Anche il 2024 non sarà l’anno della rivalsa per Ubisoft, che nonostante l’ambizioso Star WarsOutlaws, si trova a dover fare i conti con vendite insoddisfacenti e investitori in partenza per altri lidi.
Star Wars Outlaws non ha avuto la risonanza che ci si aspettava e l’affossamento delle azioni Ubisoft è la naturale conseguenza di un prodotto che ha deluso, per lo meno per quanto riguarda le vendite.
Le azioni della casa, infatti, sono crollate, registrando una perdita del 10% in sole 48 ore (al 3 settembre 2024). Numeri importanti, quelli rivelati dall’analista e fondatore di Kantan Games, Serkan Toto su X: la società è scivolata sotto i 2 miliardi di euro di capitalizzazione di mercato a Parigi, raggiungendo il minimo storico degli ultimi 10 anni. Una vea e propria fuga degli investitori dopo l’arrivo sul mercato di Star Wars Outlaws.
Queste cifre, che già da sole disegnano un quadro complesso, se non addirittura drammatico, diventano ancora più pesanti se paragonate alle attese di Ubisoft, che prevedeva introiti pari a 650 milioni di dollari entro la fine del 2024 proprio grazie a Star Wars Outlaws. Le aspettative sono poi scese a quota 500 milioni. Ora Ubisoft deve giocarsi il tutto per tutto con Assassin’s Creed Shadows, la cui uscita è attesa per il 24 novembre 2024, a cui spetterà l’arduo compito di andare a recuperare le perdite generate da Outlaws.
Quando ho avviato per la prima volta “Prince of Persia – The Lost Crown” avevo molte domande che mi frullavano in testa, le classiche domande che ci si pone quando si ha tra le mani un metroidvania: il livello di sfida sarà crescente e ben livellato? Quanti pad manderà nel paradiso dei pad? La storia sarà ben scritta? Posso dire che il titolo di Ubisoft Montpellier ha superato quasi a pieni voti i vari esami. Ma andiamo con ordine.
Questa recensione, come spesso accade per il nostro blog, non nasce con l’obbligo di dover fornire informazioni su un titolo a pochissimi giorni dalla sua uscita, ma con la velleità di regalare al lettore il commento a un gioco sviscerato afondo e per lungo tempo.
Prince of Persia: The Lost Crown è un buonissimo gioco, anzi, dal mio punto di vista è un gioco eccellente. Non perfetto, ma sicuramente un titolo che sarà ricordato. È stato molto piacevole scoprire che il protagonista del gioconon è un Principe di Persia, in barba al lore della serie che prese il via nell’ormai lontano 1989. Anzi, il principe persiano in questione è oggetto della ricerca da parte del nostro eroe che, baldanzoso e arrogantello, appare immediatamente sullo schermo.
Si tratta di Sargon, guerriero facente parte del gruppo di mercenari chiamati “Gli Immortali”. Veniamo a conoscenza del fatto che le gesta di questo gruppo di eroi sono state determinanti per la vittoria della Persia sull’Impero Kusana e che sono attesi a Palazzo per incassare gli onori e la ricompensa della famiglia reale. I festeggiamenti, però, durano ben poco perché il principe Ghassan viene rapito da un gruppo – allerta spoiler – guidato niente popò di meno che da colei che ha insegnato a Sargon tutto quello che sa: Anahita. Partiti all’inseguimento, gli Immortali giungeranno al leggendario Monte Qaf, un tempo roccaforte degli idoli persiani e colpito da una tremenda maledizione che ha squarciato il tessuto temporale.
La storia e l’intreccio
Ho deciso di partire dall’ultimo dei miei dubbi iniziali e il motivo è presto detto: è l’unico che mi è rimasto sullo stomaco. The Lost Crown non gode di una storia particolarmente originale. Certo, il tempo e il suo scorrere avanti (e indietro) portano un valore aggiunto e quando si arriverà al primo momento topico, che mi guardo bene da svelare, tornerà molto utile a Sargon e darà maggiore slancio all’avventura. Però, di “trova e recupera” l’universo videoludico è stracolmo e, forse, una trama più coinvolgente avrebbe giovato. I colpi di scena sono quasi un po’ telefonati e non lasciano a bocca aperta. Non starò qui a raccontarvi minuziosamente cosa accade, ovviamente, ma è certo che non è per la storia che questo gioco mi è piaciuto molto. Già, perché questo gioco mi piaciuto veramente molto.
La caratterizzazione dei personaggi
Non essendo stato giocato in pre-lancio, ho potuto leggere diverse opinioni sui personaggi, molte delle quali hanno definito il nostro eroe poco profondo o, addirittura, piatto. Devo dire di non trovarmi affatto d’accordo. Sargon e, in generale gli altri personaggi, per quanto poco inclini al dialogo (gli scambi dialettici sono ridotti all’osso durante l’avventura tranne che per le battute iniziale dove sono addirittura eccessivi e tendenzialmente inutili) trasudano fierezza ed eleganza. Il nostro eroe possiede quel tocco presuntuoso che lo rende affascinante per quanto un pizzico stereotipato a tratti. Non sto parlando di personaggi dal carisma straripante né indimenticabili ma che portano ben avanti la storia, sono credibili e ben caratterizzati. Sargon è un eroe solitario, duro, forgiato nel fuoco di un’infanzia difficile e celata. Tutto questo si legge ampiamente tra le pieghe del suo dire e non era semplice. La squadra degli Immortali, è vero, non è indimenticabile ma, essendo presenti sullo schermo di gioco per un tempo ridottissimo non credo fosse necessario lavorarci più di tanto. Tendenzialmente scappano via per qualche strano obiettivo e ci lasciano soli a fare tutto il lavoro. Come sempre accade.
Salta, colpisci, vola e para
Dal mio punto vista, quando si giudica un metroidvania vanno analizzate due componenti essenziali: il lato platform e le dinamiche di combattimento. Con The Lost Crown rasentiamo la perfezione.
