Categorie
News

In Metroid Prime 4 Beyond sarà l’eletta

L’ultimo Nintendo Direct dell’era Switch ci ha fornito tanti nuovi spunti su uno dei titoli più complicati della storia di Nintendo. Metroid Prime 4 Beyond è stato protagonista di un gameplay trailer di oltre 3 minuti in cui abbiamo nuovamente vissuto le vicende di Samus Aran in prima persona, come ci ha abituato quello che ormai è molto di più di uno spin-off.

In Metroid Prime 4 Beyond, Samus dovrà esplorare il pianeta di Viewros, un luogo ricco di vegetazione che è probabilmente alimentato dal Grande Albero al centro del Pianeta. Su Viewros non è presente solamente una flora lussureggiante, ma anche una fauna estremamente aggressiva.

Come sicuramente possono già immaginarsi i fan della serie però, nelle profondità di questo ambiente ostile si annidano segreti mitologici, che ben spesso si associano a religioni lontane. Questa volta sembra Samus andrà oltre al potenziamento della propria armatura. Nel trailer, qualcuno la definisce, o così ci è sembrato di capire, come l’eletta.

A questo importante titolo si aggiungono nuove abilità che trascendono l’armatura. Samus infatti otterrà durante l’avventura delle abilità Psiche, che gli permetteranno di spostare oggetti tra cui anche i proettili. L’analogia più recente mi porta a pensare a The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom, anche se non mi aspetto la stessa esagerata libertà.

In generale, Rare Studios sembra aver unito le solide base della trilogia di Metroid Prime con diverse novità provenienti dai capitoli principali di Metroid e dal mondo Nintendo. La più lampante riguarda la femminilità di Samus Aran, che adesso ha un’armatura meno tozza rispetto ai primi capitoli e molto più vicina a quella vista nell’apprezzatissimo Metroid Dread.

Categorie
News

Xenoblade Chronicles X: Definitive Edition arriva su Nintendo Switch

Dal 20 marzo 2025, i fan di Xenoblade Chronicles possono finalmente giocare a Xenoblade Chronicles X: Definitive Edition su Nintendo Switch. Questa riedizione aggiornata porta su una piattaforma moderna l’epico RPG open-world sviluppato da Monolith Soft, originariamente pubblicato su Wii U nel 2015. Oltre a una grafica migliorata, il titolo offre contenuti aggiuntivi, rendendolo l’edizione definitiva di uno dei capitoli più apprezzati della serie.

Un’esperienza migliorata per nuovi e vecchi giocatori

Con l’arrivo di Xenoblade Chronicles X: Definitive Edition, la saga completa di Xenoblade Chronicles diventa disponibile su Nintendo Switch, offrendo ai nuovi giocatori l’opportunità di scoprire un titolo di culto e ai veterani la possibilità di rivivere l’esperienza con una veste grafica aggiornata.

Il gioco si distingue per il suo vasto mondo aperto, popolato da creature aliene e panorami mozzafiato, e per il sistema di combattimento basato su strategie e abilita speciali. La versione Definitive Edition introduce migliorie tecniche, tra cui texture in alta definizione, illuminazione migliorata e frame rate ottimizzato, oltre a nuove missioni secondarie e contenuti esclusivi.

Per chi non ha mai giocato a Xenoblade Chronicles X, questa è l’occasione perfetta per immergersi in un’avventura epica. E per chi ha già esplorato il mondo di Mira, la versione migliorata offre nuovi motivi per tornare a viverlo. Nintendo Switch si conferma così la casa definitiva per l’intera serie Xenoblade Chronicles.

Categorie
Recensioni

Civilization 7 – Recensione

Gioco ai videogame da oltre 30anni e, crescendo, è nata la passione per i titoli strategici e per i gestionali più impegnativi. Curiosissimo per natura, ero affascinato dall’idea di poter fondare e far fiorire imperi virtuali. Già dai tempi dei primi capitoli di Civilization, opera nata dal genio di Sid Meier agli inizi degli anni Novanta e sviluppata originariamente da MicroProse, mi sono trovato catapultato in un universo ricco di sfide: un mondo in cui si parte con una singola città per poi costruire un impero prospero, facendo i conti con la diplomazia, la scienza, la guerra e la cultura. Nel corso del tempo la serie si è evoluta sotto l’egida di Firaxis Games (che Sid Meier stesso ha co-fondato) e la pubblicazione di 2K, arricchendosi di nuove meccaniche e approfondimenti, ma mantenendo sempre l’ossatura tipica del “4X”: Explore, Expand, Exploit, Exterminate. E ora, finalmente, è arrivato il momento di parlare di Civilization 7. Ho avuto l’opportunità di provarlo in anteprima e, da giocatore di lunga data, posso dire con fermezza che questa nuova incarnazione sa come tenerti incollato allo schermo, ammaliandoti con la sua complessità e la sua profondità strategica. A patto che…

Un’eredità importante e un nuovo capitolo che sa stupire

Iniziare a parlare di Civilization 7 significa anche ripercorrere, in parte, la storia di questo franchise. Per questioni anagrafiche, non ho giocato al capostipite della serie, datato 1991, ossia quando Meier sperimentava con l’idea di trasformare la storia umana in un gigantesco board game digitale. Ho vissuto di più il passaggio a Civilization II, con grafiche migliorate e le prime vere battaglie che regalavano un senso di realismo, sebbene fossimo ancora nelle prime fasi della grafica bidimensionale. Con Civilization III si è aperta una nuova stagione di tradizione mista a innovazione, e Civilization IV ha segnato l’epoca della colonna sonora epica (chi non ricorda la traccia iconica all’avvio?) e di un miglioramento generale del sistema di gioco. Civilization V, poi, ha introdotto l’innovazione dell’esagono nelle caselle di mappa e lo spostamento delle unità, mentre Civilization VI ha continuato a innovare aggiungendo la suddivisione delle città in distretti e ulteriori migliorie in campo diplomatico e artistico.

Arriviamo a Civilization 7: un titolo che, pur mantenendo la medesima struttura a turni e lo stile “crea e gestisci il tuo impero dalla preistoria all’era moderna (e oltre)”, aggiunge ulteriore complessità a un sistema che, a ogni nuova iterazione, diventa più ampio e ricco di sfaccettature. Non a caso gli sviluppatori di Firaxis tengono a sottolineare la profondità delle meccaniche, l’importanza della diplomazia (con nuovi accordi e opzioni di interazione tra leader) e la possibilità di personalizzare ulteriormente lo sviluppo della propria civiltà, dal punto di vista culturale, scientifico, militare e religioso.

Civilization-7-Recensione-Spagna

Un piccolo gioiello, ma… per chi ha molta dedizione

Civilization 7, come i suoi predecessori, non è un gioco che si “apre e si gioca” in pochi minuti giusto per passare il tempo. È un titolo che pretende passione e dedizione, capace di fagocitare intere giornate se ci si lascia assorbire dalla pianificazione necessaria per progredire in tutte le aree cruciali dell’evoluzione della propria civiltà. Le differenze rispetto a Civilization VI si notano soprattutto a livello di micromanagement: la gestione dei distretti urbani e delle infrastrutture è stata ampliata ulteriormente, con la possibilità di specializzare sempre di più le città verso determinati output (cultura, produzione, commercio, scienza o addirittura turismo e intrattenimento). Se a questo si aggiunge un’IA migliorata nelle trattative diplomatiche – per quanto perfezionabile, come da tradizione – ci si ritrova a dover studiare ogni mossa con estrema attenzione.

