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Nobody Wants to Die, l’avventuracy berpunk uscirà questa estate

Nobody Wants to Die, avventura noir interattiva ambientata in una New York distopica, arriverà sul mercato questa estate. Plaion e Critical Hit Games, nuova casa di sviluppo polacca formata da un team che ha sviluppato diversi tripla A, e hanno pubblicato un video gameplay indicando il 17 luglio 2024 come data di rilascio.

Il trailer mostra i metodi investigativi, evidenziando le meccaniche utili a trovare prove e analizzare gli indizi e ci fa capire quanto la trama sarà importante per questo capitolo che porta in un contesto spiccatamente cyberpunk.

La nostra priorità è quella di offrire una grande esperienza narrativa e grafica nel nostro mondo distopico. In Nobody Wants to Die, diamo al giocatore l’opportunità di indagare su un assassino e di scoprire gli oscuri segreti della città, utilizzando gli innovativi strumenti del gioco e la propria bussola morale come guida.

Grzegorz Goleń, CEO e Lead Game Designer di Critical Hit Games

Nobody Wants to Die uscirà su Xbox Series X/S, PlayStation 5 e PC.

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Dragon Age: The Veilguard mostra il gameplay e annuncia il periodo d’uscita

Nelle ultime settimane Electronic Arts e BioWare hanno presentato due nuovi trailer, uno cinematografico e uno di gameplay, in cui mostrano il nuovo capitolo del loro gioco di ruolo occidentale di punta. Dragon Age: The Veilguard, che arriverà nell’autunno del 2024, ha mostrato prima il nuovo cast di compagni e successivamente un gameplay di venti minuti in cui abbiamo potuto assistere alle fasi di combattimento.

In questo nuovo capitolo i giocatori vestiranno i panni di Rook, protagonista completamente personalizzabile, che condividerà il campo di battaglia con il gruppo noto come Egida del Velo. I compagni di squadra sono ben sette, ognuno con la propria peculiarità sia in termini caratteriali che di abilità sul campo:

  • Bellara, una creativa e romantica Acrobata del Velo ossessionata dalla scoperta di antichi segreti;
  • Davrin, un audace e affascinante Custode Grigio che si è fatto un nome come cacciatore di mostri;
  • Emmrich, un negromante dell’Osservatorio del Lamento di Nevarra con un assistente scheletrico, Manfred;
  • Harding, l’esploratrice nanica, torna nella mischia come compagna con un cuore grande, un’attitudine positiva e un arco pronto… oltre a poteri magici inaspettati;
  • Lucanis, un assassino equilibrato e pragmatico che discende dalla linea di sangue della Casata dei Corvi, un’organizzazione criminale famosa in tutto il Thedas; 
  • Neve, una cinica che lotta per un futuro migliore, sia come investigatrice privata sia come membro dei ribelli Draghi Ombra del Tevinter;
  • Taash, abile nella caccia ai draghi e membro dei Signori della Fortuna che vive per l’avventura e adora il rischio. 

Per quanto concerne lo stile artistico, Dragon Age: The Veilguard sembra aver abbandonato la “serietà” della saga per uno stile più colorato, quasi cartoonesco. Il combat system invece mantiene lo stile della saga originale, come dichiarato anche dalla director del gioco Corinne Busche:

Vogliamo che ogni singolo momento dell’esperienza estesa e narrativa di Dragon Age: The Veilguard sia di grande impatto. I giocatori si recheranno in più regioni rispetto a qualsiasi altro Dragon Age, e lì dovranno aumentare di livello e personalizzare ampi alberi delle abilità per affrontare nemici sempre più impegnativi. Inoltre, il nostro combattimento combina una fluida azione momento dopo momento con l’approfondita tattica GDR per cui la serie è famosa. Siamo incredibilmente entusiasti di offrire ai giocatori di tutto il mondo un primo sguardo a questa esperienza che abbraccia le radici narrative di BioWare, con cui dà vita a GDR per giocatore singolo immersivi e creati con cura.

Corinne Busche, direttrice di Dragon Age: The Veilguard

Dragon Age: The Veilguard è il quarto capitolo principale della saga di GDR fantasy che si basa su una narrativa ricca di avvenimenti e un combat system occidentale, cioè combattimenti in tempo reale a base di abilità, magie e colpi speciali. Dragon Age: The Veilguard arriverà su PlayStation 5, Xbox Series X/S e PC nell’autunno 2024.

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Stormgate: annunciato l’accesso anticipato per l’RTS dei veterani Blizzard

Frost Giant Studios è la software house fondata dai veterani che hanno lavorato a capolavori di Blizzard Entertainment del calibro di StarCraft III e Warcraft III. Non a caso, il loro primo videogioco sarà uno strategico in temporale: Stormgate di cui è stato annunciato l’Accesso Anticipato su Steam a partire dal 13 agosto.

