Final Fantasy XVI, l’acclamato gioco di ruolo d’azione ambientato nel regno di Valisthea, continua ad espandersi con l’uscita del suo ultimo DLC, “The Rising Tide”. Rilasciato pochi giorni fa in esclusiva console PlayStation 5, questo contenuto a pagamento promette di ampliare ulteriormente l’epica avventura di Clive Rosfield e compagni, offrendo un’esperienza ricca di contenuti e emozioni.
Il DLC, disponibile sia singolarmente che come parte delPass di espansione di Final Fantasy XVI, aggiunge svariati nuovi elementi al gioco base. Tra questi, una nuova parte della trama, battaglie, missioni secondarie avvincenti e una serie di armi e accessori inediti. I giocatori avranno l’opportunità di esplorare le misteriose terre di Mysidia, scoprire nuove abilità degli Eikon e affrontare il leggendario Leviatano il Perduto. Inoltre, il DLC introduce il Portale di Kairos, un nuovo contenuto end-game che mette alla prova le abilità dei giocatori attraverso 20 livelli di battaglie classificate a punti contro orde di nemici.
Un altro motivo di interesse per gli appassionati è rappresentato dai bonus speciali inclusi nell’acquisto del DLC o del Pass di espansione. Tra essi spiccano una versione reinterpretata della famigerata Curtana, l’arma iconica del Guerriero della Luce di Final Fantasy XIV, e le bobine per orchestrion “Torn from the Heavens” e “Through the Maelstrom”, che arricchiranno il rifugio con nuovi e coinvolgenti brani musicali.
Ma le novità non si fermano qui. In concomitanza con il lancio del DLC, è stato rilasciato anche un aggiornamento gratuito (ver. 1.31) che porta con sé una serie di miglioramenti e aggiunte al gioco base. Tra le novità più significative, la possibilità di viaggiare rapidamente fino alla destinazione finale delle missioni grazie alla funzione “Completamento rapido”, un’opzione per salvare fino a 5 set di abilità e talenti, miglioramenti nelle abilità e negli accessori per una maggiore facilità d’uso e la possibilità di personalizzare liberamente l’assegnazione dei tasti su un nuovo tipo di controller. Inoltre, sono state apportate correzioni alla Modalità foto e aggiunte diverse nuove bobine per orchestrion, arricchendo ulteriormente l’esperienza di gioco.
Final Fantasy XVI, che abbiamo recensito, conclude così la sua fase di vita attiva e genererà ancora introiti con The Rising Tide, dopo gli ottimi risultati del gioco base che hanno accontentato anche Square-Enix.
Square Enix ha pubblicato un documentario in quattro parti intitolato “Inside Final Fantasy 7 Rebirth“, che offre uno sguardo approfondito alla creazione e svela il dietro le quinte di Final Fantasy 7 Rebirth. Il documentario, disponibile su YouTube, presenta interviste esclusive con membri chiave del leggendario team di sviluppo, inclusi il director Naoki Hamaguchi, il producer Yoshinori Kitase e il direttore creativo Tetsuya Nomura.
Gli spettatori avranno l’opportunità di esplorare i retroscena della realizzazione del gioco di ruolo attraverso le storie e le esperienze condivise da director, artisti, designer e doppiatori del gioco. La serie di documentari è stata creata sia per i fan di lunga data che per i nuovi arrivati, offrendo una visione dettagliata del vasto e dinamico mondo di gioco di Final Fantasy 7 Rebirth.
Oltre alle interviste con il team di sviluppo, il documentario di Final Fantasy 7 Rebirth include approfondimenti da parte dei doppiatori dei personaggi, tra cui Cody Christian (Cloud Strife), Britt Baron (Tifa Lockhart) e Briana White (Aerith Gainsborough).
Rebirth si inserisce nel continuum narrativo del precedente Final Fantasy 7 Remake, titolo che ha riscosso un grande successo tra giocatori e critici nel 2020. Final Fantasy 7 Rebirth è già disponibile in esclusiva su PlayStation 5.
Il mondo di Final Fantasy, in modo analogo a molte altre serie videoludiche, ha certamente una visione del mondo che privilegia il punto di vista maschile maschile. Tuttavia, fin da tempi non sospetti, le protagoniste femminili di Final Fantasy hanno rivestito ruoli di primaria importanza all’interno della saga.
Grazie alla sua natura di JRPG, infatti, Final Fantasy ha quasi sempre posto il giocatore alla guida di una squadra di eroi (i cosiddetti party). In ognuno di questi gruppi non sono quasi mai mancate le figure femminili. Anzi, spesso e volentieri le eroine dei Final Fantasy hanno saputo lasciare il segno nei cuori dei giocatori tanto quanto le loro controparti maschili, se non addirittura di più.
La scelta tra Terra e Celes, principali figure femminili di Final Fantasy VI, è stata davvero durissima. Si tratta, in entrambi i casi, di due eroine molto affascinanti e carismatiche, ognuna a modo suo. Inoltre sono i due personaggi femminili a rivestire il ruolo di protagoniste assolute all’interno della storia (sebbene Final Fantasy VI, più di ogni altro Final Fantasy, abbia una trama fortemente corale).
Alla fine la scelta è caduta su Celes, per il semplice fatto che è protagonista di due delle scene più iconiche di Final Fantasy VI e dell’intera saga: la performance all’Opera e il tentativo di suicidio.
Inizialmente, la biondissima guerriera è presentata come un nemico. Celes è infatti di uno dei generali dell’impero, che tuttavia sceglie di tradire perché disgustata dalle nefandezze di Kefka.
Il suo stile di lotta, basato su un perfetto equilibrio tra magia e spada, unito all’abilità di assorbire le magie nemiche, la rendono da subito un’aggiunta di tutto rispetto al party. Ma non quanto la sua gentilezza e bontà d’animo, che la portano a legarsi profondamente ai nuovi alleati, in particolare a Locke.
L’aspetto più notevole di Celes è la sua incredibile forza di volontà, che la porta a risollevarsi dopo aver toccato letteralmente il fondo dell’abisso e a partire nuovamente all’avventura (la scena della zattera è emblematica) per ritrovare gli amici e tentare nuovamente di salvare il mondo, ormai apparentemente condannato. Sarà proprio questa sua determinazione a permettere al gruppo di riunirsi e realizzare l’impossibile, liberando il mondo dal terribile Kefka.
4. Lightning (FFXIII)
Final Fantasy XIII e i suoi due sequel non sono certamente tra gli episodi più amati della saga. Riteniamo però che questi giochi, pure essendo ben lontani dalla perfezione, abbiano diversi punti di forza. Uno di questi è certamente Lightning, protagonista principale della saga.
Lightning, il cui vero nome è Claire Farron, è una guerriera provetta, essendo divenuta un soldato del Corpo di Guardia di Bodhum fin da molto giovane. Appare sempre estremamente seria e sicura di se e raramente mostra esitazioni ripensamenti.
In termini di potere puro, siamo forse di fronte al personaggio più potente di tutta Final Fantasy, soprattutto per quello che Lightning mostra in Lightning Returns. Nell’ultima avventura della saga infatti la nostra spadaccina assume il ruolo di “Salvatrice” e viene investita di una serie di poteri quasi divini, tra cui la manipolazione del tempo e delle anime.
Lightning tuttavia non mancherà di mostrare anche il suo lato più tenero, vulnerabile e umano. Questi aspetti emergono per esempio nel forte affetto che la unisce alla sorella Serah, a cui è legatissima. Ci è sempre piaciuto anche la particolare amicizia che lega Lightning a Hope, il più giovane protagonista di Final Fantasy XIII.
Lightning è davvero un’eroina forte affascinante. Non è un caso che alcuni sondaggi giapponesi la abbiano incoronata come eroina più amata della saga. Si tratta, tra l’altro, del primo personaggio di Final Fantasy protagonista di un’avventura in solitaria (il già citato Lightning Returns), particolare che accresce ulteriormente la sua importanza nella storia dei Final Fanatsy.
3. Yuna (FFX)
Gradino più basso del podio per Yuna, la bella invocatrice coprotagonista di Final Fantasy X. Il personaggio di Yuna, almeno all’inizio dell’avventura, è agli antipodi rispetto a Lightning. La novella invocatrice infatti presenta un carattere estremamente tranquillo, posato e dolce.
Dietro questa apparenza però si cela una ragazza estremamente forte, coraggiosa e determinata. Nonostante le enormi difficoltà che costellano il suo pellegrinaggio e il terribile destino che esso comporta, anche in caso di successo, Yuna non abbandona mai la sua missione.
Dopo aver scoperto la verità sul culto di Yevon e su Sin, Yuna vedrà trasformarsi in bugie tutti i valori su cui aveva costruito la sua vita. Tuttavia, grazie al sostegno dell’amato Tidus, sceglie di non cedere alla morte e alla rassegnazione, ma di gridare il suo desiderio di vita e di libertà, dando il via agli eventi che porteranno finalmente alla distruzione della spirale della morte che avvolge Spira.
La sua storia d’amore con Tidus è davvero ben scritta ed è costellata di momenti davvero romantici e toccanti. Yuna avrebbe potuto raggiungere anche posizioni più alte, non fosse per un fatale problema. Come molti altri giocatori, anche noi non abbiamo mai tollerato lo stravolgimento del suo personaggio avvenuto in Final Fantasy X-2. Non possiamo farci nulla: vedere l’ evocatrice che avevamo imparato ad amare trasformata in una fusione tra Lara Croft e una Spice Girl è stato un colpo troppo duro.
2. Aerith Gainsborough e Tifa Lockhart (FFVII)
Si, si, lo sappiamo. Le posizioni condivise non sono mai state amate all’interno delle classifiche. In questo caso, però, non abbiamo proprio potuto fare altrimenti. Per molti fan di Final Fantasy scegliere tra queste due donzelle equivale a scegliere tra la pizza e la pasta asciutta. Se proprio non accettate la doppia posizione, mettete al secondo posto la preferita delle due e inserite l’altra nella posizione antecedente.
Aerith e Tifa sono esattamente agli antipodi. Da una parte abbiamo Tifa, l’amica d’infanzia del protagonista, forte, indipendente coraggiosa e sempre pronta a sostenere il suo caro Cloud. Aerith, d’altro canto è la tipica ragazza della porta accanto. Dolce, spiritosa, apparentemente fragile ed indifesa e con un passato misterioso alle spalle.
Anche dal punto di vista estetico, le due ragazze non potrebbero essere più diverse. Tifa ha un look decisamente più atletico e prosperoso ed ha uno stile di combattimento estremamente aggressivo basato sul corpo a corpo. Aerith, dal canto suo, appare più posata ed elegante ed è specializzata nelle magie, in particolare quelle curative.
Entrambe le ragazze hanno un ruolo di primissimo piano all’interno di Final Fantasy VII e sono protagoniste di numerose scene memorabili. Indubbiamente la scena della morte di Aerith è qualcosa di davvero leggendario, in grado di dare al personaggio della bella antica un valore iconico per l’intera storia dei JRPG. Tuttavia anche Tifa è protagonista di molte delle scene più toccanti del gioco, come ad esempio il momento in cui aiuta Cloud a ricostruire la sua memoria direttamente dall’interno della sua mente.
