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Editoriali

Diablo, guida alla demonologia dei videogiochi

Diablo si può definire una serie cult per i gamers, siano essi fedelissimi Sony, Xbox o provenienti dal mondo dei PC. Il primo titolo (Diablo I) uscì nel lontano 1996 seguito quattro anni dopo dal suo sequel Diablo II. I giocatori però hanno dovuto attendere ben dodici anni per avere un terzo capitolo. 

Dopo tanti anni d’attesa Diablo III si è presentato al pubblico con una grafica largamente migliorata rispetto ai primi due e oggi, a quasi dieci anni da quella pubblicazione, Blizzard ci offre una chicca. Nell’attesa del quarto capitolo (previsto tra il 2022 e il 2023) si potrà giocare Diablo II: resurrected, la remastered dell’ormai ventenne Diablo II. Grazie ad una grafica migliorata e a dinamiche di gioco semplificate la casa Blizzard offre un tuffo nel passato senza però stravolgerne il ricordo. Diablo II: resurrected è un ottimo punto di partenza per avvicinarsi alla saga per la prima volta o per rivivere le emozioni di un tempo. 

Tutti i Diablo fluttuano attorno all’eterna lotta tra il bene e il male, le schiere infernali e quelle celesti che si contendono il mondo di Sanctuary e la vittoria finale. Vi siete mai chiesti però se i nomi e le ambientazioni del gioco abbiano un qualche richiamo alla demonologia e cosmogonia Cristiana? 

In occasione dell’uscita di Diablo II: resurrected perché non dare una sbirciatina al mondo da cui questa saga prende spunto? 

Diablo e i nomi di Satana

Partiamo appunto dal demone che dà il nome alla serie Diablo, che in spagnolo significa Diavolo. Un sostantivo spesso associato alla figura di Satana. Se usato più generalmente però può diventare un sinonimo di demone e quindi indicare i torturatori dell’inferno e non il Diavolo con la D maiuscola. 

Secondo la Bibbia quest’ultimo è la contrapposizione a Dio, il peccato e il tentatore. Quindi se la mitologia fosse un gioco allora potremmo dire che si tratta del boss finale dell’inferno, il grande male. Questa figura all’interno dei giochi di Blizzard però non è presente, le schiere infernali infatti sono capitanate da un terzetto di demoni maggiori.  

Diablo è uno di loro insieme a Mefisto e Baal. I nomi utilizzati dagli ideatori del gioco per i membri del triumvirato sono tutti nomi che fanno riferimento alla figura di Satana. Diablo è forse quello più usato ma anche gli altri due, in vari passaggi della Bibbia e non solo, vengono usati per parlare del Diavolo. 

Diablo
Diablo

A seconda della sfaccettatura del male che vogliono evidenziare, spesso i riferimenti bibliografici utilizzano nomi diversi per riferirsi a Satana. Astarte, Belfagor, Belzebù, Azazél, Dagon, Moloch, Samael e molti altri. Questo caleidoscopio di volti che Satana può prendere lo si può ritrovare nei titoli utilizzati nel gioco della Blizzard. Diablo per esempio era il signore del Terrore. Questo titolo gli è stato affibbiato probabilmente nella speranza che sembrasse il più temibile nel trio a capo degli inferi. Il terrore infatti è la forma primordiale di minaccia, fin dal suo stato larvale l’umanità ha sempre conosciuto la paura e per questo il demone più potente poteva assumere solo quel titolo. 

Mefisto il diavolo tedesco

Accanto a Diablo, al vertice dell’Inferno, c’è Mefisto detto anche Mefistofele. Questo nome è spesso usato nel folkore tedesco per indicare il Diavolo. La figura di Mefistofele però è diversa da quella caprina di Satana. Il primo infatti è rappresentato spesso come un uomo vestito di nero con in mano un libro rosso. I due hanno in comune la caratteristica di stringere patti in cambio dell’anima della loro vittima. 

Mefistole è un demone menzionato anche nella leggenda di Faust di Goethe nella quale il dottor Faust stringe un patto col Diavolo, scambiando così la sua anima in cambio della conoscenza assoluta. Questo personaggio letterario ha condizionato anche il linguaggio contemporaneo dando origine all’aggettivo mefistofelico, utilizzato in riferimento a qualcosa di perfido, maligno e fuorviante. 

Mefisto in Diablo
Mefisto

Baal dio fenicio o demone?

Ultimo ma non meno importante è Baal. Il nome di questo personaggio potrebbe avere radici nella figura del dio Fenicio Baal. Esso era visto come il padre di tutti gli Dei, assumendo nella mitologia fenicia la stessa funzione di Crono in quella greca. Nella visione cananaica invece era visto come uno degli dei principali ma non come creatore degli dei. 

Molto più probabilmente però, il personaggio di Diablo, prende spunto dal demone Bael. Si tratta di uno dei dodici re dell’inferno e secondo le descrizioni che ne vengono fatte ha l’aspetto di un ragno con tre facce, una felina, una da rospo e una umana. Nel gioco della Blizzard la forma aracnoide è ripresa nel design del signore della distruzione ma anche qui, come nella figura di Mefisto non troviamo nessun’altra caratteristica in comune con la controfigura religiosa. 

Baal Diablo
Baal

Belial il falso idolo

Baal viene confuso spesso con Belial, altro demone della religione cristiana e ulteriore nome usato per riferirsi a Satana. Chi ha giocato il terzo capitolo della saga di Diablo conosce anche Belial. Il giocatore lo incontra nella città di Caldeum e aiuta ad intrappolarlo nella pietra nera delle anime. Belial fa parte di un gruppo di demoni minori che rovesciò il governo degli inferi quando il triumvirato di cui abbiamo parlato finora venne sconfitto. 

In Diablo, Belial è il signore della menzogna e infatti il suo nome in ebraico può prendere il significato di falso idolo. Questo demone dovrebbe quindi incarnare l’antagonismo della figura di Satana verso quella dell’unico e vero Dio cristiano. 

Belial
Belial

Azmodan, re dell’inferno

Nel terzo capitolo della saga di Diablo, una volta sconfitto Belial, entra in scena un demone dall’imponente figura. Si tratta di Azmodan che sfida Leah a fermare le schiere infernali al suo servizio che stanno per invadere Sanctuary. 

La figura di Azmodan sembra essere un potente generale degli inferi ed è sicuramente ispirato ad Asmodeo. Asmodeus è considerato uno dei dodici re degli inferi ed è un demone talmente potente da essere messo alla stregua di Lucifero e Satana. Altri lo associano addirittura al serpente che corruppe Eva nell’Eden e forse da questo deriva il titolo che gli viene dato in Diablo: “signore del peccato”. 

Azmodan Diablo 3
Azmodan nella visione di Leah

I Nephilim di Diablo

Alla fine del capitolo tre l’arcangelo Tyrael è preoccupato perchè il giocatore è diventato talmente potente da essere riuscito a sconfiggere Diablo nella sua forma fisica. Il personaggio giocato, indipendentemente dalla classe scelta, è chiamato il Nephilim per il suo misto tra demoni e angeli. Ebbene non vi sorprenderà sapere che nemmeno questi esseri per metà demoni o angeli sono frutto dell’immaginazione della Blizzard. I Nephilim erano esseri per metà umani e per metà demoni o angeli. 

Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro delle figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli a loro scelta. 

Genesi 6:1-8

Questo passo della genesi suggerisce che metà del sangue di questi esseri è divino. Per figli di Dio infatti si intendono sia angeli che demoni. Ad una prima interpretazione essi infatti erano stati associati alle schiere di angeli caduti, ma in un secondo momento è sembrato più corretto interpretarli come angeli veri e propri. 

La creatrice Lilith

Arriviamo infine alla figura della creatrice di Sancturay, la demone Lilith. Figlia di Mefisto che assieme a Inarius fuggì dall’eterna guerra tra il cielo e gli inferi creando il mondo degli umani. Il trailer fornito dalla Blizzard durante il Blizzconline di quest’anno annuncia il ritorno di Lilith dal vuoto in cui era stata imprigionata. L’entrata ad effetto della creatrice può preannunciare di sicuro un’avventura epica, d’altronde è della regina dei demoni che stiamo parlando. Nella demonologia infatti Lilith è vista come la madre di tutti i demoni e simbolo della donna che non si sottomette all’uomo. Nel medioevo viene presto associata alla lussuria e alla stregoneria e quindi negli anni prende anche il titolo di prima strega.

Nella cabala ebraica però Lilith è invece la prima donna creata, precedente a Eva, che non accetta di sottomettersi ad Adamo. Ella viene creata dalla terra proprio come il consorte che però voleva comandarla e dimostrarsi superiore, Lilith non volle sottomettersi e quindi le venne affibbiato il titolo di demone.

La storia della Lilith di Diablo sembra accostarsi a quella della sua controparte religiosa. La creatrice di Sanctuary infatti si ribella insieme a Inarius che però alla fine la relega nel vuoto rinnegandola.

Lilith Diablo
Lilith

Diablo: un mondo di gioco indipendente

Nei Diablo i riferimenti demonologici a volte si limitano a rubare un nome o a deformare i personaggi religiosi per renderli conformi alla storia del gioco, tutto questo rende un gioco già magnifico ancora più bello. La storia, inserita tra i round di gioco con cut-scene o nascosta nelle descrizione degli oggetti, si sviluppa insieme al gioco ma anche indipendentemente da esso. L’universo di Diablo infatti, proprio come quello di altri giochi Blizzard, è così ampio da non limitarsi a contenere un unica storia ma lasciando al giocatore la possibilità di immaginare al di fuori del tracciato. Questo è il risultato di un buon world-building che non si limita a creare un universo fine alla storia.

Se le ambientazioni cupe di Diablo, la storia dal retrogusto infernale e i riferimenti alla demonologia cristiana non vi sono bastati allora forse potreste dare una sbirciatina anche a qualche altro gioco che tratta argomenti simili come Dante’s inferno.

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Essays on Empathy per PC – Recensione

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Essays on Empathy è una collezione di esperimenti che dimostrano come un’opera videoludica può essere un medium affascinante per raccontare delle storie con un alto contenuto emotivo, senza necessariamente coinvolgere freneticamente l’utente. Ci piace vedere questo titolo come un buon punto di partenza, in attesa di un seguito maggiormente organico e complesso da parte del talentuoso Deconstructeam.

6.5


Negli ultimi anni, l’importanza culturale dei videogiochi è stata rivalutata, permettendoci di godere di titoli con una forte componente narrativa. Ancor prima di What Remains of Edith Finch, gli sviluppatori di Deconstructeam hanno improntato i loro progetti interamente su esperienze ricche di emozioni umane; Essays on Empathy è una raccolta di dieci opere in cui Jordi, Marina e Paula hanno osato lavori dall’alto impatto emotivo, di cui De Tres al Cuarto è la nuova esperienza di punta.

Brevi, ma intensi

Ad eccezione di De Tres al Cuarto, Essays on Empathy è diviso in nove giochi con una longevità inferiore ai trenta minuti. Ogni opera affronta sempre tematiche diverse, accomunate dal loro essere forti e attuali.

Le opere sono affrontabili in qualsiasi ordine, ma riteniamo che gli autori abbiano seguito un percorso ben preciso, da sinistra verso destra. Il primo gioco è Underground Hangovers, il titolo più dinamico della collezione: un action a scorrimento laterale in cui sono trattate le tematiche dell’alcolismo; i successivi due videogame si concentrano sulla narrativa cyberpunk già vista in The Red Strings Club: Zen and the Art of Transhumanism e Supercontinent Ltd.

Cyberpunk

In Zen and the Art of Transhumanism impersoneremo un’artigiana di perk per essere umani. Questi add-on modificano le caratteristiche fisiche o psichiche del corpo che li ospita: starà a noi decidere se rendere un cliente competitivo o se inibire la sua volontà, rendendola semplicemente felice.

Supercontinent Ltd è un intrigo testuale con protagonista un hacker, coinvolto suo malgrado in un rapimento. L’intero videogioco si svolge al telefono e si divide in due fasi principali: trovare i numeri, da scrivere rigorosamente a mano, e usare le parole giuste per scoprire il contorto meccanismo che si cela dietro a tutta la vicenda.

Tragiche decisioni

In ogni caso, starà a noi decidere che strada intraprendere in Essays on Empathy.

Engolasters January 2021 dovremmo trovare un difficile equilibrio nella nostra vita. Muovendoci in una mappa innevata dovremmo bilanciare due eventi distinti: fenomeni paranormali, che potrebbero lanciare la nostra carriera giornalistica e la forte volontà di nostro figlio di scappare via da casa. Lo stesso gameplay è il motore di Dear Substance of Kin, il cui protagonista può plasmare il carattere degli abitanti di un piccolo villaggio, rimuovendo le caratteristiche che preferisce al costo di sacrifici umani.

Decisioni ancora più traumatiche possono essere prese in Eternal Home Floristry, dove creare un bouquet significa far incontrare sessualità e morte. Qualcosa di meno doloroso, se lo vorremmo, potremmo provarlo in The Bookshelf of Limbo: dovremmo “semplicemente” leggere titoli e prefazioni di libri, il regalo per nostro papà.

Vittime della vita

Quelli che riteniamo i giochi più riusciti della collezione hanno come protagoniste due donne. Behind Every Great One racconta la routine di una moglie costretta a subire le subdole pressioni del marito artista e della sua famiglia. In quest’opera, vestiremo i panni di una casalinga vicina all’esaurimento nervoso, che dovrà sacrificare se stessa per la carriera del marito.

Anche più macabra è l’avventura 11.45 A Vivid Life: lo scopo del gioco è asportare parti del nostro corpo e dare una motivazione delirante per giustificare l’autolesionismo.

De Tres a Cuarto

L’inizio dell’avventura ci avverte che questo videogame durerà circa 90 minuti e non ci saranno punti di salvataggio: gli autori ci vogliono raccontare una storia senza interruzioni, tutta d’un fiato.

De Tres a Cuarto è un duo comico in tournée, che aprirà svariati spettacoli in giro per la Spagna. Impersoneremo un giovane cabarettista, che pronuncerà le proprie battute seguendo un sistema di deckbuilding formato da quattro carte carte: blank, poor, punch e build. Le prime tre, dalla più scadente alla migliore, concludono la battuta e forniscono un punteggio in monete; la carta build permette di continuare il dialogo, aumentando anche il livello delle battute.

