Appassionato di videogiochi fin da bambino, tramite il commodore 64 del mio papà. Grande fan sia di Sony che di Nintendo, con una grande passione per le avventure ed i picchiaduro. Laureato in lettere e amante di lettura e scrittura.
Se c’è un gioco che in queste settimane ha saputo far parlare di se, questo è indubbiamente Marvel Rivals. L’hero shooter di NetEase Games è infatti riuscito a catturare una gran fetta di pubblico, soprattutto grazie al carisma dei suoi personaggi. Stando alle ultime indiscrezioni, sembre che gli sviluppatori non stiano dormendo sugli allori.
Secondo un recente leak apparso su X, infatti, sembrerebbe che sia in dirittura d’arrivo un set di nuovi personaggi. I nomi trapelati sono quelli di Angela, Hit-Monkey, Deadpool, Captain Marvel, Emma Frost, Pheonix/Jean Grey e Modok.
Davvero un gruppo molto pittoresco, dunque, che unisce iconiche eroine mutanti, una vera superstar come Deadpool e personaggi come Angela e Hit-Monkey, magari meno noti, ma sicuramente molto interessanti.
Altre indiscrezioni fanno riferimento all’inserimento, su Marvel Rivals, di nuove location, tra cui anche Krakoa e Arakko, molto note ai fan dei fumetti degli uomini X. Vedremo se tutto questo si concretizzerà a breve. Nel frattempo stiamo continuando a spulciare il titolo, in attesa della nostra recensione approfondita, che dovrebbe concretizzarsi nei prossimi giorni.
É trascorsa ormai più di una settimana dalla cerimonia dei Game Awards del 2024. Come tutti saprete, ad aggiudicarsi il titolo di miglior picchiaduro dell’anno è stato Tekken 8. Sebbene il 2024 non abbia riservato grandissime gioie agli amanti dei giochi di combattimento, non sono mancati i titoli interessanti. In questo articolo analizzeremo uno per uno i migliori picchiaduro del 2024, ovvero i cinque giochi che hanno ricevuto la nomina agli awards, per scoprire i punti di forza e le criticità di ognuno di essi.
Tekken 8
E partiamo proprio dal re dei picchiaduro 2024. Su Tekken 8 si è già detto davvero tutto. Bandai Namco ha saputo realizzare un titolo davvero ricco, completo, profondo e divertentissimo. Tekken 8 offre una modalità storia lunga e spettacolare, una innovativa modalità arcade e una modalità online estremamente funzionale e adatta sia ai professionisti che ai neofiti.
Come se non bastasse, Tekken 8 è uno dei pochi giochi della lista ad essere un vero picchiaduro competitivo (su questo punto torneremo più avanti) e a restare fedele a tutti i canoni che hanno fatto la fortuna della serie di Tekken. Alla luce di tutti queste argomentazioni, a giudizio di chi scrive, Tekken 8 ha meritato ampiamente la vittoria agli awards. Per un ulteriore approfondimento, rimandiamo alla nostra recensione.
Dragon Ball: Sparking! Zero
Se c’è stato un gioco in grado di insidiare la vittoria di Tekken 8, questo è stato certamente Dragon Ball Sparking Zero. L’ultimo gioco dedicato a Goku e compagni offre in effetti un’offerta davvero valida, con decine di modalità, un numero esorbitante di personaggi e un gameplay semplice ed accessibile ma anche molto soddisfacente e divertente.
A nostro giudizio, però, il tallone d’Achille di Sparking Zero è stato proprio vendersi per quello che non è. Come abbiamo ribadito più volte in sede di recensione, infatti, Sparking è un picchiaduro arena, non un picchiaduro tradizionale. Le meccaniche del suo gameplay lo rendono molto più adatto ai giocatori casual che ad un pubblico competitivo per definizione come quello degli amanti dei picchiaduro.