Dal lato platform, il gioco è programmato magistralmente. Sargon compie le sue evoluzioni in modo impeccabile e non mi è capitato mai, in oltre 28 ore di gioco, di imprecare per un salto impreciso o per l’attivazione ritardata di uno dei molteplici poteri che il nostro protagonista acquisisce col raggiungimento di alcuni punti cruciali dell’intreccio. Sullo schermo accade esattamente quello che abbiamo deciso che accada nel momento esatto in cui lo abbiamo preventivato (nel bene e nel male) e questo non può che far sorridere il giocatore più esigente, quello che si frega le mani davanti ad un nuovo titolo e cerca la sfida.
Com’è giusto e canonico per qualunque metroidvania, poi, progredendo col gioco, il livello di difficoltà aumenta, ma è una crescita dolce e gestibile. Sia da un neofita che da un amante del genere. Non ci sono scorci troppo frustranti che mettono a rischio l’integrità dei pad e questo, a mio parere, è un bene. A tal proposito, una nota di merito va data alla possibilità di scegliere la modalità libera che lascia libero sfogo al gioco stesso, permettendo al giocatore di scovare i segreti progressivamente, raccogliere i collezionabili nascosti qui e lì e setacciare della mappa in ogni angolo e quella guidata in cui il giocatore è “spinto” verso l’obiettivo e garantisce di poter giocare avendo sempre davanti agli occhi il checkpoint successivo da raggiungere. Io ho giocato nella prima modalità e non me ne sono pentito affatto. Il gioco è scorrevole, divertente e mai noioso (se non per un parte centrale leggermente più lenta ma comunque godibile). Altra nota di merito per gli sviluppatori di Ubisoft va data per aver inserito la possibilità di modificare il livello di sfida sotto tutti i punti di vista, scegliendo il grado di forza, di resistenza dei nemici e la loro aggressività. Personalizzabile anche il livello di difficoltà delle parate in base al tempismo con il quale si vuole che siano efficaci o meno. Oltre a questa custom ci sono comunque i classici livelli di gioco tra cui poter scegliere: Principiante, Guerriero, Eroe ed Immortale. Noi l’abbiamo giocato a livello Eroe ed è stata un’esperienza davvero soddisfacente.
Per quanto riguarda il lato action e, quindi, il combattimento ci troviamo di fronte ad un canovaccio noto agli amanti del genere: attacco, combo, parata, parry. Tutto già visto, quindi? No, perché si vede che in quel di Montpellier hanno lavorato tanto per regalare al giocatore una estrema libertà di scelta riguardo al modo di affrontare i nemici. Contro il più debole degli avversari fino alle varie boss fight, infatti, il repertorio di Sargon è estremamente variegato tra attacchi di sciabola orizzontali, verso l’alto, dall’alto, in volo, calci e scivolate offensive. Molto importanti, com’è giusto e ci aspettavamo, le parate e il tempismo con cui vengono eseguite cosa che, in determinati casi, permette al nostro eroe di contrattaccare in modo così efficace da finire il nemico. Il tutto condito dall’utilizzo di svariati poteri che si acquisiscono nel corso dell’avventura e che non danno mai la sensazione di essere stati piazzati lì come riempitivo o solo per un mero senso estetico. Ogni potere ha un suo utilizzo sia in combattimento, in combo con le varie mosse offensive, sia durante le fasi più complesse di avanzamento platform. Prince of Persia – The Lost Crown è un gioco ragionato e ben lavorato. Nulla è stato inserito per caso e questo è senz’altro un bene.
La magia e la bellezza
Fin dall’inizio del gioco, il colpo d’occhio è di tutto rispetto. Arrivo a dire che, per quanto essenzialmente in 2D, ifondali sono così profondi, ben fatti e belli da vedere che la terza dimensione va ad insinuarsi nell’occhio del giocatore e dà al titolo i gradi di opera pittorica di assoluto livello.
È vero che in alcuni tratti, forse, i ragazzi di Ubisoft hanno preferito tirar dritto regalando momenti meno alti dal punto di vista visivo, ma in linea generale, Prince of Persia: The Lost Crown è un gioco molto, molto bello da vedere. Consiglio, per quanto concerne le console, di giocarlo su PS5 o Xbox Series X, se possibile, per godere appieno del motore grafico estremamente soddisfacente. Belle le animazioni di Sargon che adopera i propri poteri stilisticamente in modo ineccepibile e che fanno godere quando si affronta qualunque nemico. Insomma, The Lost Crown è uno splendido quadro in movimento, una vera gioia per gli occhi.
Conclusione
Prince of Persia: The Lost Crown è un bel gioco, ben programmato e bello da vedere. Una piacevole scoperta per gli amanti dei metroidvania e ricco di spunti in grado di appassionare anche quelli che non amano particolarmente il genere. Avremmo preferito sentirci più coinvolti da una storia scritta meglio e più interessante ma tant’è. Resta comunque un eccellente lavoro dei ragazzi di Ubisoft – Montpellier che merita di essere giocato assolutamente.
Dettagli e Modus Operandi
Piattaforme: PS5, Xbox Series S|X, Switch, PC, PS4, Xbox One
Data uscita: 18/01/2024
Prezzo: 49,99 €
Ho provato il gioco poche settimane dopo il day one.
Skull and Bones è il gioco che tutti i fan di Assassin’s Creed IV: Black Flag aspettavano da anni, ma che Ubisoft ha deciso di far uscire solo dopo averlo fatto affondare e ritornare a galla più volte. Nato come un DLC del quarto capitolo di Assassin’s Creed, Ubisoft decide ad un certo punto di renderlo gioco stand alone allo scopo di sfruttare le bellissime ambientazioni marittime, la fisica dell’acqua e prendersi il tempo – ben sette anni – per ampliare le meccaniche di gioco a favore di un ampio live service.
Nella nostra recensione di Skull and Bones vi spieghiamo se l’attesa è stata premiata o se nuovo gioco Ubisoft è affondato nell’oceano dei live service insieme alle sue ambizioni.
