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Tekken 8 – Recensione

Finalmente ci siamo. Dopo estenuanti mesi di attesa, Tekken 8, l’ultimo capitolo della leggendaria saga Bandai Namco, è finalmente arrivato. A quasi sei mesi di distanza dall’uscita della demo giocabile, Tekken 8 si mostra ora in tutta la sua interezza. Riuscirà questo nuovo capitolo a rivelarsi degno dell’eredità che porta? O finirà schiacciato dalla durissima concorrenza di titoli come Street Fighter 6 e Mortal Kombat 1? Dopo un esame approfondito siamo pronti a condividere con voi le nostre riflessioni in questa recensione di Tekken 8.

Tanta carne al fuoco

Il primo aspetto a balzare all’occhio caricando per la prima volta Tekken 8 è il gran numero di modalità che mette a disposizione. Prendendo esempio dall’ottimo lavoro fatto da Capcom con Street Fighter 6, anche Bandai Namco propone un’offerta davvero vasta e completa, anche per il single player. Non si tratta del Tekken con l’offerta migliore in assoluto, ma le possibilità restano numerose e varie.

Oltre all’ormai immancabile modalità storia, Tekken 8 propone infatti la battaglia arcade, il ritorno del Tekken Ball e una nuovissima modalità denominata Arcade Quest. Andiamo ad analizzarle nel dettaglio.

Il risveglio dell’oscurità

La trama principale di Tekken 8 è narrata nella modalità denominata: “Il Risveglio dell’oscurità”. In modo analogo a quanto visto in Tekken 7, questa modalità alterna una serie di battaglie a filmati che vanno via via a mostrare l’evolversi della vicenda. Per chi si fosse perso parte della storia, il gioco mette a disposizione anche una galleria, con una serie di filmati recap sugli episodi passati della serie. Ad essi vanno ad aggiungersi i filmati che il giocatore sblocca procedendo nel gioco.

La storia di Tekken 8, pur senza far gridare al miracolo, resta abbastanza godibile e in linea con la serie. La vicenda vede fondamentalmente un gruppo dei combattenti protagonisti, con Jin Kazama in testa, cercare di opporsi allo strapotere di Kazuya Mishima. Dopo essersi finalmente liberato del padre Heiachi al termine di Tekken 7, il malvagio leader della G corporation, forte dei poteri del Devil Gene, tenta infatti di plasmare il mondo intero a sua immagine. E quale modo di farlo se non attraverso un bell’Iron Fist Tournament aperto a tutto il globo?

L’aspetto che più colpisce di questa modalità è il suo essere volutamente molto sopra le righe e a tratti abbastanza tamarra. Tra furibonde battaglie campali a suon di mitra e motociclette futuristiche, scontri in grado di sbriciolare intere città ed entità demoniache che si affrontano sospese sulle asteroidi, Il Risveglio dell’oscurità riesce ad intrattenere piuttosto bene senza mai annoiare.

Ci hanno colpito soprattutto un paio di colpi di scena nel finale. Siamo certi che le rivelazioni qui presentate saranno alla base degli sviluppi della storia di Tekken nei prossimi episodi. Unica pecca è la mancanza di approfondimento di molti dei personaggi. Tuttavia, la saga di Tekken si è da sempre focalizzata su pochi eletti. Inoltre risulta davvero arduo dare il giusto spazio a ognuno con un roster così vasto.

Interessante anche la presenza di una serie di scontri che vedono il nostro personaggio affrontare orde intere di nemici. Queste sezioni di gioco ci hanno riportato alla mente la vecchia (e dimenticabile) modalità Tekken Force e sono una sorta di musou coi comandi di Tekken. Nel complesso, anche se non lunghissima, la modalità storia resta piacevole e intrigante al punto giusto.

Ad ognuno il suo

Accanto alla storia principale Tekken 8 offre anche gli Episodi Personaggio. Si tratta di una serie di cinque scontri dedicati ad ognuno dei protagonisti, al termine dei quali si sbloccherà un filmato conclusivo. Non si tratta di storie ufficiali, ma di una sorta di What if?. Questi episodi infatti mostrano scenari focalizzati sul personaggio, a volte in contrasto con quanto mostrato nella storia principale. Si tratta spesso di finali volutamente ironici e leggeri, che strizzano l’occhio ai filmati dei primi episodi della saga.

Battaglia Arcade invece è la classica serie di scontri, culminante nella battaglia con un boss finale. Questa modalità risulta utile solo per qualche partita veloce o per permettere di accumulare in tempi rapidi crediti da spendere per personalizzare il nostro personaggio.

Tekken Ball infine è una bizzarra modalità a metà strada tra una scazzottata e una partita di beach volley. Apparsa per la prima volta in Tekken 3, questo strano mini-gioco ritorna pressoché invariato in questo ottavo capitolo. Per ottenere la vittoria dovremo azzerare la vita dell’avversario, ma potremo farlo solo colpendolo col pallone, dopo aver caricato quest’ultimo coi nostri colpi. In alternativa, è anche possibile danneggiare l’avversario facendo toccare al pallone il terreno nella sua metà campo. Si tratta di una modalità leggera e divertente, che conferisce a Tekken 8 ulteriore varietà. Nulla di troppo profondo, si intende, ma nel complesso abbattere l’avversario a pallonate resta ancora spassoso.

Alla conquista del mondo arcade!

Tra le nuove modalità, quella che ci ha colpito più positivamente è certamente l’Arcade Quest. Una volta avviata l’avventura, dovremo anzitutto crearci un avatar, che potremo personalizzare in tutta libertà.

Tekken 8, sia per quanto riguarda il nostro avatar che per i vari lottatori selezionabili, offre davvero moltissimo spazio alla personalizzazione. In un’apposito menù sarà infatti possibile sia variare l’abbigliamento dei nostri personaggi, sia acquistare nuovi costumi, oggetti e pettinature varie. Tutti questi elementi sono acquistabili tramite la moneta di gioco, accumulabile con le varie modalità single player. Vedremo se anche Tekken 8 subirà l’ormai consueta invasione di skin e abiti a pagamento.

Tornando ad Arcade Quest, terminata la creazione dell’avatar il giocatore deve intraprendere un viaggio alla conquista delle principali sale-giochi dedicate a Tekken. Sotto la guida di Max, il nostro mentore, dovremo superare una serie di sfide per progredire con la trama e sbloccare via via nuove sale arcade.

Queste sfide consistono solitamente nel raggiungere un determinato rango all’interno della sala. Per farlo, è sufficiente sfidare e battere i vari giocatori presenti. Per ottenere ricompense bonus, però, occorre anche soddisfare una serie di requisiti, come, ad esempio, eseguire almeno due prese in un round o ricorrere a determinate mosse.

La modalità Arcade Quest funge anche da tutorial, dal momento che, nel nostro viaggio, Max ci illustra gradualmente tutte le principali meccaniche di Tekken 8, compresi alcuni concetti avanzati come le combo aeree o l’abilità nel punire gli attacchi avversari.

Abbiamo trovato davvero interessante questa nuova modalità. Sebbene non troppo longeva, l’Arcade Quest regala diverse ore di gioco agli amanti del single player e propone qualcosa di inedito all’interno della saga di Tekken. Da fan della saga, non ho potuto non notare la somiglianza con la modalità Quest di Virtua Fighter 4 Evolution. Del resto, quando un’idea è valida, perché non riproporla?

In particolare, ci ha colpito la caratterizzazione delle varie sali giochi. Ognuna infatti presenta un ambiente unico e ben definito. Si parte dalle atmosfere periferiche e scanzonate del Gong, la sala iniziale, fino alla lussuosa sede del sovraffollato ed ultracompetitivo Tekken World Tour.

Anche i personaggi in cui ci siamo imbattuti nel corso dell’avventura sono parsi nel complesso avere un proprio carisma. Pur ricalcando diversi stereotipi legati ai frequentatori delle sale giochi, i vari avatar incontrati riescono a non essere ripetitivi e a risultare piuttosto simpatici. Procedendo in questa modalità il giocatore ha la possibilità di sbloccare la super battaglia fantasma, su cui torneremo tra un attimo.

La pratica rende vincenti

Non manca naturalmente la classica modalità allenamento, che si presenta davvero ricca e completa. Sono davvero tantissime le opzioni a disposizione del giocatore, che potrà scegliere se concentrare il suo allenamento sull’attacco, sulla difesa o sulle combo. É di nuovo possibile anche registrare intere stringhe di attacchi del personaggio avversario e farle riprodurre dalla cpu in ogni momento, in modo da studiare le risposte migliori ad ogni situazione.

Tekken 8 però riesce a mostrare il meglio di se nella gestione dei replay. Non solo infatti è possibile visionare sia i propri replay che quelli degli altri giocatori nei minimi dettagli, ma viene addirittura data la possibilità di interagire con essi. Durante la riproduzione, infatti, la cpu evidenzia alcuni momenti chiave dello scontro. In questi frangenti, è possibile riprendere il controllo del nostro personaggio per provare a reagire in maniera differente e verificare i risultati.

Bandai Namco merita davvero un plauso per queste scelte, che non solo spingono il giocatore a cercare di migliorarsi ed imparare dagli errori, ma gli forniscono tutti gli strumenti per farlo. Un attento studio delle proprie partite infatti permette ad ogni giocatore di comprendere in fretta gli errori più ricorrenti e suggerisce anche modi per evitarli.

Tekken 8 e la rete

Tekken 8

Veniamo ora ad analizzare le varie modalità online. Anche in questo caso, Bandai Namco mostra di aver imparato dalla concorrenza. Oltre alle consuete sfide amichevoli o classificate Tekken 8, in modo simile a quanto fatto da Street Fighter 6, propone una lounge di combattimento. Si tratta di una vera e propria sala giochi virtuale, in cui il nostro avatar è libero di interagire con gli altri giocatori presenti nel server.

La lounge è divisa in tre sezioni: l’ingresso, la sala di combattimento, il dojo (dedicato all’allenamento), la spiaggia, dove è possibile sfidare gli amici a Tekken Ball e il negozio, dedicato all’acquisto di oggetti ed accessori sia per il nostro avatar che per i vari personaggi del gioco.

All’interno della lounge, oltre a poter sfidare gli avatar dei giocatori in partite veloci o classificate, potremo chiedere l’oro l’amicizia, seguire i giocatori che più ci colpiscono e persino scaricare e sfidare i loro fantasmi. Cogliamo quindi l’occasione per parlare di un’altra novità, ovvero la già citata Super Battaglia Fantasma.

Peggiori nemici di noi stessi

Nel corso della storia dell’Arcade Quest, ad un certo punto il giocatore viene trasportato in un misterioso spazio chiamato sfida finale. Qui il nostro mentore Max ci proporrà di sfidare il nostro fantasma.

I fantasmi non sono altro che copie virtuali dei giocatori, guidati da un’intelligenza artificiale. Affrontandolo, il fantasma migliora progressivamente, registrando i dati delle nostre battaglie e imparando a riprodurre il nostro stile e le nostre tecniche ricorrenti. Anche in questo caso, si tratta di un’idea davvero interessante e stimolante, che offre un ulteriore strumento di crescita e miglioramento per ogni giocatore.

A rendere il tutto ancora più interessante, Tekken 8 offre anche la possibilità di scaricare i fantasmi dei giocatori incontrati nella lounge di combattimento. Questo permette l’opportunità di impratichirsi contro stili di gioco particolarmente ostici. Possiamo incontrare i fantasmi anche all’interno della Battaglia Arcade e dell’Arcade Quest. In questo caso, tuttavia, si tratta di semplici riproduzioni basati sui dati di vari giocatori.

I fantasmi, oltre a rendere le partite più varie ed interessanti, sono la dimostrazione più tangibili dei progressi compiuti da Tekken nell’ambito dell’intelligenza artificiale della CPU. Intendiamoci, i fantasmi che abbiamo visto in azione sono tutt’altro che perfette riproduzioni del giocatore e spesso imitano in modo approssimativo lo stile da cui sono plasmati. Vedremo se col tempo anche l’intelligenza di queste copie digitali andrà migliorando.