I problemi riscontrati in molti degli eventi dedicati al gioco sono un elemento a favore della nostra tesi. Di conseguenza, sebbene Sparking Zero sia stato un vero e proprio fenomeno di massa per quanto riguarda vendite e attenzione mediatica, abbiamo apprezzato la scelta degli organizzatori di premiare Tekken 8, sebbene Sparking resti un titolo davvero valido, ricco e divertente.
Granblue Fantasy Versus: Rising
Tra tutti i titoli in corsa per l’award, Granblue Fantasy Versus: Rising è forse quello che avrebbe meritato maggiori fortune. L’ultima fatica di Arc System infatti è un picchiaduro profondo, divertente da giocare e assolutamente spettacolare da vedere.
Sulla falsariga di Dragon Ball Fighters, Rising presenta una grafica 2d assolutamente superba, al punto da sembrare addirittura più bello da vedere di un film di animazione. Il combat system è molto complesso e tecnico, ma riesce allo stesso tempo a risultare divertente ed appagante. Rising è anche estremamente ricco di contenuti, con un roster enorme ed in continua espansione, un gran numero di modalità e un online reso impeccabile dall’uso sapiente del rollback netcode.
Per quanto ci riguarda, se c’era un gioco in grado di contendere fino alla fine il premio a Tekken 8, questo era proprio Granblue Fantasy Versus Rising. Se siete amanti del genere e vi eravate persi questa autentica perla correte subito a recuperarlo. Ne varrà la pena.
Multiversus
Non possiamo negare di essere rimasti sorpresi dalla presenza di Multiversus tra i migliori picchiaduro 2024. Nonostante l’ottimo successo di pubblico, infatti, il titolo Warner è stato funestato dai problemi fin dalla sua uscita in forma di beta, nel luglio 2022.
Multiversus è un picchiduro con meccaniche platform, molto simile sia in estetica che in gameplay alla saga di Super Smash Bros. Punto di forza del titolo è indubbiamente il suo roster sterminato, che unisce i personaggi della DC Comics a tutte le altre proprietà intellettuali di Warner, dai Looney Tunes a Game of Thrones.
Nonostante il gameplay scanzonato e divertente, il gioco ha sofferto da sempre di enormi problemi di bilanciamento, ulteriormente peggiorati dalla qualità dell’online, non sempre all’altezza. Molte critiche sono state rivolte anche al sistema di microtransazioni all’interno del gioco.
Nonostante tutto, il successo di multiversus è stato enorme. L’amore mostrato dai fan e la buona volontà messa in campo da Warner nell’aggiornamento costante del gioco sono certamente un segnale molto positivo. Restano tuttavia diverse perplessità nel vedere in una classifica così importante un gioco che, per molti aspetti, è più simile ad un party game che ad un picchiaduro. Soprattutto un gioco che, finora, ha mostrato così tante criticità.
Marvel vs Capcom Fighting Collection: Arcade Classics
E qui arriviamo davvero alle note dolenti. Intendiamoci: non abbiamo nulla contro l’ottima collection imbastita da Capcom. In sede di recensione, abbiamo anche lodato questa ricchissima raccolta. La domanda che dobbiamo porci però è un’altra. Una raccolta di giochi di oltre 20 anni fa può essere considerata uno dei migliori picchiaduro del 2024? Per quanto ci riguarda, la risposta è un deciso no.
Ribadiamolo di nuovo: la collezione è di buonissimo livello. Tutti i giochi all’interno sono godibili e divertenti, con Marvel vs Capcom 2 che resta tuttora un capolavoro. Tutti i titoli della saga crossover di Capcom presentano gameplay frenetici e divertenti e una grafica coloratissima e in grado di ricreare fedelmente le atmosfere dei fumetti Marvel.
Tuttavia resta davvero difficile considerare questo prodotto uno dei migliori picchiaduro dell’anno. Il fatto che questo gioco sia stato inserito tra i candidati al premio deve farci tutti riflettere su quanto nel 2024 il genere dei fighting games sia passato in secondo piano.