Quando descrivo Civilization 7 come un “piccolo gioiello”, voglio dire che è un gioco dalle tante sfaccettature e che brilla sotto diversi punti di vista. Offre una gamma incredibile di scelte al giocatore, regalando una sensazione di controllo onnipotente sul proprio destino digitale. Tuttavia, come tutti i gioielli preziosi, va maneggiato con cura e con calma. Non aspettatevi di lanciare la partita e di capire tutto in un paio d’ore: io, che credevo di conoscere bene la serie, ho dovuto fare i conti con numerosi cambiamenti e nuove meccaniche che mi hanno costretto a rivedere le mie strategie abituali. La bellezza di Civilization 7, però, è proprio questa: la costante scoperta di nuovi equilibri, di sinergie tra edifici e distretti, di scelte politiche che influenzano le relazioni internazionali e di sentieri tecnologici che portano a vantaggi inaspettati.

La mia prima disfatta: gli Stati Uniti mi soffiano la vittoria

Nonostante la mia lunga esperienza, la prima partita a Civilization 7 è andata in modo sorprendentemente… disastroso. Avevo puntato tutto su un obiettivo ben preciso, convinto che nessuno dei miei avversari avrebbe potuto competere con me in quel settore. Invece, gli Stati Uniti si sono dedicati silenziosamente a un altro tipo di vittoria – la diplomatica, nello specifico – e hanno concluso tutti i passaggi necessari per ottenerla prima che io potessi dire “Ho vinto!”. Ebbene sì, ho perso la partita. Ho assistito a una schermata di sconfitta che, nonostante la comprensibile frustrazione del momento, mi ha spinto a riflettere su quanto Civilization 7 sia un titolo tanto affascinante quanto spietato.

Questo insuccesso ha riacceso in me la voglia di giocare “un altro turno”, classico mantra del fan di Civ. Finita la partita, mi sono trovato a ricominciare, testardo, deciso a non farmi fregare di nuovo dalla diplomazia altrui. Ma proprio questa è la grande forza di Civilization: ogni volta che ci si trova di fronte a una sconfitta, non ci si sente ingannati dal gioco, ma piuttosto si avverte la necessità di studiare nuove strategie, di pianificare diversamente e di non lasciare spazi agli avversari. Insomma, un perfetto esempio di come un videogame possa stimolare la creatività e le capacità di analisi del giocatore.

Leader e bonus: un menù da veri gourmet della strategia

Uno degli aspetti che trovo più interessanti di Civilization 7 è la selezione dei leader, ancora più varia che in passato (e in continua espansione, se consideriamo i DLC futuri che senza dubbio arriveranno). Firaxis ha da sempre puntato sul proporre personaggi storici provenienti da ogni parte del mondo, ognuno con il proprio bagaglio di bonus e malus che vanno a influenzare radicalmente lo stile di gioco. Stavolta, ho deciso di sperimentare due leader che mi incuriosivano particolarmente: Franklin e Napoleone.

La scelta di Franklin per la mia civiltà è stata motivata dalla volontà di spingere sull’acceleratore dello sviluppo tecnologico. Immaginate la scena: mi sono ritrovato a capo di un esercito che, almeno all’inizio, doveva essere l’esercito dell’antica Roma, guidato però dall’illustre statista americano. La sensazione è, a dir poco, straniante: un Franklin in toga che tiene discorsi di ispirazione alla corte romana lascia presagire un contesto quasi distopico. Ma è una distopia affascinante e, nonostante il paradosso storico, efficace dal punto di vista ludico. I bonus di Franklin, infatti, favoriscono la produzione di scienza e la fondazione di nuove città in maniera equilibrata, consentendo un rapido progresso tecnologico e un discreto miglioramento della produzione industriale con l’andare dei secoli.

Napoleone, invece, è tutto l’opposto: un condottiero carismatico, che offre vantaggi militari e diplomatici nei confronti delle civiltà confinanti. Giocare con Napoleone significa abbracciare una strategia aggressiva, basata sullo sviluppo di un esercito potente e sull’espansione territoriale rapida. Naturalmente, non bisogna sottovalutare le conseguenze diplomatiche: se attaccate a ripetizione i vostri vicini, rischierete sanzioni, alleanze avversarie e boicottaggi commerciali. Eppure, se ben gestita, l’aggressività militare di Napoleone può garantire un vantaggio tattico insormontabile, specialmente nelle prime ere, quando i confini si delineano e si definiscono le sfere d’influenza.

Civilization 7 Recensione: Napoleone

Tra epoche, distretti e meraviglie: il fascino del passare del tempo

Un altro aspetto che mi ha sempre rapito di Civilization è la transizione tra le varie epoche storiche. Dalla preistoria si passa gradualmente all’età classica, al medioevo, al rinascimento, all’età industriale, moderna, contemporanea e persino al futuro prossimo. Questa progressione segna dei passaggi quasi rituali, in cui ogni era porta con sé nuove tecnologie, nuovi edifici e nuove sfide, come l’accesso a risorse strategiche che prima non erano disponibili o la necessità di aggiornare le proprie strutture.

In Civilization 7, il passaggio tra un’epoca e l’altra è ulteriormente enfatizzato dalla possibilità di potenziare i distretti cittadini in modo sempre più specifico. Se ad esempio volete puntare tutto sulla cultura, potete costruire e ingrandire i vostri distretti teatrali, con musei, grandi opere e così via. Se preferite la scienza, potete dedicare intere zone urbane alla creazione di campus, laboratori e meraviglie naturali convertite in centri di ricerca. Oppure, ancora, potete specializzare alcune città verso la produzione bellica, erigendo caserme avanzate e poligoni di tiro per velocizzare l’addestramento delle unità militari. Tutto si incastra come un enorme puzzle, che richiede di valutare le risorse sul territorio, la posizione geografica, la presenza di fiumi, montagne, coste e altre caratteristiche che possono influenzare la resa dei vostri distretti.

Civilization 7 Recensione: Carri armanti

Scelte difficili: cooperare o dominare?

Uno degli elementi più intriganti di Civilization 7 è il continuo doversi porre domande cruciali: collaborare con i vicini o dichiarare guerra? Firmare trattati di non belligeranza o stringere accordi commerciali e culturali per rafforzare le proprie linee di rifornimento? Soprattutto a difficoltà più elevate, gli avversari controllati dall’IA si rivelano piuttosto smaliziati, pronti a prendere decisioni che massimizzano i loro interessi. Di conseguenza, non è raro vedere alleanze inaspettate o tradimenti clamorosi. In una delle mie partite, ad esempio, avevo stretto un accordo di cooperazione scientifica con un’altra civiltà, che sembrava condividere il mio interesse per la ricerca. Mi sentivo al sicuro, finché non mi sono accorto che quel patto serviva ai miei “amici” solo per guadagnare tempo, potenziare i propri distretti scientifici e infine lanciarsi nella corsa a una vittoria basata sulla scienza, tagliandomi fuori sul traguardo finale. Ho perso la partita anche in questo frangente, e ammetto di aver trattenuto a stento una risatina nervosa, perché il gioco sa essere crudele e geniale allo stesso tempo.