Problemi di stabilità

Per concludere la nostra disamina delle modalità online, non possiamo purtroppo non parlare di alcuni problemi riscontrati nella stabilità della connessione.

Sebbene infatti Tekken 8 utilizzi il rollback nectode, questa meccanica non è stata implementata in maniera completamente ottimale. Purtroppo, risulta difficile adattare il rollback ai picchiaduro 3D a causa dell’altissimo numero di possibilità che questo tipo di giochi prevede.

Intendiamoci, rispetto al settimo capitolo la situazione è molto migliorata. Nella maggior parte dei casi, le partite si svolgono in maniera fluida e con pochi problemi. Tuttavia, ci siamo imbattuti in vari rallentamenti e salti di frame, anche in partite con qualità della connessione di intensità medio-alta. Un peccato davvero. Abbiamo in parte ovviato il problema ritoccando le opzioni e privilegiando la fluidità, ma questo ha portato talvolta a letture errate dei nostri input. Speriamo che bandai Namco abbia la possibilità di migliorare la situazione già coi prossimi aggiornamenti.

Un grande miglioramento

Tekken 8

Dopo aver esaminato le numerose modalità di Tekken 8, veniamo finalmente a parlare del gioco vero e proprio. Con nostra somma gioia, Bandai Namco sembra aver preso seriamente i numerosi feedback ricevuti dalla community sulla versione alpha del gioco, ed è riuscita a migliorare letteralmente ogni aspetto dell’esperienza.

Lotte pirotecniche

A livello grafico, Tekken 8 è una vera meraviglia. I combattenti sono dettagliatissimi e mostrano un numero enorme di differenti espressioni facciali. Anche le animazioni sono fluide, veloci ed estremamente dinamiche. Come sempre, il gioco da’ il meglio di sé con gli spettacolari effetti legati agli attacchi, soprattutto quelli speciali, che vanno a generare un vero arcobaleno di luci, colori ed esplosioni.

Gli scenari, che nella demo non ci avevano convinto troppo, ora appaiono molto più caratterizzati, puliti e ricchi di dettagli e animazioni. I vari sfondi mostrano anche un’ottima varietà e spaziano da santuari nascosti nel cuore del bosco ad asteroidi sospese in cielo.

Anche il comparto sonoro appare molto più curato e coinvolgente. Le tracce del gioco spaziano da brani a base rock o techno a musiche più dolci e spirituali. Diversi brani hanno anche una base cantata, che li rende ancor più coinvolgenti e orecchiabili. Numerose tracce, soprattutto nella modalità storia, vanno palesemente ad omaggiare le colonne sonore dei primi capitoli della saga, rendendole allo stesso tempo più moderne e appetibili.

Tra tradizione ed innovazione

Veniamo finalmente a parlare del gameplay, elemento cardine del gioco. Se ricordate, la nostra prova sul campo della demo ci aveva lasciati con qualche perplessità. Destavano preoccupazione soprattutto l’eccessiva frenesia del ritmo del gioco e le novità legate all’heat system, che appareva piuttosto sbilanciato. Fortunatamente, gli sviluppatori sono riusciti a fugare ogni nostro dubbio.

Intendiamoci, Tekken 8 conferma molte delle nostre impressioni. Si tratta di un titolo estremamente frenetico e veloce, con incontri dal ritmo davvero forsennato. Tuttavia, l’anima di Tekken c’è e si fa sentire. La conoscenza del moveset dei lottatori, il tempismo, l’attenzione agli spazi e soprattutto la capacità di saper prevedere e punire gli attacchi avversari restano la base per il successo, soprattutto nella modalità online.

Abbiamo ritrovato in Tekken 8 quella stessa formula vincente, fatta di un perfetto equilibrio tra accessibilità e profondità, che ha sempre contraddistinto questa serie, permettendole di essere, di fatto, l’unica saga di picchiaduro 3d ancora sulla cresta dell’onda.

Risulta però innegabile che Tekken 8 strizzi marcatamente l’occhio ai neofiti. In generale, tutti i personaggi, con pochissime eccezioni, appaiono decisamente accessibili, almeno per quanto riguarda le basi. Certo, è ancora troppo presto per parlare di bilanciamenti ed equilibri. L’impressione generale però è che si sia cercato il livellamento potenziando praticamente ogni membro del roster. Non ci è mai capitato di provare un personaggio e di trovarlo pessimo o significativamente più debole degli altri. Saranno i primi tornei a darci un quadro più preciso.

Parlando del roster, Tekken 8 mette a disposizione ben 32 combattenti. Si tratta in quasi tutti i casi di volti già noti, rimasti fedeli allo stile di lotta che li ha sempre contraddistinti. Tra le esclusioni importanti ricordiamo Julia, Eddie/Christie e Lei. Come new entry abbiamo Victor Chevalier, uno dei capi della resistenza, Reina, giovane lottatrice con un misterioso legame con la famiglia Mishima e Azucena Ortiz, strampalata lottatrice amante del caffè ed esperta di MMA. Proprio quest’ultima appare il personaggio meno azzeccato, non tanto per il suo gameplay, basato sulla velocità e sull’uso di prese e striking, quanto per il suo essere davvero troppo strana e sopra le righe.

Tornando al discorso accessibilità, Tekken 8 propone anche dei controlli semplificati, chiamati comandi speciali. essi possono essere attivati in ogni momento dello scontro tramite la pressione del tasto L1. Intendiamoci, non si tratta assolutamente di un significativo cambio nello stile, come avviene coi comandi moderni di Street Fighter 6, che risultano efficaci anche in ambito competitivo. I comandi speciali sono semplicemente un aiuto per l’esecuzione di comandi o sequenze che potrebbero risultare difficili. Li consigliamo soprattutto per impratichirsi con le prime combo.

Potere del calore

Come ben sa chi ha provato la demo, la novità principale del combat system di Tekken 8 è costituito dal sistema Heat. In pratica, sotto la barra dell’energia si trova ora anche un’altra barra, denominata heat. Una volta attivata, il nostro personaggio entra in uno stato di potenziamento. In questa condizione i suoi attacchi risultano più dannosi e provocano danno anche in parata. La barra andrà consumandosi nel tempo finchè, una volta esaurita, porrà fine allo stato di heat. La barra non può essere ricaricata in alcun modo, ma si riempie completamente tra un round e l’altro.

tekken 8

Durante lo stato di Heat è anche possibile eseguire l’Heat Smash, potentissimo attacco in combo che causa danni ingenti azzerando immediatamente la barra heat. Si tratta, insieme alla Rage Art (super mossa eseguibile solo quando l’energia del lottatore sta per esaurirsi), della nostra risorsa più potente in assoluto.

Lo stato di Heat può essere attivato tramite l’Heat Burst, un attacco frontale che va ad innescare lo stato di Heat, oppure con gli Heat Engager, una serie di attacchi, diversi per ogni personaggio, che, se mandati a segno, attivano automaticamente l’heat. Premendo rapidamente due volte lo stick direzionale durante un engager è possibile attivare anche l’Heat Dash, rapidissimo scatto che, sacrificando parte della barra heat, funge da estensione per le combo, in modo simile al drive rush di Street Fighter 6.

Tutti questi potenziamenti ci avevano parecchio preoccupati. Temevamo che la loro eccessiva forza si trasformasse in un abuso di queste meccaniche da parte dei giocatori, a discapito di tutto il resto del meve set. Fortunatamente, questo non è avvenuto. Le meccaniche Heat, per quanto potenti, sono ben inserite nel contesto e non vanno a stravolgere in maniera eccessiva il gameplay. Intendiamoci, si tratta sicuramente di attacchi potenti e spesso risolutori, ma il loro utilizzo richiede molta pratica e una conoscenza delle situazioni più adeguate in cui utilizzarli. Eccedere nel loro utilizzo porta inevitabilmente a diventare prevedibile ed espone al rischio di pesanti punizioni da parte dell’avversario.

In ultimo, parliamo del recupero dell’energia. Una parte del danno che si subisce, in particolare quello derivato dalla parata degli attacchi e dalle combo aeree, rimane evidenziato in grigio. Il giocatore, mettendo a segno a sua volta una serie di attacchi, ha la possibilità di recuperare gradualmente quell’energia. Questa possibilità sfuma qualora l’attacco del giocatore vada completamente a vuoto.

Personalmente, abbiamo trovato questa meccanica molto più bilanciata rispetto alla demo, sebbene non siamo rimasti troppo entusiasti di essa. Un uso attento dell’Heat permette un recupero rapidissimo dell’energia persa e genera ribaltamenti davvero rocamboleschi. D’altro canto, è certamente una buona idea fornire una possibilità di recupero dai danni, spesso eccessivi, derivati dalle combo aeree.

Conclusione

Tekken 8 è senza dubbio il miglior picchiaduro 3D in circolazione e, assieme a Street Fighter 6, è probabilmente il miglior gioco di combattimento in assoluto. Un titolo moderno, con una grafica scintillante e un gameplay in grado sia di divertire i novellini sia di appassionare gli amanti del gioco competitivo ad alti livelli. L’enorme numero di contenuti, anche per il single player, rende l’esperienza longeva e in grado di intrattenere anche i non amanti dell’online.

Se siete fan della saga o del genere picchiaduro l’acquisto è praticamente obbligato, poiché Tekken 8 è un lavoro coi controfiocchi. Se invece non giocato a questo tipo di giochi da parecchio ma avete giocato a Tekken in passato, potrebbe essere davvero l’occasione buona per tornare a divertirvi con questa mitica serie.

Dettagli e Modus Operandi
  • Piattaforme: PS5, Xbox Series S/X, PC
  • Data uscita: 26/01/2024
  • Prezzo: 69,99 €

Ho provato il gioco a partire dal day one su PlayStation 5 grazie a un codice fornito dal publisher.

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The Last of Us Parte II Remastered – Recensione

A tre anni e mezzo dall’uscita del sequel di The Last of Us, Naughty Dog ha deciso di realizzare una versione Remastered per PS5 di The Last of Us Parte II. Questa scelta è dovuta probabilmente sia alla buona accoglienza ricevuta da The Last of Us Parte I su PS5, sia al grande successo riscosso dalla serie TV HBO dedicata alle avventure di Ellie e Joel.

Fortunatamente, non siamo di fronte ad una bieca operazione commerciale. Come andremo a scoprire, The Last of Us Parte 2: Remastered è un titolo davvero ben confezionato e con numerosi punti di forza. Vediamo insieme perché.

Una pesante eredità

Ellie  in The Last of Us Parte 2: Remastered

Come molti ricorderanno, The Last of Us Parte II è stato un titolo molto chiacchierato. Da un lato, il gioco è stato accolto molto favorevolmente dalla critica e ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il prestigioso premio di gioco dell’anno ai Game Awards 2020.

Tuttavia, pur avendo realizzato delle ottime vendite, questo sequel non è riuscito a convincere il pubblico all’unanimità. La maggior parte delle critiche ricevute erano inerenti alla trama del gioco. Naughty Dog, infatti, con una scelta molto coraggiosa, ha deciso di spiazzare totalmente i fan con una serie di sviluppi totalmente inattesi, che hanno lasciato molti giocatori totalmente interdetti (pensiamo che la trama di The Last of Us renda il videogioco da provare assolutamente).

Personalmente, pur condividendo diverse delle perplessità dei fan, ho apprezzato la trama di The Last of Us Parte II. Si tratta di una vicenda cruda, violenta e potente, a tratti quasi macabra. Una di quelle storie davvero in grado di far riflettere il giocatore su tematiche profonde come la violenza, la sete di vendetta, la morte, la disperazione e il senso stesso della vita. Anche se so già di attirarmi molte antipatie, ammetto di aver amato molto anche il personaggio di Abby, che ho trovato davvero affascinante e ben caratterizzato.