Nonostante il mazzo e la qualità delle battute sia migliorabile, l’obiettivo di De Tres a Cuarto è narrare la storia di due giovani artisti omosessuali, che stanno costruendo una relazione raccontando le proprie avventure, paure e ambizioni, senza alcun tabù.

Oltre il gioco

Dare eccessiva impoortanza al lato tecnico di Essays on Empathy significherebbe demolire delle ottime idee, che ci hanno permesso di riflettere sulla nostra vita per svariate ore. Il titolo di Devolver Digital e Deconstructeam presenta svariati bug, anche molto basilari. Per esempio, a volte, non è possibile passare a schermo intero o bisogna chiudere un titolo con ALT+F4; inoltre, i giochi sono spesso legnosi e i comandi non sempre rispondono come dovrebbero.

D’altro canto, la pixel art crea la giusta empatia con il videogiocatore, che percepirà esattamente le emozioni che gli sviluppatori vogliono trasmettere. Allo stesso modo, musiche e suoni riescono a farci percepire intensamente le (molto spesso) tragiche scelte della trama.

Conclusione

Essays on Empathy è una collezione per chi considera i videogiochi un altro modo di raccontare, per chi percepisce il medium videoludico come una valida alternativa a cinema e libri. Il titolo di Deconstructeam non è la migliore avventura interattiva che sia mai arrivata sul mercato, ma riesce a raggiungere il cuore e la mente del videogiocatore fornendo qualche ora di impegnativo divertimento.

Dettagli e Modus Operandi

  • Genere: Avventura
  • Lingua: Inglese
  • Multiplayer: No
  • Prezzo11,49€

Ho vissuto vite altrui per circa 6 ore grazie a un codice gentilmente fornito dal publisher.

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Labyrinth City: Pierre The Maze Detective per PC – Recensione

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Gioco interessante solo per un pubblico di giovanissimi. Paga cara la ripetitività e la scarsa capacità di coinvolgere il giocatore. Buona la parte tecnica che si salva in corner per la bellissima ambientazione, completamente disegnata a mano, e le musiche interessanti. Decisamente da rivedere la parte di gameplay, che dovrebbe rappresentare un punto importante di qualunque videogame.

6


Labyrinth City: Pierre The Maze Detective è un gioco sviluppato da Pixmain. Il suo genere di appartenenza può essere identificato in un puzzle-game 2-D, rivolto ad un pubblico di minori. A primo impatto, il gioco mi è sembrato una delle tante rivelazioni indie, capaci di rappresentare vere opere d’arte (come Genesis Noir), ma purtroppo mi sono dovuto ricredere nonostante la grafica carina e l’accattivante aspetto old style, mi avevano incuriosito e non poco.

Il protagonista del gioco è Pierre, un curioso detective che deve inseguire il cattivissimo Mister X. L’appena citato cattivo ha rubato la “Maze Stone”, una pietra che ha il potere di creare labirinti complessi a piacere.

Il gioco è basato completamente, sia per la storia e sia per i livelli, sul libro omonimo. Sulla falsa riga dell’opera letteraria, il titolo si dipana in “missioni”, incentrate sull’inseguimento lungo vari labirinti.

Altro elemento rilevante è la localizzazione in italiano dei dialoghi. Questo è un elemento che sta diventando raro e che riesce ad essere un problema importante. Come sottolineato in precedenza, diventa fondamentale la localizzazione corretta ed approfondita dei giochi al giorno d’oggi, in particolare con il ritorno in auge di tanti generi basati su complesse e lunghe sessioni di dialoghi.

Disegni artistici e musiche coinvolgenti

Labirinto cittadino
Scorcio di uno dei “Labirinti” da affrontare.

Il gioco ha sicuramente dei punti di forza a livello artistico. Personalmente trovo apprezzabile la riproduzione, quasi completamente a mano, di tutte le ambientazioni principali.

Questo rende il titolo vicino ad essere un’opera d’arte, grazie un importante colpo d’occhio decisamente artistico. Il tocco d’artigianato impresso nel game-design è apprezzabilissimo, riuscendo così a stravolgere il concetto di puzzle-game. All’inizio, nonostante l’entusiasmo, temevo che il classico gioco a labirinti mi avrebbe facilmente annoiato, anche a livello visuale. Invece, per fortuna, sono stato smentito da un’ottima grafica, che rende l’opera dissimile a qualunque altra presente nel panorama videoludico.

Anche le musiche sono ben caratterizzate e sebbene non siano della stessa qualità del game-design, riescono a fare la loro bella figura, adattandosi al gioco come un sontuoso vestito.

Il connubio di musiche, ambientazioni e design grafico riesce ad essere attrattivo, soprattutto verso un pubblico di bambini. In questo modo inoltre il videogame si innalza nel diventare una vera e propria forma d’arte e metodo di espressione moderno.

Ma cosa si intende per “metodo di espressione moderno”? Beh, immaginate di prendere una qualunque fiaba per bambini, di quelle da raccontare la sera farmi addormentare. Come la scrittura e la diffusione della stampa, a suo tempo, hanno favorito l’innalzamento del livello culturale della nostra specie, un gioco capace di unire interattività a storie per bambini, potrebbe rappresentare il nuovo orizzonte pedagogico per i pre-adolescenti.

La grande scommessa vinta da “Labyrinth City: Pierre The Maze Detective” è quella della modernizzazione, senza stravolgerne il contenuto, di una storia ad illustrazioni classica, risultando, aldilà del punto di vista e gusto personale, innovativo.

Gameplay ed interazioni decisamente da rivedere

Mercato nero
Illustrazione del mercato nero.

Pur apprezzando la grafica e le musiche, c’è da dire che a parte un ristretto gruppo di appassionati, è difficile trovare piacevole alla lunga le sessioni di gioco.

Nonostante siano presenti molti interessanti riferimenti a videogiochi cult (fra tutti la saga di Assassin’s Creed), questi sono appunto solo “riferimenti”. La mancanza di azioni o interazioni conseguenti a queste scenette, tendono a renderle sterili e a malapena curiose. Le brevi interazioni presenti, in forma di mini-giochi dentro al gioco stesso. tendono ad essere carine all’inizio, ma decisamente ripetitive alla lunga.

Gli obiettivi presenti nelle missioni tendono ad essere abbastanza ripetitivi, sempre nella stessa forma. Infatti in tutti i livelli, si potrà fare solamente lo stesso set di “gruppi” d’azioni:

  • Trovare i forzieri.
  • Cercare l’oggetto “speciale”.
  • Ricercare le stelle.
  • Raccogliere gli appunti di Mister X.
  • Parlare con l’orso per i mini-giochi.
  • Dialogare con i personaggi principali o secondari.

All’apparenza sembrano tante le azioni, ma l’assenza di vere e proprie conseguenze dopo i dialoghi, di azioni aggiuntive da poter svolgere in seguito al ritrovamento degli appunti o qualsivoglia forma di interazione “attiva” e “conseguente”, rende il tutto molto statico e sterile. Ogni azione è infatti slegata dalle altre e non fornisce nessun contributo utile o conseguenze tangibili nei vari livelli.