Niente è più importante del tesoro
Skull and Bones ci mette nei panni di un pirata che deve conquistare l’Oceano Indiano, combattendo contro navi nemiche, saccheggiando porti e accumulando ricchezze e fama. Il tutto senza mai mettere piede a terra, perché evidentemente i pirati di Ubisoft preferiscono le navi piuttosto che la terraferma. O meglio, i piedi a terra si mettono, ma solo per commerciare e acquisire le missioni che ci faranno progredire nella storia.
Il titolo infatti si profila come un GaaS (Game as a service), un gioco dunque creato per impegnare all’infinito il tempo dei videogiocatori grazie alle missioni aggiunte periodicamente dagli sviluppatori e destinato, ovviamente, a far monetizzare Ubisoft il più a lungo possibile. Chi si aspettava una storia epica, compiuta ed indimenticabile, resterà deluso. In verità, la trama di fondo ci sta ma è anche il solito cliché: si parte come un novello naufrago e da una quasi zattera si dovrà riuscire a diventare un pirata famigerato e rispettato.
Tutti all’arrembaggio
Il gameplay di Skull and Bones si basa principalmente sul combattimento navale, l’unico, e per fortuna uno dei più importanti, aspetti che salva il gioco da un naufragio totale. Le battaglie sono divertenti e dinamiche, con diverse tipologie di navi, armi e abilità da usare in base alla situazione.
Si può anche esplorare una vasta mappa con diverse zone climatiche, eventi dinamici e nemici di diversa difficoltà, ma senza mai (o quasi) scendere dalla nave, il che rende l’esplorazione noiosa e limitata.Non avrebbe guastato uno spruzzo di open world anche sulle isole toccate dal nostro eroe. Terraferma che risulta, alla fine, esplorabile parzialmente, quel poco necessario per raggiungere i punti di interesse.
Oltre che sulla navigazione, il gameplay si basa anche su un sistema di loot abbastanza caotico, avete presente la canzoncina per fare un fiore, ci vuole un albero? Ecco, per diventare famigerati in tempi brevi dovrete essere il più veloci possibile a raccogliere risorse (in proprio, acquistandole o depredandole), che vi permetteranno di progredire nel gioco sia come fama, sia come equipaggiamento a disposizione.
La progressione si basa su dei ranghi (Infamia) divisa in dieci classi che si acquisisce completando missioni e/o contratti. Prima ho parlato del nostro protagonista come un eroe… beh consideratelo un eccesso di foga. Il nostro alter ego piratesco è quanto di più noioso si sia visto ultimamente nel mondo videoludico. Ad onor del vero è completamente personalizzabile nel vestiario, grazie ai pacchetti acquistabili o ottenibili dai tesori scoperti o dai bottini conquistati, ma non è dotato di parola e quei pochi dialoghi, frustranti, che vorrete solo skippare, consentono la semplice scelta tra un paio di risposte, che tra l’altro non influenzano neanche la trama.
Infine, Skull and Bones è pensato per essere giocato in cooperativa con altri due amici, formando una flotta, o in modalità PvP contro altri giocatori. Le modalità multiplayer però molto ripetitive, con missioni poco originali e incentrate sullo stesso schema di attacco e fuga. E, fidatevi, la maggior parte delle volte queste missioni “combinate” non avverranno, sarete tutti intenti a navigare per fatti vostri completando le vostre di missioni. A meno che non siate un gruppo di amici che si danno appuntamento appositamente.
Il rumore del mare
Tecnicamente Skull and Bones ha i suoi alti e suoi bassi come le onde del mare. La grafica e il sonoro sono di buon livello, con effetti di luce, acqua e fumo ben fatti e dettagliati. Le navi e i pirati sono ben modellati e animati, ma poco carisma caratterizza quei personaggi secondari che abitano i luoghi visitati.
Navigare è veramente soddisfacente. L’acqua è davvero realistica, la migliore secondo me tra i giochi di pirati oggi disponbili. I combattimenti navali sono alla fine dei conti divertenti, anche se un abbordaggio più articolato sarebbe stato auspicabile, piuttosto che una semplice scenetta di intermezzo. Navigare poi al tramonto o all’alba è un qualcosa diveramente speciale ed affascinante e su questo, bisogna dire, Ubisoft ha tirato fuori un titolo graficamente davvero valido.
Anche i vari porti che si incontrano e le località da esplorare (per quanto in minima parte) sono davvero ben realizzate e sicuramente caratteristiche degli ambienti pirateschi del XVII secolo.
Conclusione
Skull and Bones prova a farsi spazio nel mondo dei “Game as a service” con battaglie navali sicuramente sopra la media rispetto ai diretti concorrenti (Sea of Thieves), ma senza aggiungere nulla di più. L’opera di Ubisoft delude le aspettative per molti aspetti e non riesce a sfruttare il potenziale del tema piratesco.
Purtroppo i difetti e la ripetitività minano il divertimento e la longevità. Il risultato finale è ben distante dal titolo quadrupla A promesso da Ubisoft.
Dettagli e Modus Operandi
Piattaforme: PS5, Xbox Series S/X, PC
Data uscita: 13/02/2024
Prezzo: 59,99 €
Ho provato il gioco a partire dal day one su Xbox Series X
Nell’oceano tempestoso dei videogiochi di pirati, una nuova isola spicca tra le nebbie: Skull and Bones. Il nuovo titolo sviluppato da Ubisoft Singapore promette di portare i giocatori in un viaggio epico attraverso i mari infestati dai pirati, offrendo un’esperienza coinvolgente e ricca di azione su Ubisoft+, PlayStation5, Xbox Series S/X e PC.
Sin dalla sua uscita è inoltre disponibile una prova gratuita che consentirà ai giocatori di sperimentare fino a otto ore di gioco che saranno poi mantenute nell’account al momento dell’acquisto del gioco.
Fin dai primi trailer, Skull and Bones ha catturato l’immaginazione dei giocatori con la sua promessa di avventure epiche sui sette mari. Il gioco si ispira all’Oceano Indiano in un’epoca di tesori nascosti, battaglie navali e alleanze oscure. I giocatori sono immersi in un mondo ricco di dettagli, dove possono esplorare isole remote, dare la caccia ai leggendari tesori e combattere contro navi nemiche in spettacolari scontri navali da soli oppure in ciurme fino a 3 pirati.