La sfida della difficoltà e il “bello” di un gioco complesso

Spesso mi viene chiesto: “Ma come fai a divertirti con un gioco così complesso? Non è meglio qualcosa di più immediato, che non richieda di leggere venti schermate di tutorial?” La mia risposta, da giocatore appassionato di gestionali e strategici, è che la complessità può essere uno stimolo enorme per la mente, una sfida che dà soddisfazione proprio perché non si limita a premiarti se premi un paio di tasti a caso. Civilization 7 è un titolo che va studiato, capito e interiorizzato, e il percorso di apprendimento è parte integrante del divertimento. All’inizio si commettono errori, si trascurano determinati aspetti e si perde la partita senza neanche rendersene conto.

Con il passare delle ore, però, iniziamo a comprendere come funziona il motore del gioco: come combinare i distretti in modo efficiente, quando è il momento di avviare un trattato commerciale, come gestire al meglio le risorse strategiche e così via. È in questa curva di apprendimento che risiede la magia di Civilization. Ognuno di noi, appassionati del brand, ha avuto la sua “prima volta” con un capitolo della serie e ha sperimentato quel senso di spaesamento misto a curiosità che ti spinge a migliorare turno dopo turno. Civilization 7 porta avanti questa tradizione di “profondità”, e la eleva grazie a un’interfaccia più pulita, a indicatori più chiari delle varie risorse e a un sistema di consigli e suggerimenti che, seppur non infallibile, cerca di guidare i neofiti.

Civilization 7 Recensione: Roma

La mia esperienza con Franklin e Napoleone: due modi di dominare il mondo

Tornando alla mia esperienza più recente, voglio raccontarvi come ho gestito le partite con i due leader che ho scelto di provare in maniera approfondita: Franklin e Napoleone. Con Franklin, come accennato, mi sono concentrato principalmente sulla ricerca scientifica, puntando a una rapida esplorazione di quelle tecnologie che potessero assicurare un salto di qualità alle mie unità e alle mie strutture produttive. Ho cercato di mantenere un buon rapporto con i vicini, stipulando contratti commerciali vantaggiosi e patti di non belligeranza che mi permettessero di crescere in pace. Il percorso scientifico, però, non è privo di ostacoli: se non si costruisce un esercito minimo per la difesa, si rischia di diventare un bersaglio facile per le civiltà più aggressive. Quindi ho dovuto bilanciare la corsa alla ricerca con la realizzazione di un apparato militare almeno accettabile.

Con Napoleone, invece, ho calzato l’elmo del conquistatore. Ho iniziato la partita consapevole che avrei dovuto crescere velocemente da un punto di vista territoriale, per assicurarmi più risorse e un vantaggio geografico sugli avversari. Ho scelto di fondare città in prossimità di giacimenti di ferro e di cavalli, necessari per costruire un esercito imponente già in epoca classica e medievale, e poi ho premuto l’acceleratore sulla produzione militare. Devo dire che la sensazione di spadroneggiare sul campo di battaglia con Napoleone è molto appagante: i bonus militari permettono di formare battaglioni più potenti e di sferrare attacchi rapidi, cogliendo di sorpresa le civiltà che si basano sulla diplomazia. Certo, un approccio del genere comporta un continuo rischio di escalation: attacchi un vicino, l’altro si insospettisce, si creano alleanze difensive e potresti ritrovarti a combattere su più fronti. Eppure, l’adrenalina di veder crescere il mio impero di turno in turno, sottraendo città cruciali ai rivali, è stata impagabile.

Diplomazia avanzata e trattati internazionali

Un punto di forza di Civilization 7 è l’evoluzione del sistema diplomatico. Già in passato, la serie introduceva concetti come la religione e la vittoria culturale, ma qui è tutto portato a un livello più raffinato. Le coalizioni nascono e muoiono a seconda delle pressioni geopolitiche, e la possibilità di organizzare congressi mondiali o conferenze internazionali per decidere il futuro delle risorse, delle meraviglie o dei diritti umani può davvero cambiare l’esito di una partita. Ho visto nazioni apparentemente amiche voltarmi le spalle all’ultimo minuto, magari costrette da pressioni esterne, e altre invece offrirmi aiuto per ragioni di interesse comune. Ed è proprio qui che ci si sente come un direttore d’orchestra, cercando di armonizzare le note di politica interna ed esterna, mentre le nazioni rivali cercano di dare un tocco diverso alla sinfonia.

Il bello è che non c’è un’unica strada vincente: potete scegliere di restare neutrali e di farvi i fatti vostri (puntando su scienza o cultura), oppure potete essere i pacificatori del mondo cercando di convincere tutti a firmare patti di non belligeranza, o ancora potete abbracciare la via del militarismo per sottomettere i popoli rivali prima che possano danneggiarvi. Ogni scelta comporta vantaggi e svantaggi, e non esiste una strategia che funzioni in tutte le partite, perché molto dipende da quali civiltà vi trovate di fronte e dalla conformazione geografica della mappa, che può favorire uno stile di gioco rispetto a un altro.

Le sconfitte: inevitabili ma formative

Un altro elemento che può colpire i nuovi giocatori (e che può scoraggiare chi si aspetta un titolo immediato) è la frequenza con cui ci si trova in situazioni di disfatta. In Civilization 7 non è raro perdere una partita, a volte dopo diverse ore, per un obiettivo mancato o perché un alleato, senza che voi lo sapeste, ha lavorato sodo per ottenere una vittoria diplomatica, religiosa o culturale. Ricordo ancora quella partita in cui mi ero focalizzato sullo sviluppo marittimo, costruendo flotte potenti per difendere le mie rotte commerciali e tenere lontani i pirati dall’oceano. Ero così concentrato su questo aspetto che non ho notato come una civiltà amica, con cui avevo buoni rapporti, stesse accumulando pian piano punti per la vittoria culturale, diffondendo la sua influenza grazie a grandi artisti e musicisti. Quando me ne sono accorto, era troppo tardi: nel giro di pochi turni, il “mio amico” ha trionfato, mentre io mi ritrovavo con una poderosa marina militare ma un pugno di mosche in termini di obiettivi.

Non nego di aver provato un po’ di frustrazione, ma questa è anche la bellezza di un gioco che non regala nulla. Serve costanza per imparare a vigilare su tutti gli aspetti contemporaneamente, e ogni sconfitta diventa un’occasione per perfezionare le nostre abilità da strateghi.

Civilization 7 Recensione: Franklin

Tecnicamente solido

Dal punto di vista tecnico, Civilization 7 si mostra solido, ben ottimizzato e con una grafica rinnovata: gli scenari sono ancora più dettagliati, le città si animano di luci e movimenti in tempo reale, e i vari modelli dei leader sono resi con grande cura. Quando si zooma sulla mappa, si notano particolari come le strade, i campi coltivati e i distretti specializzati.
L’interfaccia utente è migliorata rispetto ai precedenti capitoli: i menu sono più ordinati e i suggerimenti contestuali aiutano i giocatori a prendere decisioni consapevoli, anche se talvolta la mole di informazioni da gestire può risultare soverchiante. Per chi ama gli strategici a turni, tuttavia, questa abbondanza di dati è quasi una carezza, perché amplia la gamma di scelte possibili.