Tutto questo rende le interazioni molto ripetitive e alla lunga noiose. Inoltre la totale assenza di legami fra le varie azioni rende di fatto inesistente il gameplay. L’intimo legame fra input del giocato ed intelligenza artificiale infatti è un fattore cruciale per qualunque gioco, come già sottolineato con forza. Altrimenti l’impressione è quella di ripetere senza sosta un determinato insieme di azioni quasi senza un nesso logico, facendo mancare il coinvolgimento emotivo del giocatore.

Conclusioni

Il gioco ha sicuramente uno spiccato lato artistico. Graficamente infatti è degno di nota ed ha un ottimo connubio grafico-musicale, che rende l’esperienza a tratti piacevole. Detto questo, si fa sicuramente sentire l’assenza totale di gameplay e la ripetitività delle sessioni di gioco, che ne precludono il coinvolgimento.

Il motivo principale di tale scelta penso sia stata dettata dalla natura del videogame, che strizza l’occhio ad un pubblico esclusivamente pre-adolescenziale, e dalla trama da cui prende spunto, Alla ricerca della pietra del labirinto. Pierre detective di Hiro Kamigaki.

Per questo motivo consiglio e credo che possa essere godibile solo per chi è già un appassionato del libro illustrato originale o ad un pubblico di giovanissimi.

Degna di nota la totale assenza di bug o problemi durante l’esperienza di gioco.

Dettagli e Modus Operandi

  • Genere: Puzzle-game,
  • Lingua: italiano
  • Multiplayer: no
  • Prezzo11,99€

Ho inseguito il famigerato Mister X per circa 6 ore grazie a un codice gentilmente fornito dal publisher.

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Mass Effect Legendary Edition per PC – Recensione

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Edizione, rieditata nella parte grafica, di un classico, ancora apprezzabile ed attuale. Le dinamiche di gioco non sono invecchiate male, nonostante il prezzo abbastanza elevato, l’assenza di innovazioni nel gameplay e nei contenuti giocabili, non permettono di considerarlo un must-have come un tempo.

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La saga di Mass Effect è conosciuta dai giocatori di tutto il mondo, grazie alla capacità avuta di rinnovare il genere GDR, senza snaturarlo. È stato, soprattutto per la mia generazione, uno dei giochi più influenti del genere, grazie anche alla casa che lo ha sviluppato, Bioware.

In quel periodo, grazie anche alla saga di Dragon Age, è stata una delle più importanti software house per i videogiocatori. Il suo ruolo nello sviluppo dei GDR moderni è innegabile, grazie ai dialoghi ed alle storie complesse architettate ed alla profondità delle trame offerte.

Tutto ciò dovrebbe far capire come le aspettative per questa riedizione di una pietra miliare del genere, per un appassionato dei GDR, siano altissime. Considerando le alterne fortune dei Remastered, insieme alla pesante eredità di questa saga, mi sono cimentato nella scoperta del risultato finale ottenuto.

Cercherò di spiegare dunque quello che ho provato, valutando come si raffronta la saga con i tempi ed i videogiocatori moderni.

Una grande trama non invecchia mai

Foto di un momento importante della storia
Suggestiva ambientazione in un momento importante della trilogia.

La trama è il punto forte del gioco che non ha risentito del trascorrere degli anni. In tutti i capitoli della saga, senza eccezioni, si è coinvolti dall’inizio alla fine.

Uno degli elementi di spicco è dato dalla possibilità di poter importare le partite svolte da un capitolo all’altro, con importanti conseguenze nello svolgimento della storia e nel come siamo percepiti nel mondo circostante, sia da alleati e sia dai nemici. Ad oggi non è ancora comune trovare titoli che offrono questa opportunità, data la difficoltà nel garantire una storia uniforme, completa e coerente fra i diversi capitoli.

Questo elemento può annoverarsi dunque fra i “sempreverdi” ed attuali. Inoltre non c’è dubbio sulla capacità di Bioware nel garantire storie ricche, complesse e piene di colpi di scena, capaci di coinvolgere emotivamente il giocatore con ogni singolo membro della propria squadra. Fra i capitoli infatti si nota un crescendo di importanza delle relazioni con i compagni di squadra, cruciali addirittura in alcuni momenti per lo sviluppo futuro della trama.

Non mancano infatti le scaramucce ed i diverbi all’interno del nostro team, che possono culminare in scontri con risvolti letali. A causa di una guerra interstellare dei secoli precedenti ad esempio, le razze del Consiglio ed i Krogan non vanno assolutamente d’accordo. Questo in particolare ci porrà di fronte la possibilità di dover uccidere un membro della squadra, incapace di accettare un accordo che con buona probabilità potrà portare all’estinzione della specie di provenienza!

Insomma, le scelte da prendere sono assolutamente importanti e possono avere conseguenze addirittura fra capitoli diversi, contribuendo a garantire una modernità assoluta in termini di coinvolgimento e bellezza di storia e trama. Di certo la saga in questo modo si pone ancora fra quelle più innovative e coinvolgenti di sempre nel panorama GDR, al punto da apparire quasi un romanzo.

Battaglie interessanti, gameplay un po’ ingessato

Un concitata battaglia di Mass Effect Legendry Edition.
Momento concitato in battaglia.

Il ruolo dell’Intelligenza Artificiale nel gameplay è da noi considerato cruciale in un videogame e questa saga ha tanto da offrire per entrambi questi aspetti. L’IA ed i combattimenti non sono invecchiati male, capaci di essere interessanti e creare qualche grattacapo anche a distanza di anni.

Il gameplay, allo stesso modo, non è invecchiato particolarmente male, anche se in questo caso il peso degli anni si sente di più. Può rivelarsi frustrante adottare il sistema tattico-in tempo reale adottato, dove si alternano “pause tattiche” a sparatorie frenetiche.

Si devono infatti dosare le abilità dei singoli, biotiche, tecnologiche o militari, per affrontare al meglio la battaglia. In base a tipo di nemico e disposizione degli elementi di gioco, si devono scegliere abilità e disposizione dei membri della squadra. È possibile, inoltre, impartire ordini come lo spostamento dietro una copertura o l’utilizzo di abilità per immobilizzare o lanciare il nemico in aria.

I nemici a loro volta cercheranno di circondarci e di sfruttare al meglio le loro abilità. Un cecchino nemico cercherà di tenersi a debita distanza, coperto dagli assaltatori frontali come biotici o soldati.

Le tattiche non sono gestite con un’interfaccia singola per ogni personaggio, risultando macchinose e inefficaci. Spesso ho preferito affrontare direttamente le battaglie, utilizzando i compagni come un mero supporto se non come una scocciatura. L’assenza di controllo dei singoli personaggi, impedisce lo studio di tattiche d’attacco diverse da quello frontale diretto e ciò rende il gameplay a tratti ingessato.

Finalmente una vera Remastered!

Shepard è davvero in massima forma!

Con piacevole sorpresa la rimasterizzazione del titolo e l’intervento nell’aspetto grafico è riuscito alla perfezione. Non solo le texture sono davvero belle da vedere, ma i passi avanti anche nell’interfaccia sono una piacevole sorpresa. L’uniformità introdotta nei vari capitoli è ammirevole e fa sembrare l’esperienza di gioco davvero un “continuo”.