Tifa ed Aerith sono due personaggi davvero meravigliosi. Due ragazze buone, dolci e coraggiose. Entrambe potrebbero essere le migliori in assoluto tra le protagoniste femminili dei Final Fantasy. Tuttavia, la loro esagerata idealizzazione e il loro essere a tratti troppo stereotipate gli costa la vetta della classifica, anche se sappiamo già che questa scelta scontenterà molti lettori.
1. Rinoa Heartilly (FFVIII)
Ed ecco la nostra vincitrice, direttamente da Final Fantasy VIII! Come abbiamo già ricordato nelle nostre precedenti classifiche, la trama dell’ottavo capitolo di Final Fantasy è tutt’altro che perfetta. Tuttavia, uno degli aspetti più riusciti del gioco è costituito proprio dai due protagonisti e dalla loro storia d’amore.
Fin dalle sue prime apparizioni, Rinoa stupisce il giocatore per la sua semplicità. La leader dei Gufi del Bosco si presenta come una ragazza allegra, simpatica e spensierata. Allo stesso tempo, però, Rinoa mostra subito di avere ideali forti e non esita a scendere in campo in prima persona per battersi contro le ingiustizie.
Tuttavia, ben presto emergono tutti i dubbi e le fragilità di questo personaggio. Nonostante i suoi ideali, infatti, Rinoa si mostra inorridita dalla violenza e resta totalmente disorientata quando si trova trascinata negli eventi che portano allo scontro tra il Garden dei Seed e la Strega.
Rinoa trova la forza di reagire grazie al sostegno dei suoi compagni, in particolare di Squall. Rimasta colpita dal giovane SeeD fin dal loro primo incontro, Rinoa inizia subito a tentare di avvicinarlo, scontrandosi però col carattere chiuso ed introverso del ragazzo. Il legame tra i due cresce progressivamente ed entrambi si accrescono reciprocamente. Da un lato il coraggio e la determinazione di Squall ispirano Rinoa, dall’altro la dolcezza e il calore di lei fanno crollare il muro di diffidenza eretto dal protagonista.
Proprio l’umanità e la fragilità di Rinoa e la bellezza della love story che la vede protagonista ci hanno spinti a darle la posizione più alta del podio. Poche volte ci siamo sentiti coinvolti in una storia come durante il misterioso coma in cui cade Rinoa. Il suo salvataggio da parte di Squall è il compimento della crescita del nostro eroe, divenuto un vero uomo proprio grazie ai sentimenti per la nostra brunetta vestita d’azzurro.
E voi, che dite? Condividete la nostra classifica o cambiereste qualcosa?
Dopo avervi raccontato i migliori protagonisti maschili di Final Fantasy, non possiamo non raccontarvi il rovescio della medaglia. Come è noto non esiste nessuna buona storia senza un buon antagonista. Ecco dunque anche la nostra classifica sui cinque migliori cattivi dei Final Fantasy!
Avvisiamo che nella lettura potreste incappare in qualche spoiler. Per descrivere a dovere i nostri cattivoni, infatti, abbiamo giocoforza dovuto parlare di alcuni eventi chiave della trama del gioco da cui provengono. Pronti ad abbracciare il lato oscuro?
5. L’imperatore (FFII)
L’imperatore, principale antagonista di Final Fantasy II (il cui vero nome è Mateus), è un antagonista davvero intrigante, nonostante la sua poca notorietà.
Colpisce anzitutto per il suo aspetto, estremamente elegante, ma allo stesso tempo minaccioso, con i suoi lunghi capelli e le unghie smisurate. Il viso dell’imperatore, con la sua espressione diabolica, troneggia alle spalle del logo del gioco, come a rimarcare la minacciosità della sua presenza. L’origine diabolica dei poteri di Mateus, frutto di un vero e proprio patto col diavolo, rafforza l’alone luciferino che questo personaggio emana.
Il malvagio sovrano concretizzerà presto anche coi fatti l’aura di terrore che lo circonda, rendendo la vita degli eroi di Final Fantasy II un vero inferno. Il secondo episodio della saga è certamente tra i Final Fantasy dai toni più cupi e tetri in assoluto, visto il numero di tragedie che i protagonisti devono affrontare. La causa di quasi tutte queste avversità è sempre la medesima: proprio il nostro Imperatore.
Indimenticabile il senso di sconforto che causa il suo ritorno dalla morte, in una versione ancora più demoniaca e spaventosa. Proprio quando i nostri eroi pensavano di essersi liberati di lui!
4. Kuja (FFIX)
Parlando di bellezza ed eleganza, il carismatico Kuja non ha davvero nulla da invidiare all’Imperatore. Fin dalle sue prime apparizioni, il nostro stregone si presenta come un personaggio estremamente enigmatico. Le sue reali intenzioni non traspaiono mai e nulla sembra turbarlo o scomporlo.
Sebbene Kuja appaia spesso al fianco di individui estremamente malvagi e pericolosi, come la regina Brahne e Garland, diventa ben presto chiaro che è proprio Kuja a rappresentare la minaccia più grande. Grazie alla sua astuzia e ai suoi piani machiavellici, Kuja si rivela in grado di volgere a suo favore qualsiasi situazione e riesce ad impossessarsi di praticamente ogni fonte di potere presente al mondo.
Una volta scoperta la verità sulle origini di Kuja, emerge anche tutta la tragicità di questo personaggio; il cattivo di Final Fantasy IX infatti sembra destinato sin dalla nascita a non essere altro se non un portatore di morte e devastazione. Il profondo legame che lo unisce al protagonista Gidan aumenta ulteriormente l’empatia che il giocatore prova nei suoi confronti, al punto che risulta davvero difficile considerarlo realmente malvagio.
Un’ultima nota merita la sua tamarrissima trasformazione finale nello stato di Trance, che lo rende davvero molto simile a Gogeta trasformato in Super Saiyan 4, cosa che regala sicuramente qualche punto in classifica al nostro Kuja.
3. Sin (FFX)
L’aspetto che più colpisce di Sin è il suo essere completamente diverso da tutti gli altri cattivi dei Final Fantasy. Qui non abbiamo a che fare con uno stregone, un sovrano corrotto o un essere demoniaco, ma con un vero e proprio Kaiju.
Sin infatti non è altro che questo: un gigantesco essere mostruoso che esiste al solo scopo di sconvolgere il mondo seminando terrore e distruzione. Combattere contro di lui equivale, almeno apparentemente, a sfidare le stesse leggi della natura e dell’esistenza. Una lotta disperata contro un destino che appare ineluttabile, vista l’apparente immortalità di Sin.
Un altro aspetto accattivante di Sin è il grosso mistero che lo circonda. Sebbene la vera identità della creatura venga rivelata abbastanza presto, i tanti interrogativi che lo avvolgono restano tali fin quasi alla fine dell’avventura. Una volta gettata luce su questi segreti, essi riveleranno una terribile ed agghiacciante catena di bugie, generata da un odio e da un rancore talmente grandi da riuscire a stringere il mondo intero in una vera spirale di morte per moltissimi anni.
Distruggere questa spirale ci ha fatto davvero sentire persone migliori e immaginiamo che lo stesso valga per tanti di quelli che, come noi, hanno dovuto confrontarsi con Sin e tutto ciò che rappresenta.
2. Kefka Palazzo (FFVI)
Kefka Palazzo, il principale antagonista di Final Fantasy VI, ha in effetti tutti gli elementi per essere considerato il cattivo perfetto.
Il suo look da giullare risulta comico e spaventoso allo stesso tempo e ricorda molto da vicino personaggi come Joker o Pennywise. Kefka, presentato inizialmente come un semplice servitore dell’imperatore Gestalt, cattura subito l’attenzione del giocatore con il suo carisma e con il suo essere costantemente sopra le righe.
Ben presto tuttavia, la follia che domina Kefka, frutto di un esperimento malriuscito dello scienziato Cid, si rivela in tutta la sua deflagrante forza distruttiva, rendendo subito chiaro chi sia il vero antagonista della storia. Parlando di cattiveria, crediamo che non solo tra gli cattivi dei Final Fantasy, ma in tutta la storia dei videogiochi siano davvero pochi i personaggi in grado di eguagliare la malvagità di Kefka.
Il modo in cui schiavizza la povera Terra, l’avvelenamento delle acque di Doma, la strage di Esper compiuta dal nostro stregone all’apertura del portale sono solo alcune delle atrocità commesse dal terribile giullare. La cosa peggiore è che in questi momenti Kefka non manca mai di mostrare il suo sadismo, sottolineato dal suono stridulo della sua risata, l’elemento che forse più caratterizza Kefka.
La sua ascesa a creatura divina, avvenuta dopo il suo tradimento ai danni dell’imperatore e la conquista della Triade della Discordia, trasforma Kefka in una vera calamità cosmica, dotata di un potere tale da devastare il mondo intero a suo piacimento. Lo scontro finale con Kefka, suddiviso in ben 4 fasi differenti, è uno dei momenti più epici dell’intera saga di Final Fantasy, reso ancora più incredibile da Dancing Mad, la stupenda colonna sonora che accompagna la battaglia.
Alla fine, solo la forza del legame che unisce i nostri personaggi, unita al loro desiderio di vita e libertà si rivela in grado di abbattere il folle pagliaccio. Può stupire non trovare Kefka al primo posto. Tuttavia, tutti i fan della saga avranno già capito chi occupa quella posizione.
1. Sephiroth (FFVII)
Se si analizza con attenzione la trama di Final Fantasy VII, Sephiroth risulta più una vittima che un antagonista. A guidare le sue azioni, infatti, è sempre la crudele entità Jenova.
É proprio la scoperta delle sue origini e del suo legame Jenova stessa a scatenare la follia distruttrice del leggendario Soldier. Inoltre, quel che succede a Cloud mostra chiaramente la terribile influenza che Jenova è in grado di esercitare attraverso le sue cellule.
Resta il fatto che Sephiroth è dotato di un carisma e di una forzache pochissimi personaggi della storia dei JRPG possono eguagliare. Il suo aspetto iconico, la sua chilometrica spada Masamune e la lunga chioma albina sono diventati elementi assolutamente iconici, immediatamente riconoscibili da chiunque conosca il medium videoludico.
Parte del fascino del personaggio deriva indubbiamente anche dalla canzone One Winged Angel. Questa traccia, che accompagna lo scontro finale con Sephiroth, è certamente una delle più riconoscibili e famose dell’intero panorama videoludico.
Sephiroth probabilmente non è il più malvagio tra i cattivi dei Final Fantasy. Non è nemmeno quello che suscita la maggior sensazione di paura e potere. Ma è certamente il più iconico antagonista dell’intera saga. Per capirlo, basta pensare alle sue apparizioni in saghe come Kingdom Heart o Super Smash Bros.
E poi, diciamocelo: come potevamo non premiare colui che ha commesso l’assassinio più famoso dell’intera storia dei videogiochi?