Da giocare e rigiocare

Dopo tutte queste ore trascorse ad affrontare partite mozzafiato e a studiare strategie nelle varie epoche, ho raggiunto una conclusione piuttosto netta: Civilization 7 merita un voto di tutto rispetto. È un titolo che, a mio avviso, stupisce per varietà e profondità, per la cura con cui Firaxis ha ulteriormente perfezionato la formula, ma richiede di essere capito, apprezzato e, soprattutto, di essere “giocato parecchio” prima di poterne cogliere tutte le sfumature. Non è un gioco adatto a chi cerca immediatezza o a chi vuole intrattenersi per mezz’ora, magari in modo spensierato. Qui siamo davanti a un’esperienza che pretenderà ore su ore della vostra vita, ma che saprà ripagarvi con momenti di autentica soddisfazione, quando riuscirete finalmente a completare un obiettivo epocale o a stringere un’alleanza cruciale che vi permetterà di rovesciare i rapporti di forza.

Civilization 7 è un prodotto che si inserisce con onore nella serie, portando avanti il DNA di Civilization in modo coerente e affascinante. Consiglio a chiunque sia incuriosito di provare, magari partendo a un livello di difficoltà medio-basso, così da familiarizzare con le meccaniche prima di lanciarsi nelle sfide più ardue. Ma siate pronti a impegnarvi e a leggere qualche guida o suggerimento online, perché la strada per diventare grandi leader è lunga e tortuosa.

Conclusione

Civilization 7 si conferma il “piccolo gioiello” di cui parlavo, un titolo complesso che farà la gioia di noi eterni amanti della strategia e che potrà far innamorare anche chi non ha mai provato un gestionale di questa portata, a patto di metterci la giusta dose di pazienza e di entusiasmo. D’altronde, come appassionato di vecchia data, so bene che la formula di Civilization ha sempre richiesto tempo e applicazione, ma è proprio in questa “lentezza” e ricchezza di sfaccettature che il gioco riesce ancora a brillare, rendendo ogni singolo turno un passo verso la gloria… o verso il baratro, se qualche leader avversario dovesse sorprendere con una strategia inaspettata. In ogni caso, non c’è niente di più esaltante che dire “ancora un turno” alle due del mattino, mentre la vostra civiltà entra trionfante in una nuova, fantastica, era.

Dettagli e Modus Operandi
  • Piattaforme: PS5, PS5 PRO, Xbox Series X/S, Nintendo Switch, PS4, Xbox One, PC
  • Data uscita: 11/02/2025
  • Prezzo69,99 €

Ho provato Civilization 7 in anteprima grazie a un codice per PlayStation 5 gentilmente fornito dal publisher.

Categorie
News

Pokémon Presents: tutti gli annunci, tra cui il nuovo Pokémon Champions

Oggi, in occasione del Pokémon Day, il Pokémon Presents ha portato con sé diversi annunci di rilievo per il franchise in un video della durata di 19 minuti. Oltre a una serie di piccoli aggiornamenti per gli spinoff, come Pokémon Masters EX, Pokémon Cafè Remix, Pokémon Go e Pokémon Sleep, sono stati annunciati 3 nuovi Pokémon destinati a far parte del roster di Pokémon Unite: Suicune, Raichu di Alola e Alcremie. Inoltre, è stato confermato il ritorno delle Megaevoluzioni nel TCG.

Tuttavia, gli annunci più significativi riguardano Pokémon Pocket, Pokémon: Leggende Z-A e un nuovo progetto chiamato “Pokémon Champions”.

Per quanto riguarda Pokémon Pocket, è stata annunciata una nuova espansione intitolata Luce Trionfale, in uscita il 28 febbraio, con Arceus come protagonista.

Di Pokémon Champions si sa ancora poco, a parte alcune caratteristiche fondamentali. Sviluppato da The Pokémon Works sotto la supervisione di Game Freak, il titolo sarà incentrato sulle lotte. Il trailer lo presenta con una sequenza di transizioni che ripercorrono l’evoluzione delle battaglie Pokémon, dai primi videogiochi per Game Boy fino ai giorni nostri.

Una delle particolarità di questo progetto è la presenza, già nel trailer, sia della Teracristallizzazione che della Megaevoluzione, il che potrebbe suggerire anche l’inclusione della Dynamax, sebbene non ci siano conferme ufficiali.

Inoltre, sarà possibile trasferire i propri Pokémon da Pokémon Home. Il gioco sarà disponibile sia su Nintendo Switch che su dispositivi mobili Android e iOS, rendendolo quindi accessibile a un pubblico più vasto. Al momento, non è stata annunciata una data di uscita.

Tornando ai progetti sviluppati direttamente da Game Freak, ci è stato mostrato un trailer di circa cinque minuti di Pokémon Leggende: Z-A, offrendo finalmente uno sguardo più approfondito sul gameplay. Dal punto di vista grafico, il gioco sembra basarsi sullo stesso motore grafico di Scarlatto e Violetto e appare ancora poco rifinito.

L’obiettivo del nostro protagonista, un turista attualmente in vacanza a Luminopoli, sarà quello di aiutare la Q-asar Inc. con un piano di sviluppo per la città, volto a favorire la coesistenza di esseri umani e Pokémon.

All’interno della città sono presenti delle aree chiamate ‘zone selvagge’, dove è possibile interagire con Pokémon selvatici.

Svelati finalmente gli starter che saranno Chikorita, Tepig e Totodile.

Una delle novità più rilevanti di Pokémon Leggende: Z-A è l’introduzione di un nuovo sistema di combattimento, che introduce un range per le mosse e la possibilità per il proprio Pokémon di schivarle, rientrare e venire sostituito con un altro, in modo dinamico e simile a quanto visto nel manga o nell’anime. Nel trailer viene mostrata anche la Megaevoluzione, che potrebbe presentare alcune differenze rispetto al passato.

Nonostante sia passato esattamente un anno dal trailer di annuncio, il gioco resta senza una data d’uscita, con un generico “In arrivo alla fine del 2025”.

Categorie
News

Civilization 7, Firaxis pubblica la roadmap dei contenuti in arrivo nel 2025

A pochi giorni dal lancio ufficiale di Civilization 7 – in arrivo l’11 febbraio 2025 su PC e console – Firaxis ha già annunciato i contenuti post-lancio che accompagneranno i giocatori nel corso dell’anno. Dopo l’accesso anticipato del 6 febbraio 2025 e l’uscita globale prevista per l’11 dello stesso mese, Civilization 7 riceverà due nuovi aggiornamenti a marzo e ulteriori novità tra aprile e ottobre.

Le release in dettaglio

Nel mese di marzo, Firaxis introdurrà due importanti aggiunte al gioco. Il primo aggiornamento porterà Ada Lovelace come nuovo leader per la Gran Bretagna, mentre il secondo, previsto per la fine del mese, introdurrà Simón Bolívar come leader per le civiltà di Bulgaria e Nepal. Oltre a questi nuovi leader, verranno aggiunte nuove meraviglie, eventi e, naturalmente, patch per migliorare l’esperienza di gioco.