Certo, parliamo comunque di un intervento non a livello di motore grafico vero e proprio, e si vede. Effetti di luce e grafica sono migliorati, anche se non possono minimamente essere considerati al pari o vicino a quelli offerti dai videogame più recenti.

È importante considerare questo aspetto soprattutto tenendo conto del prezzo a cui viene venduto e come esso si confronta con i mostri sacri dei giochi di ruolo. Scene epiche e interattive, grafica e panorami sbalorditivi sono lo standard per i GDR cosiddetti “tripla A” e questa edizione non arriva a tali vette.

La comprensibile scelta di non correre rischi con una saga di una tale importanza storica, presta il fianco agli inevitabili limiti tecnici dovuti dall’età della saga. Non aggiungendo contenuti o modifiche sostanziali al gameplay, ci si è limitati ad un contenuto aggiornamento tecnico, seppur davvero ben fatto.

A tal proposito, la stabilità dei titoli è assoluta, con giusto qualche limitato problema di mancata sincronia audio-video durante il gioco e nel parlato delle scene. Sottolineo la cosa visti i non indifferenti problemi tecnici avuti, recentemente, da titoli ben più moderni.

Conclusione

La saga ha vissuto sicuramente una seconda giovinezza con questa remastered. Tecnicamente il lavoro è davvero ben riuscito, con una parte di rivisitazione di texture e comparto audio ottima e di buona fattura.

La riedizione tecnica non ha inoltre intaccato la qualità di trama e storia originale, che rimangono interessanti e moderni anche a distanza di quindici anni. Il gameplay è un po’ invecchiato e si sente, seppur i combattimenti riescono a rimanere interessanti.

L’approccio prudente di rivisitazione si è rivelato dunque a doppio taglio, garantendo apprezzabilità del lavoro svolto da una parte, ma relegando la saga da rivoluzionaria a carina dall’altra. Il prezzo elevato infine non è a mio avviso giustificato, dove a cifre inferiori si trovano i titoli ora considerati come pietre miliari del genere.

In conclusione mi sento comunque di consigliare la saga a chi non l’ha mai giocata e sicuramente agli appassionati di GDR, in attesa magari dei prossimi saldi.

Dettagli e Modus Operandi

  • Genere: GDR, Azione
  • Lingua: italiano/inglese
  • Multiplayer: no
  • Prezzo59,99 €.

Ho esplorate le vastità dello spazio per quasi un centinaio di ore, grazie a un codice gentilmente fornito dal publisher.

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Genesis Noir per PC – Recensione

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Il gioco è una promessa dell’universo indie. Le musiche ne rappresentano il pezzo forte, accompagnate da una trama non banale, interessante, artistica. Gli manca quel tocco di gioco di massa per entrare di diritto fra i titoli top. Genesis Noir non ha bisogno di allungare il brodo per tenere incollati allo schermo, ma qualche ora in più di gioco avrebbe reso il titolo maggiormente profondo.

8


I giochi artistici sono sempre più rari al giorno d’oggi. Quei giochi che provano a stimolare l’animo umano, senza ricorrere solo a frasi di comodo e azione frenetica. Iniziando a giocare, il primo pensiero avuto è quello di avere per mano un’opera di qualità.

Sul tema del gioco non solo come sfogo, ma visto come meccanismo di riflessione, si è già parlato abbastanza (e bene) nell’interessante articolo “Videogiochi un altro modo di raccontare” di Antonino. Sono fermamente convinto che sia così, anche per questo ritengo il prodotto in esame sia una perla fra i giochi indie.

Il titolo creato dal minuscolo studio Feral Cat Den e pubblicato da Fellow Traveller, merita di essere preso in considerazione per davvero tanti motivi e sarà mia premura fare in modo di farvi provare, seppur in maniera limitata, parte delle emozioni che ho provato io.

Partirò con il trailer, che mi ha subito stregato.

Partiamo all’avventura (cosmica)!

Anche piccoli sketch del video riescono già a fornire un’idea della freschezza del titolo, che rappresenta letteralmente una boccata d’aria fresca per il suo genere, nel piccolo, e per la categoria dei videogiochi in generale.

Io stesso non sono un’amante dei puzzle game dove si rimane incastrati per buona parte del tempo, nel risolvere enigmi senza fine. Questo tipo di titoli possono portare facilmente alla noia. Allo stesso modo vengo ancora meno intrigato dalle avventure grafiche e dai videogiochi dallo stile “investigativo”. Ogni gioco in cui si devono mettere insieme gli elementi per ricostruire una sorta di “puzzle” (ovvero la trama), mi urtano.

Mi sono dovuto ricredere con Genesis Noir.

Vai con il Jazz!

Ecco un esempio di intermezzo musicale interattivo.

Il perché del titolo sopra è lampante dopo la prima mezz’ora di gioco: le musiche di “accompagnamento” (le virgolette servono) sono davvero fantastiche. Questo titolo ha il suo principale punto di forza proprio nel comparto audio, le cui tracce ci accompagnano durante l’avventura e sono forse la vera attrattiva.

Si può infatti passare da momenti in cui c’è una rilassante melodia Jazz ad altri in cui l’azione si fa frenetica e le musiche diventano più assordanti, mettendo una sorta di agitazione addosso al giocatore stesso. Rimane difficile spiegare questa sensazione in quanto è intima, personale, complessa, di certo davvero ben riuscita. Non è comune trovare nelle canzoni e melodie di un videogioco i suoi punti di forza, rappresentano in genere un semplice elemento di contorno, e in questo caso mi sento davvero di fare i complimenti agli sviluppatori.

Mi spingo oltre fino a dire che se il titolo fosse uscito qualche mese prima, se la sarebbe potuta giocare per il titolo di migliore colonna sonora dell’anno.

Interessante è la possibilità di interagire con il mondo di gioco, anche negli intermezzi musicali. In questo modo si diventa partecipi dell’azione, sentendosi in generale molto più a contatto con la trama. Questo, scandito dal ritmo fornito dalle canzoni, rende la componente gameplay di contorno (in accezione assolutamente NON negativa). Tengo molto a sottolineare che non è affatto banale mettere in secondo piano il gameplay, che considero cruciale in qualunque gioco che si rispetti.

La stessa trama è scandita, all’inizio di ogni capitolo, da frasi relative al mondo della fisica sull’origine dell’universo, che contribuiscono a definire un’atmosfera misteriosa e sorprendente, a tratti difficoltosa da cogliere. Tutto ciò contribuisce nel dare un tocco piacevolmente artistico al gioco.

Il secondo elemento azzeccato secondo me è il mix di qualità grafica e trama, di cui scriverò a breve.

Interattività e arte visuale

Altro esempio di scena interattiva musicale.

L’elemento grafico, come detto, è degno di nota e fornisce varie prospettive durante l’esplorazione dei capitoli. Spesso si viene catapultati in azioni travolgenti in cui si devono fare le cose più disparate. Per esempio si può dover suonare insieme a un musicista, componendo così una sinfonia unica e particolareggiata, che possiamo modificare a nostro piacimento.