Con l’arrivo delle festività natalizie, anche il 2024 giunge al termine. Sebbene rispetto al passato quest’anno abbia regalato qualche emozione in meno, è innegabile che anche il 2024 abbia visto molte uscite davvero degne di nota. Ma quali sono stati i migliori giochi del 2024?
In vista dei Game Awards proveremo, con questo articolo, a tirare le somme dell’anno e a presentare quelli, che, secondo noi, sono stati i titoli più importanti, meglio realizzati e decisamente da giocare. precisiamo subito che i giochi di cui parleremo non verranno inseriti in ordine di qualità, ma in ordine alfabetico.
Accendiamo la nostra Delorean e riviviamo insieme l’anno appena trascorso.
Astro Bot
E parlando dei migliori giochi dell’anno, non potevamo che partire da lui. Astro, il simpaticissimo robottino di casa Sony, ha certamente saputo conquistare la quasi totalità dei videogiocatori. Astro Bot è un prodotto davvero sorprendente. Nella sua estrema semplicità riesce ad essere un gioco moderno e al passo coi tempi e allo stesso tempo a garantire ore e ore di puro e sano divertimento.
Oltre alla sua eccelsa qualità tecnica, il punto di forza di Astro Bot risiede certamente nella grande varietà di situazioni che riesce via via a proporre nel corso dei livelli. Se aggiungiamo anche l’incredibile simpatie dei robottini e l’enorme quantità di citazioni rivolte al mondo Playstation, il risultato non poteva che essere un capolavoro. Ecco la nostra recensione di Astro Bot, nel caso voleste approfondire.
Balatro
Chiudiamo la nostra carrellata con un gioco indy, forse la vera sorpresa dell’anno. Balatro porta avanti la balzana idea di unire il poker con elementi roguelike e di deck building, dando vita ad un gameplay davvero originale e coinvolgente.
Il divertimento che Balatro riesce ad offrire può facilmente trasformarsi in una vera e propria droga, in grado di incatenare il malcapitato giocatore per ore ed ore. La grande varietà di mazzi e stili di gioco dona anche a Balatro un’enorme longevità e mantiene vivo il divertimento davvero a lungo. Letteralmente imperdibile!
Black Myth: Wukong
Grazie al suo comparto tecnico semplicemente superbo, al suo gameplay impegnativo ma anche appagante e bilanciato e soprattutto alle migliaia di copie vendute, Black Myth Wukong è un serio candidato a gioco dell’anno.
Il capolavoro di Game Science attinge a piene mani alla mitologia cinese e unisce sapientemente numerosi elementi di generi differenti. Certo, l’azione domina decisamente il gioco, ma per affrontare con successo i nemici, in particolare i feroci boss, occorrerà molta strategia e un uso sapiente delle risorse a disposizione.
Wukong è certamente uno dei migliori giochi usciti quest’anno e non ci stupirebbe davvero se facesse incetta di premi agli awards. Vedremo quanti premi riuscirà effettivamente a conquistare il nostro scimmione!
Dragon Ball: Sparking! Zero
Come più volte ricordato nella recensione di Dragon Ball Sparking Zero, il nuovo capitolo della saga non è un picchiaduro tradizionale. Dal punto di vista del gameplay, del bilanciamento e della struttura competitiva, giochi come Tekken 8 lo sovrastano totalmente.
Eppure, il titolo Bandai namco è riuscito per diverso tempo a rubare la scena grazie alla sua enorme quantità di contenuti, al numero spropositato di lottatori e soprattutto alla sua capacità di riprodurre in modo fedele i combattimenti e le atmosfere che hanno reso Dragonball un successo planetario.
Un gioco davvero enorme e completo, in grado di regalare ore di divertimento sia ai fan dell’opera di Toriyama che agli amanti dei giochi di combattimento.