Al momento non ci sono molti dettagli sui contenuti successivi di Civilization 7, ma Firaxis ha confermato la quantità di novità in arrivo. Tra aprile e settembre verranno introdotti due nuovi leader, quattro civiltà e altrettante meraviglie. Infine, a partire da ottobre 2025, sono previsti ulteriori aggiornamenti e nuovi contenuti che verranno annunciati nel corso del tempo.

Civilization 7 è la settima incarnazione del celebre strategico a turni creato da Sid Meier. Questo storico franchise, tra i più longevi del genere, tornerà su PC, PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox Series X/S, Xbox One e Nintendo Switch, a ben nove anni di distanza dal capitolo precedente.

Categorie
Recensioni

Donkey Kong Country Returns HD – Recensione

Oltre all’attesissimo annuncio di Switch 2, questo mese Nintendo ha fatto molto parlare di sé anche per un videogioco che merita l’attenzione di tutti i fan della Grande N. Stiamo parlando naturalmente del gioco che sarà oggetto di questa recensione: Donkey Kong Country Returns HD, una versione rimasterizzata del classico gioco d’avventura platform sviluppato da Retro Studios e pubblicato da Nintendo.

La versione originale uscì nel 2010 per Nintendo Wii, riscuotendo un grande successo per il suo ritorno alle radici della serie Donkey Kong, con grafica in 2.5D, gameplay classico e una sfida coinvolgente. Scopriamo dunque se anche la rimasterizzazione sia invecchiata bene nella nostra recensione di Donkey Kong Country Returns HD.

Differenze e conferme

La versione HD di Donkey Kong Country offre una grafica migliorata, texture più nitide e colori più vividi. La risoluzione in alta definizione porta un notevole miglioramento visivo rispetto alla versione originale per Wii, che girava a una risoluzione inferiore.

Le ambientazioni e i dettagli dei personaggi sono stati rimasterizzati per sfruttare appieno le capacità della console Switch, conferendo al gioco un aspetto moderno pur mantenendo lo stile artistico iconico della serie, anche se, c’è da dire, che ormai anche la Switch mostra il fianco a palesi limiti tecnici a livello hardware.

Confrontando con altri titoli della serie Donkey Kong, Country Returns HD si distingue per la sua difficoltà equilibrata e il design dei livelli innovativo. Mentre i giochi precedenti, come Donkey Kong Country per SNES, erano noti per la loro sfida elevata, Returns HD offre una curva di apprendimento più accessibile, pur mantenendo sfide gratificanti per i giocatori esperti.

Giungla “rimasterizzata”

La grafica è uno degli aspetti più evidenti nel confronto tra la versione per Switch e l’originale per Wii. La versione HD beneficia di texture e risoluzione migliorate, rendendo il mondo di Donkey Kong ancora più colorato, entusiasmante e dettagliato. Inoltre, i tempi di caricamento sono stati ridotti significativamente grazie all’hardware più potente della Switch.

Il gameplay di Donkey Kong Country Returns HD rimane fedele alla tradizione della serie, offrendo livelli ricchi di azione, platforming preciso e sfide impegnative. I controlli sono stati ottimizzati per la console Switch, sfruttando i Joy-Con e la modalità portatile. Anche se ho trovato giovamento nell’uso del controller Nintendo senza fili, molto più preciso rispetto ai Joy-Con che mostrano i classici problemi con lievi imprecisioni.

Dal punto di vista della giocabilità quindi la versione per Switch introduce alcuni miglioramenti nei controlli, rendendo l’esperienza complessiva più piacevole. Tuttavia, la versione originale per Wii, da me giocata all’epoca, offriva un’esperienza unica con il sistema di controllo a movimento, che permetteva ai giocatori di scuotere il telecomando Wii per eseguire determinate azioni. Questa caratteristica è stata rimossa nella versione HD è vero, ma la precisione e la reattività dei controlli con i Joy-Con compensano questa mancanza.

Donkey Kong Country Returns HD Recensione: nave pirati

La versione per Switch introduce, inoltre, anche alcune nuove caratteristiche, come la possibilità di giocare in modalità co-op locale con un amico, utilizzando i Joy-Con appunto (graditissima feature). La modalità cooperativa locale è un’aggiunta gradita nella versione Switch, permettendo a due giocatori di collaborare facilmente in ogni livello. Nella versione per Wii, la co-op era possibile, ma i controlli separati dei telecomandi Wii potevano risultare meno intuitivi rispetto ai Joy-Con.

Il design dei livelli in Donkey Kong Country Returns HD rimane uno dei punti di forza del gioco. Ogni livello è progettato con cura, offrendo una varietà di sfide che richiedono precisione e abilità. I livelli sono ricchi di segreti nascosti, collezionabili e aree bonus, incentivando l’esplorazione e il rigiocare per completare il gioco al 100%.

Kong a confronto

Confrontando con altri titoli della serie, come Donkey Kong Country: Tropical Freeze, Returns HD mantiene un approccio più tradizionale al design dei livelli. Tropical Freeze, uscito inizialmente per Wii U e successivamente per Switch, introduce nuove meccaniche di gioco e personaggi giocabili con abilità uniche, ampliando ulteriormente la profondità del gameplay che molti hanno apprezzato.

Tuttavia, Returns HD si concentra sulla raffinatezza del platforming classico, offrendo un’esperienza nostalgica ma fresca per i fan che hanno superato gli -anta, nonostante sia un prodotto idoneo per tutti i tipi di giocatori.

Il ritmo della giungla

La colonna sonora di Donkey Kong Country Returns HD è un altro elemento che merita attenzione. Composta da David Wise, noto per il suo lavoro nella serie Donkey Kong Country originale per SNES, la colonna sonora combina nuovi brani con arrangiamenti moderni dei temi classici. La musica accompagna perfettamente l’azione di gioco, creando un’atmosfera coinvolgente e che sa di “casa”.

La versione originale per Wii presentava già una colonna sonora eccezionale, ma la versione HD offre un’esperienza audio migliorata grazie alla qualità superiore del suono sulla console Switch. Gli effetti sonori e le tracce musicali risultano più chiari e dettagliati.

Donkey Kong Country Returns HD Recensione: corsa rinoceronte

Donkey Kong Country Returns HD offre una ottima longevità, grazie alla varietà di livelli e alle sfide proposte. Completare il gioco al 100% richiede tempo e dedizione, nonchè nervi saldi poiché ogni livello nasconde collezionabili e aree bonus che devono essere scoperte. La modalità co-op aggiunge un ulteriore livello di rigiocabilità, permettendo ai giocatori di affrontare il gioco insieme ad amici e familiari.

Confrontando con altri titoli della serie, come Donkey Kong Country 2: Diddy’s Kong Quest per SNES, Returns HD offre un’esperienza più accessibile in termini di difficoltà, ma mantiene comunque un alto livello di sfida per coloro che cercano di completare ogni aspetto del gioco. La varietà di ambientazioni e nemici contribuisce a mantenere l’esperienza ai massimi livelli, incentivando i giocatori a esplorare ogni angolo del gioco.