Le componenti visive inoltre sono sempre diverse e si possono infatti notare pattern, figure e disegni mutevoli con il passaggio del cursore o lo svolgersi delle nostre azioni. Lo stile visivo noir, seguito da scene piene di colori e significato in cui l’utente interagisce come parte attiva, è davvero ben definito e curato nei particolari.

Questo miscuglio di arti visive, trattati scientifici sull’universo e musica jazz, fanno da “lente d’ingrandimento” alla trama, esaltandone qualità e pathos.

Altra cosa da non dimenticare sono gli enigmi, ben realizzati e quasi mai tediosi (solo uno nel mio caso è stato duro da risolvere). Di sicuro gli elementi grafici e l’audio aiutano molto nel renderli piacevoli, trasformandoli in un valore aggiunto per il gioco.

Dovessi passare infine a trattare delle note dolenti, ho qualche perplessità sull’accezione volutamente artistica data al gioco e alla trama. Può rimanere oscuro il significato delle frasi di introduzione ai capitoli e anche lo svolgimento della trama potrebbe apparire a tratti insensato. Se infatti non si è capaci di cogliere le sfumature, sembra a volte di muoversi quasi a caso nei vari capitoli, compiendo azioni che appaiono senza uno specifico fine. Seppur l’estetica del titolo è la sua componente meglio riuscita e originale, potrebbe rivelarsi una lama a doppio taglio: una storia particolarmente “astratta” e poco accessibile, allontana l’utenza da un prodotto di sicura qualità.

Minuscolo altro neo è rappresentato dalla durata non particolarmente estesa del titolo, anche se tale fattore è davvero un elemento marginale in questo caso.

Conclusioni

Genesis Noir è una perla, non c’è dubbio. Considerando il budget dello studio che lo ha realizzato e la sua assenza di esperienza, il gioco non delude affatto, anzi stupisce.

L’interattività e la necessità di dover usare tutti i “sensi” per venire a capo dei vari capitoli lo rendono un titolo originale e unico. Inoltre il comparto audio e video è eccellente, con la colonna sonora che rappresenta forse il vero punto cardine del titolo per la sua qualità.

Uniche pecche sono l’eccessiva artisticità del titolo e la scarsa durata, dove il primo elemento è marcatamente quello su cui si poteva cercare di fare di più. La trama a volte complessa può infatti allontanare parte del pubblico, forse incapace di carpirne gli elementi essenziali e sentirsi un po’ smarrito, abbandonando il titolo.

Resta comunque un titolo secondo me da giocare per qualità e originalità, considerando anche il prezzo appetibilissimo.

Dettagli e Modus Operandi

  • Genere: indie, puzzle-game, avventura grafica
  • Lingua: italiano
  • Multiplayer: no
  • Prezzo14,99 €.

Abbiamo combattuto il Big Bang per circa nove ore, grazie a un codice gentilmente fornito dal publisher.

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Recensioni

Gods Will Fall per PC – Recensione

RECENSIONE IN UN TWEET

Gioco gradevole e dalle dinamiche, potenziali, davvero interessanti. Paga a caro prezzo un gameplay ostico e la mancanza di un legame nella trama, a tratti quasi assente. La superficialità e ripetitività delle ambientazioni e boss fight, lo relega alla schiera (ahimè!) dei vorrei ma non posso.

6.5


Sviluppato da Clever Beans ed edito da Deep Silver, Gods Will Fall è un gioco hack-n-slash/action, che riesce a differenziarsi dal clichè imposto dal genere. Ma non abbastanza e non nel modo giusto.

Iniziando a giocare, il primo impatto avuto è stato quello di smarrimento. Questo a causa della scarnezza ed essenzialità sia dei comandi e sia degli elementi di trama. Il gioco è caratterizzato da inusuali coppie di comandi tramite i quali interagire e l’assenza del mouse, per chi gioca al PC, è percepibile. Allo stesso modo dei comandi, la trama è poco definita, fornendo l’impressione che sia stata inserita solo a “contorno” della parte action. Escluso il video iniziale, non esistono introduzioni o elementi di contorno al mondo di gioco ed agli Dei che lo popolano. Ciò coinvolge e tiene “incollato” allo schermo ben poco il giocatore.

La fase esplorativa stessa è caratterizzata solo dallo spostarsi fra una zona e l’altra della mappa con il nostro gruppo, senza elementi che fanno da collante fra una battaglia ed un’altra come interazioni fra i protagnosti, incontri occasionali durante il viaggio e in generale qualunque forma di dialogo o scambio. Questo aiuta a definire un ambiente di gioco piatto, nel momento in cui si è all’esterno dai domini degli Dei, anche se lo si nota nel medio termine e non rappresenta di certo il più grande ostacolo alla godibilità del titolo.

Parte del video introduttivo iniziale.

Clan alla conquista

A parte i comandi insoliti ed il mondo di gioco piatto, il titolo offre una discreta varietà di personaggi al mondo di gioco. Ogni singola nuova partita intrapresa infatti, sarà caratterizzata da diversi personaggi componenti il party iniziale. Tutti i personaggi giocanti provengono dalla stessa località geografica, seppur appartenenti a clan diversi, uniti in un’unica “armata” alla conquista della terra in cui dimorano le divinità tiranniche a cui sono (per ora) asserviti. Ognuno di questi personaggi avrà nome, attributi, armi utilizzate, abilità e storie diverse ad ogni partita creata. Ciò va parzialmente a compensare la piattezza del mondo di gioco in fase esplorativa e la quasi assenza di una trama.

La diversificazione del party crea una certa incertezza e novità, costringendo il giocatore ad adattare il proprio stile di combattimento in base al gruppo. Non è solo il party a cambiare ma anche le divinità, infatti non si può conoscere la potenza di un Dio senza esplorarne il dominio. Si corre così il concreto rischio, ad ogni nuova partita, di entrare in aree di gioco di difficoltà proibitiva rispetto la forza del nostro party.

Unendo inoltre elementi come l’assenza di salvataggi intermedi all’interno dei vari domini, l’impossibilità di tornare indietro una volta entrati (pena la sconfitta del personaggio scelto per affrontare il livello), la possibilità di inviare un solo membro del gruppo alla volta all’interno del dungeon ed infine la possibilità di morte permanente dello stesso, abbiamo quel pizzico di vivacità necessaria a giocare il titolo per svariate ore. Le caratteristiche appena elencate contribuiscono a rendere questo gioco una sorta di Soul-like, in cui soprattutto all’inizio, sarà necessario impiegare vari personaggi per sconfiggere un solo Dio o più partite per riuscire a terminare il titolo.

Spiaggia iniziale in cui si sbarca con il gruppo.

Dei e frustrazione

Ciò che è stata definita come una caratteristica è in parte pure una pecca del titolo, ovvero quell’appartenenza al genere Soul-like appena citata. Se i Soul-like hanno come punti di forza l’ampio numero di tentativi a disposizione del giocatore e il metterlo in condizione di fare sempre meglio, Gods Will Fall ne fa a meno. La difficoltà viene così determinata da fattori tecnici, non più dall’Intelligenza Artificiale degli avversari, andando a discapito della necessità di affinare il proprio modo di giocare.