Ben poco da aggiungere invece per quanto riguarda il gameplay, che ripropone il fortunato mix del primo capitolo di meccaniche stealth ed action, mescolandolo con le dinamiche di gestione delle risorse tipiche dei survival horror. La seconda parte di The Last of Us riesce però a potenziare e migliorare ognuno di questi aspetti. Le aree esplorabili sono molto più vaste e ricche di dettagli rispetto al primo capitolo e i numerosissimi combattimenti offrono un numero davvero elevato di scelte tattiche e possono essere affrontati in maniera totalmente diversa a seconda delle caratteristiche del giocatore.

Insomma, per quanto riguarda il materiale di partenza, The Last of Us Parte 2: Remastered poggia su basi davvero solide. Vediamo ora quali novità propone questa edizione.

Adattamenti tecnici

Tramonto in The Last of Us Parte 2: Remastered

I primi miglioramenti messi in campo da Naughty Dog sono legati, come prevedibile, al comparto tecnico del gioco. The Last of Us Parte II Remastered sfoggia una grafica a 60 fps, adattata alle moderne risoluzioni in 4k. Il giocatore ha anche la possibilità di selezionare una modalità grafica denominata “Fedeltà”, che mantiene i 4K nativi ma setta il gioco sui 30 FPS.

Questi aggiornamenti rendono l’avventura di Ellie ed Abby più piacevole e spettacolare da vedere, soprattutto per quanto concerne l’illuminazione e gli effetti delle ombre. Non si tratta, tuttavia, di un vero e proprio remake. I modelli dei personaggi e degli scenari non sono stati modificati in alcun modo, ma solo adattati alla nuova risoluzione. Rispetto alla versione PS4, in definitiva, non si avverte un salto di qualità così evidente.

Molto più significativi i cambiamenti apportati ai tempi di caricamento, che risultano quasi inesistenti, soprattutto se si affronterà l’avventura ricorrendo solo ai salvataggi automatici. Questo rende la fruizione dell’avventura molto più scorrevole ed incalzante.

Un gioco più accessibile

Questa edizione Remastered sfrutta molto bene anche il Dualsense, grazie ad un uso sapiente del feedback aptico e dei grilletti adattivi. Quasi ogni azione, sia nei filmati sia nel corso dell’avventura, trasmette una vibrazione di differente intensità, mentre i grilletti offrono una resistenza differente a seconda dell’arma utilizzata. Tutti miglioramenti magari non trascendentali, ma che contribuiscono a migliorare l’esperienza di gioco rendendola più coinvolgente.

Una nota di merito va dedicata anche al comparto accessibilità, soprattutto grazie all’inserimento dell’audiodescrizione e dell’utilizzo della vibrazione per scandire i dialoghi e la parlata dei personaggi. Sono stati inseriti anche una serie di aiuti e suggerimenti, che permettono di sbrogliare più facilmente gli enigmi più frustranti ed evitare al giocatore di sprecare troppo tempo chiedendosi dove andare.

Nulla è cambiato invece per quanto concerne il gameplay, ma sono state inserite numerose e gradite aggiunte. Andiamo ad esaminarle nel dettaglio.

Tante novità

All’interno di questa remaster, come accennato, sono stati inseriti tutta una serie di novità e contenuti extra. Non tutti questi contenuti sono disponibili da subito, ma vanno a sbloccarsi avanzando nel corso del gioco.

Progredendo nell’avventura, sono messe a disposizione tutta una serie di modelli e immagini dei personaggi. Una volta completato il gioco si sbloccano tutta una serie di modificatori. Essi consistono in nuove skin e filtri, che possono essere utilizzate anche nella storia e nella modalità senza ritorno (di cui parleremo a breve). Anche la modalità foto appare ritoccata ed ampliata, con tutta una nuova serie di filtri ed effetti visivi aggiuntivi.

Sempre una volta terminato il gioco, viene sbloccata una modalità denominata “dietro le quinte”. All’ interno di essa è possibile ascoltare alcuni podcast degli sviluppatori e visualizzare vari bozzetti e altro materiale preparatorio. L’aggiunta più interessante è la possibilità di giocare alle versioni preliminari di alcune sezioni di gioco che sono state scartate o modificati nella versione finale. Queste sezioni sono impreziosite da una serie di commenti degli sviluppatori. Sebbene si tratti di sequenze molto brevi e in uno stato di pre-alpha, abbiamo comunque trovato interessante questa aggiunta.

Completare la storia sblocca anche una modalità speedrun, che permetterà di salvare e postare i propri record. Sarà anche possibile affrontare separatamente le varie sezione di gioco dedicate ad Ellie o Abby e stabilire vari record per ognuna di queste sezioni.

Abbiamo poi una modalità interamente dedicata alla chitarra. Essa permette al giocatore di cimentarsi in qualsiasi momento col minigioco musicale presente in alcune sezioni dell’avventura. Divengono via via disponibili anche numerosi elementi di personalizzazione. Oltre al personaggio, è anche possibile modificare il nostro strumento, lo sfondo ed anche inserire tutta una serie di filtri grafici e varie alterazioni del suono. Insomma, gli amanti della musica avranno di che divertirsi.

Senza Ritorno

Tra tutte le novità di The Last of Us Parte 2: Remastered, quella che più ci ha colpito è certamente questa nuova modalità. L’idea di Senza Ritorno è unire il gameplay e le ambientazioni di The Last of Us alle meccaniche tipiche di un Roguelike.

Per chi non lo sapesse, si definiscono Roguelike tutti quei giochi in cui il giocatore deve superare una serie di stanze o scenari uno di seguito all’altro. Il nome viene da un vecchio gioco arcade del 1980. In questo genere di giochi, la morte porta inevitabilmente a ricominciare il percorso dal principio.

La formula di Senza Ritorno segue proprio questo schema. Dopo aver scelto il nostro protagonista (inizialmente solo Ellie o Abby), inizieremo il percorso dal quartier generale. Qui, dopo una rapida occhiata all’inventario, dovremo scegliere il nostro percorso. Come in molti giochi del genere, infatti, ci sono a disposizione diversi bivi, che ci danno la possibilità di provare ad ottimizzare le nostre risorse adattandole alle missioni scelte.

Tantissime possibilità

Gli scenari di questa modalità ricalcano ambientazioni e momenti particolari della storia. Inizialmente, le missioni saranno solamente di due tipologie, ovvero assalto e caccia. Nella prima il nostro compito è semplicemente uccidere un dato numero di nemici, siano essi infetti o umani. Nella seconda invece dovremo resistere fino allo scadere del tempo contro un numero di nemici in costante aumento.

In seguito è possibile affrontare la categoria resistenza, in cui non solo dovremo resistere a vere e proprie orde di nemici, ma anche badare ad un alleato controllato dall’ IA. L’ultimo scenario del nostro percorso prevede sempre lo scontro con un Boss. Tra uno scenario e l’altro ci viene sempre concessa la possibilità di ripassare dal nostro rifugio per acquistare nuovi equipaggiamenti e migliorare quelli in nostro possesso. Attraverso un sistema di consegne è anche possibile, in alcune missioni, ottenere premi particolarmente ghiotti portando alcuni oggetti specifici in determinati punti di consegna presenti nel livello.

Procedendo con le missioni sbloccheremo numerosi personaggi, la maggior parte dei quali giocabili per la prima volta proprio in questa modalità. Oltre alle partite standard, è possibile giocare anche a partite personalizzate, in cui è il giocatore stesso a scegliere i modificatori, i nemici e il set di scenari. Infine, è presente anche la partita giornaliera, l’unica a permettere ai giocatori di competere nelle classifiche.

Abbiamo davvero apprezzato questa modalità, che rappresenta un tentativo serio di offrire ai giocatori già navigati nuovi contenuti e allo stesso tempo di proporre qualcosa di nuovo e fresco, che giustifichi l’acquisto del prodotto anche da parte di chi ha già giocato al titolo originale.

Un’occasione per tutti

Gunplay in The Last of Us Parte 2: Remastered

In definitiva, siamo rimasti davvero soddisfatti del lavoro svolto da Naughty Dog. Questa nuova versione di The Last of Us Parte 2 infatti può accontentare davvero tutti. Da un lato, chi non ha mai giocato all’originale potrà gustarlo in una versione molto più ricca, completa e bella da vedere, il tutto ad un prezzo contenuto.

Anche coloro che conoscono ormai a menadito The Last of Us Parte 2 potranno sicuramente apprezzare questa remastered, soprattutto in virtù della modalità Senza Ritorno e dei tanti contenuti extra. Naughty Dog ha anche deciso di permettere ai possessori del gioco originale per PS4 di effettuare l’update a questa versione rimasterizzata a soli 10 euro. Secondo noi è davvero una bella occasione!

Conclusione

The Last of Us Parte 2 è un prodotto davvero ricco e ben realizzato. Coloro che non hanno mai giocato l’avventura originale hanno ora la possibilità di fruirla in una versione più bella da vedere, ricca e completa, ad un prezzo estremamente competitivo. I giocatori che hanno giocato già in tutte le salse The Last of Us Parte II potranno invece divertirsi con le nuove modalità e i tanti extra che questa versione propone. Il prezzo davvero ridotto dell’update può essere un ulteriore incentivo a dare una possibilità a questa Remastered.

Dettagli e Modus Operandi
  • Piattaforme: PS5
  • Data uscita: 19/01/2024
  • Prezzo: 49,99 €

Ho provato il gioco a partire dal day one su PlayStation 5 grazie a un codice fornito dal publisher.

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Editoriali

I 5 migliori protagonisti maschili di Final Fantasy

Final Fantasy è una gloriosa saga di JRPG che basa la sua fortuna su bellissime trame, ambientanzioni e sopratutto protagonisti. Molti degli eroi che abbiamo impersonato in Final Fantasy hanno lasciato un segno indelebile nella nostra infanzia, e alcuni continuano a farlo ancora adesso.

A causa del loro numero, risulta davvero difficile stabilire quali siano i migliori in assoluto. Nel corso di questo articolo andremo proprio ad approfondire i migliori protagonisti di Final Fantasy, che più degli altri si sono contraddistinti per il loro carisma e per la forza delle loro personalità. Per il momento, ci concentreremo solo sui personaggi maschili, mentre dedicheremo uno spazio apposito alle fanciulle. Siete pronti? Partiamo!

5. Clive Rosefield (FFXVI)

Protagonisti Final Fantasy: Clive Rosefield

Incominciamo proprio dall’ultimo arrivato. Non si può certamente negare che Final Fantasy XVI sia stato un gioco divisivo (Recensione). Una cosa sulla quale però quasi tutti i fan si sono trovati d’accordo è l’ottima qualità della trama del gioco. Anche il protagonista, Clive, si è rivelato assolutamente all’altezza della pesante eredità che era chiamato a raccogliere.

Sono molti gli aspetti che abbiamo apprezzato del personaggio di Clive. Anzitutto il suo grande coraggio, che ha saputo mostrare sia in battaglia sia in veste di leader della resistenza. Ci ha poi molto colpito l’enorme forza d’animo con cui affronta le numerose tragedie che travolgono lui e le sua famiglia. Notevole anche forte legame di affetto che sa creare con i suoi compagni, in particolare con l’amico Cid e con la sua amata Jill.

Gli aspetti che però ci hanno maggiormente colpito sono il bellissimo rapporto che unisce Clive a suo fratello Joshua e il legame del nostro protagonista con il misterioso Ifrit. Si tratta di due elementi abbastanza originali, anche in una saga vasta come quella di Final Fantasy, che permettono al nostro cavaliere di elevarsi dalla massa.

Insomma, Clive è davvero un eroe a tutto tondo e merita pienamente di entrare nella nostra classifica. E poi, diciamocelo, a chi non piacerebbe impersonare un uomo capace di trasformarsi in un gigantesco demone di fuoco in grado di incenerire ogni cosa?