Conclusione

Donkey Kong Country Returns HD per Nintendo Switch è una rivisitazione eccellente di un classico moderno. La grafica migliorata, i controlli ottimizzati e le nuove caratteristiche, come la modalità co-op, rendono questa versione un must per i fan della serie e per i nuovi giocatori. Il confronto con la versione originale per Wii evidenzia i notevoli miglioramenti visivi e di gameplay, pur mantenendo l’essenza del gioco che ha conquistato i cuori dei giocatori nel 2010.

La serie Donkey Kong ha una lunga storia di titoli amati e innovativi. Donkey Kong Country Returns HD si inserisce perfettamente in questa tradizione, offrendo un’esperienza nostalgica ma fresca che saprà soddisfare sia i fan di vecchia data che i nuovi arrivati. Se sei alla ricerca di un’avventura platform impegnativa e gratificante, Donkey Kong Country Returns HD per Nintendo Switch è sicuramente un titolo da non perdere.

Dettagli e Modus Operandi
  • Piattaforme: Nintendo Switch
  • Data uscita: 16/01/2025
  • Prezzo59,99 €

Ho giocato dal day one il gioco su Nintendo Switch

Categorie
Editoriali

Nintendo Switch Best Seller: i 10 giochi più venduti

Con oltre 146 milioni di unità vendute e un incredibile record di 1,3 miliardi di giochi distribuiti, Nintendo Switch si avvia verso la fine della sua gloriosa era. Tuttavia, questo non significa che sia tempo di voltare pagina. Anzi, dopo l’annuncio di Nintendo Switch 2, l’hype è alle stelle. La nuova console di Kyoto sembra voler continuare la strada tracciata dalla prima, ma mentre aspettiamo novità, oggi, vogliamo celebrare Switch guardando indietro ai suoi incredibili successi e in particolare sui 10 giochi più venduti su Nintendo Switch.

Switch è riuscita anche a portare tantissime terze parti sulla console. Un risultato per nulla scontato per Nintendo, che ha avuto sempre grandi difficoltà sotto questo aspetto soprattutto a causa, da un po’ di generazioni a questa parte., dell’hardware meno performante rispetto a quello dei rivali. Sotto questo punto di vista, è ancora così, ma Nintendo Switch ha avuto l’onore di diventare la console perfetta per tanti videogiochi, sopratutto quelli indie. Nonostante tutto però, sono sempre le esclusive che fanno la differenza. Non a caso dunque tra i 10 giochi più venduti ci sono solamente esclusive Nintendo.

10. New Super Mario Bros. U Deluxe – 17,77 milioni

New Super Mario Bros. U Deluxe

Un platform 2D classico con livelli impegnativi e una modalità cooperativa per quattro giocatori capace di trasformarsi grazie a Nintendo Switch da un buon gioco a un ottimo videogioco anche e sopratutto in termini di vendite.

New Super Mario Bros. U Deluxe è lo stesso gioco sia su Wii U che su Switch, ma la differenza nei risultati di vendita è netta. Una peculiarità che noteremo anche in altri giochi di questa classifica.

9. Super Mario Party – 20,98 milioni

Super Mario Party

Il party game per eccellenza, con tanti minigiochi e modalità perfette per divertirsi con amici e famiglia. Non l’unico uscito per Nintendo Switch, ma sicuramente il più apprezzato.

80 minigiochi, nuova modalità cooperativa e anche la possibilità di sfidarsi Online. Tutto quello che serve per un Mario Party che diventa Super.

8. The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom – 21,04 milioni

The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom

Sequel di Breath of the Wild, The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom amplia l’universo di Hyrule con nuove meccaniche tipiche dei sandbox ma elevandole alla massima potenza, come fa di consueto Nintendo quando sviluppa una delle sue serie principali.

Un capolavoro unico nel suo genere, che merita il successo che ha avuto e che ben sperare i fan per il futuro della serie.

7. Pokémon Scarlatto e Violetto – 25,69 milioni

Pokémon Scarlatto e Violetto

Quattro anni dopo Spada e Scudo, arrivano Pokémon Scarlatto e Violetto: un flop tecnico per critica e per la community. Ma ancora una volta un sucesso per le casse di The Pokémon Company.

L’ultimo capitolo della serie ha aperto gli occhi anche a Nintendo. Il franchise ha bisogno di tornare alla qualità dei tempi migliori, ma se questi videogiochi sono riusciti a vendere così tanto, non osiamo immaginare cosa possa accadere nel futuro, ora che Game Freak condivide anche gli uffici con Nintendo.

6. Pokémon Spada e Scudo – 26,44 milioni

Giochi Più Venduti su Nintendo Switch: Pokémon Spada e Scudo

Ormai è consuetudine: ogni videogioco del franchise Pokémon è un successo economico. Lo stesso vale per Spada e Scudo, nonostante sia ben lontano dall’essere il miglior della serie.

Pokémon Spada e Scudo è il primo esempio di questa classifica per cui non sempre i giochi migliori sono quelli con più vendite, ma le unità vendute spiegano perché nonostante la qualità Nintendo non possa prescendire dai titoli di Game Freak.

5. Super Mario Odyssey – 28,50 milioni

Super Mario Odyssey

Ogni capitolo 3D di Super Mario è speciale, ma Super Mario Odyssey è stato qualcosa di più, poiché ha saputo trainare la console nel successo che ha meritato con un livello qualitativo che rispecchia le vendite.

Super Mario Odyssey è un platform 3D in cui Mario esplora mondi vasti e creativi, con l’aiuto del suo fidato cappello Cappy e che è stato in grado di entrare nell’Olimpo dei migliori giochi dell’idraulico italiano riservandosi un posto tra Super Mario 64 e Galaxy.

4. The Legend of Zelda: Breath of the Wild – 32,29 milioni

Giochi Più Venduti su Nintendo Switch: The Legend of Zelda: Breath of the Wild

Il primo gioco disponibile su Nintendo Switch è anche uno dei più venduti e soprattutto dei più belli di tutti i tempi. The Legend of Zelda: Breath of the Wild è semplicemente un gioco meraviglioso che ha definito nuovi standard per i giochi di ruolo, per gli open world e ovviamente per l’intera saga di Link.

La critica lo ha subito elogiato come uno dei migliori videogiochi del decennio e poco dopo come uno dei migliori della storia. E anche i videogiocatori hanno largamente apprezzato viste le oltre 30 milioni di copie vendute.

3. Super Smash Bros. Ultimate – 35,14 milioni

Giochi Più Venduti su Nintendo Switch: Super Smash Bros. Ultimate

La magnum opus di Masahiro Sakurai inaugura il podio dei videogiochi più venduti su Nintendo Switch. Un picchiaduro con uno stile unico e 80 personaggi giocabili provenienti dall’intera industria videoludica.

Super Smash Bros. Ultimate è la massima definzione di una saga che dura da decenni. Il miglior Super Smash di tutti e tempi e forse insuperabile. Fare di meglio sarà quasi impossibile, anche considernado le condizioni di salute di Sakurai.