Il vero punto dolente del titolo e la fonte principale delle sue sfortune è il sistema di gioco. Seppure i comandi sono pochi ed insoliti, riuscire a padroneggiare tale sistema diventa un’impresa. In particolare le parate e le schivate sono davvero ostiche da padroneggiare. Ulteriore fonte di frustrazione è la scarsità di oggetti a supporto del party. Ogni volta che si viene imprigionati da un Dio, tutti gli oggeti vengono persi, contribuendo a delineare un gameplay ancora più punitivo e macchinoso.

Con un sistema di gioco scricchiolante in mano, è chiaro che tanti dei buoni propositi del gioco ed elementi innovativi passano in secondo piano, oscurando molto del buon lavoro svolto.

Fase di esplorazione di uno dei dungeon governato dal rispettivo Dio (nome in alto a destra).

Non tutto il male viene per nuocere

Mi sono soffermato a lungo sui difetti causati dal sistema di gioco scricchiolante, ora concentriamoci sugli elementi positivi, perché Gods Will Fall ha degli interessati spunti.

La resa tecnica del gioco, in primis, è davvero buona. Giocando una versione pre-release ho riscontrato un solo piccolo bug in tutto il gioco, cosa non banale dati i problemi avuti da titoli anche famosi. Graficamente il titolo fa il suo, senza infamia e senza lode, con qualche dettaglio carino nelle varie ambientazioni. Anche a livello audio e di musiche è godibile, rendendosi a tratti anche coinvolgente (soprattutto durante le boss-fight).

Le esplorazioni nei vari dungeon possono essere divertenti e spingere a finire tutto d’impeto. Questo venendo a patti con il sistema di combattimento un pò ostico. La componente soul-like del gioco e le prime ricompense ottenute sconfiggendo boss inoltre, rendono appagante l’esperienza di gioco e danno un buon grado di soddisfazione.

Ben studiata la dinamica di relazioni personali fra personaggi insieme al sistema di bonus e malus legati al rapporto fra gli dei ed oguno degli NPC. Infatti, presentandosi davanti al dungeon di un boss, potremo avere reazioni in forma di bonus o malus agli attributi. Questo varia in base al sentimento provato dal personaggio verso il Dio, che può essere di paura o rivalsa. In presenza di legami fra i personaggi può capitare che alla cattura di uno dei combattenti, un altro si arrabbi, con un conseguente aumento agli attributi.

Ultimo ma non meno importante la scelta di inventare da zero un pantheon di Dei da affrontare. Tanti videogiochi attingono spesso alla mitologia Greco-Romana, la scelta di puntare su una storia originale la trovo invece interessante.

Momento di riflessione nella scelta del Dio da affrontare

Conclusioni

Gods Will Fall è sicuramente un gioco interessante, che paga a caro prezzo qualche trascuratezza nel gameplay. La difficoltà eccessiva nel padroneggiare i comandi può portare inoltre velocemente alla frustrazione.

Il sistema di relazioni fra personaggi e Dei tuttavia ne solleva le sorti e lo rende comunque un gioco godibile, per appassionati del genere. Non si può allo stesso modo gridare al miracolo e lascia l’amaro bocca, soprattutto date le potenzialità inespresse. In presenza di titoli mainstream del genere infatti, l’estremà brevità e l’assenza di dettagli della trama ne minano tanto la voglia di giocare.

Qualche (corposo) aggiustamento a gameplay e trama ne migliorerebbe sicuramente l’attrattività, oltre a togliere di dosso dal titolo quell’impressione di “scarso impegno” che fornisce di sé.

Dettagli e Modus Operandi

  • Genere: action, hack-n-slash, rogue-like
  • Lingua: italiano
  • Multiplayer: no
  • Prezzo24,99 euro (Edizione Standard)

Ho esplorato le lande degli Dei per circa sei ore, grazie a un codice gentilmente fornito dal publisher.

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Tomb Raider festeggia i suoi primi 25 anni con un sito web dedicato

Square Enix e Crystal Dynamics hanno pubblicato un nuovo portale per festeggiare i 25 anni di Tomb Raider. Il sito della saga iniziata nel 1996 si aggiungerà mensilmente di nuovi contenuti che rivivranno i momenti più importanti di Lara Croft.

Comunicato Stampa

Tomb Raider, la famosa avventuriera archeologa Lara Croft, è diventata una forza nell’industria dei videogiochi e non solo, lasciando un segno indelebile praticamente su ogni aspetto dell’intrattenimento. Dall’essere stata nominata ambasciatrice dell’eccellenza scientifica, alle apparizioni dal vivo in tour con gli U2, Lara Croft ha toccato la vita di decine di milioni di persone in tutto il mondo. Con oltre 30 titoli di videogiochi pubblicati e centinaia di premi vinti, l’eroina è stata un’icona culturale per 25 anni sugli schermi domestici e di Hollywood, combattendo i T-Rex, portando alla luce antichi manufatti e salvando il mondo da un apocalisse o due. Lara ha vissuto avventure in dozzine di paesi, ha esplorato il Mediterraneo, l’Adriatico e il Mare delle Andamane, si è avventurata in Antartide e nel Circolo Polare Artico e ha riscoperto Atlantide e l’isola perduta di Yamatai.

Negli ultimi 25 anni Tomb Raider è diventato più di un gioco e Lara Croft è diventata un’icona culturale.

Siamo così orgogliosi di far parte di questo ricco arazzo di avventure, ma riconosciamo che il vero merito appartiene ai fan! L’incredibile community di Tomb Raider ha reso tutto questo possibile e non vediamo l’ora di celebrare con loro il suo traguardo storico per molti decenni a venire.

Scot Amos, Head of Studio presso Crystal Dynamics

La celebrazione annuale del suo 25° anniversario includerà esplorazioni approfondite dei principali giochi pubblicati nel franchise, inclusi reperti nostalgici provenienti dagli archivi, interviste agli sviluppatori, attività della community, playthrough dal vivo e altro ancora. Nei prossimi mesi, lo sviluppatore Crystal Dynamics rivisiterà nuovamente i principali capitoli di Tomb Raider, concentrandosi su un gioco al mese. I fan di Tomb Raider e Lara Croft possono aspettarsi ulteriori annunci sul franchise nel corso dell’anno.

I titoli Tomb Raider sono disponibili su tutte le console moderne, PC, Stadia e dispositivi mobile.

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R-Type Final 2 ha una data d’uscita

NIS America ha annunciato che R-Type Final 2 arriverà in Europa il 30 aprile.

Il leggendario successo sparatutto è tornato con un’esperienza R-Type senza precedenti! R-Type Final 2, ultimo capitolo della serie rinomata per la sua grafica colorata e l’azione frenetica degli sparatutto,intensifica queste caratteristiche sulle piattaforme attuali con grafica 3D e caratteristiche di giocomodernizzate.

I giocatori vecchi e nuovi possono modellare la loro esperienza a loro piacimento con ilsistema di difficoltà basato sulle prestazioni e navi e piloti personalizzabili, mentre sperimentano iclassici marchi di fabbrica di R-Type come la meccanica “Force” e un ciclo di gioco avvincente. Esploraun intero universo di livelli nuovi e classici, affronta i nemici che si evolvono con le tue prestazioni espazza via la concorrenza con le classifiche mondiali in questo successore dell’acclamato franchise RType.