Una delle caratteristiche distintive di Skull and Bones è la sua enfasi sulla progressione. I giocatori partono da zero e aumentando la propria Infamia completando diverse attività scalano i ranghi della vita di mare ottenendo nuove navi, armi e arredi di vario tipo.
Ricordo ancora quel 1989, io appena dieci anni, usavo l’Amiga 500, con ben 1 mb di RAM di espansione. Invidia dei miei amici, altri tempi. Tempi andati, tempi lontani, quel tempo che è stato protagonista di una saga di videogiochi ancora oggi nota: Prince of Persia; una serie che proprio nel 1989 ha visto la luce, ed è stato subito amore a prima vista, oltre che, a conti fatti, un grande successo.
Prince of Persia è una serie di videogiochi che ha avuto inizio nel 1989 con il primo capitolo omonimo, creato da Jordan Mechner. Da allora, la serie ha conosciuto diverse evoluzioni e trasformazioni, sia dal punto di vista grafico che narrativo. In questo articolo, cercheremo di analizzare le principali differenze tra i vari Prince of Persia, suddividendoli in quattro categorie: la trilogia classica, la saga delle Sabbie del Tempo, la saga di Ahrimane il reboot del 2008.
La trilogia classica
La trilogia classica comprende i primi tre capitoli della serie, usciti tra il 1989 e il 1999. Questi giochi sono caratterizzati da un gameplay a piattaforme in 2D, con elementi di azione e avventura. Il protagonista è un giovane senza nome che deve salvare la principessa dal malvagio Visir Jaffar, affrontando ostacoli, trappole e nemici con la spada. Il primo Prince of Persia è considerato un capolavoro assoluto del genere.
Il secondo capitolo, Prince of Persia 2: The Shadow and the Flame, mantiene lo stesso stile del precedente, ma introduce una grafica migliorata, una trama più articolata e nuove ambientazioni.
Il terzo capitolo infine, Prince of Persia 3D, segna il passaggio alla grafica tridimensionale, ma non riesce a convincere la critica e il pubblico, a causa di numerosi difetti tecnici e di gameplay.
La saga delle Sabbie del Tempo
La saga delle Sabbie del Tempo è una trilogia di giochi usciti tra il 2003 e il 2005, tutti sviluppati da Ubisoft. Questi giochi sono ambientati in un’epoca diversa da quella della trilogia classica, e presentano un nuovo protagonista, il principe di Persia, che deve affrontare le conseguenze di aver liberato le sabbie del tempo, un potente artefatto magico che può alterare il corso degli eventi.
Il gameplay di questi giochi è basato sull’azione, sull’esplorazione e sulla risoluzione di enigmi, con la possibilità di usare le sabbie del tempo per manipolare il tempo, ad esempio per tornare indietro, rallentare o congelare gli avversari. A massicce dosi viene inserito il parkour rendendo il titolo molto simile ai contemporanei primi capitoli di Assassin’s Creed.
Il primo capitolo, Prince of Persia: Le sabbie del Tempo, è stato acclamato dalla critica e dal pubblico, per la sua grafica, la sua storia e la sua innovazione. La trama si svolge 1000 anni dopo il primissimo titolo e dà il via ad una serie di eventi derivati fondamentalmente da avidità egoistica volendo, il protagonista, piegare le sabbie del tempo per prolungare la sua vita.
Il secondo capitolo, Prince of Persia: Spirito Guerriero, ha introdotto un tono più oscuro e violento, con una maggiore enfasi sul combattimento e sulle acrobazie. Ambientato sette anni dopo le sabbie del tempo, il nostro protagonista è braccato dai Dahaka. Chiesto consiglio ad un uomo saggio, quest’ultimo gli rivelerà che per porre fine a questa fuga il Principe dovrà morire…
Il terzo capitolo, Prince of Persia: I due Troni, ha concluso la trilogia, riprendendo alcuni elementi dei precedenti, come la possibilità di alternare tra due personalità del principe, una normale e una corrotta dalle sabbie del tempo. Tornato a Babilonia e dopo che il Visir si è reso immortale grazie alle Sabbie del Tempo, queste ultime “infettano” le ferite del Principe donandogli nuovo potere.
La saga di Ahriman
La saga di Ahriman è composta da due giochi usciti nel 2008 e nel 2010, sviluppati da Ubisoft. Questi giochi sono ambientati in un universo alternativo rispetto a quello delle sabbie del tempo, e presentano un nuovo protagonista, semplicemente chiamato il principe, che deve combattere contro Ahriman, il Dio dell’oscurità, che minaccia di distruggere il mondo.
Il gameplay dei due titoli è focalizzato sull’esplorazione e sul platforming, con la possibilità di usare le abilità magiche di Elika, una principessa che accompagna il protagonista nella sua avventura.
Il primo capitolo, Prince of Persia, ha proposto una grafica in stile cel-shading, che ricorda i fumetti e le illustrazioni, e una struttura da metroidvania, in cui il giocatore può esplorare liberamente i vari scenari e scoprire i numerosi segreti sparsi per la mappa di gioco.
Il secondo capitolo, Prince of Persia: Le Sabbie Dimenticate, concepito come un episodio intermedio tra Le Sabbie del Tempo e Spirito guerriero, ha ripreso alcune meccaniche dei precedenti giochi della saga, come la manipolazione del tempo e il combattimento con la spada.
Il reboot del 2008
Il reboot del 2008 è un gioco uscito nello stesso anno, sviluppato da Ubisoft. L’opera è ambientata in un universo completamente diverso da quello delle altre saghe, e presenta un nuovo protagonista, un avventuriero senza nome che incontra una misteriosa donna di nome Farah, che lo coinvolge nella sua missione di salvare il mondo da un’antica minaccia.
Anche il gameplay di questo gioco è basato sull’azione e sul platforming, con la possibilità di usare le abilità di Farah, che può creare piattaforme, teletrasportarsi e lanciare proiettili magici. Il gioco ha una grafica realistica e dettagliata, e una trama che si sviluppa attraverso i dialoghi tra i due protagonisti.
