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Editoriali

Cosa sono gli Hack and Slash e cosa li contraddistingue

Il termine Hack and Slash fa normalmente riferimento a quelle categorie di gioco incentrati su forsennati combattimenti, di solito mediante l’uso di armi. A differenza di molti altri generi, tuttavia, le caratteristiche degli Hack and Slash tendono ad essere estremamente variabili. Di conseguenza, vengono inseriti in questa categoria anche giochi estremamente differenti tra loro. Scopo di questo articolo è effettuare una panoramica sugli hack and slash presentando allo stesso tempo alcuni degli esponenti più famosi interessanti di questa categoria.

Le origini degli Hack and Slash

Sebbene possa sembrare strano, la sigla Hack & Slash (letteralmente taglia e affetta) non nasce nel mondo videoludico. Questa espressione trova infatti le sue origini all’inizio degli anni 80 nel mondo dei giochi di ruolo cartacei, di cui Dungeons and Dragons è l’esponente più famoso. Nella fattispecie, i giocatori ricorrevano a questo termine per indicare quelle campagne quasi totalmente incentrate su azione e combattimento, nelle quali i misteri da risolvere e le varie trame dei personaggi passano in secondo piano.

Per quanto riguarda nello specifico il mondo dei videogiochi, il termine hack & slash è stato usato per la prima volta nel corso degli anni 80. Esso indicava tutti quei titoli action nei quali il protagonista poteva sfruttare una o più armi. Questa definizione tuttavia era estremamente generica. Potevano essere messi sotto questa etichetta sia giochi come Rastan, Shinobi e Captain Silver, caratterizzati da un semplice scrolling orizzontale, sia veri e propri beat them up a scorrimento in cui i protagonisti erano dotati di armi.

Proprio quest’ultima categoria finì col diventare sinonimo di Hack & Slash fino a circa metà degli anni 90. Durante questo periodo giochi come Golden Axe, King of Dragons o Guardian Heroes divennero vere e proprie pietre miliari del genere. Oltre al già citato uso delle armi, a caratterizzare questi giochi era l’ambientazione fantasy, con la presenza di creature provenienti dall’immaginario di questo genere, come draghi, grifoni e creature mitologiche, e l’uso della magia, di cui gli eroi protagonisti sono profondi conoscitori.

Hack & Slash

Nella terza dimensione (o quasi)

Nella seconda metà degli anni 90, dominata dalle console a 32 e 64 bit, il genere Hack & Slash non trovò grande spazio. Come sappiamo, in quel periodo storico il mercato era dominato principalmente dai giochi 3D. Di conseguenza, i classici beat them up a due dimensioni persero gran parte del loro appeal.Anche per quanto riguarda le avventure tridimensionali, il genere Hack & slash trovò ben poco spazio. Le avventure 3D del tempo infatti preferirono concentrarsi su trama ed esplorazione piuttosto che sul falciare orde di nemici a suon di spadate.

Nonostante questo, possiamo affermare che il massimo periodo di splendore del genere è proprio la seconda metà degli anni 90. Il merito è dovuto a quello che viene spesso definito come il capostipite del genere nell’immaginario comune: Diablo. Sebbene il titolo Blizzard presenti al suo interno numerosi elementi strategici e gestionali tipici dei giochi di ruolo, le sanguinose ed eccentriche fase di combattimento hanno permesso a Diablo di farsi conoscere come la massima espressione degli hack and slash, tanto da inaugurare dalla sua uscita nel 1996, un vero e proprio periodo di diablolike assimilabili al genere degli hack and slash isometrici. Tra i più famosi, possiamo citare Sacred, Titan Quest, Path of Exile e Torchlight.

Verso il nuovo millennio

Con l’inizio del nuovo millennio le cose cambiarono drasticamente. Sono stati davvero molti in questo periodo i titoli che hanno riproposto le atmosfere e i concept degli hack & slash tradizionali mescolandoli con le meccaniche e le possibilità offerte dalla terza dimensione e dalla potenza dei nuovi sistemi di gioco. Giochi come Onimusha: warlords e Devil May Cry affiancavano l’esplorazione e la risoluzione degli enigmi a tonnellate di sequenze action e combattimenti, a corta e lunga distanza, che richiamavano il divertimento e la giocabilità dei vecchi titoli anni 90.