4. Auron (FFX)

Il cast di Final Fantasy X è considerato quasi all’unanimità uno dei migliori dell’intera saga. Tra i vari guardiani dell’invocatrice Yuna, tuttavia, Auron finisce spesso per diventare il personaggio preferito.

Il nostro spadaccino ha indubbiamente molte frecce al suo arco. Il suo carattere taciturno, introverso e tenebroso, accentuato dalla sua postura e dai suoi atteggiamenti. Il grande rispetto che suscita in tutti coloro che lo incontrano nel corso del pellegrinaggio. Il suo misterioso passato, di cui sceglie, volontariamente, di rivelare il meno possibile. Senza dimenticare la sua enorme forza, che lo rende spesso e volentieri un elemento chiave del nostro party.

Anche il suo ruolo di mentore per Yuna e Tidus contribuisce ad aumentare il fascino e l’originalità di questo personaggio, così come il suo tragico destino, che si compirà pienamente al termine del pellegrinaggio e dell’avventura dei nostri protagonisti.

Unica pecca, le sue tecniche overdrive, davvero troppo deboli per un personaggio di questa levatura. A parte questo dettaglio, Auron resta davvero notevole. La sua comparsata in Kingdom Hearts 2 è un ulteriore elemento a conferma di quanto questo personaggio sia stato apprezzato dai giocatori.

3. Squall Leonhart (FFVIII)

Protagonisti Final Fantasy: Squall Leonheart

Diciamoci la verità: Final Fantasy VIII, sebbene abbia un enorme valore sentimentale per numerosi giocatori europei, per i quali spesso è stato il primo Final Fantasy ad essere giocato, è ben lungi dall’essere un gioco perfetto. La trama è forzata, caotica e ricca di contraddizioni. Il sistema di gioco, sebbene molto interessante ed originale, risulta totalmente sbilanciato e permette di azzerare letteralmente il livello di difficoltà dell’avventura già dopo poche ore di gioco.

Anche il cast dei protagonisti è tutt’altro che memorabile. Quando però si passa ad esaminare il protagonista, Squall Leonhart, le cose cambiano completamente. Abbiamo sempre apprezzato moltissimo il personaggio di Squall. Anzitutto per il suo design, che unisce un vestiario tenebroso e cool ad un aspetto caratterizzato dai tratti dolci ed aggraziati di un teenager. Ci ha sempre colpito molto anche il fatto che il nostro aspirante Seed unisca le inquietudini e le incertezze tipiche di ogni ragazzino al coraggio, la risolutezza e la determinazione di un vero leader. Abbiamo sempre trovato anche molto ben scritta l’evoluzione del rapporto di Squall coi suoi amici, che passa dalla totale freddezza ad un forte legame di fiudcia ed affetto.

Molto bella e dolce anche la sua love story con la bella Rinoa, secondo noi una delle migliori dell’intera saga. Dulcis in fundo anche il Gunblade, per quanto strampalato e poco realistico, ci è sempre sembrata una trovata interessante e divertente.

2. Cloud Strife (FFVII)

Protagonisti Final Fantasy: Cloud Strife

E parlando di protagonisti di Final Fantasy, poteva forse mancare colui che è probabilmente il personaggio più noto dell’intera saga? Ovviamente no. Cloud ha davvero moltissimi punti di forza, in grado di fargli scalare gli indici di gradimento dei giocatori.

Anzitutto il suo aspetto, che unisce le caratteristiche di un eroe degli anime ad un look avveniristico da film di fantascienza. Il suo enorme spadone, poi, gli conferisce quel tocco di originalità in grado di renderlo immediatamente riconoscibile da chiunque.

Anche il suo carattere, apparentemente schivo ed impenetrabile, ma in grado di provare sentimenti molto intensi, contribuisce ad accrescere il suo carisma. Lo stesso vale per il mistero che circonda il suo passato, a causa della mancanza di alcuni dei suoi ricordi. Il suo oscuro legame col terribile Sephiroth poi rende Cloud ancora più interessante ed affasciante.

Il rapporto che Cloud costruisce coi suoi compagni, in particolare con Tifa ed Aerith, che si “contenderanno” il nostro eroe per buona parte per gioco, aiuta ad empatizzare con lui e a conoscere i suoi lati più fragili e umani.

Cloud è davvero un personaggio eccezionale, carismatico ed interessante. Ma secondo, noi, non raggiunge ancora la vetta del podio. Vedremo se Final Fantasy VII Rebirth inserirà nuovi elementi in grado di farci cambiare idea. Nel frattempo, andiamo a conoscere il nostro vincitore!

1. Noctis Lucis Caelum (FFXV)

Se Final Fantasy XVI è stato un gioco divisivo, il quindicesimo episodio della saga ha letteralmente spaccato in due la community. Non esistono vie di mezzo. O si ama Final Fantasy XV o lo si detesta. Noi, personalmente, lo abbiamo apprezzato, pur trattandosi di un gioco con diversi difetti.

L’aspetto di Final Fantasy XV che riteniamo più riuscito in assoluto è proprio il suo protagonista, il tenebroso principe del regno di Lucis. L’aspetto di Noctis che emerge prima di ogni altro è la sua ingenuità. Tra tutti i protagonisti di Final Fantasy, infatti, Noctis è l’unico, assieme a Squall a non nascondere mai di essere solamente un ragazzino, con tutte le fragilità e le incertezze tipiche della sua giovane età.

Ben presto, però, il nostro eroe si troverà faccia a faccia coi suoi doveri e le sue responsabilità, sia come sovrano, che, soprattutto, come eroe prescelto dal cristallo. Noctis dovrà accollarsi un peso davvero soverchiante, che tuttavia il nostro giovane eroe non rifiuterà mai di portare. Anzi, grazie alla sua forza d’animo, alla sua determinazione e all’immancabile aiuto dei suoi tre amici, Noctis troverà la forza di compiere per ben due volte il sacrificio supremo, grazie al quale sarà in grado di salvare non solo il suo regno ma il mondo intero.

Oltre al suo look, davvero azzeccato ed accattivante e ai suoi incredibili poteri di evocatore e di custode delle armi ancestrali, è forse il meraviglioso legame che unisce Noctis ai suoi amici ad elevare definitivamente il nostro principe. L’avventura on the road di Noctis e dei suoi scudieri è davvero ricca di emozioni e divertimento, ma anche di drammi e tragedie. Penso che nessuna persona dotata di un cuore possa restare insensibile alla scena del falò, alla fine del gioco.

Per quanto ci riguarda, Noctis è il miglior protagonista che un Final Fantasy abbia mai avuto. Che dite? concordate con la nostra classifica? O avreste premiato qualche altro eroe?

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Tekken 8: riparte il Tekken World Tour

Mancano ormai solo una manciata di giorni all’uscita di Tekken 8, ultimo episodio della celeberrima serie di picchiaduro. Dopo gli ultimi, succulenti trailer, Bandai Namco ha da poco annunciato anche il ritorno del Tekken World Tour. Il principale circuito competitivo legato a Tekken tornerà ad aprile e, per la prima volta, sarà incentrato proprio su Tekken 8. Arslan Ash, dunque, laureatosi campione dell’ultimo Tekken World Tour 2023, passerà alla storia come l’ultimo campione di un evento dedicato a Tekken 7.

Il nuovo Tour potrà godere del supporto di marchi decisamente prestigiosi, come Chipotle, Venum e Victrix by PDP. Inoltre, la prestigiosa competizione partirà in concomitanza con MASTER+ EVO Japan 2024, che si terrà tra il 27 e il 29 aprile di quest’anno.

Tekken World Tour vedrà finalmente il ritorno delle competizioni in presenza del circuito MASTER+, MASTER, CHALLENGER e DOJO. I migliori giocatori di ognuno di questi eventi saranno premiati con dei punti che determineranno le graduatorie regionali e globali, utili per avanzare alle finali globali e avere la possibilità di conquistare il titolo di Campione Mondiale.

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Editoriali

I 5 migliori Final Fantasy da giocare assolutamente

La serie di Final Fantasy è certamente tra le più famose ed importanti dell’intero panorama videoludico. Certo, i tempi in cui ogni nuovo episodio della saga veniva accolto come il gioco per eccellenza per la propria console sono ormai lontani. Tuttavia, Final Fantasy rimane ancora oggi un franchise di assoluta rilevanza, come dimostra il grande hype che sta accompagnando l’attesa per l’uscita di Final Fantasy VII Rebirth. Ma quali sono i 5 migliori Final Fantasy di sempre?

Rispondere a questa domanda non è per nulla facile. Parliamo infatti di una serie che sta per raggiungere i quarant’anni di longevità (il primo Final Fantasy infatti apparve nel 1987) e i cui episodi sono apparsi in periodi storici e sistemi di gioco completamente diversi.

Tuttavia, anche noi abbiamo deciso di cimentarci in questa impresa. Eccovi dunque la nostra personalissima classifica di quelli che per noi sono i 5 migliori Final Fantasy di sempre.

5. Final Fantasy IV

In quinta posizione troviamo il primo capitolo della saga di Final Fantasy ad apparire sul leggendario Super Nintendo. Abbiamo scelto di premiare Final Fantasy IV poiché si tratta dell’episodio che ha realizzato il primo vero salto di qualità della saga. I personaggi di Final Fantasy IV non sono più semplici stereotipi della classe che rappresentavano (maghi, monaci, guerrieri ecc.) o, come in Final Fantasy II, eroi dal carattere appena abbozzato. In Final Fantasy IV ogni personaggio, sia positivo che negativo, possiede un background, una personalità e vive una vera e propria evoluzione, nel bene o nel male.

La trama di Final Fantasy IV è davvero ben scritta, con un intreccio articolato e coerente, numerosi colpi di scena e diversi momenti davvero emozionanti e commoventi (come quel che accade ai piccoli Porom e Palom). Anche l’ambientazione è davvero vasta, originale e profondamente diversificata, dal momento che il nostro party dovrà esplorare, oltre alla superficie della Terra, anche un mondo sotterraneo e persino la luna!

Anche il gameplay offre un gran numero di migliorie, con l’introduzione del famoso Active Team Battle (ATB) e un insieme di abilità uniche e ben diversificate da un personaggio all’altro e a un livello di difficoltà severo ma anche giusto ed appagante.

4. Final Fantasy X

Cinque migliori Final Fantasy

Fin dalla sua uscita, avvenuta a cavallo tra 2001 e 2002, Final Fantasy X ha fatto parlare davvero molto di se. Il gioco fu un successo enorme, grazie soprattutto alla spettacolarità del suo comparto tecnico, che lo rendeva uno dei giochi più spettacolari e belli da vedere usciti fino a quel momento.

Atro punto di forza di Final Fantasy X era indubbiamente la sua trama, davvero avvincente, coinvolgente ed emozionante. Credo che nessun giocatore possa essere rimasto indifferente all’avventura di Tidus, strappato dalla sua città natale, Zanarkand e catapultato nel mondo di Spira. Qui il nostro eroe giocherà un ruolo decisivo, insieme all’invocatrice Yuna, per liberare il mondo dalla spirale di morte che lo opprime, causata dalla terribile creatura Sin.

Tuttavia, non tutti i fan accolsero con favore questo episodio. La mancanza della world map e l’esplorazione limitata fecero storcere il naso ai fan dei capitoli precedenti. Anche il ritorno del sistema a turni, ritenuto fin troppo semplice, non trovò il favore di molti giocatori.

Final Fantasy X, tuttavia, va giocato per quello che è: la storia di un cammino. Un cammino di fatica e di sacrificio, vissuto insieme da un gruppo di improbabili alleati, i cui legami andranno a rafforzarsi sempre di più, aiutandoli a svelare ogni inganno e superare tutte le difficoltà, anche quelle apparentemente insormontabili.