Altre uscite
A completezza di informazione, sono usciti anche altri videogiochi di Prince of Persia per console mobile e portable. Uno di questi è lo strategico a turni per Nintendo DS, Battle of Prince of Persia, ambientato tra Le Sabbie del Tempo e Spirito Guerriero, un gioco basato sull’utilizzo delle carte che ben si adattava al doppio schermo del Nintendo DS.
Infine sono presenti un paio di giochi per mobile, il primo, sviluppato da Ketchapp denominato Prince of Persia Escape, un titolo con livelli pressochè infiniti che facevano risaltare le caratteristiche del mobile: L’altro invece è Prince of Persia Classic di Gameloft, famosa per le trasposizioni su mobile di titoli come Tom Clancy’s Splinter Cell e Assassin’s Creed 2 oltre che quella del Principe di Persia.
Conclusioni
Prince of Persia è una serie di videogiochi che ha saputo rinnovarsi e adattarsi ai cambiamenti del mercato e delle tecnologie, offrendo esperienze di gioco diverse e originali. Ogni saga ha le sue caratteristiche distintive, che la rendono unica e apprezzata dai fan. Redivivo circa ogni decennio, il titolo incanta i videogiocatori per poi sparire di nuovo per anni e anni. E infatti, nonostante il successo di critica e di pubblico, la serie ha preso una pausa di diversi anni senza annunci ufficiali e ora spera di replicare i successi passati con Prince of Persia: The Lost Crown uscito il 18 gennaio. Riuscirà ancora una volta il nostro principe a far battere i cuori di tutti i videogiocatori?
Assassin’s Creed The Ezio Collection è la collezione che raccoglie la trilogia di Ezio Auditore, considerata da tantissimi come la migliore della serie. Nonostante dal punto di vista grafico riesca a essere davvero strabiliante, nonostante un piccolo sacrificio, una delle cose che perplime è il gameplay. Si tratta di un porting al cento percento, e nonostante alcune modifiche, i difetti di gameplay sono rimasti gli stessi. Purtroppo presenta una serie di problemi che potrebbero allontanare chi non ha mai toccato nessuno dei tre giochi. Non solo, anche il film presenta alcune seccature che potrebbe annoiare soprattutto il giocatore più giovane e che non è un grande conoscitore del franchise prima del suo soft-reboot.
6.5
Assassin’s Creed The Ezio Collection è finalmente arrivato per Nintendo Switch. Sì, la trilogia che racchiude la storia di Ezio Auditore, incluso il film Embers è godibile anche sulla piattaforma ibrida firmata Nintendo. Per la prima volta, possiamo godere di Assassin’s Creed II, Brotherhood e Revelations. Nonostante ci siano stati dei sacrifici dal punto di vista tecnico per via dei limiti della console, rimane un titolo che ha fatto la storia del franchise Ubisoft.
Un passo indietro
Nel caso in cui non conoscessi Assassin’s Creed The Ezio Collection, si tratta della trilogia firmata Ubisoft che narra le vicende di Ezio Auditore, un giovane ragazzo fiorentino che si trova in una situazione decisamente più grande di lui. Infatti, scoprirà che la sua famiglia appartiene agli Assassini, un gruppo di persone che lotta da secoli contro i Templari.
Durante il corso della sua avventura, farai anche dei passi indietro, tornando da Altaïr, protagonista del primo capitolo del franchise. Narrarti ogni singolo aspetto di ogni gioco presente in questa collezione richiederebbe un articolo a sé stante, perché sì, il livello di profondità di questi tre giochi è davvero strabiliante e riesce a catturare l’attenzione del giocatore. Non solo per via dell’ambientazione in suolo italico, ma anche e soprattutto per i personaggi ben caratterizzati. Ma dato che si tratta di un porting, è meglio concentrarci sull’aspetto tecnico, vero?
Come gira Assassin’s Creed The Ezio Collection?
Assassin’s Creed The Ezio Collection gira davvero bene su Nintendo Switch Lite, console dove ho potuto provare il titolo. Sì, la grafica è davvero strabiliante e fedele all’originale. I modelli di Ezio e degli altri personaggi fanno davvero una bella figura, nonostante si tratti di una console portatile, dove normalmente ci sono dei sacrifici per permettere al gioco di girare in modo fluido. Questi sacrifici ci sono e colpiscono principalmente gli NPC minori, quindi quelli che si incontrano per Firenze, Venezia, Roma e Medio Oriente. Ma non riguardano mai i personaggi secondari o principali.
Ogni singolo capitolo della Assassin’s Creed The Ezio Collection gira a 30 fotogrammi al secondo, e durante la prova non ho notato problemi o cali di framerate, anche nelle zone dense di modelli. Nonostante il piccolo sacrificio fatto per i modelli dei personaggi non giocanti, è possibile affermare che la collezione sia davvero ben ottimizzata e non è scesa a compromessi estremi, come visto per altri titoli che hanno avuto un’operazione di porting per la console ibrida.
Un semplice porting, nessun cambiamento
Una delle cose che potrebbe far storcere il naso a chi non ha mai giocato i primi Assassin’s Creed è il fatto che il gameplay ha alcuni problemi. Sì, perché alla fine ha i suoi anni e inizia a perdere colpi. Basti pensare al problema di pathfinding dei nemici: sarà davvero difficile per loro trovare la strada giusta per inseguirti, senza incastrarsi da qualche parte.
Non è tutto qui, un difetto scovato durante la prova di Assassin’s Creed The Ezio Collection è la mancanza di precisione dei salti. Un classico per la serie, che con i Joy-Con viene decisamente accentuato. Inoltre, a volte ci sono dei problemi di input lag. Per fortuna non mi è mai capitato durante i combattimento o in situazioni concitate. Tutto questo non distrugge l’esperienza videoludica, ma sicuramente chi è più giovane e non conosce la serie potrebbe frustrarsi, soprattutto se consideriamo la fluidità con la quale si muove il protagonista negli ultimi capitolo della serie, soprattutto in Valhalla (che abbiamo recensito).
