottomette alla volontà degli dei; perirà di una morte lenta e spietata.

Vivi le brutali prove di un’avventurosa banda di guerrieri nella loro disperata impresa di recidere la morsa crudele degli dei sull’umanità. Ogni uomo e ogni donna in grado di impugnare una lama, avendo sofferto per troppo tempo la brutalità del regno degli dei, sarà chiamato ad unirsi al tuo clan di otto sopravvissuti celtici,  per insorgere ed affrontare le legioni di bestie orribili e servitori che dimorano in ciascuno dei regni infernali degli dei.

Per ogni decisione presa, emerge una storia personale. Se avrai successo, vedrai nascere leggende. Se fallirai, guarderai le vite trasformarsi in polvere.

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Yakuza Remastered Collection disponibile ora su Xbox e PC

SEGA e Ryu Ga Gotoku hanno pubblicto Yakuza Remastered Collection, ora disponibile per Xbox One,  Windows 10, Steam. Questa raccolta include le versioni Yakuza 3 , Yakuza 4 e Yakuza 5 rimasterizzate e presentate a una risoluzione di 1080p e un framerate di 60 fps. Sono acquistabili in bundle al prezzo di 39,99€, o separatamente al prezzo di 19,99€ ciascuna, su ogni piattaforma. La raccolta è giocabile anche su Xbox Series S|X grazie alla funzione di retrocompatibilità.

Questa serie che mette insieme combattimenti e meccaniche tipiche dei giochi di azione-avventura segue l’intensa saga di Kazuma Kiryu, un membro della Yakuza temprato dalla vita e dal codice morale irremovibile. Yakuza 3 inizia immediatamente dopo la fine di Yakuza Kiwami 2, con Kiryu che si è ritirato a una vita di basso profilo sull’idilliaca costa di Okinawa, almeno finché i demoni della sua ex vita da yakuza non riemergono e lo costringono a scegliere da che parte stare. Accompagna Kiryu nella sua avventura, padroneggia le combo e sconfiggi i delinquenti che lo ostacoleranno, sfrutta l’ambiente come arma e combatti per proteggere i suoi cari coinvolti nello squallido mondo della criminalità organizzata.

Per tutti gli appassionati che hanno recentemente giocato Yakuza: Like A Dragon Yakuza Remastered Collection offre un’opportunità imperdibile per vivere Kamurocho nei panni del protagonista originale della serie Yakuza, Kiryu. Yakuza 0 Yakuza Kiwami (l’edizione rimasterizzata di Yakuza ), Yakuza Kiwami 2 (l’edizione rimasterizzata di Yakuza 2 ) sono disponibili anche separatamente su Xbox Game Pass per tutti coloro che vogliono vivere l’esperienza completa dei sei capitoli della saga, prima di avvicinarsi all’atto conclusivo rappresentato da Yakuza 6: The Song of Life , che farà il suo debutto su Xbox One e PC il 25 marzo 2021.

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UNO, disponibile il nuovo DLC ispirato a Immortals Fenyx Rising

Ispirato a Immortals Fenyx Rising, una nuova ed emozionante IP con protagonista la semidivinità alata Fenyx impegnata in una missione per salvare gli dèi dell’Antica Grecia, il DLC Fenyx’s Quest aggiungerà un tocco di fantasia alla classica esperienza di UNO con nuove funzionalità basate sugli elementi più iconici dell’Isola d’oro.

Fenyx’s Quest è ora acquistabile su PlayStation 4, le console Xbox One, Nintendo Switch, Windows PC e presto anche su Stadia al prezzo di 4,99 euro. Fenyx’s Quest sarà giocabile anche su PlayStation5 e Xbox Series X|S attraverso la funzione di compatibilità. Inoltre, è anche possibile acquistare la UNO Ultimate Edition al costo di 19,99 euro per accedere a Fenyx’s Quest e a tutti gli altri DLC di UNO.