Il gameplay, pur con qualche limite, ha offerto ai giocatori qualcosa di profondamente diverso rispetto agli ultimi episodi della saga, con un battle system ed un sistema di potenziamento davvero profondi ed interessanti, un enorme numero di segreti e missioni secondari e una vera e propria orda di nemici nascosti, che garantiscono al titolo una longevità immensa, soprattutto per quello che oggi definiamo end-game.

Il finale, poi, raggiunge vette di coinvolgimento ed emotività davvero elevatissime. Credo che a tutti noi sia scappata qualche lacrimuccia dopo aver finito questo gioco.

3. Final Fantasy IX

Se questa classifica prendesse in considerazione solo una serie di fattori meramente oggettivi e statistici, probabilmente Final Fantasy IX si troverebbe al primo posto. Il nono capitolo della saga, frutto del lavoro di Hironobu Sakaguchi e Shinji Hashimoto è infatti quella che si può definire un’avventura perfetta.

Il comparto tecnico è semplicemente straordinario, grazie ad una colonna sonora eccezionale e con una grafica e delle animazioni in grado di spingere l’hardware della prima playstation oltre ogni limite. La trama è scritti in maniera magistrale, con un intreccio appassionante, sempre coerente e senza alcun momento di scadimento dall’inizio alla fine. I personaggi hanno tutti un background e obiettivi precisi e sono approfonditi e caratterizzati splendidamente, sempre con una buona dose di umorismo.

Anche il gameplay è davvero divertente, appagante e ben bilanciato, con abilità uniche per ogni personaggio. L’equipaggiamento è sfruttato e valorizzato in maniera perfetta e soprattutto una marea di missioni ed attività secondarie, che permetteranno di svelare un gran numero di zone extra da esplorare. Particolarmente memorabili risultano il gioco di carte collezionabili e la sottotrama legata ai tesori dei chocobo.

Unico difetto di questo capolavoro è il fatto che non ha saputo imprimersi nell’immaginario dei videogiocatori con la stessa forza di altri episodi del franchise. I personaggi, per quanto interessanti e simpatici, non hanno la forza visiva e l’iconicità di altri protagonisti.

Inoltre molti giocatori faticano ancora ad apprezzare l’atmosfera quasi completamente fiabesca e medievaleggiante, che non lascia più spazio alla tecnologia e agli elementi futuristici che avevano caratterizzato i due episodi precedenti.

2. Final Fantasy VII

Per molti giocatori sarà una sorpresa non trovare il settimo episodio al primo posto. Dopotutto, si tratta del primo episodio della saga ad aver avuto un successo strepitoso anche nel mondo occidentale. Final Fantasy VII è ormai un vero mostro sacro. Difficile scrivere qualcosa su questo titolo che non sia già stata detta e stradetta.

Un cast di personaggi carismatici, interessanti e ben diversificati; un comparto tecnico (in particolare il sonoro) di altissimo livello e una trama potente, incalzante e commovente, con scene divenute leggendarie e conosciute persino da chi non ha giocato l’avventura.

Anche il sistema di gioco è estremamente creativo e divertente grazie all’uso dei materia, pietre magiche in grado di donare numerose abilità al party. Sebbene imperfetto, questo sistema permetteva un altissimo grado di personalizzazione del party e delle strategie di gioco.

Final Fantasy VII è stato inoltre il primo gioco a traghettare la saga nel mondo dei giochi 3D ed è quasi certamente il Final Fantasy più famoso in assoluto. Come mai allora non ha raggiunto la vetta? scopriamolo insieme!

1. Final Fantasy VI

Ci rendiamo perfettamente conto che vedere al primo posto un gioco uscito nel 1994 su SNES potrà far storcere il naso a molti. Tuttavia, a nostro giudizio, Final Fantasy VI riesce ad unire tutti gli elementi che rendono grande un Final Fantasy e a spingerli ad un livello superiore.

Un party di ben 14 personaggi, quasi tutti memorabili e con un set di abilità e caratteristiche uniche. Un sistema di gioco incredibilmente bilanciato e ricchissimo di possibilità e un comparto tecnico che, ancora oggi, riesce a sorprendere per la sua qualità. Un’incredibile libertà di esplorazione e un mondo sorprendentemente vasto, soprattutto nelle fasi finali della storia. Final Fantasy VI riesce ad eccellere sotto ogni aspetto. Ma, come già detto, va oltre.

Infatti è la trama del gioco a rendere Final Fantasy VI un’esperienza davvero indimenticabile. Final Fantasy VI ci immerge in un mondo in cui tecnologia e magia cercano una difficilissima convivenza, con un intreccio ricco di rivelazioni, inganni e incredibili colpi di scena. Ma è soprattutto la grandezza dei temi trattati a rendere così incredibile questa storia.

Il progresso, lo sfruttamento delle risorse, i traumi, la morte, la difficoltà nell’accettare il diverso e persino tematiche dure come il suicidio e la perdita di fiducia nella vita. Final Fantasy VI riesce ad unire tutto questo in un’unica, straordinaria narrazione.

Come se non bastasse, il gioco propone tutta una serie di situazioni ed eventi davvero unici (come dimenticare lo scontro col treno nella foresta infestata?) e alcune delle scene più memorabili dell’intera saga, come la notte all’Opera o il cataclisma scatenato nelle fasi finali dell’avventura. Tutti questi elementi, a giudizio di chi scrive, rendono Final Fantasy VI il miglior Final Fantasy mai uscito finora.

Ed eccoci arrivati alla fine del nostro viaggio! Che dite, concordate con la nostra classifica? Voi in quale ordine avreste disposto i capitoli della nostra amata Fantasia Finale?

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Editoriali

Ehrgeiz: God Bless the Ring – Videogiochi dimenticati

Nei primi mesi del 2024 vedrà la luce anche Final Fantasy VII Rebirth, secondo capitolo della tanto chiacchierata trilogia remake del leggendario Final Fantasy 7 (per una retrospettiva di questo capolavoro vi rimando a questo articolo). Ma cosa ha a che fare Ehrgeiz, il gioco di cui tratta questo primo articolo della rubrica Videogiochi Dimenticati, con il remake di Final Fantasy VII? Ebbene, mi credereste se vi dicessi che Cloud, Tifa, Sephiroth e molti altri protagonisti di Final Fantasy VII sono presenti anche in questo gioco?

Dopo aver stuzzicato la vostra curiosità, siamo pronti a traghettarvi alla scoperta di Ehrgeiz, uno dei videogiochi più strani dimenticati della sconfinata libreria della prima Playstation. Pronti a salire sul ring per scambiare qualche pugno con Cloud e soci?

Un picchiaduro in vero 3D

Uscito nel marzo del 1998, prima in versione arcade e in seguito sulla prima Playstation, Ehrgeiz: God Bless the Ring fu il frutto della collaborazione tra Dreamfactory e Namco. Quest’ultima, insieme a Squaresoft, si occupò nello specifico della distribuzione del gioco.

In apparenza, Ehrgeiz poteva sembrare un semplice picchiaduro 3D, genere che a fine anni 90 era decisamente saturo. Tuttavia, appena iniziato a giocare, le particolarità del gioco diventavano subito evidenti. A differenza di giochi come Tekken o Soul Edge, in Ehrgeiz i combattenti non erano confinati su un classico piano bidimensionale, ma potevano spostarsi liberamente in ogni direzione all’interno dei vari stage.

Questa caratteristica conferiva al gameplay una grande originalità ed era una vera e propria ventata di aria fresca in un genere sovraffollato come quello dei picchiaduro 3D. Finalmente era possibile sperimentare nuove meccaniche di gioco e strategie, che si basavano più sul corretto posizionamento e sulla capacità di sfruttare gli stages che nell’abilità nell’utilizzo delle combo.

Oltre al suo gameplay originale, uno dei grandi punti di forza di Ehrgeiz era costituito proprio dagli stage. Gli scenari di Ehrgeiz erano davvero ampi, ben realizzati e con numerose zone interattive. Molti dei livelli possedevano persino diversi piani rialzati, che potevano essere sfruttati per devastanti attacchi in picchiata.

Curiosamente, negli scontri in versus erano presenti solo versioni ridotte delle arene, che riducevano di molto la strategia degli scontri a favore dei classici scambi ravvicinati tipici dei picchiaduro. Una scelta davvero strana.

Naturalmente, non è tutto oro quel che luccica. Ehrgeiz infatti pagava la sua originalità con un set di attacchi davvero risicato. Le combo dei vari personaggi erano molto basilari, dal momento che ogni lottatore disponeva solo di un attacco alto, uno basso (che potevano essere concatenati) e di un pulsante per gli attacchi speciali. Questi ultimi andavano a consumare un’apposita barra, che si svuotava ancor più velocemente qualora il personaggio disponesse di un’arma; in quest’ultimo caso, infatti, la pressione del tasto special avrebbe portato all’estrazione dell’arma, il cui utilizzo avrebbe gradualmente consumato il suddetto indicatore.

Ehrgeiz proponeva anche una serie di attacchi in corsa, parate e contromosse. Tutto però dava l’idea di un qualcosa di poco preciso, superficiale e spesso e volentieri a farla da padrone negli scontri era il buon vecchio button mashing (ovvero pigiare tasti alla rinfusa sperando in qualcosa di buono).

Uno strano roster

Il roster di Ehrgeiz appariva fin da subito decisamente stereotipato. Tra wrestler, ninja, ragazzine armate di yo-yo e cloni di Kazuya, quasi nessuno dei protagonisti riusciva davvero a svettare per carisma e originalità.

Ad eccezione, naturalmente, dei progatonisti di Final Fantasy VII. Ehrgeiz ospita infatti Cloud, Tifa e Sephirot, tre dei personaggi principali del gioco. In seguito era possibile sbloccare Yuffie, Vincent e persino Zack. Quest’ultimo in Final Fantasy VII non era nemmeno un personaggio giocabile. Tuttavia ogni fan conosce bene l’importanza di Zack nell’economia della trama.

Un esperimento particolare

Ehrgeiz

Come ulteriore elemento di originalità, la versione Playstation di Ehrgeiz proponeva anche la modalità Quest. Si trattava di una sorta di GDR in tempo reale. Alla guida di due aercheologi avventurieri, Clair e Koji (entrambi giocabili anche in modalità picchiaduro) il giocatore avrebbe dovuto farsi strada attraverso intricati dungeon e combattendo orde di mostri e boss.

Nella modalità Quest era ovviamente possibile salire di livello e potenziare il proprio equipaggiamento, per meglio adattarsi alle nuove sfide. Sebbene l’idea fosse interessante, il quest mode non raccolse particolari consensi a causa della ripetitività del gameplay e dell’eccessiva difficoltà delle battaglie.

In generale, il gioco ebbe un accoglienza mista. Se i fan giapponesi apprezzarono lo strano esperimento, anche grazie alla presenza degli outsiders di Final Fantasy, in occidente l’accoglienza fu molto più tiepida, anche a causa del ritardo con cui il gioco giunse nel vecchio continente, quasi due anni dopo l’uscita giapponese.

L’eredità di Ehrgeiz

Cosa rimane dunque di Ehrgeiz al giorno d’oggi? Non si può certamente dire che il gioco sia invecchiato particolarmente bene o che abbia lasciato un ricordo indelebile nelle menti dei videogiocatori.

Tuttavia siamo sicuri che tutti gli amanti dei picchiaduro che ai tempi hanno provato questo titolo lo ricordino ancora oggi. Ehrgeiz ebbe infatti l’indubbio merito di provare qualcosa di diverso, di staccarsi dai consolidati binari del picchiaduro 3D per proporre un’esperienza più originale.

E poi, diciamocelo, a quale fan di Final Fantasy non stuzzica l’idea di vedere Cloud e Sephiroth prendersi a pugni e calci in faccia anziché affrontarsi come al solito a colpi di spada e magie?