Stormgate sarà un videogioco free-to-play, ma coloro che vogliono ulteriormente anticipare i tempi, potranno iniziare a giocare dal 30 luglio pre-acquistando un bundle già disponibile su Steam. I pacchetti disponibili sono tre: The Early Access Pack (€24.99) che include l’eroe Amara Human Vanguard Hero, il primo capitolo della campagna Vanguard, e il Gold Vanguard Army Accent; The Deluxe Early Access Pack (€24.99) che include tutti i contenuti dell’Early Access Pack più gli eroi Maloc Infernal Host, Auralanna Celestial Armada, e un pollo come compagno in-game; The Ultimate Early Access Pack (€59.99) che include tutti i contenuti del Deluxe Early Access Pack più i capitoli 2 e 3 della campagna Vanguard (disponibili dopo il lancio del 13 agosto) e il Firestorm Fog of War Shader.

Stormgate-accesso-anticipato-battaglia

I nomi dietro a Frost Giant rendono il titolo altamente interessante, ma lo studio ha anche sviluppato diverse pecualirità che rendo Stormgate un titolo da seguire. La prima è SnowPlay, una tecnologia che trasforma l’Unreal Engine 5 in un motore per strategici in tempo reale sofisticato e che attinge da vari generi, come i picchiaduro con l’inclusione del Rollback Netcode. La seconda è il Quick Macro Panel (QMP) che permette di avere a portata di mano tutte le azioni necessarie per costruire e gestire gli eserciti, mentre i gruppi di controllo automatizzati rendono il movimento degli eserciti estremamente facile.

E voi, giocherete Stormgate in Accesso Anticipato?

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Metal Slug Tactics: abbiamo provato la demo

Per me, cresciuto nella gloriosa epoca dei cabinati, un titolo sopra chiunque altro rappresentava la compianta saletta giochi. Ovviamente parlo di Metal Slug, la leggendaria saga run and gun SNK nata nel lontanissimo 1996. Una saga tutta azione, esplosioni ed enormi boss di fine livello via via sempre più strani. E da una direzione artistica ricercatissima ed inconfondibile.

Capirete quindi la mia perplessità durante il reveal trailer di Metal Slug Tactics, un titolo che pare essere l’antitesi di ciò a cui la serie ci abitua da ormai 27 anni. Perplessità seguita poi da curiosità per il lavoro del team francese Leikir Studio, che ci prometteva di trasporre l’esperienza di Metal Slug in salsa strategica, per di più a turni.

Adesso però alcuni dubbi possono essere sciolti. Finalmente potuto sviscerare la demo di Metal Slug Tactics e voglio darvi le mie prime impressioni, da appassionato di strategici, roguelite e soprattutto della saga di Metal Slug.

Il ritorno dei Falchi

Anche stavolta i Falchi Pellegrini, gruppo di specialisti capitanati dal leggendario Marco Rossi, dovranno sventare i piani del malvagio Generale Morden, capo dei Ribelli ed antagonista storico della saga. Per farlo dovranno conquistare vari settori a suon di mitragliatrici, granate, fucili laser e quant’altro. La trama è tutta qua, ed onestamente a me va benissimo così, da Metal Slug mi aspetto esplosioni, tank sproporzionati e qualche sano scambio di battute, cose tutte presenti già dalla demo, che permetterà di cimentarsi nel deserto di Argum, primo dei settori da conquistare.

Partiamo da un presupposto, Metal Slug Tactics è un tattico con elemeti roguelite in tutto e per tutto. Nessuna strana commistione di generi, di meccaniche action o semplificazioni varie. Qui si ragiona tanto, si soppesa ogni singola mossa disponibile, si gestiscono le scarse risorse nel miglior modo possibile e si tenta di sopravvivere. Ed il tutto funziona dannatamente bene, ma andiamo con ordine.

Tattica e pallottole

Ad un primo sguardo Tactics propone il più classico dei combattimenti a turni. Ogni personaggio ha a disposizione un’azione di movimento ed una di attacco, come in un qualsiasi Fire Emblem. Ora però aggiungiamo delle variabili. Partiamo dagli attacchi sincronizzati, tecnica fondamentale per portare a casa la vittoria: per innescarli basterà bersagliare un nemico presente sulla linea di tiro di un altro nostro compagno. Così facendo entrambe le unità attaccheranno in sincronia. Già questo aspetto aggiunge enorme profondità al posizionamento del nostro team, poiché difficilmente riusciremo a far fuori i nemici in tempo utile non sfruttando la sincronia.