Final Fantasy è una gloriosa saga di JRPG che basa la sua fortuna su bellissime trame, ambientanzioni e sopratutto protagonisti. Molti degli eroi che abbiamo impersonato in Final Fantasy hanno lasciato un segno indelebile nella nostra infanzia, e alcuni continuano a farlo ancora adesso.
A causa del loro numero, risulta davvero difficile stabilire quali siano i migliori in assoluto. Nel corso di questo articolo andremo proprio ad approfondire i migliori protagonisti di Final Fantasy, che più degli altri si sono contraddistinti per il loro carisma e per la forza delle loro personalità. Per il momento, ci concentreremo solo sui personaggi maschili, mentre dedicheremo uno spazio apposito alle fanciulle. Siete pronti? Partiamo!
5. Clive Rosefield (FFXVI)
Incominciamo proprio dall’ultimo arrivato. Non si può certamente negare che Final Fantasy XVIsia stato un gioco divisivo (Recensione). Una cosa sulla quale però quasi tutti i fan si sono trovati d’accordo è l’ottima qualità della trama del gioco. Anche il protagonista, Clive, si è rivelato assolutamente all’altezza della pesante eredità che era chiamato a raccogliere.
Sono molti gli aspetti che abbiamo apprezzato del personaggio di Clive. Anzitutto il suo grande coraggio, che ha saputo mostrare sia in battaglia sia in veste di leader della resistenza. Ci ha poi molto colpito l’enorme forza d’animo con cui affronta le numerose tragedie che travolgono lui e le sua famiglia. Notevole anche forte legame di affetto che sa creare con i suoi compagni, in particolare con l’amico Cid e con la sua amata Jill.
Gli aspetti che però ci hanno maggiormente colpito sono il bellissimo rapporto che unisce Clive a suo fratello Joshua e il legame del nostro protagonista con il misterioso Ifrit. Si tratta di due elementi abbastanza originali, anche in una saga vasta come quella di Final Fantasy, che permettono al nostro cavaliere di elevarsi dalla massa.
Insomma, Clive è davvero un eroe a tutto tondo e merita pienamente di entrare nella nostra classifica. E poi, diciamocelo, a chi non piacerebbe impersonare un uomo capace di trasformarsi in un gigantesco demone di fuoco in grado di incenerire ogni cosa?
4. Auron (FFX)
Il cast di Final Fantasy Xè considerato quasi all’unanimità uno dei migliori dell’intera saga. Tra i vari guardiani dell’invocatrice Yuna, tuttavia, Auron finisce spesso per diventare il personaggio preferito.
Il nostro spadaccino ha indubbiamente molte frecce al suo arco. Il suo carattere taciturno, introverso e tenebroso, accentuato dalla sua postura e dai suoi atteggiamenti. Il grande rispetto che suscita in tutti coloro che lo incontrano nel corso del pellegrinaggio. Il suo misterioso passato, di cui sceglie, volontariamente, di rivelare il meno possibile. Senza dimenticare la sua enorme forza, che lo rende spesso e volentieri un elemento chiave del nostro party.
Anche il suo ruolo di mentore per Yuna e Tidus contribuisce ad aumentare il fascino e l’originalità di questo personaggio, così come il suo tragico destino, che si compirà pienamente al termine del pellegrinaggio e dell’avventura dei nostri protagonisti.
Unica pecca, le sue tecniche overdrive, davvero troppo deboli per un personaggio di questa levatura. A parte questo dettaglio, Auron resta davvero notevole. La sua comparsata in Kingdom Hearts 2 è un ulteriore elemento a conferma di quanto questo personaggio sia stato apprezzato dai giocatori.
3. Squall Leonhart (FFVIII)
Diciamoci la verità: Final Fantasy VIII, sebbene abbia un enorme valore sentimentale per numerosi giocatori europei, per i quali spesso è stato il primo Final Fantasy ad essere giocato, è ben lungi dall’essere un gioco perfetto. La trama è forzata, caotica e ricca di contraddizioni. Il sistema di gioco, sebbene molto interessante ed originale, risulta totalmente sbilanciato e permette di azzerare letteralmente il livello di difficoltà dell’avventura già dopo poche ore di gioco.
Anche il cast dei protagonisti è tutt’altro che memorabile. Quando però si passa ad esaminare il protagonista, Squall Leonhart, le cose cambiano completamente. Abbiamo sempre apprezzato moltissimo il personaggio di Squall. Anzitutto per il suo design, che unisce un vestiario tenebroso e cool ad un aspetto caratterizzato dai tratti dolci ed aggraziati di un teenager. Ci ha sempre colpito molto anche il fatto che il nostro aspirante Seed unisca le inquietudini e le incertezze tipiche di ogni ragazzino al coraggio, la risolutezza e la determinazione di un vero leader. Abbiamo sempre trovato anche molto ben scritta l’evoluzione del rapporto di Squall coi suoi amici, che passa dalla totale freddezza ad un forte legame di fiudcia ed affetto.
Molto bella e dolce anche la sua love story con la bella Rinoa, secondo noi una delle migliori dell’intera saga. Dulcis in fundo anche il Gunblade, per quanto strampalato e poco realistico, ci è sempre sembrata una trovata interessante e divertente.
2. Cloud Strife (FFVII)
E parlando di protagonisti di Final Fantasy, poteva forse mancare colui che è probabilmente il personaggio più noto dell’intera saga? Ovviamente no. Cloud ha davvero moltissimi punti di forza, in grado di fargli scalare gli indici di gradimento dei giocatori.
Anzitutto il suo aspetto, che unisce le caratteristiche di un eroe degli anime ad un look avveniristico da film di fantascienza. Il suo enorme spadone, poi, gli conferisce quel tocco di originalità in grado di renderlo immediatamente riconoscibile da chiunque.
Anche il suo carattere, apparentemente schivo ed impenetrabile, ma in grado di provare sentimenti molto intensi, contribuisce ad accrescere il suo carisma. Lo stesso vale per il mistero che circonda il suo passato, a causa della mancanza di alcuni dei suoi ricordi. Il suo oscuro legame col terribile Sephiroth poi rende Cloud ancora più interessante ed affasciante.
Il rapporto che Cloud costruisce coi suoi compagni, in particolare con Tifa ed Aerith, che si “contenderanno” il nostro eroe per buona parte per gioco, aiuta ad empatizzare con lui e a conoscere i suoi lati più fragili e umani.
Cloud è davvero un personaggio eccezionale, carismatico ed interessante. Ma secondo, noi, non raggiunge ancora la vetta del podio. Vedremo se Final Fantasy VIIRebirth inserirà nuovi elementi in grado di farci cambiare idea. Nel frattempo, andiamo a conoscere il nostro vincitore!
1. Noctis Lucis Caelum (FFXV)
Se Final Fantasy XVI è stato un gioco divisivo, il quindicesimo episodio della saga ha letteralmente spaccato in due la community. Non esistono vie di mezzo. O si ama Final Fantasy XV o lo si detesta. Noi, personalmente, lo abbiamo apprezzato, pur trattandosi di un gioco con diversi difetti.
L’aspetto di Final Fantasy XV che riteniamo più riuscito in assoluto è proprio il suo protagonista, il tenebroso principe del regno di Lucis. L’aspetto di Noctis che emerge prima di ogni altro è la sua ingenuità. Tra tutti i protagonisti di Final Fantasy, infatti, Noctis è l’unico, assieme a Squall a non nascondere mai di essere solamente un ragazzino, con tutte le fragilità e le incertezze tipiche della sua giovane età.
Ben presto, però, il nostro eroe si troverà faccia a faccia coi suoi doveri e le sue responsabilità, sia come sovrano, che, soprattutto, come eroe prescelto dal cristallo. Noctis dovrà accollarsi un peso davvero soverchiante, che tuttavia il nostro giovane eroe non rifiuterà mai di portare. Anzi, grazie alla sua forza d’animo, alla sua determinazione e all’immancabile aiuto dei suoi tre amici, Noctis troverà la forza di compiere per ben due volte il sacrificio supremo, grazie al quale sarà in grado di salvare non solo il suo regno ma il mondo intero.
Oltre al suo look, davvero azzeccato ed accattivante e ai suoi incredibili poteri di evocatore e di custode delle armi ancestrali, è forse il meraviglioso legame che unisce Noctis ai suoi amici ad elevare definitivamente il nostro principe. L’avventura on the road di Noctis e dei suoi scudieri è davvero ricca di emozioni e divertimento, ma anche di drammi e tragedie. Penso che nessuna persona dotata di un cuore possa restare insensibile alla scena del falò, alla fine del gioco.
Per quanto ci riguarda, Noctis è il miglior protagonista che un Final Fantasy abbia mai avuto. Che dite? concordate con la nostra classifica? O avreste premiato qualche altro eroe?
La serie di Final Fantasy è certamente tra le più famose ed importanti dell’intero panorama videoludico. Certo, i tempi in cui ogni nuovo episodio della saga veniva accolto come il gioco per eccellenza per la propria console sono ormai lontani. Tuttavia, Final Fantasy rimane ancora oggi un franchise di assoluta rilevanza, come dimostra il grande hype che sta accompagnando l’attesa per l’uscita di Final Fantasy VII Rebirth. Ma quali sono i 5 migliori Final Fantasy di sempre?
Rispondere a questa domanda non è per nulla facile. Parliamo infatti di una serie che sta per raggiungere i quarant’anni di longevità (il primo Final Fantasy infatti apparve nel 1987) e i cui episodi sono apparsi in periodi storici e sistemi di gioco completamente diversi.
Tuttavia, anche noi abbiamo deciso di cimentarci in questa impresa. Eccovi dunque la nostra personalissima classifica di quelli che per noi sono i 5 migliori Final Fantasy di sempre.
5. Final Fantasy IV
In quinta posizione troviamo il primo capitolo della saga di Final Fantasy ad apparire sul leggendario Super Nintendo. Abbiamo scelto di premiare Final Fantasy IV poiché si tratta dell’episodio che ha realizzato il primo vero salto di qualità della saga. I personaggi di Final Fantasy IV non sono più semplici stereotipi della classe che rappresentavano (maghi, monaci, guerrieri ecc.) o, come in Final Fantasy II, eroi dal carattere appena abbozzato. In Final Fantasy IV ogni personaggio, sia positivo che negativo, possiede un background, una personalità e vive una vera e propria evoluzione, nel bene o nel male.
La trama di Final Fantasy IV è davvero ben scritta, con un intreccio articolato e coerente, numerosi colpi di scena e diversi momenti davvero emozionanti e commoventi (come quel che accade ai piccoli Porom e Palom). Anche l’ambientazione è davvero vasta, originale e profondamente diversificata, dal momento che il nostro party dovrà esplorare, oltre alla superficie della Terra, anche un mondo sotterraneo e persino la luna!
Anche il gameplay offre un gran numero di migliorie, con l’introduzione del famoso Active Team Battle (ATB) e un insieme di abilità uniche e ben diversificate da un personaggio all’altro e a un livello di difficoltà severo ma anche giusto ed appagante.