La versione Nintendo Switch di Assassin’s Creed The Ezio Collection arriva comunque con alcune modifiche. Infatti vedrai un HUD ottimizzato e il sistema di vibrazione. Senza voler contare la possibilità di sfruttare il touchscreen. Nonostante si tratti di feature apprezzabili, non sono sfruttate al meglio. Sotto un certo punto di vista, sarebbe stato meglio se gli sviluppatori si fossero concentrati nel rendere l’esperienza Assassin’s Creed The Ezio Collection ancora più ottimizzata.
La storia di Ezio tra film e videogiochi: ma il multiplayer?
Una delle grosse mancanze di Assassin’s Creed The Ezio Collection è il multiplayer. Sì, non sarà possibile sfruttare quelle modalità presenti originariamente in Brotherhood e Revelations, sarebbe stato davvero un modo per far tornare in auge qualcosa che molti si dimenticano che esista. Nonostante questo, l’idea questa collezione non è quella di far vivere al giocatore l’esperienza completa, ma solo di far recuperare la trilogia dedicata a Ezio Auditore, considerata da molti fan la migliore.
Per completezza, la Assassin’s Creed The Ezio Collection contiene anche due cortometraggi, che però mancano di due funzioni fondamentali: la pausa e il tornare indietro. Una volta avviato non ci sarà nessuna possibilità di fermare la pellicola, quindi se vuoi vederlo, ricordati che non potrai allontanarti dallo schermo. Certo, puoi sempre portare con te la Nintendo Switch, ma se lo stai vedendo in compagnia può essere davvero scomodo, no?
Inoltre, dovrai premere tasti durante la visione del film. Si tratta quindi di un corto interattivo? No, semplicemente dovrai farlo per evitare che la console vada in modalità riposo, il che rende l’esperienza davvero seccante.
Ne vale la pena?
Dopo tutto questo, vale la pena acquistare Assassin’s Creed The Ezio Collection per Nintendo Switch? La mia personale risposta è sì, ma solo se non hai altra scelta. La collezione è disponibile per tutte le piattaforme, senza contare che è ancora possibile acquistare i singoli titoli. Quindi se vuoi recuperare la storia di Ezio e hai solo a disposizione la console della Grande N, questa collection è la tua unica scelta. In caso contrario, ti consiglio di partire per altri lidi: il titolo è gradevole e si presta bene alla portabilità, ma è seccante per via dei problemi legati al gameplay che ti ho citato durante la recensione.
Riders Republic porta Steep nel 2021, in un contesto sociale in cui Twitch è un punto nevralgico del gaming, nel bene e nel male. Il titolo è frenetico, immediato e alla fine anche divertente. L’open world permette di godere di ambientazioni molto suggestive, anche se il pubblico di riferimento è quello basato sul caos e il no sense, che non tutti gli amanti degli sport estremi potrebbero apprezzare.
7.5
Non vogliamo cadere nell’errore di fare di tutta l’erba un fascio, ma se dovessimo pensare al pubblico target di Riders Republic, ci viene in mente un videogiocatore (o videogiocatrice) adolescente, amante di Twitch e parecchio spensierato. Crediamo che Ubisoft abbia cercato un prodotto adatto al pubblico più giovane del 2021 in vecchi scatoloni e si sia imbattuta in Steep, videogioco di sport estremi datato 2016 di Ubisoft Annecy. Tolta la polvere e aggiunto il marchio di fabbrica contemporaneo della casa francese, ne è uscito fuori Riders Republic. Una scelta conservativa e audace allo stesso momento, che alla fine ha funzionato.
Caos estremo
Ubisoft si è costruita un nome intorno a due concetti: immediatezza ed eccesso di contenuti e Riders Republic ne è l’emblema; infatti, dopo aver creato il nostro avatar, saremo trasportati all’interno dell’azione, dove impareremo i comandi base e potremmo già farci un’idea di quanto arcade sia il titolo. Cominceremo con un giro in bici, per poi essere trasportati sopra degli sci e termineremo con un jet-pack sulle spalle. Solo dopo avremmo modo di conoscere l’HUB di gioco, Riders Ridge, dove potremmo gestire tutte le attività principali e prendere confidenza con il mood del titolo.
Riders Ridge ospita una serie di personaggi non giocanti, che rispecchiano pienamente lo stereotipo disponibile sui canali Twitch, passatemi il termine, più “pazzi”. In pieno bro-style, ci spiegheranno che scendere da un dirupo in bici vestiti da panda è estremamente cool e che inoltre è il vero obiettivo del gioco; infatti, lo scopo di Riders Republic è semplicemente godersi il viaggio. Nonostante sia possibile progredire nella propria carriera, sbloccando nuovi sponsor e attrezzatura, l’end-game è molto soggettivo. Rispetto a Steep, basato sul competitivo online, Riders Republic può andare a due velocità. La prima basata sulla competizione, gareggiando per avere il miglior tempo o il miglior punteggio di trick. La seconda focalizzata sull’esplorare l’open world alla velocità che preferiamo, con un colpo d’occhio a tratti molto suggestivo.
Estremamente ricco
Riders Republic si basa su tre tipologie di sport: sci e snowboard, mountain bike e jet-pack e tuta alare su cui sono impostate cinque carriere: bici, divisa in gare e trick, sport da neve, anch’essi divisi in gare e trick, e sport aerei. La carriera è una modalità single-player in cui affronteremo i ghost di altri giocatori. In base alla difficoltà scelta, il gioco sceglierà le prove di alcuni giocatori reali, che ci accompagneranno durante gara. Il nostro compito sarà battere il loro punteggio e collezionare stelle, utili a sbloccare nuovi contenuti, come eventi o equipaggiamento. Le stelle si ottengono non solo arrivando per primi, ma ovviamente completando anche delle richieste opzionali, come eseguire dei trick in una gara di velocità o terminare la prova a un livello di difficoltà elevato.
Oltre alla carriera, il single player presenta anche la modalità Zen, dove poter girovagare per l’open world senza alcun obiettivo e nessuna distrazione, che invece subiremo nella modalità normale, ricca di eventi e momenti social. Tra queste modalità multiplayer, da citare la “gara di massa”, in cui affronteremo gli avversari in un contesto scherzoso, che farà felici gli streamer che vorranno passare qualche ora in compagnia dei propri follower all’insegna del no sense.