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Recensioni

Super Mario Bros. Wonder – Recensione

Ci sono saghe e videogiochi che non hanno alcun bisogno di presentazioni: Super Mario Bros. è tra questi. Fin dalla sua uscita, l’ultimo episodio della gloriosa serie di platform 2d con protagonista il mitico Mario (di cui abbiamo raccolto tutti i titoli usciti negli anni) ha raccolto un numero enorme di consensi, riconoscimenti e recensioni positive. Non ultimo, l’inserimento tra i cinque titoli papabili del titolo di gioco dell’anno ai Game Awards 2023 e la vittoria, sempre agli Awards, nella categoria giochi per famiglia.

Dopo aver spulciato ogni angolo del Regno dei Fiori e aver superato anche i livelli più ardui del gioco, siamo pronti a darvi anche il nostro giudizio in questa recensione di Super Mario Bros. Wonder. Infiliamoci bretelle e berretto e lanciamoci insieme in questa nuova avventura!

Verso nuovi orizzonti

Super Mario Bros. Wonder

Dopo ben 12 anni dall’ultimo gioco della serie (ovvero New Super Mario Bros. U), Super Mario Bros. Wonder ripropone la classica formula a scorrimento laterale che ha fatto la fortuna del baffuto idraulico. La struttura di gioco di Wonder non presenta particolari stravolgimenti rispetto al passato. Anche in questo nuovo capitolo, avremo il compito di guidare Mario e i suoi amici attraverso una serie di livelli in due dimensioni fino al raggiungimento del traguardo.

Non ho parlato di amici a caso. Oltre al baffuto idraulico, infatti, avremo la possibilità di scegliere fra otto personaggi differenti. La scelta, tuttavia, avrà solo fini estetici, dal momento che ogni personaggio presenta movenze e abilità assolutamente identiche a quelle degli altri. Unica eccezione è Yoshi, dotato del suo classico set di abilità, tra cui la possibilità di ingoiare i nemici e di fluttuare in aria per qualche secondo durante un salto. Sia lui che il Ruboniglio, inoltre, risultano invulnerabili agli attacchi nemici, ma non possono ottenere nuove abilità tramite i bonus. L’uso di questi due personaggi è dunque consigliato ai giocatori meno esperti.

Il secondo cambiamento che balza subito all’occhio del giocatore è la nuova ambientazione. Questa volta, infatti, Mario e soci, per rispondere all’invito del principe Florian, si recano insieme nel Regno di Fiori. Inevitabilmente, anche questo reame viene presto preso di mira dal perfido Bowser. Il malvagio tartarugone, accompagnato dal fido Kamek e dal figlio, Bowser Jr., riesce ad impadronirsi del fiore Meraviglia, fonte principale della magia del Regno dei Fiori, che precipita immediatamente nel caos, in seguito all’invasione di enormi e minacciose piante carnivore. Toccherà naturalmente a Mario e soci mettere fine (per questa volta) alla minaccia di Bowser e salvare il Regno dei Fiori.

Il cambio di setting, pur non portando alcuno stravolgimento al gameplay, permette l’utilizzo di un’estetica più fresca e varia, con stage ricchissimi di colori, particolari ed effetti speciali. Inoltre, il regno dei fiori è letteralmente costellato di fiorellini parlanti. Questi simpatici esserini, oltre a intrattenerci con le loro battute e commenti, forniscono talvolta anche utili indizi su come completare i livelli o sulla posizione di alcuni bonus.

Tra innoviazione e tradizione

Super Mario Bros. Wonder

Come già scritto qualche riga fa, Super Mario Bros Wonder non presenta novità particolarmente eclatanti nella sua struttura di gioco. Inizialmente, muoveremo Mario (o uno dei suoi soci) all’interno della mappa di gioco, suddivisa in 8 macro-aree, a cui vanno aggiunte una piccola area iniziale, che funge da tutorial e il famigerato mondo Speciale.

Il giocatore potrà muoversi liberamente all’interno della mappa e scegliere in quale ordine affrontare i livelli, anche in base alla loro difficoltà. Scopo principale del nostro eroe sarà raccogliere i semi meraviglia, indispensabili per sbloccare l’accesso a determinati livelli. Ogni mondo custodisce poi un seme supremo, nascosto all’interno degli ormai tradizionali castelli. Al termine dei livelli-castello dovremo vedercela con Bowser Jr., che ci sfiderà in una serie di boss-battle (piuttosto semplici a dire il vero). Una volta sconfitto anche il dinosaurotto, Mario può mettere le mani sul seme supremo. Una volta volta ottenuti tutti e 8, il giocatore ha accesso alla battaglia finale con Bowser.

Spille e Power-up

Fin dai primi livelli, tuttavia, iniziano ad emergere le differenze rispetto ai predecessori. Come da tradizione della serie, anche Wonder propone un set di nuovi power-up.

Vi è anzitutto un Frutto Rosso capace di tramutare Mario e i suoi amici in elefanti umani. In questa forma, Mario può sfruttare la sua proboscide per distruggere nemici e blocchi. Inoltre, quando Mario entra in contatto con l’acqua, la forma di elefante permette di assorbirla per poi spruzzarla. Quest’azione permette di rivitalizzare alcuni fiori appassiti, azione che può sbloccare vari bonus e persino dei segreti nascosti.

Abbiamo poi il Fior Viola, che permette di lanciare letali bolle giganti, utili per intrappolare e scoppiare i nemici ma che possono anche essere sfruttate come piattaforme.

Il Fungo Trivella, infine, dona a Mario un pratico berretto a forma di trapano, che permette di infilarsi nei soffitti ed anche in alcuni pavimenti. Sebbene molto situazionale, questo potenziamento permette di raggiungere numerose aree altrimenti inaccessibili.

Nel corso del gioco, Mario ha anche la possibilità di sbloccare ed equipaggiare numerose Spille. Questi cimeli donano al nostro idraulico una serie di abilità particolari. Esse spaziano dalla possibilità di compiere balzi più lunghi al potere di utilizzare piante per appendersi alle piattaforme.

Vi sono anche abilità più “statiche”, come la possibilità di attirare le monete oppure una sorta di radar che emette una vibrazione quando Mario si trova in prossimità di oggetti speciali.

Il giocatore può equipaggiare una sola spilla per livello. Le spille non sono necessarie per il completamento dei livelli, ma forniscono un elemento di personalizzazione dell’esperienza, dal momento che ogni giocatore può trovare la spilla più adatta al suo stile o semplicemente più indicata per il livello che sta affrontando.

Livelli sottosopra

L’innovazione che più ci ha convinto è indubbiamente il Fiore Meraviglia. Si tratta di uno speciale fiore luminoso, ben nascosto all’interno di ogni livello. Una volta che Mario e soci entrano in contatto con esso, il fiore dà origine ad una serie di sconvolgimenti, generando un vero e proprio livello bonus. Una volta completate, queste sezioni di gioco donano un ulteriore seme meraviglia oltre a quello fornito dal completamento del livello.

Talvolta sono i livelli a cambiare, con effetti davvero divertenti ed imprevedibili. Si va da tubi giganti che si animano e strisciano a mo’ di serpenti a vere e proprie piogge di stelle magiche. Altre volte invece è lo stesso Mario a subire una trasformazione. Anche in questo caso, gli effetti sono i più disparati. Mario può assumere le sembianze di alcuni dei nemici, in modo da sfruttare le loro abilità per farsi strada attraverso il livello. In alcuni casi siamo stati addirittura trasformati in elementi dello scenario, con situazioni al limite del tragicomico.

I cambiamenti che il Fiore Meraviglia porta con se sono quasi sempre azzeccati e sorprendenti, al punto che non si trova un livello di Mario Wonder che sia simile all’altro. Questa innovazione aumenta enormemente sia il divertimento, sia la voglia di esplorare il livello successivo per scoprire quali soprese ci riserverà.

Più siamo meglio è

Super Mario Bros. Wonder

Come ormai da tradizione per i giochi della saga Mario Bros., anche Wonder propone una modalità multigiocatore. Fino a quattro giocatori potranno darsi man forte per completare i livelli e salvare il Regno dei Fiori.

In Wonder è addirittura possibile cambiare il numero dei giocatori in qualsiasi momento dell’avventura, nel caso qualche amico volesse unirsi a noi a partita iniziata. Durante i livelli, nel momento in cui un giocatore viene sconfitto, il suo personaggio si trasforma per qualche istante in un fantasma. Entrando in contatto con gli altri giocatori, si ritorna immediatamente in gioco, senza perdere alcuna vita. Le vite sono condivise tra i giocatori. Una volta azzerate, tutti perderanno la partita.

A differenza dei giochi precedenti, non sarà possibile spingersi, urtarsi o saltare sulla testa di un compagno. Questa scelta, sebbene elimini un elemento di divertimento, rende la partita meno frustrante e limita il numero di morti dovute ad una bassa coordinazione. Alcuni giocatori tuttavia potrebbero non apprezzare questa scelta, proprio perché va ad eliminare l’importanza della sincronizzazione tra compagni.

Va anche aggiunto che questa modalità valorizza la presenza di Yoshi, unico personaggio in grado di portare in groppa i compagni che saltano sopra di lui. Questo permette ai giocatori più esperti di prendere letteralmente sulle spalle i meno abili e scortarli attraverso i passaggi più complessi di ogni livello.

Cooperazione online

Per quanto riguarda l’online, Wonder ha fatto una scelta davvero particolare. In ogni momento della partita, attraverso specifiche zone della mappa, il giocatore può scegliere se giocare online o meno. Con la modalità online attiva, è possibile incontrare all’interno di ogni livello altri giocatori che stanno affrontando il medesimo livello. Questi giocatori appaiono come delle sagome trasparenti del loro personaggio.

In caso di sconfitta, esattamente come nella modalità multigiocatore, il personaggio si trasforma per qualche istante in un fantasma. Entrando a contatto con gli altri giocatori, è possibile rientrare in gioco. Il gioco fornisce addirittura la possibilità di piantare alcune sagome di cartone, collezionabili nel corso dell’avventura. Toccare queste sagome in forma di fantasma permette di evitare la perdita di una vita.

Personalmente non ho troppo apprezzato questa modalità. L’interazione tra i giocatori è davvero minima e le tante possibilità di salvataggio una volta divenuto fantasma diminuiscono davvero troppo la difficoltà del gioco.

Un’avventura intensa ma breve

Per quanto concerne l’aspetto tecnico, Super Mario Bros. Wonder è una vera gioia per gli occhi. L’ottima definizione, l’uso sapiente dei colori e degli effetti luminosi e l’enorme quantità di particolari che caratterizza ogni scenario rendono Wonder uno dei platform più belli da vedere tra quelli usciti per Switch. Il tutto senza stravolgere minimamente la direzione artistica che ha sempre caratterizzato la serie Super Mario Bros.

Anche il sonoro si attesta su livelli molto buoni, con un ottimo numero di tracce ispirate, leggere e divertenti, che intrattengono ottimamente il giocatore e accompagnano adeguatamente le varie fasi dei livelli, enfatizzando in modo oculato le fasi più ostiche e difficili.

L’unico vero difetto del gioco è certamente la longevità. Completare l’avventura infatti ci porterà via solamente una manciata di ore. Anche puntando a finire il gioco al 100%, raccogliere tutti i collezionabili e completare i livelli segreti difficilmente ci porterà via più di una decina di ore di gioco.

Anche la difficoltà di gioco è in generale livellata verso il basso. Sono pochi i livelli davvero difficili e anche questi ultimi presentano solo pochi passaggi davvero ardui, soprattutto per chi è già pratico della serie. Questa mancanza non va comunque assolutamente ad intaccare la bontà generale dell’esperienza, perché Super Mario Bros. Wonder resta un platform assolutamente eccellente, nonché, a nostro giudizio, uno dei migliori episodi dell’intera serie.

Conclusione

Super Mario Bros. Wonder è un vero gioiello. Un plattform divertente e profondo che incuriosisce con la sua particolarità, attira con la sua bellezza e conquista con la precisione dei suoi controlli e le tonnellate di divertimento che sa regalare. Sicuramente si tratta di un titolo breve e non particolarmente difficile, ma le emozioni e il divertimento che sa regalare compensano ampiamente questo difetto. Acquisto consigliatissimo sia per i fan sfegatati della serie sia per chi non ha mai giocato ad un solo titolo della serie Super Mario Bros.