4. Final Fantasy X
Fin dalla sua uscita, avvenuta a cavallo tra 2001 e 2002, Final Fantasy X ha fatto parlare davvero molto di se. Il gioco fu un successo enorme, grazie soprattutto alla spettacolarità del suo comparto tecnico, che lo rendeva uno dei giochi più spettacolari e belli da vedere usciti fino a quel momento.
Atro punto di forza di Final Fantasy X era indubbiamente la sua trama, davvero avvincente, coinvolgente ed emozionante. Credo che nessun giocatore possa essere rimasto indifferente all’avventura di Tidus, strappato dalla sua città natale, Zanarkand e catapultato nel mondo di Spira. Qui il nostro eroe giocherà un ruolo decisivo, insieme all’invocatrice Yuna, per liberare il mondo dalla spirale di morte che lo opprime, causata dalla terribile creatura Sin.
Tuttavia, non tutti i fan accolsero con favore questo episodio. La mancanza della world map e l’esplorazione limitata fecero storcere il naso ai fan dei capitoli precedenti. Anche il ritorno del sistema a turni, ritenuto fin troppo semplice, non trovò il favore di molti giocatori.
Final Fantasy X, tuttavia, va giocato per quello che è: la storia di un cammino. Un cammino di fatica e di sacrificio, vissuto insieme da un gruppo di improbabili alleati, i cui legami andranno a rafforzarsi sempre di più, aiutandoli a svelare ogni inganno e superare tutte le difficoltà, anche quelle apparentemente insormontabili.
Il gameplay, pur con qualche limite, ha offerto ai giocatori qualcosa di profondamente diverso rispetto agli ultimi episodi della saga, con un battle system ed un sistema di potenziamento davvero profondi ed interessanti, un enorme numero di segreti e missioni secondari e una vera e propria orda di nemici nascosti, che garantiscono al titolo una longevità immensa, soprattutto per quello che oggi definiamo end-game.
Il finale, poi, raggiunge vette di coinvolgimento ed emotività davvero elevatissime. Credo che a tutti noi sia scappata qualche lacrimuccia dopo aver finito questo gioco.
3. Final Fantasy IX
Se questa classifica prendesse in considerazione solo una serie di fattori meramente oggettivi e statistici, probabilmente Final Fantasy IX si troverebbe al primo posto. Il nono capitolo della saga, frutto del lavoro di Hironobu Sakaguchi e Shinji Hashimoto è infatti quella che si può definire un’avventura perfetta.
Il comparto tecnico è semplicemente straordinario, grazie ad una colonna sonora eccezionale e con una grafica e delle animazioni in grado di spingere l’hardware della prima playstation oltre ogni limite. La trama è scritti in maniera magistrale, con un intreccio appassionante, sempre coerente e senza alcun momento di scadimento dall’inizio alla fine. I personaggi hanno tutti un background e obiettivi precisi e sono approfonditi e caratterizzati splendidamente, sempre con una buona dose di umorismo.
Anche il gameplay è davvero divertente, appagante e ben bilanciato, con abilità uniche per ogni personaggio. L’equipaggiamento è sfruttato e valorizzato in maniera perfetta e soprattutto una marea di missioni ed attività secondarie, che permetteranno di svelare un gran numero di zone extra da esplorare. Particolarmente memorabili risultano il gioco di carte collezionabili e la sottotrama legata ai tesori dei chocobo.
Unico difetto di questo capolavoro è il fatto che non ha saputo imprimersi nell’immaginario dei videogiocatori con la stessa forza di altri episodi del franchise. I personaggi, per quanto interessanti e simpatici, non hanno la forza visiva e l’iconicità di altri protagonisti.
Inoltre molti giocatori faticano ancora ad apprezzare l’atmosfera quasi completamente fiabesca e medievaleggiante, che non lascia più spazio alla tecnologia e agli elementi futuristici che avevano caratterizzato i due episodi precedenti.
2. Final Fantasy VII
Per molti giocatori sarà una sorpresa non trovare il settimo episodio al primo posto. Dopotutto, si tratta del primo episodio della saga ad aver avuto un successo strepitoso anche nel mondo occidentale. Final Fantasy VII è ormai un vero mostro sacro. Difficile scrivere qualcosa su questo titolo che non sia già stata detta e stradetta.
Un cast di personaggi carismatici, interessanti e ben diversificati; un comparto tecnico (in particolare il sonoro) di altissimo livello e una trama potente, incalzante e commovente, con scene divenute leggendarie e conosciute persino da chi non ha giocato l’avventura.
Anche il sistema di gioco è estremamente creativo e divertente grazie all’uso dei materia, pietre magiche in grado di donare numerose abilità al party. Sebbene imperfetto, questo sistema permetteva un altissimo grado di personalizzazione del party e delle strategie di gioco.
Final Fantasy VII è stato inoltre il primo gioco a traghettare la saga nel mondo dei giochi 3D ed è quasi certamente il Final Fantasy più famoso in assoluto. Come mai allora non ha raggiunto la vetta? scopriamolo insieme!
1. Final Fantasy VI
Ci rendiamo perfettamente conto che vedere al primo posto un gioco uscito nel 1994 su SNES potrà far storcere il naso a molti. Tuttavia, a nostro giudizio, Final Fantasy VI riesce ad unire tutti gli elementi che rendono grande un Final Fantasy e a spingerli ad un livello superiore.
Un party di ben 14 personaggi, quasi tutti memorabili e con un set di abilità e caratteristiche uniche. Un sistema di gioco incredibilmente bilanciato e ricchissimo di possibilità e un comparto tecnico che, ancora oggi, riesce a sorprendere per la sua qualità. Un’incredibile libertà di esplorazione e un mondo sorprendentemente vasto, soprattutto nelle fasi finali della storia. Final Fantasy VI riesce ad eccellere sotto ogni aspetto. Ma, come già detto, va oltre.
Infatti è la trama del gioco a rendere Final Fantasy VI un’esperienza davvero indimenticabile. Final Fantasy VI ci immerge in un mondo in cui tecnologia e magia cercano una difficilissima convivenza, con un intreccio ricco di rivelazioni, inganni e incredibili colpi di scena. Ma è soprattutto la grandezza dei temi trattati a rendere così incredibile questa storia.
Il progresso, lo sfruttamento delle risorse, i traumi, la morte, la difficoltà nell’accettare il diverso e persino tematiche dure come il suicidio e la perdita di fiducia nella vita. Final Fantasy VI riesce ad unire tutto questo in un’unica, straordinaria narrazione.
Come se non bastasse, il gioco propone tutta una serie di situazioni ed eventi davvero unici (come dimenticare lo scontro col treno nella foresta infestata?) e alcune delle scene più memorabili dell’intera saga, come la notte all’Opera o il cataclisma scatenato nelle fasi finali dell’avventura. Tutti questi elementi, a giudizio di chi scrive, rendono Final Fantasy VI il miglior Final Fantasy mai uscito finora.
Ed eccoci arrivati alla fine del nostro viaggio! Che dite, concordate con la nostra classifica? Voi in quale ordine avreste disposto i capitoli della nostra amata Fantasia Finale?
Nei primi mesi del 2024 vedrà la luce anche Final Fantasy VII Rebirth, secondo capitolo della tanto chiacchierata trilogia remake del leggendario Final Fantasy 7 (per una retrospettiva di questo capolavoro vi rimando a questo articolo). Ma cosa ha a che fare Ehrgeiz, il gioco di cui tratta questo primo articolo della rubrica Videogiochi Dimenticati, con il remake di Final Fantasy VII? Ebbene, mi credereste se vi dicessi che Cloud, Tifa, Sephiroth e molti altri protagonisti di Final Fantasy VII sono presenti anche in questo gioco?
Dopo aver stuzzicato la vostra curiosità, siamo pronti a traghettarvi alla scoperta di Ehrgeiz, uno dei videogiochi più strani dimenticati della sconfinata libreria della prima Playstation. Pronti a salire sul ring per scambiare qualche pugno con Cloud e soci?
Un picchiaduro in vero 3D
Uscito nel marzo del 1998, prima in versione arcade e in seguito sulla prima Playstation, Ehrgeiz: God Bless the Ring fu il frutto della collaborazione tra Dreamfactory e Namco. Quest’ultima, insieme a Squaresoft, si occupò nello specifico della distribuzione del gioco.
In apparenza, Ehrgeiz poteva sembrare un semplice picchiaduro 3D, genere che a fine anni 90 era decisamente saturo. Tuttavia, appena iniziato a giocare, le particolarità del gioco diventavano subito evidenti. A differenza di giochi come Tekken o Soul Edge, in Ehrgeiz i combattenti non erano confinati su un classico piano bidimensionale, ma potevano spostarsi liberamente in ogni direzione all’interno dei vari stage.
Questa caratteristica conferiva al gameplay una grande originalità ed era una vera e propria ventata di aria fresca in un genere sovraffollato come quello dei picchiaduro 3D. Finalmente era possibile sperimentare nuove meccaniche di gioco e strategie, che si basavano più sul corretto posizionamento e sulla capacità di sfruttare gli stages che nell’abilità nell’utilizzo delle combo.
Oltre al suo gameplay originale, uno dei grandi punti di forza di Ehrgeiz era costituito proprio dagli stage. Gli scenari di Ehrgeiz erano davvero ampi, ben realizzati e con numerose zone interattive. Molti dei livelli possedevano persino diversi piani rialzati, che potevano essere sfruttati per devastanti attacchi in picchiata.
Curiosamente, negli scontri in versus erano presenti solo versioni ridotte delle arene, che riducevano di molto la strategia degli scontri a favore dei classici scambi ravvicinati tipici dei picchiaduro. Una scelta davvero strana.
Naturalmente, non è tutto oro quel che luccica. Ehrgeiz infatti pagava la sua originalità con un set di attacchi davvero risicato. Le combo dei vari personaggi erano molto basilari, dal momento che ogni lottatore disponeva solo di un attacco alto, uno basso (che potevano essere concatenati) e di un pulsante per gli attacchi speciali. Questi ultimi andavano a consumare un’apposita barra, che si svuotava ancor più velocemente qualora il personaggio disponesse di un’arma; in quest’ultimo caso, infatti, la pressione del tasto special avrebbe portato all’estrazione dell’arma, il cui utilizzo avrebbe gradualmente consumato il suddetto indicatore.
Ehrgeiz proponeva anche una serie di attacchi in corsa, parate e contromosse. Tutto però dava l’idea di un qualcosa di poco preciso, superficiale e spesso e volentieri a farla da padrone negli scontri era il buon vecchio button mashing (ovvero pigiare tasti alla rinfusa sperando in qualcosa di buono).
Uno strano roster
Il roster di Ehrgeiz appariva fin da subito decisamente stereotipato. Tra wrestler, ninja, ragazzine armate di yo-yo e cloni di Kazuya, quasi nessuno dei protagonisti riusciva davvero a svettare per carisma e originalità.
Ad eccezione, naturalmente, dei progatonisti di Final Fantasy VII. Ehrgeiz ospita infatti Cloud, Tifa e Sephirot, tre dei personaggi principali del gioco. In seguito era possibile sbloccare Yuffie, Vincent e persino Zack. Quest’ultimo in Final Fantasy VII non era nemmeno un personaggio giocabile. Tuttavia ogni fan conosce bene l’importanza di Zack nell’economia della trama.