Elden Ring: Shadow of the Erdtree
Sebbene possa sembrare strano parlare di un’espansione in una rubrica di questo tipo, il lavoro svolto da Bandai Namco con Erdtree è semplicemente fenomenale.
Quest’espansione dona ai fan di Elden Ring decine di ore di gioco aggiuntive, con un’ambientazione enormemente ampliata e coerente rispetto al gioco originale e centinaia di nemici agguerritissimi.
A proposito di nemici, il livello di difficoltà di questa espansione è stato ampliato a dismisura. Ora anche i fan più smaliziati della saga di Dark Souls troveranno pane per i loro denti!
Final Fantasy VII Rebirth
Sebbene le modifiche apportate alla trama abbiano fatto storcere il naso a parecchi fan (noi compresi) è innegabile che il secondo episodio della saga Remake di Final Fantasy VII sia stato uno dei migliori giochi dell’anno.
Final Fantasy VII Rebirth perfeziona e amplia ogni aspetto del gioco precedente, grazie ad una mappa open world enorme e ricca di attività, un battle system ulteriormente arricchito e migliorato, che fonde in maniera encomiabile azione e strategia e un comparto grafico e sonoro di altissimo livello (anche se, nella versione standard per PS5, Rebirth mostra parecchie sbavature).
Un’avventura lunghissima, ricca di segreti e giochi secondari ed anche molto rispettosa del titolo originale. Un acquisto immancabile nella confezione di ogni amante delle avventure e dei Final Fantasy.
Indiana Jones e l’Antico Cerchio
Arrivato fuori tempo massimo, a pochi giorni dai Game Awards 2024 ma comunque capace di irrompere con una forza tale da essere introdotto in questa speciale classifica. Indiana Jones e l’Antico Cerchio è videogioco di grande qualità, ma è soprattutto una lettera d’amore verso l’opera cinematografica.
Per la prima volta nella storia riteniamo che un videogioco tanto per trama quanto per regia sia in grado di essere un degno erede della saga cinematografica e potrebbe addirittura essere parte della stessa. Indiana Jones e l’Antico Cerchio ha avuto la capacità di rompere un tabù creando una continuità tra i medium mai vista prima. Giocatelo se siete fan di Indy e giocatelo anche se non lo siete perché il titolo di MachineGames sarà capace di farvi recuperare l’intera saga cinematografica.
Metaphor: ReFantazio
Grazie alla saga di Persona, Atlus si è ormai consacrata come maestra assoluta nell’ambito degli JRPG. Anche Metaphor si rivela un’opera assolutamente straordinaria. Questo nuovo gioco ha l’intuizione di unire le meccaniche tipiche della serie persona ad un’ambientazione fantasy medievaleggiante. La scelta rende Metaphor molto più appetibile per tutti quei fan che mal digeriscono l’ambientazione scolastica.
ReFantazio propone tutti gli elementi che hanno fatto la fortuna della saga di Persona, semplificando alcune delle meccaniche più lunghe e frustranti e adattando il gameplay alla nuova ambientazione. Anche la trama è assolutamente avvincente e ben scritta. Questi elementi rendono Metaphor probabilmente il miglior GDR uscito quest’anno nonché una delle migliori avventure in assoluto.
Silent Hill 2
Nato tra i dubbi della community e cresciuto tra le perplessità tra i fan più ortodossi. Ma alla fine il remake di Silent Hill 2 di Bloober Team è riuscito a convincere tanto gli appassionati della saga quanto la critica.
Il remake di Silent Hill 2 è il miglior videogioco horror dell’anno, ma non solo. Si tratta di uno dei migliori esponenti degli ultimi anni, capace di far tornare Konami a competere con Capcom in uno scontro alla pari (con Resident Evil 4 Remake) come non si vedeva da anni.
L’atmosfera è quella di Silent Hill 2 mentre la qualità tecnica è quella dei nostri giorni. Un gioco assolutamente da giocare soprattutto se siete amanti degli horror.