Arcade
Il gameplay di Riders Republic è basato sullo scendere da un pendio, lanciarsi da una rampa innevata o tuffarsi tra le nuvole, sempre senza pensarci troppo. Per questo motivo, Ubisoft Annecy ha ridotto al minimo i comandi per dare a tutti la possibilità di giocare senza frustrazioni, senza però dimenticarsi di chi vuole prendere sul serio gli sport estremi.
Due ruote
In bici, ci muoviamo pedalando con il trigger destro, inchiodiamo con il sinistro e scattiamo con il dorsale sinistro. Nelle gare seguiremo un percorso fatto di checkpoint obbligatori e nel caso in cui andremo lunghi, possiamo usare il dorsale destro per riportare il nastro della nostra prova all’indietro, riprovando quell’ultima parte pur rimanendo in gara. Abbiamo trovato questa idea, non solo in linea con l’idea del gioco, ma anche molto pratica, perché ogni tanto volevamo semplicemente portare a termine la gara, senza la serietà di doverla ricominciare da zero.
Per quanto riguarda i trick, Riders Republic prevede un trick per ogni combinazione di due tasti. Inizialmente impareremo giusto un paio di combinazioni e l’utilizzo della levetta analogica per spostare la coda della bici, ma sarà possibile andare oltre. In altre parole, la scelta è vincente, perché i casual gamer potranno divertirsi velocemente, mentre i veterani avranno la libertà di legare diverse combinazioni per ottenere il successo.
Tra la neve
Con gli sci sui piedi, il comando dello scatto in bici lascia il posto alla possibilità di scendere in avanti o all’indietro. I salti saranno altamente spettacolari e i trick tantissimi. Personalmente, è la modalità che preferiamo, poiché meno ingessata della bici e sicuramente più ricca degli sport aerei. In questo contesto, è necessario tenere conto delle distanze durante le capriole in aria, pena finire rovinosamente a terra, da cui comunque ci alzeremo velocemente premendo un tasto ripetutamente.
Guarda mamma, sto volando!
Lo sport in aria di Riders Republic è spettacolare per ambientazioni, ma anche sottotono nel gameplay. Ubisoft ha già annunciato nuovi contenuti al titolo, ma ci auguriamo che lo faccia anche sul gameplay di questa modalità. I voli di Riders Republic sono basati sul raggiungere una serie di checkpoint sfruttando anche l’asse verticale, con un design che ci ha ricordato più Star Fox 64 che fisiche moderne. Inoltre, il propulsore non è niente di più che uno scatto della bici. Un’esperienza che alla lunga può solo stancare.
Problemi tecnici
Per una questione di rispetto nei confronti di voi lettori, dobbiamo segnalare che questa recensione è arrivata con estremo ritardo a causa di una serie di bug rilevanti. Riders Republic è afflitto da un problema che ha colpito alcuni utenti durante il tutorial, tra cui noi; in particolare, il bug non permette di cambiare gli strumenti in quelli da neve per proseguire con la narrazione. Attualmente, la risoluzione può avvenire solamente con la cancellazione dei dati di salvataggio da parte del servizio utenti di Ubisoft.
Da un lato, siamo contenti che il customer care di Ubisoft sia molto efficiente; d’altro canto, ci dispiace per tutti quei videogiocatori che hanno dato fiducia alla casa francese acquistando il titolo al day one, a prezzo pieno, e si sono ritrovati a dover posticipare l’azione di svariati giorni.
Tra la natura
Per molti aspetti, Riders Republic ricorda tante altre opere Ubisoft, da Watch Dogs adAssassin’s Creed: Valhalla. Da quest’ultimo prende il comparto grafico, basato su alti e bassi; infatti, anche se ogni tanto alcune atmosfere sono mediocri e la qualità video scende vertiginosamente, molti scorci di Riders Republic hanno uno stile televisivo di grande impatto.
Le regioni disponibili sono sette ed esaltano i parchi nazionali statunitensi più suggestivi; infatti, ognregione è stata ricreata con l’utilizzo di dati GPS e sono liberamente esplorabili con un design open world. Il risultato è soddisfacente grazie a una buona varietà di contesti climatici in sintonia con circuiti che rispecchiano la conformazione geologica del posto.
La neve di Mammoth Mountain e Grand Teton è ovviamente ottimale per gli sci, i boschi del parco nazionale di Sequoia e Zion mettono realmente a dura prova i riflessi, mentre Bryce Cannion e Canyonland offrono il meglio dei circuiti di mountain bike, tra discese estreme e pianure dissestate. Tra tutte, la più variegata e riconoscibile rimane la regione di Yosemite, fedele all’omonimo parco nazionale e particolarmente ispirata. Se siete interessati a Riders Republic più per le passeggiate che per la competizione, la modalità Zen vi permetterà di concentrarvi su questo aspetto; essa infatti non contiene alcun tipo di evento o progressione dell’avatar: sarete voi e la natura (digitale).
Tecnicamente il gioco si comporta molto bene sulla next-gen, anche senza far gridare al miracolo. Su Xbox Series X, il frame rate è sempre assestato sui 60 fps e l’esperienza di gioco, anche grazie al buon comparto audio, è piacevole; da notare qualche compenetrazione di troppo, che però riteniamo volontaria al fine di evitare blocchi durante le gare.
Multiplayer
Riders Republic è un gioco sociale. La possibilità di condividere scatti e vedere il posizionamento degli altri giocatori sulla mappa lo dimostra. Lo confermeranno anche gli streamer Twitch nel breve futuro, ma crediamo che gli amanti del competitivo abbiano delle aspettative più alte dato che il titolo è chiaramente ispirato a Steep.
Tutte le modalità, ad eccezione delle gare di massa, permettono di ottenere dei punti che muoveranno la nostra posizione nella classifica di gioco, aggiornata settimanalmente. La ladder è formata da divisioni atte a garantire un miglior matchmaking.