Un esperimento particolare
Come ulteriore elemento di originalità, la versione Playstation di Ehrgeiz proponeva anche la modalità Quest. Si trattava di una sorta di GDR in tempo reale. Alla guida di due aercheologi avventurieri, Clair e Koji (entrambi giocabili anche in modalità picchiaduro) il giocatore avrebbe dovuto farsi strada attraverso intricati dungeon e combattendo orde di mostri e boss.
Nella modalità Quest era ovviamente possibile salire di livello e potenziare il proprio equipaggiamento, per meglio adattarsi alle nuove sfide. Sebbene l’idea fosse interessante, il quest mode non raccolse particolari consensi a causa della ripetitività del gameplay e dell’eccessiva difficoltà delle battaglie.
In generale, il gioco ebbe un accoglienza mista. Se i fan giapponesi apprezzarono lo strano esperimento, anche grazie alla presenza degli outsiders di Final Fantasy, in occidente l’accoglienza fu molto più tiepida, anche a causa del ritardo con cui il gioco giunse nel vecchio continente, quasi due anni dopo l’uscita giapponese.
L’eredità di Ehrgeiz
Cosa rimane dunque di Ehrgeiz al giorno d’oggi? Non si può certamente dire che il gioco sia invecchiato particolarmente bene o che abbia lasciato un ricordo indelebile nelle menti dei videogiocatori.
Tuttavia siamo sicuri che tutti gli amanti dei picchiaduro che ai tempi hanno provato questo titolo lo ricordino ancora oggi. Ehrgeiz ebbe infatti l’indubbio merito di provare qualcosa di diverso, di staccarsi dai consolidati binari del picchiaduro 3D per proporre un’esperienza più originale.
E poi, diciamocelo, a quale fan di Final Fantasy non stuzzica l’idea di vedere Cloud e Sephiroth prendersi a pugni e calci in faccia anziché affrontarsi come al solito a colpi di spada e magie?
Non sempre i giochi di successo hanno una bella trama. Numerose serie, come ad esempio Super Mario Bros., Minecraft o Fortnite, hanno ottenuto un successo strabiliante pur senza vantare una storia particolarmente elaborata. Tuttavia, soprattutto per determinati generi videoludici, la qualità della trama resta un fattore di importanza assolutamente primaria. In questo articolo andremo a riscoprire insieme dieci perle della storia dei videogiochi che devono il loro successo soprattutto all’eccezionale bellezza della loro trama.
Non a caso, molti di questi titoli sono riusciti a sconfinare dal mondo dei videogiochi, per ispirare pellicole cinematografiche, serie TV e numerosi altri media. Come moderni aedi, prepariamoci a cantare di nuovo le imprese tramandate da questi grandi capolavori. Prepariamoci a riscoprire insieme queste gemme e magari anche a fare qualche nuova scoperta.
Monkey Island 2: Lechuck’s Revenge
Ideato dal geniale Ron Gilbert, il secondo capitolo di Monkey Island apparve su PC nell’ormai lontano 1991. La seconda avventura di Guybrush Treepwood vedeva nuovamente il nostro temibile pirata alle prese con la sua nemesi Lechuck.
Fresco fresco di risurrezione (causata indirettamente proprio da Guybrush) Lechuck minaccia di distruggere il nostro eroe grazie ai temibili poteri delle bambole Voodoo. Solo il leggendario tesoro Big Whoop sembra essere in grado di salvare Guybrush.
La ricerca del tesoro porta il videogiocatore ad esplorare numerose isole, risolvere enigmi tanto complessi quanto divertenti e conoscere un enorme numero di bizzarri e pittoreschi personaggi. Una grafica ed un sonoro di ottima qualità, tanto umorismo e soprattutto tonnellate di divertimento, condito dalla folle genialità di Gilbert, rendono la trama di Monkey Island 2 la più memorabile dell’intera saga. A completare il tutto, un finale che fa discutere ancora oggi i fan.
Il gioco è uscito anche in versione rimasterizzata ed è disponibile su Steam a prezzi davvero abbordabili. Assolutamente consigliato a chiunque ami le avventure e la risoluzione degli enigmi.
Detroit: Become Human
Sviluppato da Quantic Dream sotto la direzione di David Cage, già famoso per titoli come Fahrenheit e Heavy Rain, Detroit: Become Human fu pubblicato nel 2018 per PC e PS4.
L’opera ci trasporta in una Detroit futuristica in cui degli avanzatissimi androidi affiancano ormai da tempo gli umani nella vita di tutti i giorni, svolgendo mansioni di ogni genere e imitando la vita umana in praticamente ogni suo aspetto.
Ma cosa accadrebbe se questi androidi acquistassero una coscienza propria? Attraverso gli occhi di tre protagonisti distinti, ognuno con i suoi scopi e obiettivi (a volte in conflitto), Detroit tenterà di rispondere a questa domanda. Il gioco propone una trama matura, coinvolgente e con numerosi colpi di scena.
Come da tradizione per i giochi di Quantic, Detroit propone numerosi finali differenti, quasi tutti davvero ben pensati. L’aspetto che più mi ha colpito di Detroit è la straordinaria capacità dei suoi protagonisti di creare empatia. Il giocatore viene ben presto letteralmente risucchiato all’interno del gioco, anche grazie alla forte tensione che la storia riesce a trasmettere in (quasi) ogni sua parte.
Se vi piacciono la fantascienza, la psicologia e le trame coinvolgenti, Detroit: Become Human è certamente il gioco che fa per voi.
The Legend Of Zelda: Majora’s Mask
Nella serie The Legend Of Zelda la trama, pur avendo un ruolo di primo piano, non è mai stata l’elemento cardine. Nelle varie peregrinazioni di Link la parte del leone è sempre toccata all’esplorazione, alla scoperta di nuove aree e alla risoluzione degli enigmi.
Vi sono tuttavia alcuni titoli all’interno di questa leggendaria saga, come Tears Of The Kingdom o Ocarina Of Time, la cui storia è riuscita ad imprimersi con forza nei cuori dei giocatori. In questa sede abbiamo deciso di focalizzarci sull’episodio più particolare ed “oscuro” dell’intera saga, ovvero Majora’s Mask.
Il gioco uscì nel 1999 su Nintendo 64, sotto la direzione del mitico Shigeru Miyamoto (che abbiamo approfondito in un articolo), coadiuvato da Yusuke Nakano e Takaya Imamura. Pur trovandosi nella situazione di dover raccogliere la pesante eredità di Ocarina of Time, Majora Mask ottenne un successo enorme. Il successo fu tale che vennero realizzate ben 2 riedizioni, una nel 2003 per Gamecube e una seconda nel 2011 per 3DS.
In questa incredibile avventura il nostro Link viene catapultato a Termina, un mondo misterioso e inesplorato, con il compito di salvarlo dal tenebroso Skull Kid, che intende ricorrere alla maschera di Majora per far schiantare la luna su Termina.
Sono molti gli elementi della trama di Majora Mask in grado di lasciare il segno. Le atmosfere oniriche e misteriose, la continua tensione provocata dalla minaccia della luna cadente e la cura delle storie legate alle missioni secondarie sono solo alcuni di essi.
Se non lo avete ancora fatto siete obbligati a riscoprire questa gemma. Non ve ne pentirete.
The Last Of Us
Quando si parla di survival horror, questo capolavoro targato Naughty Dog è uno dei primi titoli a venire nominati da qualsiasi giocatore. Uscita nel 2013 sotto la direzione di Neil Druckmann e Bruce Straley, l’avventura di Ellie e Joel è subito riuscita a conquistare un enorme numero di fan e ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti.
Certo, la trama non è l’unico pregio di The Last Of Us. Il gioco propone un gameplay molto vario, ricco, divertente e coinvolgente, che unisce elementi stealth a dinamiche tipiche degli sparatutto e delle avventure 3D. Tuttavia il punto di forza del gioco risiede sicuramente nell’incredibile storia che Naughty Dog ha saputo narrarci.
Le atmosfere cupe e disperate del mondo di TLOU, devastato da una tremenda epidemia causata dal fungo cordyceps e i continui colpi di scena che il gioco propone terranno qualsiasi videogiocatore incollato allo schermo fino ai titoli di coda, senza praticamente mai un momento di noia.
Ancor più importante, i protagonisti del gioco sono in tutto e per tutto essere umani, dotati di coraggi e determinazione ma anche di paura, disincanto e tanti altri sentimenti molto meno nobili, che spesso e volentieri determineranno le loro scelte.
Un vero must per ogni appassionato di videogiochi che si rispetti. Un’opera tanto importante e ben scritta da aver ispirato anche una serie HBO, che ha ottenuto un ottimo successo di pubblico e critica.
Final Fantasy VII
Ed eccoci a parlare di un altro mostro sacro della storia dei videogiochi. Final Fantasy VII non solo è stato il primo episodio della saga a sdoganare definitivamente il genere dei JRPG nel mondo occidentale, ma ha anche saputo dar vita ad un universo narrativo capace di durare per più di un ventennio (vedi i recenti episodi Remake).
Sono davvero tanti gli elementi di Final Fantasy VII ad aver influenzato con forza l’immaginario collettivo. Le atmosfere steampunk, la sapiente unione di scienza e tecnologia, l’incredibile carisma dei suoi protagonisti (e antagonisti) e un mondo di gioco credibile e dettagliatissimo.
Naturalmente, anche la trama di FF7 è davvero strepitosa, ricchissima di colpi di scena (chi può dimenticare cosa accade alla fine del primo disco di gioco?) e con un enorme numero di scene emozionanti e memorabili, al punto da diventare iconiche.
Certo, se guardiamo alla qualità generale dell’intreccio, altri episodi della saga, come FFVI o FFIX non hanno nulla da invidiare al settimo capitolo, ma abbiamo deciso di citare FFVII proprio per l’influenza che questo gioco ha avuto sulla storia dei videogiochi e non solo.
God of War Ragnarok
Ammettiamolo: i primi capitoli della saga di Kratos non brillavao particolarmente per la qualità e l’originalità della loro trama. Con l’episodio del 2018, però, le cose sono cambiate profondamente.
Dopo il massacro degli dei della Grecia, God of War ci presenta un Kratos più anziano e maturo, perdipiù con un figlio al seguito. Il Fantasma di Sparta non è più solo una macchina per uccidere, ma un uomo (o meglio un dio) ormai maturo, riflessivo e rude ancor più che in passato.
Anche la trama della saga cambia registro, proponendo un intreccio molto più complesso, con tradimenti, misteri, colpi di scena e scoperte in grado di sorprendere il giocatore e tenerlo letteralmente con il fiato sospeso.
Tutti questi elementi tornano ulteriormente migliorati nel gioco successivo, cioè God Of War Ragnarok. In questa grandiosa avventura, per ora l’ultima della saga, il regista Eric Williams ci regala una vicenda ancor più intricata e ricca di capovolgimenti e cambi di fronte.