Interessante anche la meccanica dell’adrenalina e della schivata. La prima è la risorsa utilizzabile per attivare le abilità, mentre la seconda diminuisce i danni causati dai nemici. Entrambe vengono generate spostando i propri personaggi, e più lontano li si muove più adrenalina e schivata vengono generate. Questo scoraggia lo stile di gioco estremamente difensivo, mentre viene premiato il buon posizionamento delle truppe ed il saggio utilizzo della mappa di turno nella sua interezza.

Aggiungiamoci poi che tutti i personaggi sono equipaggiati con due tipologie di armi, standard e speciali. Le armi standard hanno munizioni illimitate, e comprendono pistole, bombe, pugnali e quant’altro. Le armi speciali sono molto più potenti delle standard, con danno più elevato, maggiore area d’effetto, status alterati, ma con numero di utilizzi limitato. Inoltre ogni personaggio ha un suo set di abilità passive ed attive.

Bene, unite entrambe le cose ed avrete un roster decisamente variegato. Marco ad esempio è il buffer della situazione, mentre Eri si specializza nel danno ad area e nella mobilità. Tarma è il “tank” del gruppo, possedendo abilità che ne aumentano la resistenza, mentre Fio è la classica unità da supporto che manipola la posizione dei nemici.

Già da questa breve introduzione capirete che il titolo è in realtà molto complesso. Metal Slug Tactics permette molteplici build per ogni personaggio e sinergie da creare tra i 3 membri del nostro team. E di variabili ce ne sarebbero tante altre, come le mod arma che modificano radicalmente l’utilizzo dell’equipaggiamento, o gli asset strategici. Insomma, di carne al fuoco ne troverete tantissima, anche considerando che parliamo di una semplice demo.

Anche Roguelite

Il titolo presenta anche vari elementi cari agli amanti dei roguelite, come il sottoscritto. Partiamo dal dire che le mappe vengono create in maniera procedurale, “incollando” vari tileset tra loro. Così come posizionamento e tipologia dei nemici, la presenza o meno di veicoli e tanto altro è lasciato al caso.

La demo offre varie tipologie di missione, che vanno dal classico “elimina tutti i nemici” a varianti survival in cui resistere per un certo numero di turni ad un’orda di avversari, o ancora proteggere un npc o raggiungere l’area di estrazione designata. Inoltre ogni missione presenta un obiettivo secondario, che se soddisfatto da’ accesso a ricompense fondamentali per il successo della campagna.

Come in ogni roguelite che si rispetti anche qui potremo decidere noi quale missione affrontare prima, pianificando il percorso che vogliamo seguire per raggiungere il boss di fine zona.

Immancabile poi la pletora di sbloccabili, che vanno da nuove abilità attive/passive di ogni singolo membro a loadout di partenza differenti, mod arma e tanto altro. Come già detto, il content sembra ricchissimo già dalla demo.

Ci ha convinti?

In breve, si, decisamente. Mi aspettavo uno strategico caciarone, vista anche la saga di appartenenza. Invece mi sono trovato davanti ad una sorta di Into the Breach in salsa Metal Slug. Il bilanciamento va un attimo rivisto, la demo presenta qualche bug ed a volte si fa fatica a capire dove i nemici potranno colpire, ma siamo di fronte ad un’ottima base, e non vedo l’ora di mettere le mani sul titolo completo. Promosso!

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Dragon Ball: Sparking! Zero ha una data d’uscita

Bandai Namco ha rivelato la data d’uscita di Dragon Ball: Sparking! Zero: il nuovo capitolo di Budokai Tenkaichi sarà disponibile dall’11 ottobre 2024 per PlayStation 5, Xbox Series X/S e PC. L’azienda nipponica ha inoltre aperto i pre-order fisici e digitali del gioco.

Dragon Ball: Sparking! Zero sarà disponibile in ben cinque versioni, di cui riportiamo qui sotto il comunicato stampa ufficiale:

  • Edizione Standard
  • Digital Deluxe Edition: include l’Edizione Standard, 3 giorni di Accesso Anticipato al gioco e il Season Pass, che include oltre 20 personaggi tra cui alcuni da DRAGON BALL SUPER SUPER HERO e DRAGON BALL DAIMA e Shenron Evocato che può sbloccare oggetti. È incluso anche l’accesso anticipato ai personaggi DLC.
  • Digital Ultimate Edition: contiene il contenuto della Deluxe Edition, l’Ultimate Upgrade Pack che include il Costume di Goku (Super) con il Bastone Magico, un Emote Voice Set, 1 oggetto per la personalizzazione e 2 sfondi per le carte del giocatore. Questa edizione dà anche la possibilità di evocare Super Shenron per sbloccare oggetti o personaggi.
  • Collector Edition: include il contenuto della Digital Ultimate Edition, un diorama esclusivo a tema DRAGON BALL: Sparking! ZERO e un segnalibro metallico.
  • Premium Collector Edition: disponibile esclusivamente sul Bandai Namco Store include il contenuto della Collector Edition, una Steelbook e 4 carte esclusive dal gioco DRAGON BALL SUPER CARD GAME Fusion Worlds

Come bonus pre-order, ci sarà l’accesso ai seguenti personaggi senza la necessità di sbloccarli nel gioco: Gogeta, Gogeta, Super Saiyan, Gogeta Super Saiyan God Super Saiyan, Broly, Broly, Super Saiyan e Super Saiyan Broly, Full Power. Inoltre, un altro personaggio giocabile sarà svelato più avanti.