Dettagli e Modus Operandi
  • Piattaforme: Switch
  • Data uscita: 20/10/2023
  • Prezzo: 59,99 €

Ho provato il gioco a partire dal day one.

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Editoriali

Dieci giochi con una bella trama da provare assolutamente

Non sempre i giochi di successo hanno una bella trama. Numerose serie, come ad esempio Super Mario Bros., Minecraft o Fortnite, hanno ottenuto un successo strabiliante pur senza vantare una storia particolarmente elaborata. Tuttavia, soprattutto per determinati generi videoludici, la qualità della trama resta un fattore di importanza assolutamente primaria. In questo articolo andremo a riscoprire insieme dieci perle della storia dei videogiochi che devono il loro successo soprattutto all’eccezionale bellezza della loro trama.

Non a caso, molti di questi titoli sono riusciti a sconfinare dal mondo dei videogiochi, per ispirare pellicole cinematografiche, serie TV e numerosi altri media. Come moderni aedi, prepariamoci a cantare di nuovo le imprese tramandate da questi grandi capolavori. Prepariamoci a riscoprire insieme queste gemme e magari anche a fare qualche nuova scoperta.

Monkey Island 2: Lechuck’s Revenge

Ideato dal geniale Ron Gilbert, il secondo capitolo di Monkey Island apparve su PC nell’ormai lontano 1991. La seconda avventura di Guybrush Treepwood vedeva nuovamente il nostro temibile pirata alle prese con la sua nemesi Lechuck.

Fresco fresco di risurrezione (causata indirettamente proprio da Guybrush) Lechuck minaccia di distruggere il nostro eroe grazie ai temibili poteri delle bambole Voodoo. Solo il leggendario tesoro Big Whoop sembra essere in grado di salvare Guybrush.

La ricerca del tesoro porta il videogiocatore ad esplorare numerose isole, risolvere enigmi tanto complessi quanto divertenti e conoscere un enorme numero di bizzarri e pittoreschi personaggi. Una grafica ed un sonoro di ottima qualità, tanto umorismo e soprattutto tonnellate di divertimento, condito dalla folle genialità di Gilbert, rendono la trama di Monkey Island 2 la più memorabile dell’intera saga. A completare il tutto, un finale che fa discutere ancora oggi i fan.

Il gioco è uscito anche in versione rimasterizzata ed è disponibile su Steam a prezzi davvero abbordabili. Assolutamente consigliato a chiunque ami le avventure e la risoluzione degli enigmi.

Detroit: Become Human

Giochi bella trama

Sviluppato da Quantic Dream sotto la direzione di David Cage, già famoso per titoli come Fahrenheit e Heavy Rain, Detroit: Become Human fu pubblicato nel 2018 per PC e PS4.

L’opera ci trasporta in una Detroit futuristica in cui degli avanzatissimi androidi affiancano ormai da tempo gli umani nella vita di tutti i giorni, svolgendo mansioni di ogni genere e imitando la vita umana in praticamente ogni suo aspetto.

Ma cosa accadrebbe se questi androidi acquistassero una coscienza propria? Attraverso gli occhi di tre protagonisti distinti, ognuno con i suoi scopi e obiettivi (a volte in conflitto), Detroit tenterà di rispondere a questa domanda. Il gioco propone una trama matura, coinvolgente e con numerosi colpi di scena.

Come da tradizione per i giochi di Quantic, Detroit propone numerosi finali differenti, quasi tutti davvero ben pensati. L’aspetto che più mi ha colpito di Detroit è la straordinaria capacità dei suoi protagonisti di creare empatia. Il giocatore viene ben presto letteralmente risucchiato all’interno del gioco, anche grazie alla forte tensione che la storia riesce a trasmettere in (quasi) ogni sua parte.

Se vi piacciono la fantascienza, la psicologia e le trame coinvolgenti, Detroit: Become Human è certamente il gioco che fa per voi.

The Legend Of Zelda: Majora’s Mask

Giochi bella trama

Nella serie The Legend Of Zelda la trama, pur avendo un ruolo di primo piano, non è mai stata l’elemento cardine. Nelle varie peregrinazioni di Link la parte del leone è sempre toccata all’esplorazione, alla scoperta di nuove aree e alla risoluzione degli enigmi.

Vi sono tuttavia alcuni titoli all’interno di questa leggendaria saga, come Tears Of The Kingdom o Ocarina Of Time, la cui storia è riuscita ad imprimersi con forza nei cuori dei giocatori. In questa sede abbiamo deciso di focalizzarci sull’episodio più particolare ed “oscuro” dell’intera saga, ovvero Majora’s Mask.

Il gioco uscì nel 1999 su Nintendo 64, sotto la direzione del mitico Shigeru Miyamoto (che abbiamo approfondito in un articolo), coadiuvato da Yusuke Nakano e Takaya Imamura. Pur trovandosi nella situazione di dover raccogliere la pesante eredità di Ocarina of Time, Majora Mask ottenne un successo enorme. Il successo fu tale che vennero realizzate ben 2 riedizioni, una nel 2003 per Gamecube e una seconda nel 2011 per 3DS.

In questa incredibile avventura il nostro Link viene catapultato a Termina, un mondo misterioso e inesplorato, con il compito di salvarlo dal tenebroso Skull Kid, che intende ricorrere alla maschera di Majora per far schiantare la luna su Termina.

Sono molti gli elementi della trama di Majora Mask in grado di lasciare il segno. Le atmosfere oniriche e misteriose, la continua tensione provocata dalla minaccia della luna cadente e la cura delle storie legate alle missioni secondarie sono solo alcuni di essi.

Se non lo avete ancora fatto siete obbligati a riscoprire questa gemma. Non ve ne pentirete.

The Last Of Us

Giochi bella trama

Quando si parla di survival horror, questo capolavoro targato Naughty Dog è uno dei primi titoli a venire nominati da qualsiasi giocatore. Uscita nel 2013 sotto la direzione di Neil Druckmann e Bruce Straley, l’avventura di Ellie e Joel è subito riuscita a conquistare un enorme numero di fan e ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti.

Certo, la trama non è l’unico pregio di The Last Of Us. Il gioco propone un gameplay molto vario, ricco, divertente e coinvolgente, che unisce elementi stealth a dinamiche tipiche degli sparatutto e delle avventure 3D. Tuttavia il punto di forza del gioco risiede sicuramente nell’incredibile storia che Naughty Dog ha saputo narrarci.

Le atmosfere cupe e disperate del mondo di TLOU, devastato da una tremenda epidemia causata dal fungo cordyceps e i continui colpi di scena che il gioco propone terranno qualsiasi videogiocatore incollato allo schermo fino ai titoli di coda, senza praticamente mai un momento di noia.

Ancor più importante, i protagonisti del gioco sono in tutto e per tutto essere umani, dotati di coraggi e determinazione ma anche di paura, disincanto e tanti altri sentimenti molto meno nobili, che spesso e volentieri determineranno le loro scelte.

Un vero must per ogni appassionato di videogiochi che si rispetti. Un’opera tanto importante e ben scritta da aver ispirato anche una serie HBO, che ha ottenuto un ottimo successo di pubblico e critica.

Final Fantasy VII

Ed eccoci a parlare di un altro mostro sacro della storia dei videogiochi. Final Fantasy VII non solo è stato il primo episodio della saga a sdoganare definitivamente il genere dei JRPG nel mondo occidentale, ma ha anche saputo dar vita ad un universo narrativo capace di durare per più di un ventennio (vedi i recenti episodi Remake).

Sono davvero tanti gli elementi di Final Fantasy VII ad aver influenzato con forza l’immaginario collettivo. Le atmosfere steampunk, la sapiente unione di scienza e tecnologia, l’incredibile carisma dei suoi protagonisti (e antagonisti) e un mondo di gioco credibile e dettagliatissimo.

Naturalmente, anche la trama di FF7 è davvero strepitosa, ricchissima di colpi di scena (chi può dimenticare cosa accade alla fine del primo disco di gioco?) e con un enorme numero di scene emozionanti e memorabili, al punto da diventare iconiche.

Certo, se guardiamo alla qualità generale dell’intreccio, altri episodi della saga, come FFVI o FFIX non hanno nulla da invidiare al settimo capitolo, ma abbiamo deciso di citare FFVII proprio per l’influenza che questo gioco ha avuto sulla storia dei videogiochi e non solo.

God of War Ragnarok

Ammettiamolo: i primi capitoli della saga di Kratos non brillavao particolarmente per la qualità e l’originalità della loro trama. Con l’episodio del 2018, però, le cose sono cambiate profondamente.

Dopo il massacro degli dei della Grecia, God of War ci presenta un Kratos più anziano e maturo, perdipiù con un figlio al seguito. Il Fantasma di Sparta non è più solo una macchina per uccidere, ma un uomo (o meglio un dio) ormai maturo, riflessivo e rude ancor più che in passato.

Anche la trama della saga cambia registro, proponendo un intreccio molto più complesso, con tradimenti, misteri, colpi di scena e scoperte in grado di sorprendere il giocatore e tenerlo letteralmente con il fiato sospeso.

Tutti questi elementi tornano ulteriormente migliorati nel gioco successivo, cioè God Of War Ragnarok. In questa grandiosa avventura, per ora l’ultima della saga, il regista Eric Williams ci regala una vicenda ancor più intricata e ricca di capovolgimenti e cambi di fronte.

Punto di forza di questa storia, oltre al grande carisma dei nuovi personaggi, è indubbiamente il modo in cui i vari misteri vengono via via svelati, spesso tramite eventi davvero drammatici ed inattesi. Da giocare assolutamente, anche senza aver provato nessuno dei capitoli precedenti.

Metal Gear Solid 3: Snake Eater

Parlando di belle trame, nella nostra rassegna non poteva assolutamente mancare la saga di Metal Gear Solid. Nata nel 1987 su MSX2, grazie al genio del visionario Hideo Kojima, la saga di Metal Gear è sbarcata con prepotenza su Playstation nel 1999 con il primo Metal Gear Solid.

Da allora la saga si è sviluppata in parallelo con le nuove console di casa Sony, fino alla burrascosa conclusione avvenuta con Metal Gear Solid V: The Phantom Pain. Durante lo sviluppo di questo gioco, infatti, è avvenuto il “divorzio” tra Kojima e la Konami, ma questa è un’altra storia.

La saga di Metal Gear Solid unisce elementi di thriller, spionaggio, filosofia e storia contemporanea, toccando temi adulti e “scomodi” come la guerra, il business delle armi, la genetica e l’abuso dei social e delle moderne tecnologie. Il tutto unito in una trama credibile, dura e ricca di colpi di scena davvero indimenticabili, resi ancor più memorabili dall’incredibile carisma dei personaggi.

Abbiamo scelto di premiare il terzo episodio, Snake Eater (uscito nel 2004 sulla mitica PS2) poiché tra tutti gli episodi della saga è quello che più di tutti può essere apprezzato anche senza conoscere il resto della saga. Snake Eater infatti propone una storia davvero forte, emozionante e commovente, in cui accompagneremo Naked Snake, lo Snake “originale”, in una missione suicida che lo vedrà contrapposto alla sua stessa mentore, la leggendaria The Boss. Questa esperienza e lo scontro finale con la sua maestra daranno inizio alla leggenda del nostro protagonista, segnandone allo stesso tempo il destino.

Un capolavoro assoluto, da recuperare a qualunque costo, che presto sarà impreziosito dall’uscita di un nuovo remake, che segnerà finalmente il ritorno sugli schermi della saga di Metal Gear Solid, ormai da troppo tempo assente dal panorama videoludico.