Con Fenyx’s Quest, i giocatori potranno divertirsi con il gioco UNO in un’ambientazione avvincente, che include un tabellone ispirato all’Isola d’oro, alcune carte a tema esclusive e la colonna sonora di Immortals Fenyx Rising. L’obiettivo sarà completare la missione di Fenyx per liberare gli dèi e annullare la maledizione di Tifone. All’inizio di ogni partita, ai giocatori sarà assegnata una delle quattro divinità maledette da liberare, in base alla quale riceveranno anche la relativa benedizione come effetto passivo:

  • Afrodite: diventi immune a tutti i danni di Tifone.
  • Efesto: per ogni tre carte giocate, scarti tutte le carte di un determinato colore.
  • Atena: quando l’avversario estrae una carta poiché non ha alcun abbinamento possibile, scarti una carta a caso.
  • Ares: ogni volta che una carta viene giocata, vengono scartate due carte a caso dello stesso colore.
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TOHU è disponibile ora per PC e console

Il publisher The Irregular Corporation (Murder By Numbers) e lo studio di sviluppo Fireart Games, con un comunicato stampa, hanno annunciato che TOHU è disponibile su PC (Steam), Nintendo Switch, PlayStation 4, Xbox One e Google Stadia al prezzo di 12,99 euro e con uno sconto di lancio del 10% per i giocatori PC, Switch, Xbox One e PlayStation 4 (ma solo per gli abbonati a PS+).

Comunicato Stampa

Ad accompagnare la pubblicazione del gioco c’è il nuovo trailer di lancio che mostra alcuni dettagli del viaggio avventuroso tra pianeti che attende i giocatori in TOHU. L’avventura inizia quando il placido mondo dei pesci pianeta di una ragazzina viene disturbato da una strana, oscura, creatura. Con la bieca e unica intenzione di scatenare il caos, distrugge la chiave sacra che regola il mondo, mettendo a repentaglio la vita di tutti i pesci pianeta. Armata di null’altro se non della sua intelligenza e di un gigante alter-ego meccanico di nome Cubus, la protagonista si avventura in un viaggio che la porterà a visitare strambe ambientazioni abitate da altrettanto bizzarri personaggi.

La splendida direzione artistica e gli affascinanti enigmi rendono TOHU uno dei primi giochi imperdibili del 2021.

Grazie alla colonna sonora composta da Christopher Larkin (Hollow Knight), TOHU combina lo storytelling visivo a un intenso e coinvolgente accompagnamento musicale. Nel corso dell’avventura incontrerai personaggi eccentrici come Juncle, il tuo amico robot di assistenza sociale dalle gambe esili o un mercante intellettuale che vive in una vasca da bagno.

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Passa in ogni momento dal controllo della ragazza a quello di Cubus e viceversa, per sfruttare al meglio le loro abilità uniche, ma stai sempre all’erta: dietro ogni angolo si cela un mistero e dovrai pianificare le azioni, avere una strategia e trovare soluzioni creative agli intriganti enigmi che ti aspettano. Che si tratti di cercare le creature necessarie ad alimentare la tua nave volante che attraversa lo spazio, o di imparare a usare un cannone pieno di talpe baffute, TOHU è veramente pieno di rompicapi bizzarri e sfide impegnative da superare.

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Roller Champions, il free-to-play entra in closed beta

Ubisoft ha annunciato le date della Closed Beta di Roller Champions, il suo gioco sportivo free-to-play basato sull’azione di squadra, in cui si dovrà pattinare, schivare e segnare in un’arena piena zeppa di fan, che sarà disponibile nel 2021.

Ora gli utenti europei potranno registrarsi per poter giocare alla Closed Beta di Roller Champions, che durerà dalle 18:00 del 17 febbraio alle 22:00 del primo marzo. La Closed Beta sarà giocabile su PS4, Xbox One e Ubisoft Connect per PC, con un matchmaking che supporterà il cross-play.

Sviluppato dallo studio Ubisoft di Montreal in collaborazione con Ubisoft Chengdu, Ubisoft Saguenay e Ubisoft Pune, Roller Champions è una nuova esperienza sportiva PvP divertente e frenetica… sui pattini. Due squadre di tre giocatori si sfideranno in alcune arene in tutto il mondo accompagnati da folle di fan in delirio, mentre cercheranno di conquistare la palla, passarla ai compagni di squadra e schivare o fermare gli avversari, il tutto per segnare nel cerchio illuminato che appare sopra la pista.

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Dopo la Closed Alpha e in base ai feedback dei giocatori, il team di sviluppo di Roller Champions ha implementato molte nuove funzionalità nella Closed Beta, tra cui nuove modalità, come Classificata e Partita personalizzata, oppure nuove modalità a tempo limitato, come 2V2, insieme a molte altre sorprese, vari miglioramenti all’esperienza di gioco, nuove mosse individuali e di squadra, e lo Skatepark: un social hub persistente in cui un massimo di 6 giocatori sarà in grado di allenarsi, partecipare a mini giochi a tempo limitato e divertirsi con i propri compagni di squadra.

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