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Dragon Ball: Sparking! ZERO, presentate tre nuove modalità

Il mondo di Dragon Ball è pronto a tornare con un’esperienza di gioco che promette di far sognare tutti i fan del franchise. Jun Furutani, produttore di Dragon Ball: Sparking! ZERO, ha recentemente illustrato le modalità di questo attesissimo titolo, che si preannuncia come una pietra miliare per i videogiocatori appassionati di Goku, Vegeta e compagni.

La prima modalità introdotta da Furutani è la Episode Battle. In questa modalità per giocatore singolo, i fan potranno scegliere tra otto personaggi iconici, tra cui Goku e Vegeta, e vivere o rivivere alcune delle battaglie più memorabili di Dragon Ball Z, arrivando fino al Torneo del Potere di Dragon Ball Super. La particolarità della modalità risiede non solo nelle battaglie, ma anche nelle sequenze filmate che immergono il giocatore nella storia, offrendo la possibilità di prendere decisioni cruciali che porteranno a scenari alternativi del franchise. Questo livello di interattività non solo rende omaggio alla narrazione originale, ma permette anche di esplorare “what if” affascinanti che arricchiranno ulteriormente l’esperienza di gioco.

La seconda grande novità è la Custom Battle. Questa modalità permette ai giocatori di creare e vivere scenari personalizzati con i loro personaggi preferiti. Le Bonus Battle sono scenari predefiniti dagli sviluppatori con condizioni di vittoria uniche e sequenze filmate esclusive. Tuttavia, la vera innovazione risiede nella possibilità di creare da zero personaggi, condizioni e battaglie, o di modificare quelle esistenti, per dare vita agli scontri dei propri sogni. Una volta creati, questi scenari possono essere condivisi con la comunità globale, offrendo infinite possibilità di gioco e interazione tra i fan.

Pur essendo concepito principalmente per il multiplayer online, Dragon Ball: Sparking! ZERO non dimentica l’importanza del gioco offline e per questo motivo sarà presente la modalità multigiocatore offline.

Dragon Ball: Sparking! ZERO è il nuovo picchiaduro di Bandai Namco della serie Budokai Tenkaichi tratto dall’omonimo manga di Akira Toriyama. Il titolo, in arrivo l’11 ottobre 2024 su PlayStation 5, Xbox Series X/S e PC, così come tutta la serie, mira a combinare elementi di narrazione, azione e personalizzazione, rendendo omaggio alla saga che ha appassionato milioni di fan in tutto il mondo.

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Shin Megami Tensei V: Vengeance è ora disponibile

ATLUS ha appena pubblicato la versione definitiva del suo GDR post-apocalittico, Shin Megami Tensei V: Vengeance. Il gioco è disponibile da oggi 14 giugno 2024.

SMTV esce così dall’esclusiva Nintendo Switch: Vengeance è infatti disponibile per PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox Series X/S, Xbox One e, con il malumore che contraddistingue questa nota scelta di marketing di ATLUS, anche per Nintendo Switch.

Rispetto all’opera del 2021, Shin Megami Tensei V: Vengeance permette di giocare un nuovo percorso narrativo, il Canone della Vendetta incentrato su una drammatica storia composta da nuovi personaggi e un’enigmatica coorte di demoni, le Qadištu. D’altro canto, chi vuole vivere l’esperienza originale di SMTV, potrà farlo grazie al primo vero percorso narrativo denominato Canone della Creazione.

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Dragon Age Dreadwolf cambia titolo: ecco il nuovo nome

Gary McKay, direttore generale di BioWare Studio e produttore esecutivo di Dragon Age, ha pubblicato questa mattina un post sul suo blog in cui condivide alcune nuove notizie sul prossimo capitolo di Dragon Age, tra cui anche il nuovo titolo, che sostituisce Dreadwolf. Inoltre, McKay ha anche annunciato un video gameplay in arrivo il prossimo 11 giugno.

BioWare, per mezzo del suo diretto generale, ha annunciato che il prossimo capitolo della serie si chiamerà Dragon Age: La Guardia del Velo. Inoltre, ha sottolineato che questo periodo di lavoro è stato necessario per dare allo studio la possibilità esplorare nuovi concetti di gioco, incluse nuove idee sul multiplayer.