2. Animal Crossing: New Horizons – 46,45 milioni

Giochi Più Venduti su Nintendo Switch: Animal Crossing: New Horizons

Animal Crossing: New Horizons è il miglior simulatore di vita mai creato e merita un posto in qualsiasi collezione, poiché perfetto per rilassarsi sia da soli che con gli amici.

Non possiamo negare l’importanza del periodo storico. Il lockdown da Covid-19 e l’uscita di Animal Crossing: New Horizons coincidono (20 marzo 2020), ma non bisogna nemmeno sminuire la bravura di Nintendo nel proporre un videogioco di altissimo livello, sia in termini di qualità che di quantità.

1. Mario Kart 8 Deluxe – 64,27 milioni

Mario Kart 8 Deluxe

A causa del flop di vendite di Wii U, in pochi hanno giocato a Mario Kart 8. Nintendo però era convinta fosse un grande gioco e lo ha riproposto su Switch. Il risultato è Mario Kart 8 Deluxe, il primo tra i giochi più venduti su Nintendo Switch e il best seller nella storia dell’intera saga di Mario Kart.

Mario Kart 8 Deluxe ha portato al suo massimo splendore la lunghissima serie Nintendo sia in termini di qualità nel gameplay che quantità nei contenuti. E sicuramente non è un caso che Nintendo Switch 2 abbia mostrato le sue prime capacità proprio con Mario Kart.

Categorie
News

Civilization 7: i leader saranno inclusivi e adatti al gameplay

Il team di sviluppo Firaxis ha rivelato che la selezione dei leader di Civilization 7 sarà guidata da un processo attento e coinvolgente, con un focus particolare sull’inclusività e sull’adattamento ai nuovi sistemi di gameplay. Questa combinazione di rappresentatività globale e meccaniche innovative mira a offrire ai giocatori un’esperienza più profonda e diversificata.

Un processo di selezione meticoloso

La scelta dei leader è da sempre un momento cruciale per i fan della serie Civilization, ma anche per il team di Firaxis, che considera questa fase una delle più stimolanti. Durante lo sviluppo di Civilization 7, il produttore esecutivo Dennis Shirk ha spiegato come il team abbia lavorato con esperti storici interni e team locali per identificare figure storiche rappresentative e significative.

Abbiamo criteri ben definiti per garantire una rappresentazione globale, esplorando profondamente la storia e selezionando personaggi che non solo siano interessanti, ma che rappresentino al meglio culture e civiltà meno conosciute,” ha dichiarato Shirk.

L’approccio include anche feedback dalla community e scelte mirate a integrare leader che si allineino con le nuove meccaniche di gioco. Firaxis ha sottolineato l’importanza di collegare le personalità storiche ai sistemi introdotti in Civilization 7, come il nuovo sistema diplomatico, che Shirk ha descritto come “perfetto per personalità come Machiavelli.”

Civilization 7 Leader: Augusto

Rappresentatività e strategia

Firaxis sta ampliando il concetto di leader, includendo figure che potrebbero non essere stati capi di stato tradizionali, ma che hanno avuto un impatto significativo sulle loro culture e società. Questo approccio potrebbe non soddisfare tutti i fan, ma promette una lineup più varia e stimolante rispetto ai capitoli precedenti.

Oltre alla rappresentatività, Firaxis ha adattato i leader alle nuove meccaniche di gameplay. Ad esempio, Augusto sfrutta le nuove dinamiche di produzione e crescita urbana, offrendo un’esperienza unica per chi preferisce uno stile di gioco più “verticale.”

Con l’uscita di Civilization 7 prevista per l’11 febbraio 2025 su console e PC, l’attesa per scoprire tutti i leader è sempre più alta. Firaxis sembra pronta a portare la serie a un livello superiore, combinando storia, innovazione e strategia.

Categorie
News

Donkey Kong Country Returns HD è ora disponibile in esclusiva su Nintendo Switch

Donkey Kong Country Returns HD, uno dei capitoli più amati della saga platform di Nintendo, è ora disponibile in esclusiva su Nintendo Switch. Da oggi sarà possibile tornare sull’Isola Donkey Kong per affrontare un’avventura ricca di azione, segreti e collezionabili, rivivendo il capolavoro originale con una veste grafica aggiornata e modalità adatte a ogni tipo di giocatore.

Il ritorno del Re della Giungla

Donkey Kong Country Returns HD è una versione rinnovata del celebre videogioco uscito su Wii nel 2010. Questa edizione per Nintendo Switch combina il gameplay originale con gli 8 livelli extra introdotti nella versione 3D per Nintendo 3DS, per un totale di 80 livelli distribuiti su nove mondi tematici.

I giocatori possono scegliere tra due modalità: la “Modalità originale” e la “Modalità moderna”. La prima è ideale per i veterani alla ricerca di una sfida impegnativa; la seconda è pensata per rendere il gioco più accessibile grazie a strumenti extra. Inoltre, la modalità cooperativa locale consente di condividere l’avventura con un secondo giocatore, sfruttando le abilità di Diddy Kong per affrontare insieme ogni insidia.

Un classico per nuove e vecchie generazioni

Il lancio celebra uno dei personaggi più iconici dell’universo Nintendo. Nato come antagonista nell’arcade del 1981, Donkey Kong è diventato nel tempo uno dei simboli della casa giapponese, con una serie di giochi a lui dedicati e apparizioni in altre celebri saghe.

Donkey Kong Country Returns HD è disponibile in versione digitale e in versione fisica sul sito ufficiale. Con il suo mix di nostalgia e modernità, Donkey Kong Country Returns HD è un invito per tutti i fan a immergersi in un’avventura unica.

Categorie
Editoriali

L’esplorazione come narrazione: da Stray a Flow

Cosa significa esplorare? Conoscere l’ignoto o scoprire meglio sé stessi? Nel cinema e nei videogiochi l’esplorazione può assumere diverse forme come il viaggio interiore di un personaggio o la scoperta di un nuovo mondo. Stray (2021) e Flow (2024) rappresentano due prospettive complementari sullo stesso tema, invitando a riflettere su come l’ambiente e la narrazione visiva possano trasformarsi in un potente strumento di connessione emotiva.

Stray, celebre videogioco indie di BlueTwelve Studio e Annapurna Interactive, è ambientato in una città futuristica in declino, dalle tinte cyberpunk, popolata da robot senzienti. Il giocatore assume il ruolo di un gatto randagio che intraprende un viaggio per ritrovare la strada di casa. Lungo il suo percorso svilupperà un’amicizia insolita con un’IA chiamato B12, scoprendo pian piano frammenti di un mondo un tempo esistente e attualmente privo di esseri umani.

Flow, film d’animazione di Gints Zilbalodis narra le avventure di un micio solitario alle prese con un diluvio universale. La ricerca di un modo per sopravvivere lo porterà ad intraprendere un viaggio in compagnia di altri animali attraverso paesaggi onirici e surreali.

La narrazione visiva in videogiochi e film

La narrazione visiva differisce profondamente tra medium videoludico e cinematografico.

Nel sistema di coinvolgimento ludico una caratteristica essenziale è l’interattività: la richiesta di un comando da parte del giocatore che non si limita all’osservazione della scena che gli si pone davanti. Sono presenti rarissimi casi cinematografici in cui questo è possibile, come Bandersnatch (2018)o Erica (2019), ma si tratta principalmente di film in cui è possibile imboccare diverse biforcazioni narrative. Quello a cui mi riferisco è in particolar modo la possibilità di esplorare il mondo che ci circonda scegliendo noi cosa, come e a quale ritmo vederlo.