Punto di forza di questa storia, oltre al grande carisma dei nuovi personaggi, è indubbiamente il modo in cui i vari misteri vengono via via svelati, spesso tramite eventi davvero drammatici ed inattesi. Da giocare assolutamente, anche senza aver provato nessuno dei capitoli precedenti.
Metal Gear Solid 3: Snake Eater
Parlando di belle trame, nella nostra rassegna non poteva assolutamente mancare la saga di Metal Gear Solid.Nata nel 1987 su MSX2, grazie al genio del visionario Hideo Kojima, la saga di Metal Gear è sbarcata con prepotenza su Playstation nel 1999 con il primo Metal Gear Solid.
Da allora la saga si è sviluppata in parallelo con le nuove console di casa Sony, fino alla burrascosa conclusione avvenuta con Metal Gear Solid V: The Phantom Pain. Durante lo sviluppo di questo gioco, infatti, è avvenuto il “divorzio” tra Kojima e la Konami, ma questa è un’altra storia.
La saga di Metal Gear Solid unisce elementi di thriller, spionaggio, filosofia e storia contemporanea, toccando temi adulti e “scomodi” come la guerra, il business delle armi, la genetica e l’abuso dei social e delle moderne tecnologie. Il tutto unito in una trama credibile, dura e ricca di colpi di scena davvero indimenticabili, resi ancor più memorabili dall’incredibile carisma dei personaggi.
Abbiamo scelto di premiare il terzo episodio, Snake Eater (uscito nel 2004 sulla mitica PS2) poiché tra tutti gli episodi della saga è quello che più di tutti può essere apprezzato anche senza conoscere il resto della saga. Snake Eater infatti propone una storia davvero forte, emozionante e commovente, in cui accompagneremo Naked Snake, lo Snake “originale”, in una missione suicida che lo vedrà contrapposto alla sua stessa mentore, la leggendaria The Boss. Questa esperienza e lo scontro finale con la sua maestra daranno inizio alla leggenda del nostro protagonista, segnandone allo stesso tempo il destino.
Un capolavoro assoluto, da recuperare a qualunque costo, che presto sarà impreziosito dall’uscita di un nuovo remake, che segnerà finalmente il ritorno sugli schermi della saga di Metal Gear Solid, ormai da troppo tempo assente dal panorama videoludico.
Batman: Arkham City
Quello che i Rocksteady Studios hanno realizzato con la saga di Arkham ha davvero dell’incredibile. Non solo infatti questa saga riesce a rendere giustizia alla grandezza del personaggio di Batman, ma presenta una versione dell’uomo pipistrello e dei suoi nemici che nulla ha da invidiare a quelle viste al cinema o nei fumetti.
Tutti gli episodi della saga infatti presentano una trama davvero ben scritta, ricca ed articolata. Ogni personaggio, sia esso un alleato di Batman o uno dei molteplici avversari trova il suo giusto spazio e la sua collocazione all’interno dell’enorme puzzle costruito da Rocksteady.
E, parlando di Batman, quella vista in questa saga è certamente una delle sue versioni più affascinanti e carismatiche, che mette in luce sia le incredibili potenzialità del personaggio sia i suoi lati più oscuri e vulnerabili.
Premiamo Arkham City per l’imprevedibilità della sua trama e per l’ottimo cast di avversari che propone, tra cui spicca, naturalmente, l’immancabile Joker. Nel caso decidiate di giocarlo, preparatevi per il finale. Vi lascerà davvero senza parole!
Persona 5
Se amate le narrazione in stile anime e i drammi adolescenziali, Persona 5 è il gioco che fa per voi. Il capolavoro di Katsura Hashino ci mette nei panni di Joker, ragazzo liceale costretto al trasferimento in seguito ad una falsa accusa di aggressione.
Durante il nuovo anno scolastico, il nostro protagonista si accorgerà ben presto di avere una forte connessione con il Metaverso, mondo spirituale creato dall’inconscio delle persone. Joker (il cui vero nome resta personalizzabile) scopre ben presto di essere in grado di controllare i misteriosi spiriti chiamati Persona. Insieme ad un gruppo di amici fidati dotati di abilità simili alle sue, Joker formerà i Phantom Thieves, un gruppo di eroi del metaverso con la missione di cambiare il cuore delle persone malvagie, costringendole a svelare spontaneamente le loro meschinità.
Questa premessa dà vita ad una trama che non sfigurerebbe in nessun anime moderno. Nell’avventura di Joker si alternano estenuanti battaglie nei palazzi del metaverso, drammi personali e sentimentali della vita reale e vicende più leggere e scanzonate legate alla vita scolastica, tra amicizie, primi amori e esami da superare.
Persona 5 è uno dei migliori rpg dell’ultima decade e si è arricchito anche di una versione Royale, che inserisce nuovi personaggi e arricchisce ulteriormente la trama del gioco. Un acquisto davvero obbligato se amate il genere.
Nier Automata
E quale gioco poteva essere più adatto a concludere la nostra carrellata se non il capolavoro assoluto nato dallo sregolato genio di Yoko Taro? Uscito nel 2017 per ogni piattaforma esistente, Nier Automata si è subito messo in mostra per il suo gameplay da hack and slash frenetico e divertente. Ma dietro alla facciata c’è molto di più.
Il titolo Square, infatti, possiede una delle trame più strane, intricate e vaste mai apparse su qualsiasi media. Non solo infatti Automata presenta un numero spropositato di finali multipli, ma il gioco è in realtà solo la punta di un gigantesco iceberg.
La storia narrata da Yoko Taro infatti si snoda attraverso un numero incredibile di opere diverse. Tra prequel videoludici (tra cui l’intera saga di Drakengard), manga, enciclopedie dedicate e persino opere teatrali, è davvero difficile orientarsi nella tela ordita dal visionario direttore.
Tuttavia, la pazienza di tutti coloro che avranno la forza di risolvere questo incredibile rebus sarà ricompensata. La storia di Nier, infatti, è davvero incredibile. Tragica, struggente ed emozionante, essa sa unire idee fantascientifiche e futuristiche con un profondo studio dell’animo umano, dei suoi desideri e dei suoi timori più reconditi.
Attraverso la storia dell’eterna lotta tra androidi e biomacchine, infatti, Yoko Taro ci mostra la sua visione della storia dell’umanità, delle sue conquiste quasi divine e dei suoi altrettanto roboanti fallimenti. Il tutto valorizzato dalla colonna sonora, una delle più belle mai ascoltate in un videogioco.
Quando il Giappone decide di creare qualcosa, non c’è dubbio che lo fa con un unico obiettivo in mente: realizzare qualcosa di innovativo, diverso ed inimitabile. È successo con i manga, che non sono proprio fumetti, e lo stesso con gli anima, che chiamarli cartoni animati è riduttivo.
Succede anche con il cinema, o con la musica: nel Paese del Sol Levante ogni prodotto dell’industria culturale deve essere qualcosa di unico, che anche se riconducibile ad una categoria più ampia, deve essere facilmente riconoscibile come proprio della cultura giapponese. E lo stesso avviene tra i singoli prodotti, che da loro devono essere distinguibili.
Ovviamente, per i videogiocatori si tratta di un concetto immediatamente applicabile ad un genere in particolare, quello dei JRPG, ossia dei giochi di ruolo per l’appunto giapponesi. Ma cosa sono i JRPG? Quella “J”, che sta proprio per Japanese, non indica soltanto la provenienza geografica del prodotto, ma nasce come un vero e proprio certificato di autenticità, un marchio con cui il giocatore può essere certo che si troverà di fronte a qualcosa di nuovo.
Nascita
Raccontare della storia dei JRPG è più un esercizio di stile, che di sostanza. Si parla di un genere che, di fatto, quasi coincide con la nascita dei videogiochi. I primissimi titoli sono comparsi nei primi anni 80, ma sarà il primo Dragon Quest, uscito per Enix nel 1986 in oriente e nel 1989 in occidente sulla piattaforma NES, a far emergere il genere. Un momento storico che ha dato vita ad un vero e proprio tsunami di titoli, tra cui il primo Final Fantasy.
Fare la lista dei titoli che poi negli anni si sono susseguiti richiederebbe un tempo infinito: da Suikoden a Shin Megami Tensei, passando per gli Xenosaga e gli Xenoblade, i Persona e così via. La lista è veramente enorme e nella maggior parte dei casi si parla quasi sempre di saghe, i cui capitoli a volte sono uno il proseguo dell’altro, altre invece sono indipendenti e condividono soltanto il nome. Perché, come si è già detto, secondo la filosofia del Jrpg, ogni titolo deve essere unico ed inimitabile, anche se condivide il nome con altri prodotti.
JRPG vs WRPG: cosa cambia rispetto ai GDR occidentali?
Quella tra JRPG e Western Role Playing Game non è soltanto una differenza dovuta allo stile, ma per anni è stata una vera e propria battaglia culturale e, ovviamente, di mercato.
Basti tornare indietro di qualche anno (ahimè, non pochi), e rievocare la storica contrapposizione tra Nintendo eSega, dove la prima deteneva l’egemonia dei JRPG, mentre la seconda dei WRPG. Acquistare una console anziché l’altra (per i giocatori di giochi di ruolo, s’intende) significava prendere una posizione.
Le differenze tra i due generi non si sono affievolite neanche con l’arrivo della Sony, che con la prima Playstation e la conseguente egemonia del mercato tra il 1994 e il primi 2000 ha eliminato le barriere di genere, proponendo tanto i GDR occidentali quanto i JRPG. La contrapposizione tra i due generi però è rimasta e rimane tutt’ora. Il resto è storia, già trattata in infinite sedi.
Ma al netto dello storico campanilismo, cosa c’è di così diverso tra un JRPG e un WRPG? La prima differenza è sicuramente nella struttura dei generi. I JRPG nascono principalmente come titoli basati su un party di più personaggi e con combattimenti a turni, dove la cooperazione tra protagonista (o protagonisti) e altri astanti, a cui si cerca di dare sempre uno spessore, fa da padrona.
Ciò non significa che i giochi di ruolo occidentali non abbiano mai abbracciato questo stile: basti guardare gli storici Baldur’s Gate o Planescape Torment che, con tutte le differenze del caso, permettevano di scegliere i componenti del proprio party come lo si poteva fare a Final Fantasy, più o meno.
Eppure, già prendendo questi due titoli come esempio, è possibile tracciare una prima netta linea di demarcazione: nei diversi Baldur’s Gate (ma anche negli Elder Scroll o nei più recenti Divinity Original Sin) il giocatore ha la possibilità di creare il proprio personaggio, si immerge in una narrazione in cui le sue decisioni cambiano il mondo, viene catapultato all’interno di una storia che vive quasi in prima persona. Perché uno dei punti cardine di un buon gdr occidentale è proprio il choice matter: dove ciò non avviene, manca sempre qualcosa.