Caratteristiche principali

  • Migliorato ed evoluto : Sperimenta il ritorno esplosivo di R-Type sulle piattaforme attuali, dove l’azione frenetica dei giochi originali incontra la grafica contemporanea e le caratteristiche di gioco moderne come i nemici in evoluzione.
  • Challenge universale: Il sistema di difficoltà basato sulle prestazioni si adatta all’esperienzaindividuale di ogni giocatore, rendendo questo gioco accessibile sia ai nuovi che ai vecchi piloti. Quando hai finito di decimare le orde aliene, controlla la classifica mondiale!
  • Equipaggiamento personalizzato : Personalizza ogni elemento della tua nave, inclusi colori, tipi di armi e decalcomanie. Inoltre, scegli tra dozzine di combattenti presenti nei precedenti capitoli delle serie e personalizza persino il tuo pilota a tuo piacimento.
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Gods Will Fall è ora disponibile su PC, console e Stadia

Gods Will Fall è stato sviluppato da Clever Beans con sede a Manchester. Usa i tuoi otto diversi guerrieri, ciascuno equipaggiato con la propria arma, per svelare gli oscuri segreti di ogni antico dio. Con uno stile di combattimento facile da imparare ma difficile da padroneggiare, una sfida enorme attende tutti coloro che si avventureranno nell’impresa.

 I giocatori possono scegliere l’edizione standard o la Valiant Edition, che include l’Hunter’s Head Gear (precedentemente disponibile per coloro che hanno prenotato il gioco) e il DLC Valley of the Dormant Gods.

L’ Hunter’s Head Gear viene assegnato in modo casuale in ogni nuova partita. Il brivido della caccia scorre nel sangue del clan e le usanze prevedono che i trofei sequestrati vengano indossati con orgoglio e mostrati a tutti. Le pelli di cinque bestie esclusive: un lupo, un orso, un cinghiale, una volpe e un tasso sono adatti per essere indossati da qualsiasi guerriero e fungeranno da avvertimento per gli dei che la caccia è effettivamente in corso.

Il DLC Valley of the Dormant Gods migliora ulteriormente il gioco con tre nuovi dei – oltre ai 10 già presenti – due nuove classi di armi, nuovi oggetti, nuove abilità, overworld extra e abiti da guerriero. Il contenuto verrà pubblicato episodicamente come tre nuovi livelli all’interno del gioco nei prossimi mesi dopo il lancio. Ogni livello includerà un nuovo Dio, insieme agli altri contenuti bonus.

  • Tre nuovi dei – Entra e fatti strada combattendo attraverso tre nuovi regni degli dei infernali. Ciascuno di questi paesaggi infernali inesplorati, abitati da abominevoli sciami di servitori, sarà una prova estenuante per il tuo coraggio.
  • Nuove classi di armi: gioca nei panni di due nuovi tipi di guerrieri barbari, ciascuno con il proprio stile di combattimento mortale.
  • Nuovi oggetti: una manciata di nuovi equipaggiamenti e provviste per aiutare il tuo clan in battaglia e ribaltare le sorti della guerra.
  • Nuove abilità – Nuove metodologie per espandere ulteriormente il sistema di combattimento dei tuoi guerrieri e assicurarti che il campione adatto sia scelto per la battaglia finale.
  • Extra nel mondo sotterraneo – Mentre attraversi il tranquillo mondo sotterraneo, tieni gli occhi aperti e scopri i segreti nascosti.
  • Abbigliamento da guerrieri: vesti il ​​tuo clan con i migliori abiti e copricapi per la battaglia, per una maggiore spavalderia mentre si lanciano nella mischia.

Storia

Sei l’ultima speranza per l’umanità.

Il dominio tortuoso degli dei sull’umanità dura da millenni. Propensi alla crudeltà e alla sofferenza, chiedono di essere serviti con cieca adorazione attraverso un giuramento di fedeltà imposto ad ogni uomo, donna e bambino. Chi non si sottomette alla volontà degli dei; perirà di una morte lenta e spietata.

Vivi le brutali prove di un’avventurosa banda di guerrieri nella loro disperata impresa di recidere la morsa crudele degli dei sull’umanità. Ogni uomo e ogni donna in grado di impugnare una lama, avendo sofferto per troppo tempo la brutalità del regno degli dei, sarà chiamato ad unirsi al tuo clan di otto sopravvissuti celtici,  per insorgere ed affrontare le legioni di bestie orribili e servitori che dimorano in ciascuno dei regni infernali degli dei.

Per ogni decisione presa, emerge una storia personale. Se avrai successo, vedrai nascere leggende. Se fallirai, guarderai le vite trasformarsi in polvere.

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A Total War Saga: TROY, il nuovo DLC aggiunge Ajax & Diomedes

A Total War Saga: TROY si espande con il pacchetto fazione Ajax & Diomedes. Questi personaggi formidabili portano nuove speciali meccaniche nella campagna e missioni epiche, nonché una serie di guerrieri ispirati all’epoca, unità prode veterane e altro ancora.

Aiace e Diomede

Aiace il Grande è lo scudo che protegge l’armata achea, rinomato per la sua statura imponente e la sua forza insuperabile. L’organico delle sue unità si affida a una fanteria difensiva, lenta ma equipaggiata pesantemente, per mantenere la linea, mentre le sue potenti unità di tiro approfittano della copertura.

Diomede, il re di Argo, è un veterano delle azioni belliche; combatte per far diventare Argo una città estremamente potente, seconda solo alla grande Micene. L’organico delle sue unità è specializzato in attacchi distruttivi grazie alla versatile fanteria con spada e ascia, combinata con unità che fiancheggiano rapidamente da luoghi inaspettati.

Nuove unità letali

Con la potente Acaia a loro disposizione, l’organico di Ajax & Diomedes è composto da 18 nuove unità pronte per il reclutamento. Le unità variano da quelle di prima linea, come i Guerrieri con ascia argivi e i Lancieri di Salamina, fino alle unità d’élite della fazione, come il Muro di Aiace e i Maestri di spada argivi. 

Contenuti gratuiti

Questo pacchetto fazione offre anche contenuti gratuiti per tutti i giocatori di A Total War Saga: TROY. Questi includono Efesto, il dio dei fabbri e dei vulcani, all’interno del pantheon degli dèi e l’Agente epico artigiano divino, che può migliorare permanentemente gli insediamenti. 

Pacchetto di fazione Ajax & Diomedes

  • 2 nuove fazioni: Salamina (Aiace) e Argo (Diomede).
  • 18 nuove unità, tra cui i Marinai di Salamina, i Maestri di spada argivi, il Muro di Aiace e altro ancora. 
  • Unità prode: le versioni veterane delle unità regolari, guidate da un ufficiale. 
  • 4 nuove meccaniche di fazione. 
  • Nuovo evento speciale per conquistare Troia: Furto del Palladio.
  • Modello di campagna di Tebe e i suoi sette cancelli, e mappa del campo di battaglia.

Contenuti gratuiti

  • Nuovo dio: Efesto
  • Nuovo Agente epico: l’artigiano divino

Il pacchetto è già disponibile al costo di 9,99 euro.