Questi primi esperimenti furono ben presto seguiti da molti altri giochi, le cui saghe proseguono fino ai giorni nostri. Basti pensare ad esempio ai primi due capitoli di God of War, o alla versione del 2004 di Ninja Gaiden, uscito originariamente sulla prima Xbox.

Era chiaro come questa formula avesse dato nuova linfa vitale agli Hack & Slash, passati dall’essere semplici giochi di azione e combattimento a vere e proprie avventure tridimensionali. Naturalmente, il combattimento restava preponderante, ma poteva essere declinato in gameplay profondamente diversi, basati ora sulla velocità e la frenesia, ora sulla tattica e sull’ uso attento delle risorse.

Hack & Slash

Un genere nel genere

Sebbeno molti li definiscano con il termine nipponico Mosou, riteniamo che saghe come Dinasty Warriors rientrino nell’ampio spetto degli hack and slash. Nata originariamente come un semplice picchiaduro a incontri, la serie Koeu (poi Koei Techmo) si è evoluta in uno strano genere ibrido. All’interno di questa serie, al comando di uno o più eroi, il giocatore si trova catapultato in un campo di battaglia. Suo obiettivo sarà completare una serie di missioni per portare la vittoria al suo esercito. Anche in questo caso, gran parte del gameplay consiste nello sbaragliare le orde di soldati semplici che ci troveremo di fronte fino ad arrivare alle battaglie coi boss, molto più lunghe e logoranti.

É interessante notare come questa saga, inizialmente ambientata nel giappone feudale, abbia generato numerosi spin-off dedicati a molte altre saghe videoludiche. Basti citare Hyrule Warriors, Fire Emblem Three Hopes e Dinasty Warriors: Gundam.

Gli Hack & Slash oggi

Osservando il panorama videoludico contemporaneo, non si può non accorgersi di come il genere Hack & Slash risulti ormai diffusissimo. Numerosi giochi di successo appartengono proprio a questo filone o comunque condividono numerosi elementi con esso.

Col passare degli anni, saghe come God of War e Devil May Cry hanno ormai consolidato il loro successo, mentre giochi come Bayonetta si sono imposti sul mercato divenendo veri e propri must. Ci sono stati anche esperimenti meno riusciti, come Metal Gear Rising Revengeance, tentativo di trasportare la saga di Metal Gear Solid in un contesto action.

In altri casi, si è scelto di affiancare ai combattimenti frenetici un comparto narrativo di primissimo piano. É il caso, ad esempio, del celebre Nier Automata, che unisce un gameplay Hack & Slash di altissimo livello ad una storia profondissima e davvero complicata. Anche il recentissimo Stellar Blade si pone proprio su questa linea (pur non avvicinandosi minimamente alla bellezza delle trama del titolo Square-Enix).

Anche l’ormai famosissimo genere dei soulslike ha più di un elemento in comune con gli hack and slash. Titoli come Bloodborne, Elden Ring, Nioh e lo stesso Dark Souls, pur spostando l’attenzione dalla frenesia degli scontri alla sopravvivenza tramite lo studio attento del nemico, sono fondamentalmente avventure tridimensionali in cui si combatte per mezzo delle armi. Persino alcuni esponenti del genere rougelike, come ad esempio il recente Hades, propongono un gameplay che molto ha a spartire con le nostre avventure all’arma bianca.

Infine, dobbiamo ricordare come anche diverse saghe rpg abbiano scelto di virare verso l’action e l’azione. La saga di Final Fantasy, ad esempio, presenta sia nel sedicesimo capitolo che nei due remake dedicati a Final Fantasy VII numerose meccaniche che la avvicinano in parte a giochi come Devil May Cry.

Per tirare le fila, è evidente come il genere Hack & Slash, che negli anni 90 sembrava avviato verso l’oblio abbia vissuto una vera e propria seconda giovinezza. Vedremo ora come evolverà il genere. Saprà adattarsi ai tempi e ai gusti dei videogiocatori? O vivrà un nuovo tramonto? Solo il tempo potrà rispondere.