The Legend of Zelda: Echoes of Wisdom
La serie Legend of Zelda non è certamente nuova a regalare ai fan giochi di altissimo livello. L’ultimo della famiglia, Echoes of Wisdom, non fa eccezione. EoW propone un’estetica ed un gameplay ispirati ai primi, classici episodi della saga. Tuttavia, l’ultima avventura della fortunata serie presenta numerose novità.
La possibilità di registrare e replicare gli oggetti dona al giocatore un numero enorme di possibilità per affrontare l’esplorazione egli enigmi. La capacità di Zelda di evocare i mostri e di replicare le abilità di Link donano anche ai combattimenti un’ ottima varietà e dinamicità.
Come detto anche nella nostra recensione, Echoes of Wisdom è un’avventura davvero incredibile, divertentissima da giocare e molto piacevole da guardare. E poi, chi vorrebbe perdersi la prima avventura della saga con Zelda protagonista? (no, i giochi CDI non contano, ci dispiace).
Nel momento in cui scriviamo questo articolo, si sono da poco concluse le festività legate ad Halloween e Ognissanti. Questa festa, semisconosciuta fino al decennio scorso, ha saputo imporsi con forza nell’immaginario collettivo, soprattutto grazie alle sue tinte horror. Le storie dell’orrore, infatti, esercitano da sempre enorme fascino ed influenza sulla nostra immaginazione. Parlando di videogiochi, il primo titolo che balza alla mente quando si parla di horror è certamente Resident Evil.
Nata nel 1996 grazie al lavoro di Shinji Mikami e Tokuro Fujiwara, la serie Capcom, il cui titolo originale in Giappone è Biohazard, ha saputo da subito conquistare il favore dei videogiocatori. Il perfetto mix tra grafica all’avanguardia, atmosfera coinvolgente e gameplay innovativo ha reso Resident Evil un enorme successo commerciale, nonché una delle saghe videoludiche più longeve in assoluto.
In attesa dell’annuncio del nono capitolo, ripercorriamo i momenti salienti della saga attraverso una classifica su quelli che, secondo noi, sono i migliori Resident Evil in termini di bellezza e importanza per la serie. Per questa classifica abbiamo deciso di unire insieme i titoli originali con le loro versioni remake, per cercare di includere più giochi e dare una panoramica quanto più completa possibile. Armatevi di coltello e pistola e preparatevi ad affrontare per l’ennesima volta gli zombi!
10. Resident Evil 3: Nemesis
Ultimo episodio della trilogia originale, Nemesis uscì nel 1999 sulla prima Playstation. Il gioco si svolge in contemporanea alle vicende di Resident Evil 2 e ci mette nei panni di Jill Valentine, per mostrare il suo punto di vista sulla vicenda. Caratteristica principale del gioco è la presenza del Nemesis, sorta di mega zombi quasi indistruttibile che ci darà la caccia praticamente per tutto il gioco.
Sebbene Nemesis sia stato bene accolto dai fan, è stato fin da subito ritenuto l’episodio meno riuscito della trilogia, soprattutto a causa della sua struttura, ormai trita e ritrita. Interessante come già ai tempi gli sviluppatori abbiano iniziato a virare verso un gameplay più improntato verso l’azione, ad esempio donando a Jill la possibilità di voltarsi di colpo tramite una giravolta.
Nel 2020 il gioco ha goduto anche di una versione remake, uscita per tutte le principali console moderne. Anche in questo caso, pur essendo stato generalmente ben accolto, il titolo è risultato inferiore al remake di Resident Evil 2, soprattutto a causa di una serie di modifiche alla trama e all’eliminazione di diversi contenuti.
9. Resident Evil Zero
Uscito nel 2002 sullo sfortunato Nintendo Gamecube, Resident evil Zero funge da prequel a tutta la serie. Zero mette il giocatore nei panni di Rebecca Chambers ed esplora le vicende del team Bravo, inviato ad indagare sugli strani omicidi avvenuti a Raccon City prima della famosa squadra Alpha (quella di Chris e Jill, per intenderci).