La Guida del Velo ci metterà nei panni di sette personaggi. Gary McKay ha anche promesso un gioco di ruolo profondo in cui le relazioni tra i membri della compagnia saranno fortemente impattanti. Proprio questo legame ha spinto il team a cambiare nome al gioco che fino ad oggi era noto come Dragon Age: Dreadwolf. Secondo McKay: « Il titolo originale non mostrava quanto ci teniamo ai nostri nuovi eroi, alle loro storie e al modo in cui dovrete unirli per salvare tutto il Thedas».

Infine, il post si conclude con un promemoria: l’11 giugno alle 17:00 ore italiane sul canale YouTube di Dragon Age sarà presente un video con oltre 15 minuti di gameplay tratti dai momenti iniziali del gioco. Dragon Age: La Guardia del Velo non ha ancora una data d’uscita ufficiale, ma sappiamo che uscirà per PlayStation 5, Xbox Series X/S, PlayStation 4, Xbox One e PC.

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System Shock Remake – Recensione

Alcune software house hanno l’onore di essere ricordate per il genere videoludico che hanno, di fatto, inventato. Tra queste, non può non esserci Looking Glass Studios. Fondata da Paul Neurath nel 1990 e fallita appena dieci anni dopo, Looking Glass è stata una delle aziende più importanti – e anche una delle più sfortunate – degli ultimi 40 anni grazie alla produzione di ben quatto opere che hanno rivoluzionato i videogiochi e ispirato tanti altri professionisti del settore qualche anno dopo. Ultima Underworld, Thief, System Shock e System Shock 2 ha definito un genere, gli immersive sim. Oggi, trent’anni dopo, vi parliamo di uno di questi giochi, System Shock la cui versione Remake è appena approdata anche su console: questa è la nostra recensione.

System Shock del 1994

Prima di affrontare il remake, vale la pena soffermarsi sulla travagliata storia di System Shock. Il gioco di Looking Glass Studios esce nel 1994, pochi mesi dopo Doom di Id Software, in un momento in cui vedono la luce tantissimi firstperson shooter ambientati nello spazio più remoto e aggressivo. Il risultato è inaspettato: System Shock è acclamato dalla critica specializzata che lo definisce, a ragione, un’opera unica e innovativa; il pubblico lo snobba. System Shock non vende abbastanza, circa 170mila copie, e serviranno anni per capire l’importanza di un’opera seminale che ha permesso a giochi come Deus Ex e Bioshock di essere anche solamente pensati.

I videogiocatori contemporanei molto probabilmente ben conoscono il sequel capolavoro System Shock 2, ma quasi certamente non hanno mai giocato il primo capitolo. Almeno fino al 2023, anno in cui Nightdive Studios, oggi sotto la bandiera di Atari, ha pubblicato System Shock Remake su PC, e da qualche settimana anche su console, così da permettere anche a questa generazione di videogiocatori di provare uno dei titoli più belli e sottovalutati della storia dei videogiochi.

System Shock Remake: dito medio

Odissea nello Spazio

System Shock è ambientato nel 2072, anno in cui il nostro alter ego hacker, senza nome, viene catturato mentre cerca di accedere a file riguardanti la Cittadella, una stazione spaziale di proprietà di una corporazione: la TriOptimum. Ben presto falliamo nel nostro lavoro e siamo condotti davanti a un dirigente della stessa corporazione. Il patto è chiaro: l’azienda si offre di far cadere tutte le accuse in cambio di un hacking di SHODAN, l’intelligenza artificiale che controlla la stazione, per fini ben poco nobili.

Poco mossi dall’etica, ma interessati soprattutto ai beni materiali, accettiamo l’ultima proposta della TriOptimum: un prezioso impianto neurale militare. Già nell’incipit del gioco rimuoviamo i vincoli etici dell’intelligenza artificiale e finiamo in coma terapeutico per sei mesi. System Shock inizia quando ci risvegliamo dal nostro sonno e scopriamo che SHODAN ha preso il controllo della stazione. Tutti i robot a bordo sono stati riprogrammati per essere ostili e l’equipaggio è stato mutato, trasformato in cyborg o ucciso. E come se non bastasse, SHODAN vuole estendere il suo dominio sul pianeta Terra. Tocca a noi impedirlo e visto i danni che abbiamo fatto fino ad ora, sarebbe anche il minimo.

System Shock Remake: Shodan

Immersive sim

I giochi di Looking Glass Studios sono così importanti che tutte le loro opere principali sono racchiuse sotto un unico sotto-genere dei videogiochi di ruolo: gli immersive sim. In questo sub-genere, il videogiocatore ha la libertà di scegliere come raggiungere il suo obiettivo in un mondo limitato (non open world quindi) ma ricco di percorsi diversi. Una scelta coraggiosa per il tempo, che oggi è invece molto popolare e possiamo ritrovare in opere simili come Dishonored e Prey di Arkane Studios (ma anche se in forma di open world sulla serie di The Elder Scrolls o Cyberpunk 2077).