Con i JRPG, la distanza tra il giocatore e i personaggi è invece molto più netta. Non siamo noi a creare Cloud, Squall o Tidus (sempre facendo riferimento ai Final Fantasy): è vero, avremo il controllo dei loro movimenti nel mondo e nei combattimenti, ma non avremo diritto di interferire con le loro scelte o con il loro essere: saremo relegati ad un ruolo di spettatori di una storia che non è la nostra, ma a cui assisteremo arrivando a volte anche ad affezionarci ai personaggi che ne sono parte, cosa che accade molto più difficilmente nei titoli dei giochi di ruolo occidentali.
Ed è forse questa la più grande differenza tra i due generi: da una parte siamo attori, dall’altra spettatori. Da una parte interagiamo con il mondo al punto di sentirci parte integrante di esso, dall’altro ci godiamo una narrazione in cui non siamo inclusi, ma va bene così, è la loro storia.
Unicità
Che ogni buon titolo GDR debba raccontare una buona storia, a prescindere da dove sia stato realizzato, se in Europa, in America o Giappone, è una delle basi del genere. Ma ciò non basta: una buona storia senza un sistema di combattimento innovativo difficilmente è in grado di interessare il grande pubblico.
Quando si parla di JRPG, tutto ciò viene però portato all’estremo, dove a fianco dell’attenzione maniacale alle storie, forti anche delle influenze di manga e anime che ben si sposano con il genere videoludico, si passa alla nota ricerca della complessità dei combattimenti, che molte volte chiedono un minimo di studio affinché si possano affrontare le sfide più complesse offerte dal gioco (che spesso sono opzionali).
Partiamo dalle basi: a parte qualche “romantico” che ancora resiste, il genere JRPG negli anni è passato da uno stile di combattimenti a turni all’action.
L’esempio più lampante è la contrapposizione tra Final Fantasy VII e il suo Remake: oltre ai cambiamenti nella storia, è stato impensabile per Square-Enix proporre una sola rivisitazione grafica del gioco: c’era bisogno di renderlo attuale e, senza entrare sulla diatriba relativa anche alle differenze sulla storia, la scelta più azzeccata è stata puntare sulla dinamicità dei combattimenti, mantenendo però elementi imprescindibili del JRPG, quali mosse finali, magie e altro ancora.
Col passare del tempo, i JRPG sono diventati molto più complessi di quanto non lo fossero già e anche questo cambiamento rientra nel concetto di voler produrre titoli sempre più innovativi e differenti l’uno dall’altro.
Dalle famose Junction di Final Fantasy VIII (che oggi capirle è semplicissimo, ma ricordo quando ci giocavo ai tempi delle medie, per poi scoprire come funzionavano solo al CD 3) agli ultimi titoli come Xenoblade Chronicles 3 o Tales of Arise (di quest’ultimo, ancora oggi non ho capito bene come funzionano le combo), ogni titolo ha sempre voluto proporre uno stile unico che, come si è detto, a volte convince e altre no, ma chi produce sembra non contemplare l’opzione di pubblicare qualcosa di già visto, anche se in passato ha catturato l’attenzione di molti.
“È così che funziona il mercato”, verrebbe da dire, ma non è proprio così: si guardi per esempio a Divinity Original Sin 1 e 2, dove ovviamente il secondo capitolo propone una nuova grafica, nuove abilità e un nuovo sistema di progressione, mantenendo però alcune meccaniche del primo senza cambiarle di una virgola, come la possibilità di interagire con l’ambiente circostante durante il combattimento. Il ragionamento è semplice: ha funzionato nel primo capitolo, perciò lo si ripropone allo stesso identico modo anche nel secondo (e perché no, anche in Baldur’s Gate 3).
Oppure si guardi ai giochi Bethesda, dove Skyrim e Fallout, giochi completamente diversi per ambientazione, che però, fatte le dovute eccezioni, condividevano lo stesso menu e lo stesso stile di combattimento (e alcune analogie sono rintracciabili persino nel recente Starfield).
Ecco, tutto ciò è vietato nei JRPG. Non può esistere un Final Fantasy che sia anche lontanamente simile al precedente, per storia o meccaniche di combattimento, e lo stesso accade per gli Xenoblade Chronicles o i Dragon Quest, quest’ultimo tra gli unici titoli che ancora resistono al romanticismo del combattimento a turni ma che nonostante ciò riesce ancora a rinnovarsi.
Alla fine: che cos’è un JRPG?
Per definire cosa sia un JRPG, bisogna dunque tenere conto di due fattori: una narrazione che deve tenere incollati allo schermo e uno stile di gioco unico, che permetta a chi non vuole applicarsi di concludere la storia, ma che proponga anche una serie di sfide opzionali estremamente complesse che solo chi ha voglia di studiarsi build e combo può riuscire a concludere con successo (in perfetto stile di gioco nipponico).
I JRPG sono storie, personaggi di spessore, colpi di scena e a volte anche lacrime, ma sono anche combattimenti mozzafiato, magie, luci, laser, mostri giganti, evocazioni e a volte anche enormi robot. Possono essere semplicità e complessità allo stesso tempo, ma soprattutto devono essere unici, sia rispetto ai loro cugini occidentali, sia rispetto ai titoli della stessa categoria.
La saga di Final Fantasy è certamente una delle più longeve e importanti dell’intera storia dei videogiochi. Come accaduto per praticamente ogni episodio della saga, anche l’uscita di Final Fantasy XVI è stata accompagnata da una lunga e sentita attesa. Con l’apparizione dei primi trailer e di varie indiscrezioni su questo sedicesimo capitolo, le aspettative sono andate via via crescendo.
Sebbene le prime impressioni siano state quasi universalmente positive, non sono mancate le perplessità. Una parte dei fan, infatti, ha mostrato poco entusiasmo verso la direzione action intrapresa dalla serie e anche la presenza di un solo personaggio giocabile ha suscitato pareri contrastanti.
Dopo aver giocato a fondo il gioco, sono pronto a darvi il mio giudizio completo su Final Fantasy XVI. Imbracciamo le spade, ricontrolliamo il nostro equipaggiamento e lanciamoci in questa nuova avventura!
Nelle terre di Valisthea
La trama di Final Fantasy XVI ci trasporta a Valisthea, mondo immaginario dall’ambientazione e dalle atmosfere tipiche dei racconti fantasy di ispirazione medievale. Valisthea è divisa in due continenti principali, Ciclonia e Cineria, a loro volta suddivisi tra diversi regni. Tra di essi spiccano il Gran Ducato di Rosaria, l’Impero di Sanbreque, la repubblica Dhalmekiana e il Regno di Waloed.
La principale fonte della magia di Valisthea è costituita dai Cristalli Madre, enormi ammassi cristallini magici dai quali è possibile estrarre un’energia chiamata etere. L’etere può a sua volta essere incanalato in cristalli più piccoli, utilizzati dalla gente per le funzioni più disparate. Esistono tuttavia alcuni individui, chiamati portatori, in grado di ricorrere alla magia senza l’ausilio dei cristalli. L’uso eccessivo del loro “dono”, però, condanna i portatori a morire pietrificati. Queste persone sono vittime di odio e pregiudizio da parte della maggioranza del popolo e spesso vivono come veri e propri schiavi.
Le entità più potenti di Valisthea sono gli Eikon (i famosi spiriti delle invocazioni presenti in tutti gli episodi della saga), fortissime creature magiche che donano i loro poteri ad alcuni umani predestinati, chiamati dominanti.
Game of Fantasy
Il controllo dei Cristalli Madre e degli Eikon sarà alla base di tutte le principali manovre delle varie potenze, ognuna intenta ad affermare il suo dominio o semplicemente a mantenere il precario equilibrio in cui versa il mondo. Un equilibrio che verrà messo a dura prova dalla diffusione della misteriosa Piaga, un misterioso esaurimento di etere che provoca la desolazione in tutte le zone in cui si manifesta.
La trama di Final Fantasy XVI insiste molto sui giochi di potere, le alleanze, i tradimenti e le macchinazioni delle varie forze in gioco. In questo, l’ultima fatica Square-Enix strizza palesemente l’occhio alla fortunata saga di Game of Thrones, di cui riprende anche diverse frasi. Anche molti dei personaggi di Final Fantasy XVI sembrano prendere ispirazione da alcuni eroi delle storie di Martin.
Nato dal dolore
Protagonista principale della storia è Clive Rosefield, giovane cavaliere proveniente dal Gran Ducato di Rosaria. Dopo una brevissima sequenza introduttiva, il passato di Clive ci verrà svelato attraverso un lungo flashback.
Il nostro eroe è il primogenito della famiglia reale di Rosaria, ma funge da semplice guardia del corpo per suo fratello minore Joshua. Infatti la Fenice, Eikon protettore di Rosaria, ha scelto come dominante proprio il piccolo principe, sebbene anche Clive mostri la capacità di controllare in parte il potere degli eikon.
A causa del tradimento della madre di Clive, Anabella, Rosaria subisce un attacco a sorpresa da parte dell’impero di Sanbreque. Durante questo attacco trovano la morte sia l’arciduca che il piccolo Joshua, poichè la fenice viene attaccata e apparentemente distrutta da un anomalo Eikon fiammeggiante, controllato da un misterioso individuo incappucciato.
Ridotto a mero soldato agli ordini dell’impero, Clive dovrà farsi strada per scoprire la verità sul terribile Eikon delle fiamme e vendicare il fratello e la famiglia.
Una trama davvero all’altezza
Non c’è davvero niente da dire: la trama di Final Fantasy XVI è davvero bella, avvincente e persino commovente. Per quanto possiate essere poco sensibili, difficilmente resterete indifferenti alle peripezie dei nostri protagonisti.
Il gioco porta avanti la storia principalmente attraverso i vari filmati che si attiveranno tra una sessione di gioco e l’altra. La lunghezza di questi filmati a volte sarà davvero consistente, quindi preparatevi a poggiare il controller per diversi minuti. Ma non temete, ne varrà davvero la pena.
Square-Enix però non si è limitata a narrare una bella storia, ma ha anche realizzato un mondo di gioco davvero solido e credibile. I personaggi, le relazioni tra di loro, la caratterizzazione dei vari regni e delle loro politiche, tutto è spiegato in modo molto dettagliato e nulla è lasciato al caso.
Il giocatore avrà in ogni momento la possibilità di leggere e approfondire tutte le varie informazioni su praticamente ogni aspetto del mondo di gioco. Dapprima ciò sarà possibile attraverso alcuni menù dedicati, mentre in seguito vi saranno due specifici personaggi che fungeranno da vere e proprie enciclopedie viventi del mondo di gioco.
Una gioia per gli occhi
Anche dal punto di vista tecnico, Final Fantasy XVI riesce a rispettare appieno le aspettative. Graficamente, il gioco è semplicemente superbo. I personaggi, gli sfondi, i mostri e gli effetti visivi delle battaglie sono realizzati in modo davvero sublime.
Le varie zone del continente che Clide esplorerà sono una vera meraviglia. Che si tratti di zone boscose, di vasti prati pianeggianti o di gallerie vulcaniche, il motore grafico del gioco riesce a rendere ogni ambientazione in modo assolutamente credibile e spettacolare.