Stray utilizza la narrazione visiva in modo profondamente interattivo. La città con i vicoli illuminati da neon e le atmosfere decadenti diventa un espediente narrativo a sé stante che racconta la storia di un mondo in cui l’elemento antropico è svanito ormai da tempo, lasciando spazio alle macchine. Il giocatore scopre gradualmente l’ambiente esplorandolo, scoprendo via via pezzi di un puzzle più grande. Il racconto si evolve dinamicamente adattandosi alle nostre azioni, proprio come un viaggio esplorativo che diventa metafora del nostro coinvolgimento.

La narrazione cinematografica, al contrario, si concentra sulla capacità di guidare lo spettatore attraverso un percorso emotivo e visivo senza l’intervento diretto. In Flow questo processo è affidato principalmente all’animazione, all’estetica minimalista e al movimento del protagonista.

Pur essendo un film, privo dunque di un naturale elemento interattivo, la regia riesce ad offrire l’illusione di un’esplorazione attiva. La curiosità del micio guida la narrazione visiva, stimolando l’immaginazione dello spettatore su ciò che potrebbe nascondersi oltre i limiti visibili dell’ambiente che lo circonda.

L’importanza dell’elemento ambientale

Stray: luce

Ad arricchire l’esperienza narrativa, l’ambiente non rappresenta solo lo scenario in cui si svolgono gli eventi, ma interagisce direttamente con il protagonista favorendo la connessione tra i due.

In Stray, l’interazione con l’ambiente conferma il ruolo attivo degli scenari. Ciò è evidente sin dalle prime ore di gioco con i neon che lampeggiano in risposta al miagolio del gatto. La presenza di ostacoli che si frappongono tra lo spostamento da un’area all’altra contribuisce alla resa di un mondo vivo e reattivo. Inoltre, la meccanica del parkour, lo spostamento di oggetti e la presenza di puzzle ambientali, pur nella loro semplicità, stimolano la curiosità del giocatore suggerendogli di soffermarsi di più sui vari luoghi che si trova davanti e restituendo l’idea di un ambiente non solo vissuto, ma anche oggetto di modifiche da parte del protagonista.

In Flow i paesaggi evocativi rappresentano stati emozionali e cambiamenti interiori del protagonista. L’esplorazione di spazi differenti delinea un ritmo dinamico in cui ogni frammento dell’avventura diventa essenziale per la costruzione di un disegno più grande, generando una dinamica implicitamente simbolica.

Tematiche e simbolismo

A livello tematico le due opere contengono alcuni spunti simili pur mantenendo la loro unicità e le loro differenze.

Una delle tematiche più importanti, se non la principale, apparentemente antitetica rispetto all’assenza degli esseri umani è proprio la riflessione sul concetto di umanità. Entrambe le opere si pongono un interrogativo fondamentale: “È indispensabile essere umani per possedere umanità?” Questo viene esplorato attraverso personaggi che, in situazioni ardue manifestano qualità tipicamente umane quali l’altruismo e l’empatia.

Stray: gioco


In Stray, l’assenza degli esseri umani è una diretta conseguenza della progressione tecnologica incontrollata. In questo mondo, privo ormai di esseri umani, i robot senzienti hanno sviluppato valori e legami che richiamano caratteristiche tipicamente umane. Il gatto, unico essere vivente presente, attraversa il mondo devastato e, grazie alle sue interazioni, si pone come catalizzatore di riflessioni sul significato di umanità, suggerendo che le caratteristiche che crediamo ci appartengano possono emergere anche oltre i confini dell’umanità biologica.

In Flow, il viaggio è narrato attraverso un cast di soli animali. Le loro rappresentazioni allegoriche ci mostrano come l’armonia, basata su compromessi e somiglianze più che differenze sia essenziale per affrontare un pericolo comune.

L’elemento acquatico si rivela centrale, passando da forza distruttiva a presenza costante che modella il percorso del protagonista. Più di un semplice disastro naturale, assume un significato simbolico, diventando spazio di esplorazione e adattamento. Il gatto, attraversando e riaffrontando l’acqua in più occasioni, trasforma la sensazione di minaccia in un’opportunità di crescita.

La ragione della scomparsa umana è indefinita, anche se si lascia intendere che la causa sia una malagestione delle risorse naturali.

Stray: passeggiata

Esperire le due opere

In definitiva, Stray, si affida all’interattività come aspetto basilare per veicolare il coinvolgimento emotivo. I luoghi evocativi raccontano il mondo distopico in cui ci muoviamo, mentre i legami che sviluppiamo con i personaggi, principali e secondari, arricchiscono l’esperienza del giocatore.

Un tratto significativo del gioco è la capacità di farci sentire davvero nei panni di un gatto: funzioni che a prima vista sembrano semplici espedienti ludici come la possibilità di miagolare, farsi le unghie o accoccolarsi su una superficie morbida restituiscono invece una sensazione ben più profonda. Questi momenti, apparentemente giocosi, contribuiscono a costruire un’intesa affettiva con il protagonista, amplificando l’immersione e offrendo al giocatore una nuova dimensione sensoriale coinvolgente.

Stray: riposo

Flow punta ad offrire un’opportunità meditativa, in cui l’assenza di dialogo diventa fondamentale per non disturbare la quiete del viaggio intrapreso dal protagonista. Lo spettatore si trova dunque in una posizione di contemplazione passivo-riflessiva.

Il ritmo del film segue una linea sinuosa, che si muove fluidamente, si trasforma, avanza e a tratti sembra tornare indietro in una danza che rispecchia lo stato emotivo del personaggio principale. La colonna sonora sposa perfettamente questo concetto, coinvolgendo lo spettatore a un livello profondo. I suoni, infatti, sembrano accompagnare ogni movimento del gatto, trasformandosi in un filo conduttore che ne guida l’attenzione e amplifica l’immedesimazione.

Conclusione

L’esplorazione, come tema centrale, viene trattata in modo unico sia nel contesto cinematografico che videoludico. Entrambe le esperienze ci offrono modi diversi di esplorare, ma al contempo ci accompagnano verso lo stesso fine: la scoperta di sé, del mondo intorno a noi e delle emozioni che lo definiscono.

L’analisi delle due opere, Stray e Flow, rende più ovvia la sfumatura tra i due media, con il cinema che si ispira all’interattività del videogioco e i videogiochi che adottano tecniche narrative cinematografiche.

Il medium videoludico, con la sua capacità di coinvolgere attivamente lo spettatore, si afferma come una forma d’arte a sé stante, che combina estetica, narrazione e interattività, arricchendo la percezione dell’arte contemporanea e offrendo nuove modalità di espressione e di fruizione culturale.

Panoramica privacy

Questo sito web usa Cookie al fine di fornire la migliore esperienza possibile. Le informazioni Cookie sono conservate sul tuo browser e hanno il compito di riconoscerti quando torni sul nostro sito web. Inoltre, sono utili al nostro team per capire quali seizioni del sito web sono maggiormente utili e interessanti.