System Shock è uno degli immersive sim più sofisticati: abbraccia oltre al genere dei GDR, anche, e soprattutto, lo sparatutto in prima persona e il survival horror, nato appena un paio di anni prima con Alone in The Dark. System Shock Remake ripropone quanto già visto nel 1994 sotto una veste più snella, semplificata nell’utilizzo, ma ben ancorata al design – nel bene e nel male – dell’opera originale. In altre parole, System Shock Remake è complesso, difficile e a tratti tedioso esattamente come l’opera originale di cui sono stati smussati diversi angoli per renderlo, con successo, godibile anche per un pubblico abituato a giochi tripla-A in cui si è accompagnati per mano durante tutta l’avventura.

Nightdive Studios si è concentrata su un’interfaccia più pulita e su controlli più precisi. L’opera di Looking Glass Studios nasceva in un’epoca in cui le interfacce non avevano ancora uno standard ben delineato; di conseguenza, Doug Chuck e il suo team sperimentarono un sistema multi-tendina, così sovrapposte che causavono non pochi grattacapi ai videogiocatori. System Shock Remake rivede la user interface sostituendola con una tanto scontata per i giorni attuali quanto efficace: ogni cosa è al suo posto ed è possibile spostarsi tra mappa, inventario e registrazioni premendo, nel caso della versione console recensita, i dorsali del controller.

La console edition di System Shock Remake è particolarmente comoda. Il sistema di puntamento passa sui dorsali con il classico stile trigger-sinistro per puntare e trigger-destro per sparare. I comandi principali invece sono dedicati al salto, all’abbassarsi, al ricaricare le armi e ad attivare le interazioni (anche se la fantasiosa scelta di usare lo stesso tasto per attivare le batterie qualora presenti nel nostro inventario, è alquanto curiosa e dannosa).

Nightdive Studios ha reso i combattimenti meno noiosi rispetto al passato e decisamente più ostici, soprattutto se ci focalizziamo troppo velocemente verso la main quest senza esplorare la stazione spaziale con la calma e l’attenzione con cui è stata pensata l’esperienza videoludica. Nonostante non ci siano veri e propri cambiamenti nell’intelligenza artificiale, in questa versione del gioco i nemici sembrano più reattivi rispetto al passato. Questo rende il gunplay per nulla banale anche a livello di difficoltà normale (livello 2); nello specifico, System Shock Remake permette di impostare la difficoltà di gioco su tre livelli (1,2,3) modificando quattro parametri (combattimento, missione, cyber, puzzle).

Il gameplay di Sytem Shock si basa su un’esplorazione abbastanza spinta. Non avendo alcuna memoria degli ultimi sei mesi, dovremmo ricostruire l’intera vincenda della Cittadella ascoltando le registrazioni e leggendo e-mail di personaggi secondari ormai defunti. Questa scelta narrativa rende il gioco realmente immersivo e ci costringe a seguire gli indizi all’interno di una mappa composta da vari piani con differenti ambientazioni che ben rappresentano un’azienda futuristica (con tanto di centro ricerca e zona executive). Nell’esplorazione, System Shock Remake è rimasto molto fedele al passato, invecchiando anche un po’ male: il backtracking può essere molto noioso (soprattutto se costretti a recuperare vita o consumabili) e particolarmente complesso se non balza subito all’occhio un oggetto utile ai fini della missione principale.

Per quanto concerne la parte ruolistica, il nostro personaggi ha due barre: una dei punti vita e una dell’energia. La prima ci mantiene in vita ovviamente, mentre la seconda viene consumata da determinate armi a lungo e corto raggio. A queste, si aggiungono pistole e fucili con tante, troppe forse, munizioni diverse, che offrono vantaggio se usate sul giusto nemico (mutanti, cyberborg e droni per la maggior parte).

Infine, una delle parte più iconiche è il cyberspazio, una dimensione “neurale” in cui ci muoviamo come se fossimo una navicella all’interno di uno spazio tra l’onirico e il concettuale. Il cyberspazio permette di raccogliere potenziamenti unici. In System Shock Remake questo spazio è stato nettamente migliorato rispetto al passato, in quanto adesso è molto meno caotico, più comprensibile, ma comunque ancora decisamente snervante in quanto il livello di difficoltà per arrivare fino in fondo è spesso decisamente elevato.