Batman: Arkham City

Quello che i Rocksteady Studios hanno realizzato con la saga di Arkham ha davvero dell’incredibile. Non solo infatti questa saga riesce a rendere giustizia alla grandezza del personaggio di Batman, ma presenta una versione dell’uomo pipistrello e dei suoi nemici che nulla ha da invidiare a quelle viste al cinema o nei fumetti.

Tutti gli episodi della saga infatti presentano una trama davvero ben scritta, ricca ed articolata. Ogni personaggio, sia esso un alleato di Batman o uno dei molteplici avversari trova il suo giusto spazio e la sua collocazione all’interno dell’enorme puzzle costruito da Rocksteady.

E, parlando di Batman, quella vista in questa saga è certamente una delle sue versioni più affascinanti e carismatiche, che mette in luce sia le incredibili potenzialità del personaggio sia i suoi lati più oscuri e vulnerabili.

Premiamo Arkham City per l’imprevedibilità della sua trama e per l’ottimo cast di avversari che propone, tra cui spicca, naturalmente, l’immancabile Joker. Nel caso decidiate di giocarlo, preparatevi per il finale. Vi lascerà davvero senza parole!

Persona 5

Se amate le narrazione in stile anime e i drammi adolescenziali, Persona 5 è il gioco che fa per voi. Il capolavoro di Katsura Hashino ci mette nei panni di Joker, ragazzo liceale costretto al trasferimento in seguito ad una falsa accusa di aggressione.

Durante il nuovo anno scolastico, il nostro protagonista si accorgerà ben presto di avere una forte connessione con il Metaverso, mondo spirituale creato dall’inconscio delle persone. Joker (il cui vero nome resta personalizzabile) scopre ben presto di essere in grado di controllare i misteriosi spiriti chiamati Persona. Insieme ad un gruppo di amici fidati dotati di abilità simili alle sue, Joker formerà i Phantom Thieves, un gruppo di eroi del metaverso con la missione di cambiare il cuore delle persone malvagie, costringendole a svelare spontaneamente le loro meschinità.

Questa premessa dà vita ad una trama che non sfigurerebbe in nessun anime moderno. Nell’avventura di Joker si alternano estenuanti battaglie nei palazzi del metaverso, drammi personali e sentimentali della vita reale e vicende più leggere e scanzonate legate alla vita scolastica, tra amicizie, primi amori e esami da superare.

Persona 5 è uno dei migliori rpg dell’ultima decade e si è arricchito anche di una versione Royale, che inserisce nuovi personaggi e arricchisce ulteriormente la trama del gioco. Un acquisto davvero obbligato se amate il genere.

Nier Automata

E quale gioco poteva essere più adatto a concludere la nostra carrellata se non il capolavoro assoluto nato dallo sregolato genio di Yoko Taro? Uscito nel 2017 per ogni piattaforma esistente, Nier Automata si è subito messo in mostra per il suo gameplay da hack and slash frenetico e divertente. Ma dietro alla facciata c’è molto di più.

Il titolo Square, infatti, possiede una delle trame più strane, intricate e vaste mai apparse su qualsiasi media. Non solo infatti Automata presenta un numero spropositato di finali multipli, ma il gioco è in realtà solo la punta di un gigantesco iceberg.

La storia narrata da Yoko Taro infatti si snoda attraverso un numero incredibile di opere diverse. Tra prequel videoludici (tra cui l’intera saga di Drakengard), manga, enciclopedie dedicate e persino opere teatrali, è davvero difficile orientarsi nella tela ordita dal visionario direttore.

Tuttavia, la pazienza di tutti coloro che avranno la forza di risolvere questo incredibile rebus sarà ricompensata. La storia di Nier, infatti, è davvero incredibile. Tragica, struggente ed emozionante, essa sa unire idee fantascientifiche e futuristiche con un profondo studio dell’animo umano, dei suoi desideri e dei suoi timori più reconditi.

Attraverso la storia dell’eterna lotta tra androidi e biomacchine, infatti, Yoko Taro ci mostra la sua visione della storia dell’umanità, delle sue conquiste quasi divine e dei suoi altrettanto roboanti fallimenti. Il tutto valorizzato dalla colonna sonora, una delle più belle mai ascoltate in un videogioco.

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Editoriali

Perché Super Mario RPG ha meritato un remake

Super Mario RPG è certamente uno dei giochi più importanti tra quelli usciti a novembre. Questa avventura infatti propone un incredibile mix tra i personaggi e le atmosfere della serie Super Mario Bros. (di cui abbioamo raccolto tutti i platform 2D) e la profondità e complessità delle meccaniche tipiche dei giochi di ruolo giapponesi.

Nel 1996, un’incredibile collaborazione tra Nintendo e Squaresoft (oggi Square Enix) diede vita all’ultimo gioco dedicato a Super Mario ad apparire sul glorioso Super Nintendo, ovvero Super Mario RPG: Legend of The Seven Stars. Mentre già stiamo provando la nuova fiammante avventura di Mario, lanciamoci alla riscoperta del gioco originale, per riportare alla luce una vera e propria gemma della storia dei videogiochi.

Un gioco per pochi

Super Mario RPG

Per chi, come me, ha vissuto in pieno i mitici anni 90, Super Mario RPG ha rappresentato un vero e proprio miraggio. Gli sviluppatori, infatti, vista la bassa popolarità del genere degli RPG in Europa, presero la (discutibile) decisione di non pubblicare il gioco in nessun mercato PAL.

Tuttavia, tutte le principali testate giornalistiche parlarono abbondantemente del gioco, attraverso anteprime e recensioni ricche di particolari e di immagini. Quelle semplici, piccole fotografie bastarono a portare me e tutti gli altri infelici possessori di uno SNES PAL a mangiarsi letteralmente le mani. I voti roboanti e i pareri entusiastici dei recensori non migliorarono la situazione.

Anche con l’ausilio di un adattatore, infatti, non era assolutamente possibile godere di questa fantasmagorica avventura, a causa della tecnologia obsoleta di questi dispositivi. Di conseguenza, come tanti altri, dovetti rassegnarmi a perdermi questo gioiellino. Diversi anni dopo, grazie all’emulazione, ebbi finalmente la possibilità di recuperare Super Mario RPG. Dopo averlo giocato e finito, dovetti riconoscere che la fama di quest’avventura era pienamente meritata.

Degno della sua fama

Il primo aspetto di Mario RPG a lasciare di stucco era indubbiamente il suo comparto grafico. Grazie ad un uso sapiente dell’ Advanced Computer Modeling, Squaresoft riuscì a dotare il gioco di una grafica assolutamente avveniristica, che nulla aveva da invidiare a giochi come Killer Istinct o alla serie Donkey Kong Country.

La grafica del gioco presentava infatti un simil 3D che, unito alla visuale isometrica, riusciva a creare una falsa idea di profondità. Grazie poi all’utilizzo di una macchina SGI (Silicon Graphics Incorporated), sia i modelli dei personaggi che i paesaggi risultavano per l’epoca davvero solidi e dettagliatissimi.

Anche il gameplay si rivelò assolutamente all’altezza della situazione. Il gioco di ruolo di Super Mario infatti proponeva il classico sistema dei combattimenti a turni, mutuato da serie come Final Fantasy o Chrono Trigger, di cui Square era un’assoluta maestra. Le fasi di esplorazione invece presentavano vari elementi mutuati dalla serie di Super Mario. Era ad esempio possibile saltare su varie piattaforme per raggiungere zone sopraelevate o interagire con alcuni particolari elementi dello scenario.

Per eliminare il problema degli scontri casuali, Square decise di rendere visibile ogni nemico presente nell’area. In questo modo era il giocatore stesso a decidere se impegnarsi in uno scontro o evitare semplicemente l’avversario. Per aumentare l’interattività nel corso delle battaglie, Super Mario RPG permetteva di compiere una serie di azioni, come premere ripetutamente il pulsante o schiacciare col giusto tempismo, per aumentare il danno inflitto da attacchi e incantesimi.

Tutti questi elementi contribuirono a fare di Mario RPG un gioco di ruolo solidissimo, bello da vedere, divertente da giocare ma anche molto ben strutturato. Ad aumentare ulteriormente la varietà contribuivano i numerosi mini giochi presenti, tra cui spicca la corsa in spalla al mitico Yoshi.

Alla ricerca delle sette stelle

Super Mario RPG

Anche la trama, pur senza essere eccessivamente originale, era assolutamente all’altezza. Nel prologo Mario penetra nel castello di Bowser per salvare la Principessa, vittima dell’ennesimo rapimento. Subito dopo la battaglia col tartarugone, però, fa la sua comparsa il malvagio Smithy, il quale getta nel caos il regno dei funghi.

Mario scopre ben presto che per sigillare il malvagio monarca nella sua dimensione è necessario recuperare i sette frammenti della Star Road. Per realizzare l’impresa Mario deve esplorare l’intero regno dei funghi. Nel corso del viaggi il baffuto idraulico visiterà un gran numero di location, tutte perfettamente caratterizzate. Il villaggio delle talpe, il mondo delle nuvole (raggiungibile tramite un’enorme pianta), il relitto affondato… ogni ambientazione risulta sempre originale, accattivante e interessante.

Un party sopra le righe

Anche il cast dei personaggi di Mario RPG era davvero vario e pittoresco. Oltre a Mario e alla Principessa, il giocatore avrebbe infatti potuto controllare per la prima volta Bowser. Inoltre, per l’occasione, Nintendo aggiunse due personaggi originali. Si tratta di Mallow, sorta di nuvoletta vivente armata di cembali e di Geno. Quest’ultimo altri non è che lo spirito della Star Road, che per l’occasione si è incarnato in una piccola bambola di legno.

Anche gli antagonisti risultano molto originali e ben diversificati tra loro. Oltre ai classici Koopa e Goomba, infatti, Mario dovrà vedersela con orde di strani mostri, orologi e spade giganti e persino una parodia dei Power Rangers. Tutti questi elementi fecero di Super Mario RPG un grandissimo successo e lo resero a tutti gli effetti il canto del cigno del mitico Super Nintendo.

Voi che ne dite? Avete già acquistato il nuovo Mario RPG? Vi sta piacendo? Commentate pure qui sotto per raccontare la vostra esperienza o, se preferite, i vostri ricordi della bellissima avventura originale.

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Marvel’s Spider-Man 2: in arrivo Daredevil!

Marvel’s Spiderm-Man 2 si è rivelato perfettamente all’altezza delle aspettative, imponendosi come uno dei giochi più apprezzati e di successo degli ultimi mesi.

Appare dunque scontato che Insomniac ricorra alla politica dei DLC, ovvero contenuti aggiuntivi in grado di tenere vivo l’interesse dei videogiocatori ed arricchire il gioco di nuovo materiale. Una serie di indiscrezioni sembrerebbero suggerire la presenza di un altro eroe Marvel all’interno di questi contenuti, ovvero Daredevil, l’avvocato cieco di Hell’s Kitchen.

Già il primo Marvel’s Spider-Man conteneva un piccolo easter egg dedicato al personaggio. Nella zona di Hell’s Kitchen era infatti presente l’insegna “Nelson & Murdock: Attorneys at law”. Lo stesso Peter menzionava Daredevil in un dialogo sbloccabile dopo aver ottenuto un collezionabile.

Durante una recente livestream organizzata da Insomniac per approfondire la colonna sonora di Spider-Man 2, Bryan Inthiar, uno dei produttori, al momento dei saluti ha esclamato “Dov’è Daredevil?”. Una recente patch ha inoltre reintrodotto in Spider-Man 2 la targhetta dell’ufficio Nelson and Murdock, che non era inizialmente presente nel gioco.

Insomma, tutti gli indizi sembrano puntare verso l’inserimento di Daredevil all’interno di Spider-Man 2. Vedremo ora se questi indizi verranno effettivamente confermati o se si tratta solamente di un depistaggio orchestrato dagli sviluppatori. Sarà anche interessante scoprire se Daredevil sarà un personaggio giocabile o una semplice comparsa.