Meritano una menzione particolare i vari villaggi, creati ricreando in maniera davvero precisa gli antichi borghi medievali. Le piccole abitazioni, le locande e soprattutto i vari mercati all’aperto sembrano realmente prendere vita e aiutano ulteriormente il giocatore a sentirsi totalmente immerso nell’esperienza di gioco.
Anche il sonoro è davvero di ottimo livello, con un mix di tracce musicali, principalmente di ispirazione classica, che risultano quasi sempre coinvolgenti e d’atmosfera. Come spesso accade, le musiche più memorabili sono quelle che accompagnano le battaglie coi boss, sempre incalzanti ed emozionanti.
Tra viaggi e battaglie
Come in ogni Final Fantasy che si rispetti, anche il sedicesimo capitolo propone un gameplay suddiviso principalmente in fasi di battaglia e di esplorazione.
In modo analogo a quanto visto in Final Fantasy XV e Final Fantasy VII Remake, tuttavia, Final Fantasy XVI presenta una rottura netta con il passato. Anche in questo nuovo episodio, infatti, l’azione si svolge sempre e rigorosamente in tempo reale, senza alcuna transizione tra fase di esplorazione e fase di battaglia. Semplicemente, quando Clide incontra un nemico, estrae la sua spada e permette al giocatore di iniziare ad attaccare.
Il potere degli Eikon
Durante gli scontri, Clive dispone di quattro abilità di base. Un attacco fisico, uno magico a distanza, il salto e un’abilità unica legata all’eikon a lui collegato. Come svelato in precedenza, infatti, il nostro eroe avrà la possibilità di assorbire i poteri dei vari eikon.
Una volta assimilati, essi doneranno a Clive alcune particolari abilità (scudi, scatti, salti speciali ecc.) oltre a due attacchi speciali. Questi attacchi devono essere ricaricati dopo l’utilizzo, ma infliggono danni davvero devastanti. Clive potrà equipaggiare un massimo di tre eikon e avrà la possibilità di selezionare due attacchi speciali per ciascuno di essi. In questo modo il giocatore ha la possibilità di trovare il setting che maggiormente lo soddisfa.
Clive avrà inoltre la possibilità di concatenare fra loro i vari attacchi, generando vere e proprie combo a base di fendenti, attacchi magici e colpi speciali. Premendo alcune combinazioni, il nostro alter ego potrà anche attivare degli attacchi unici, come affondi, colpi caricati e attacchi in salto. In aiuto di Clive ci sarà anche il suo fido cane Torgal (palese ispirazione ai metalupi di Game Of Thrones), che avrà la facoltà di attaccare i nemici e, all’occorrenza, curare Clive. Anche in questo caso, sarà possibile coordinare i nostri attacchi con quelli di Torgal per generare vere e proprie combo.
Non sarà invece possibile controllare altri personaggi oltre al nostro cavaliere. Nel corso del gioco diversi personaggi ci accompagneranno nel nostro viaggio, ma saranno semplici supporti, in grado di darci un piccolo aiuto nelle battaglie. Non solo non potremo controllarli direttamente, ma non avremo nemmeno alcun modo per impostare le loro azioni e modus operandi.
Per quanto riguarda invece la difesa, essa si basa principalmente sulle schivate. Se eseguite con il giusto tempismo, esse genereranno un piccolo “congelamento” del tempo, utile a Clive per effettuare degli attacchi extra. Sono presenti anche gli ormai celebri parry, che possono essere innescati premendo il tasto di attacco col giusto tempismo. Se messi a segno in modo corretto, anche i parry andranno a rallentare il tempo, lasciando il nemico sbilanciato e donando a Clive una finestra d’attacco ancora più ampia.
Poco spazio alla nostalgia
Nel complesso, il battle system si presenta ricco, dinamico e divertente e regala scontri molto vari e coinvolgenti. Le battaglie coi boss, in particolare, raggiungono livelli di spettacolarità veramente notevoli, proponendo anche una serie di sequenze cinematiche in cui premere i tasti col giusto tempismo in un tripudio di effetti speciali e spettacolari sequenze di scontro.
Tuttavia, tutto il sistema ha un grosso tallone d’achille: la difficoltà. Inutile girarci attorno, Final Fantasy XVI è davvero troppo facile. Non solo le schivate garantiscono sempre una difesa quasi perfetta dagli attacchi nemici, ma anche il danno subito in caso di attacco è spesso poco significativo e può facilmente essere recuperato tramite gli oggetti curativi, di cui il gioco è molto generoso. Certo, Clive ha a disposizione solo un numero limitato di pozioni, elisir e granpozioni, ma queste si rivelano praticamente sempre più che sufficienti a garantire la vittoria.
Una volta terminato il gioco viene sbloccata una difficoltà più elevata, che rende le cose molto più complesse ed interessanti, ma si tratta solo di un’extra. Un peccato davvero: un pizzico di difficoltà in più avrebbe giovato all’intera esperienza.
Un altro aspetto che potrebbe disturbare i fan di vecchia data è la mancanza di numerosi elementi tipici della serie. Oltre alla presenza di un singolo personaggio al posto del classico party, mancano totalmente gli effetti elementali delle magie. Quando utilizziamo un attacco magico, infatti, il danno che causa è assolutamente indipendente sia dal suo elemento sia dalle caratteristiche del nemico. Non sono presenti nemmeno le alterazioni di status, che nei titoli classici andavano ad aggiungere diversi elementi strategici alle battaglie.
Square-Enix ha probabilmente deciso di dare la priorità ai nuovi utenti, scegliendo di proporre un sistema di combattimento improntato sull’azione e sull’abilità del giocatore di effettuare parry e schivate al momento giusto, andando però a sacrificare la strategia. Questa scelta, in realtà, ci ha convinti solamente in parte, perché rischia di allontanare buona parte dello zoccolo duro dei fan della serie.
Un’esplorazione limitata
Final Fantasy XVI sceglie di non riproporre l’open world visto nel quindicesimo capitolo, ma presenta una struttura molto più simile a quella di Final Fantasy VII Remake. Nel corso del gioco avremo la possibilità di visitare quasi tutte le zone principali del continente di Valisthea. Ogni area presenta una grande mappa, che può essere esplorata liberamente. Tuttavia, ogni zona risulta indipendente dalle altre e non sarà possibile in alcun modo passare direttamente da un’area all’altra.
I viaggi lunghi sono gestiti da un pratico sistema di teletrasporti, tramite alcuni obelischi di etere. Oltre a questo, le aree di gioco sono piene di muri invisibili, che rendono l’esplorazione ancora più limitata. Tra l’altro, non c’è alcuna reale motivazione che possa spingere il giocatore ad esplorare liberamente. Le varie mappe non hanno aree segrete o tesori nascosti e i bauli disseminati per la mappa normalmente contengono solo qualche guil o oggetti spesso poco significativi.
L’unica motivazione che può spingerci ad aggirarci per la mappa è da ricercare nella bellezza delle ambientazioni, ma risulta molto più pratico attendere che si sblocchi una missione secondaria che abbia il suo obiettivo in una zona ancora inesplorata. In questo modo almeno le nostre peregrinazioni saranno valorizzate.
Missioni secondarie e cacce
Il luogo che visiteremo più spesso sarà il quartier generale degli alleati di Clive, dove sarà possibile aggiornare il nostro equipaggiamento, approfondire la storia e le info sui vari personaggi ed accedere a varie missioni secondarie.
Il sistema di side quest di Final Fantasy XVI ricorda molto da vicino quello di Final Fantasy XIV. Progredendo nella trama, alcuni personaggi, evidenziati da un’icona verde, ci proporranno delle missioni. Normalmente le missioni saranno attive proprio nella zona in cui ci troveremo seguendo la trama del gioco, ma sarà possibile visionare l’archivio di tutte le missioni attive direttamente dal quartier generale.
Purtroppo, le missioni secondarie non appaiono particolarmente ispirate. Si tratta normalmente di rispondere a richieste di soccorso o di procurare particolari materiali. Il tutto si traduce nel recarsi da un punto A ad un punto B, raccogliere gli oggetti desiderati e affrontare uno scontro (di solito piuttosto semplice) che va a concludere la missione.
Una categoria particolare di missioni è costituita dalle cacce. Si tratta di scontri contro nemici particolarmente coriacei, a volte dotati anche di un design originale. Le cacce saranno visualizzabili su un apposito tabellone situato nel quartier generale e controllato da un simpatico moguri. Questi scontri risultano decisamente più interessanti ed impegnativi del normale e aumentano la varietà e la sfida del gioco.
Equipaggiamenti ed abilità
Per finire, diamo uno sguardo all’aspetto strategico e gestionale, che, in Final Fantasy XVI, viene ad identificarsi con la gestione dell’equipaggiamento e delle abilità. Il giocatore ha la possibilità di equipaggiare Clive con spade, bracciali e mantelli. Ognuno di questi oggetti andrà a migliorare le sue statistiche, senza dare particolari abilità.
Discorso diverso per gli accessori, che potranno essere assegnati al nostro protagonista fino ad un massimo di tre. In questo caso, oltre a fornire dei bonus alle statistiche, avremo accessori in grado di donare a Clive abilità passive, come ad esempio delle schivate potenziate. Infine, alcuni accessori hanno la funzione di potenziare uno specifico attacco speciale donato dagli eikon.
Per quanto riguarda le abilità di attacco, come accennato in precedenza, esse verranno donate dagli eikon man mano che li sbloccheremo col proseguo della storia. Sarà il giocatore a decidere quali abilità andare a sbloccare e in quale ordine, spendendo i punti esperienza a accumulati salendo di livello. É possibile in qualsiasi momento del gioco andare a “resettare” le abilità sbloccate per spendere i punti in maniera differente. Questo permette, una volta individuate le abilità a noi più consone, di investire solo su quelle, lasciando da parte quelle inutilizzate.
Risulta quindi chiaro come l’aspetto gestionale, seppur presente, non abbia decisamente un ruolo preponderante in Final Fantasy XVI, che predilige un approccio più improntato all’azione. Va comunque riconosciuto il buon lavoro fatto da Square con le abilità degli Eikon, che sono abbastanza diversificate tra loro e regalano animazioni ed effetti davvero belli e spettacolari.
Conclusione
Final Fantasy XVI è certamente un ottimo gioco. Un’avventura dalla trama emozionante e coinvolgente, con una grafica ed un sonoro di altissima qualità e un battle system immediato e funzionale.
Purtroppo il gioco è penalizzato dal livello di difficoltà davvero troppo basso e da una gestione delle abilità e dell’equipaggiamento fin troppo limitata e semplificata. Anche le missioni secondarie risultano spesso deludenti e ripetitive, sebbene le cacce siano divertenti ed intriganti.
Al netto di questi difetti, Final Fantasy XVI resta un’ottima avventura 3D, consigliatissima sia ai fan della saga che agli appassionati del genere, che potranno godere di un’ottima storia immersi in un mondo di gioco credibile e spettacolare.
Dettagli e Modus Operandi
Piattaforme: PS5
Data uscita: 22/06/2023
Prezzo: 59,99 €
Ho testato il gioco a fondo poco dopo il day one su PlayStation 5.
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