System Shock Remake: ciberspazio

Remake all’avanguardia

Tecnicamente System Shock Remake è un ottimo lavoro. Il motore grafico è di assoluta qualità e la nuova veste grafica svecchia mantenendo le atmosfere horror sci-fi immaginate nel 1994. I colori e lo stile cyberpunk sono deliziosi e una menzione d’onore va fatta ai nemici, moderni e ben dettagliati. L’unica nota stonata che ci sentiamo di fare riguarda le animazioni e gli sprite: tutto molto ripetitivo e fin troppo legnoso.

D’altro canto il comparto sonoro ha ricevuto un deciso rework sia alle musiche, ma soprattutto ai rumori ambientali. Una mina piazzata dai nemici continua ad avvisarvi del pericolo emettendo un beep sempre più intenso man mano che ci avviciniamo, mentre tutti i (pochi) nemici hanno almeno una frase che li introduce.

La nostra prova è stata effettuata su Xbox Series X dove la resa grafica è particolarmente piacevole e i tempi di caricamento sono velocissimi. Giocare System Shock Remake con un controller è un’esperienza godibile e che ci sentiamo di consigliare a qualsiasi fan, anche a quelli che solitamente preferiscono giocare con mouse e tastiere, poiché l’esperienza rimane inalterata.

Conclusione

System Shock Remake è un titolo che siamo felici di aver giocato, perché ci ha permesso di rivivere le medesime emozioni di trent’anni fa con una veste tecnica decisamente moderna. Il remake è un successo sul comparto grafico e sonoro, ma anche le poche migliorie apportate sull’interfaccia e sui controlli hanno fatto la differenza, poiché trasformano il titolo da un videogioco del 1994 a un gioco contemporaneo.

La scelta di mantenere il gameplay così come quello originale ha i suoi pregi, perché permette di godersi il titolo con la lentezza con cui era stato pensato, ma ha il risvolto negativo di non essere adatto a tutti. Esattamente come l’originale, System Shock Remake è un gioco difficile, complesso e non adatto a tutti. Chi ha il coraggio di goderselo seguendo i tempi dell’opera però potrà scoprire, o riscoprire, una pietra miliare del genere e dei videogiochi in generale.

Dettagli e Modus Operandi
  • Piattaforme: PS5, Xbox Series X/S, , PC, PS4, Xbox One
  • Data uscita: 21/05/2024 su console
  • Prezzo: 39,99 €

Ho provato System Shock Remake a partire dal day one su Xbox Series X.

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Top Spin 2K25 – Recensione

Top Spin si riaffaccia sul panorama videoludico dopo ben 10 anni di assenza, anni in cui viveva il dualismo tra Top Spin e Virtua Tennis, con il primo che vinceva a mani basse visto l’approccio più simulativo rispetto alla controparte di SEGA, ancora troppo legato ad un tipo di arcade degno di una sala giochi vecchio stampo. Ora Top Spin, passato nelle sapienti mani di 2K Games, che di giochi sportivi se ne intende, è pronto a regalare a tutti gli appassionati ore ed ore di sano Tennis. Vediamo in questa recensione di Top Spin 2K25 se 2K Games sarà riuscita nell’intento.

Top Spin 2K25: Gameplay

Ace

In questo lasso di tempo di assenza, di videogiochi di tennis non ne sono mancati. Due su tutti: Tennis World Tour e Matchpoint sono riusciti a ritagliarsi uno spazio nel cuore degli appassionati, ma che per problemi vuoi tecnici, vuoi di gameplay, non sono riusciti a sfondare del tutto.

Top Spin 2K25 invece brilla sicuramente dal punto di vista del gameplay. Gli sviluppatori hanno preso ciò che di buono vi era nei capitoli precedenti, lo hanno affinato e reso “nextgen” creando una gestione della palla che è facile da imparare (basterà qualche ora per entrare nel meccanismo) ma difficile da padroneggiare, soprattutto contro giocatori umani o ai livelli più alti di difficoltà dove l’IA vi metterà a dura prova.

Il tempismo è tutto: una palla colpita con il giusto tempismo riesce a mettere in difficoltà l’avversario o realizzare un punto diretto. Inoltre è stata implementato l’indicatore della forza da imprimere alla pallina che aggiunge sia un tocco di realismo sia la possibilità di fare punto quasi certo ma non è sempre così, come nella realtà dopotutto. Ma bisogna fare attenzione: colpire forte, soprattutto da fondocampo, fa spendere energia, energia che a mano a mano che lo scambio si prolunga diminuisce, fino ad arrivare al punto critico in cui o si manca il colpo dell’avversario o si sbaglia tiro. Ovviamente, il discorso stanchezza varrà anche per il vostro avversario.

Riassumendo avrete a disposizione i quattro tipi di colpo classici: piatto, slice, top spin e pallonetto più la palla corta tramite uno dei tasti dorsali del pad, per ognuno dei sopra citati colpi potrete decidere se utilizzare il tiro controllato, meno potente ma più preciso oppure il tiro caricato, più potente ma anche più rischioso.