Il gioco propone l’insolita ambientazione di un treno in corsa e spreme fino al midollo tutte le possibilità del gameplay dei titoli originali. Proprio questa scelta, tuttavia, finisce col penalizzare il gameplay, che risulta troppo ridondante e ripetitivo, limitandosi a proporre situazioni già esplorate nei capitoli precedenti.
La trama, pur fornendo importanti retroscena, risulta contradditoria in diversi passaggi. Resident Evil Zero rientra tra i migliori giochi della sega e merita comunque di essere recuperato per la sua importanza ai fini della saga e per il suo comparto tecnico di tutto rispetto (soprattutto nella versione rimasterizzata uscita nel 2016).
8. Resident Evil 5
Uscito nel 2009 per PS3, Xbox 360 e PC, Resident Evil 5 segna più di ogni altro gioco la svolta action della saga. Ambientato nell’immaginaria regione africana di Kijuju, il gioco riporta in auge il personaggio di Chris redfield. Insieme alla new entry Sheva, il nostro eroe deve affrontare l’ennesima minaccia biologica, questa volta nella fittizia nazione africana di Kijuju.
Nonostante le forti perplessità di numerosi fan, RE 5 ha parecchie frecce al suo arco. La trama del gioco risulta coerente e ben scritta e propone un’ambientazione originale e funzionale. Anche il gameplay è estremamente solido e divertente. La netta presa di distanza dal passato permette di ricorrere a soluzioni di gioco innovative, proponendo situazioni nuove e coinvolgenti.
Se non conoscete la serie ma amate gli sparatutto e i giochi d’azione, RE 5 potrebbe addirittura essere uno dei capitoli più indicati per approcciare la saga.
7. Resident Evil Village
Seguito diretto di Resident Evil 7, Village (che abbiamo recensito) prosegue le avventure di Ethan. Il nostro protagonista si trova stavolta alle prese con una serie di oscuri segreti legati alla sua famiglia, nonché con gli innumerevoli orrori di uno sperduto villaggio europeo.
Village ripropone le atmosfere e i principali elementi di gameplay di Resident Evil 7, ma effettua una decisa sterzata verso l’azione. Rispetto ad altri episodi, tuttavia, Village riesce a trovare la quadra del cerchio, proponendo un sistema di gioco che equilibra perfettamente azione, horror e sopravvivenza.
Il gioco ha anche il merito di introdurre diverse figure carismatiche e ben caratterizzate, Lady Dimitrescu su tutte. Pur risultando inferiore a RE7 in termini di atmosfera e trama, Village resta un gioco di altissimo livello, in grado di farsi apprezzare da quasi ogni tipologia di giocatore.
6. Resident Evil: Revelations 2
Unico tra gli episodi spin-off a trovare spazio nella nostra classifica dei migliori Resident Evil. Revelations 2 uscì la prima volta nel 2015 per tutte le principali console. Dopo la mezza delusione Revelations, questo secondo spin-off riesce a proporre un prodotto decisamente più corposo e valido.
Il gioco propone ben quattro personaggi giocabili, ognuno dei quali si muove seguendo una trama coerente, ben scritta e che si incastra perfettamente coi titoli originali della serie, fornendo al contempo numerosi approfondimenti e retroscena.
Anche il gameplay risulta assolutamente di ottimo livello. Revelations 2 infatti unisce sapientemente le dinamiche survival horror dei primi episodi della saga sfruttando appieno le possibilità offerte dai nuovi e più prestanti hardware. Il risultato è un gioco coinvolgente e appassionante, che sarà apprezzato soprattutto dai nostalgici della trilogia originale.