Le gare di massa sono il contenuto più casual del gioco; questi eventi sono strutturati su più di una disciplina e con un numero di giocatori che può superare la cinquantina di utenti. Gli amanti dei trick invece potranno affrontarsi nelle trick battle in uno scontro tra due team, sei contro sei. Chi vuole invece affrontarsi nei percorsi della modalità carriera può farlo sia con amici (Versus Mode) che online (Free For All).
Tutto questo è ovviamente contornato da un importante supporto da parte degli sviluppatori, che come prassi Ubisoft, aggiungeranno sempre nuovi contenuti ed eventi. Quelli già comunicati riguardano nuove modalità multiplayer con nuove arene annesse.
Dal 21 gennaio, i giocatori di Immortals Fenyx Rising possono partecipare a un evento crossover a tempo limitato ispirato alla serie “Blood of Zeus”. Infatti, sarà possibile intraprendere una nuova missione e acquistare due nuovi pacchetti di armi e personaggi ispirati a Blood of Zeus.
Dal 21 al 28 gennaio, nella nuova missione “Un tributo alla famiglia”, i giocatori affronteranno due creature malvagie di un altro mondo: Chimera e Cerbero. Una volta completata la missione, otterranno il ciondolo dell’aquila e alcune nuove opzioni di personalizzazione del personaggio legate a “Blood of Zeus”.
Fidati dei tuoi istinti di cacciatore di demoni e sfida il tuo destino con il nuovo pacchetto di armi, contenente alcune skin ispirate a Blood of Zeus per la tua spada, l’ascia e l’arco. Inoltre, segui le orme del semidio Heron con il pacchetto dei personaggi di Blood of Zeus, che include armatura, elmo, ali, cavalcatura e fenice a tema Blood of Zeus! Sia il pacchetto di armi che quello dei personaggi saranno acquistabili in qualsiasi momento, anche dopo la fine dell’evento crossover.
Viz Media e Ubisoft hanno annunciato Assassin’s Creed: Blade of Shao Jun,un nuovo manga che prende ispirazione dal videogioco del 2015, Assassin’s Creed Chronicles: China. L’opera contiene “una storia inedita che riunisce il passato e il presente della Confraternita in un’avventura davvero avvincente”.
Nella Cina del 1526, il Grande Impero Ming prosperava finché l’imperatore Jiajing non iniziò una profonda epurazione politica, dando così vita a un periodo di scontri e tumulti. Con la Confraternita ormai scomparsa, Shao Jun è l’unica Assassina ancora in vita. Decide così di tornare nella sua terra natia per vendicarsi e cercare un tesoro misterioso che apparteneva alla Confraternita. Ma ben presto la situazione si complica, poiché deve affrontare il potente gruppo delle Otto Tigri.
La storia svela i dettagli dell’attuale discendente di Shao Jun, Lisa Huang, una ricercatrice che sta testando un dispositivo chiamato Animus. L’Animus le permette di rivivere i ricordi di Shao Jun attraverso alcune potenti simulazioni. Lisa è convinta di lavorare a una ricerca sulla terapia comportamentale, ma in realtà non sa che il Dottor Kagami sta usando lei e i ricordi di Shao Jun per trovare il tesoro misterioso, il cui destino ora dipende sia dal passato che dal presente!
Il manga uscirà il 18 marzo ed è disponibile per il preordine su Amazon.
Per il 10° anniversario del gioco, Ubisoft annuncia che Scott Pilgrim vs. The World: The Game – Complete Edition è ora disponibile in formato digitale al prezzo di 14,99 euro per PlayStation 4, Xbox One, Nintendo Switch, Stadia e PC.
A partire da oggi, i giocatori potranno inoltre preordinare le Limited Edition di Scott Pilgrim vs. The World: The Game – Complete Edition, che contiene una copia fisica del gioco per PlayStation 4 o Nintendo Switch, oltre a una serie di gadget esclusivi ispirati al gioco. I preordini della versione fisica e della Limited Edition saranno disponibili esclusivamente per sei settimane.
È possibile scegliere fra tre edizioni limitate:
Standard Edition (€34.99) – Include una copertina reversibile con un nuovo artwork creato dall’artista del gioco Mariel Cartwright e l’autore della serie Bryan Lee O’Malley, la matrice del biglietto del “Leo’s Place” e un completo manuale di istruzioni a colori.
Classic Edition (€54.99) – Include il gioco in versione standard, un’esclusiva custodia richiudibile, il CD della colonna sonora degli Anamanaguchi, una mappa del mondo di gioco pieghevole e un foglio di adesivi.
K.O. Edition (€139.99) – Include la Classic Edition, i plettri da chitarra “Sex Bob-omb”, due bacchette per la batteria, un’audiocassetta con la colonna sonora, un set di sette carte collezionabili olografiche, e un libro rilegato e scritto da Jeremy Parish. Tutti i contenuti della K.O. Edition saranno inclusi in una custodia a forma di valigetta contenente un diorama 3D a comparsa di un palco con tanto di suoni e luci funzionanti.
In questa combinazione unica di stile, umorismo e gameplay tradizionale, i giocatori dovranno aiutare Scott Pilgrim ad affrontare i nemici, tra cui la Lega dei sette malvagi ex, per conquistare la sua amata. Il gioco consentirà di riscoprire lo straordinario beat ‘em up 2D in stile arcade, ispirato alla celebre serie a fumetti e al film del 2010 di Universal Pictures. I fan apprezzeranno sicuramente le animazioni a 8 bit di Paul Robertson, l’acclamata colonna sonora degli Anamanaguchi e le sequenze filmate originali di Bryan Lee O’Malley, l’autore della serie a fumetti di Scott Pilgrim vs. The World.
Inoltre, i giocatori potranno allearsi con un massimo di altri tre amici online o in locale per sconfiggere gli avversari, rianimarsi a vicenda e condividere bonus salute e monete. Gli amici potranno anche affrontare alcuni minigiochi nel subspazio e una frenetica partita a dodgeball, oltre a sfidarsi a vicenda in epici scontri in stile battle royale o collaborare nelle modalità Boss Rush e Survival Horror.
La Complete Edition include anche i contenuti aggiuntivi Knives Chau e Wallace Wells.
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