Top Spin 2K25: Roger Federer

Sembra difficile? In realtà non lo è, ma se fosse necessario, ci verrà in aiuto un vero mostro sacro del Tennis, John McEnroe con la sua Top Spin Academy, che ci porterà mano nella mano, attraverso una serie di lezioni ben studiate, a comprendere il sistema di controllo e farà anche di più, non si limiterà ad insegnarvi a come colpire la palla ma con le lezioni avanzate riuscirà nell’intento di spiegarvi i vari stili di gioco sia dal punto di vista difensivo che offensivo.

Tutto funziona a meraviglia e in men che non si dica sarete in grado di effettuare scambi spettacolari e soddisfacenti dal punto di vista del divertimento.

Modalità di gioco

Le modalità sono le classiche per un gioco di tennis. Il single player permette tutto quello che già conosciamo dall’esibizione alla carriera in solitaria. L’online invece permette di sfidare giocatori di tutto il mondo in due modalità: il Tour 2K giocheremo con, e contro, i tennisti professionisti presenti nel gioco; il World Tour in cui le sfide avvengono tra i tennisti creati dai videogiocatori. Presente anche il pass stagionale, che vi mette a disposizione, se deciderete di acquistarlo, una miriade di oggetti per personalizzare, a livello estetico, il vostro player.

La punta di diamante del gioco è la carriera. Un percorso che si sviluppa di anno in anno in cui dovrete portare il vostro tennista, sconosciuto all’inizio, ai vertici del Tennis mondiale. I tornei, oltre quelli inventati di sana pianta, sono quelli reali e si dividono in tornei 250, 500 e 1000, intervellati dai tornei del Grand Slam, quattro nell’arco della stagione, uno sul cemento, uno sul sintetico, uno sulla terra rossa ed ovviamente uno su erba. E a proposito di superfici, la fisica della pallina si è comporta bene su ogni tipo di superfice, rallentando sull’erba, “schizzando” sul cemento e risultando insidiosa sulla terra battuta.

La progressione del proprio tennista funziona come il più classico dei giochi di ruolo: ogni tipo di incontro o di allenamento porterà dei punti XP che vi faranno salire di livello. Ogni livello garantisce una manciata di punti abilità che sarà possibile distribuire tra varie caratteristiche (Diritto, rovescio, volee, servizio e così via) oppure assegnarle automaticamente scegliendo semplicemente il vostro stile di gioco. Si parte con 30 punti abilità per ogni caratteristica, il massimo raggiungibile è 70. Per andare oltre avrete bisogno di migliorare le dotazioni in vostro possesso (come corde e telaio, che si sbloccano vincendo incontri, ed assumendo un allenatore e completando i suoi incarichi.

Tecnica da amatore

Purtroppo, non mancano note negative. Se a livello di gameplay, e divertimento generale, Top Spin 2K25 svolge il suo compito a tutto tondo, lo stesso non si può dire per il comparto grafico, che nonostante sia stato presentato come next gen, la natura cross gen del gioco si sente e si vede.

I modelli poligonali, visti da vicino, sono veramente bruttini, animazioni a volte legnose (ndR: sviluppatori, vi prego, le scarpe vengono colpite dai tennisti con la racchetta solo sulla terra battuta per eliminare la terra in eccesso, non anche su erba e cemento) e il pubblico non è che sia dei più belli visti sinora (per restare in casa 2K, quello di NBA è nettamente ben fatto). Il tutto migliora sicuramente da una inquadratura stile televisiva, mentre gli stadi ufficiali sono davvero ben riprodotti.

Sul sonoro invece niente da dire, rumori ambientali perfetti e nei menù una colonna sonora di tutto rispetto, a volte monotona ma bella (la trovate anche su Spotify).

Conclusione

Un titolo quello di 2K Games e Hangar 13 che svolge bene il suo compito offrendo un titolo appagante, divertente e longevo. Purtroppo alcuni difetti ne minano il voto finale portandolo appena una spanna sopra la sufficienza.

Top Spin 2K25 è afflitto da problemi grafici e di animazione, una carriera a lungo andare noiosa e ripetitiva, un roster davvero risicato, in cui dei primi 10 tennisti al mondo non c’è quasi nessuno. In poche parole, si tratta di una mancata occasione per sfornare il titolo definitivo sul tennis, ma Top Spin 2K25 può definirsi comunque un ottimo punto di partenza per la serie e per le future stagioni.

Dettagli e Modus Operandi
  • Piattaforme: PS5, PS4, Xbox Series S|X e One, PC
  • Data uscita: 26/04/2024
  • Prezzo: 59,99 €

Ho provato Top Spin 2K25 su Xbox Series X