5. Resident Evil 7: Biohazard
Il settimo episodio di Resident Evil ha indubbiamente segnato un punto di svolta. La scelta della visuale in prima persona e il ritorno alle atmosfere horror e alle meccaniche survival hanno reso Resident Evil 7 una sorta di nuovo inizio per la saga.
RE7 sceglie di virare dalle classiche atmosfere dei film sugli zombi, introducendo una nuova, terribile, minaccia. La famiglia Baker permette finalmente alla saga di allontanarsi dai suoi cliché, pur citando a piene mani dagli horror tradizionali (Non aprite quella porta su tutti).
La sensazione di tensione, angoscia e paura che RE 7 riesce a creare è davvero degna di nota e rende l’esperienza assolutamente memorabile. La scelta della visuale in soggettiva si rivela assolutamente azzeccata e contribuisce a innalzare alle stelle la sensazione di tensione e paura che permea tutto il gioco. Nessun amante del genere horror può lasciarsi sfuggire questo titolo!
4. Resident Evil
E come poteva mancare il capostipite dell’intera saga? Il primo Resident Evil aveva già molti degli elementi vincenti della serie. L’atmosfera lugubre e claustrofobica della villa, un’ enorme quantità di zombi e di creature mostruose con cui fare i conti, una trama avvincente e criptica e soprattutto un gameplay ostico ma decisamente originale, che obbliga il giocatore a razionare tutte le risorse a disposizione e ad agire sempre con la massima cautela per avere chance di portare a casa la pelle.
Non si tratta naturalmente di un gioco perfetto. I comandi tank risultano ostici ai neofiti e gli ambienti estremamente ristretti limitano molto le possibilità dei giocatori. Nonostante questo, il primo Resident Evil resta un grande classico nella storia dei videogiochi.
A voi la scelta. Potete recuperare l’originale per la prima PlayStation, in tutta la sua gloria a 32 bit, oppure affidarvi alla remastered del 2002, che offre una grafica ed un gameplay più appetibili e al passo coi tempi. Si tratta, in entrambi i casi, di due giochi eccellenti.
3. Resident Evil Code: Veronica
Medaglia di bronzo per uno dei capitoli più amati in assoluto della saga. Uscito originariamente su Dreamcast nel 2000, Code Veronica riesce a perfezionare e sublimare tutte le caratteristiche della trilogia originale.
Il gioco propone una trama elaborata ed avvincente, resa ancor più coinvolgente dal carisma dei personaggi. Anche il comparto tecnico resta di tutto rispetto e rende l’atmosfera del gioco ancor più sinistra e minacciosa.
Il gameplay, sebbene ancora molto legato alla tradizione, viene migliorato grazie al maggior numero di armi e oggetti e alla migliore fluidità dei movimenti. Del gioco è stata realizzata anche una versione X, disponibile per praticamente ogni piattaforma.
2. Resident Evil 4
Per molti, probabilmente anche lo stesso Shinji Mikami, RE4 è considerato il miglior tra i migliori Resident Evil della saga. Lo stesso non vale per noi ma è indubbio che il quarto capito sia un capolavoro che ha anche il pregio di aver segnato la prima vera rivoluzione nella serie. Il gioco presentacomandi molto più dinamici e agili rispetto ai giochi precedenti. Questo rende gli scontri molto più frenetici e improntati all’azione, pur senza tradire la natura survival del gioco.
Anche le meccaniche di gioco appaiono svecchiate, grazie all’uso della telecamera mobile e all’abbandono delle schermate fisse e degli stretti corridoi dei predecessori. Resident Evil 4 rinnova anche l’ambientazione di gioco, mettendoci nei panni di Leon Kennedy impegnato in una missione di salvataggio in uno sperduto villaggio spagnolo. Qui l’agente dovrà vedersela coi terribili Ganados, infetti ancora senzienti e, di conseguenza, molto più pericolosi degli zombie.
Uscito per la prima volta nel 2005 su Nintendo Gamecube, RE 4 ha ricevuto una versione remake nel 2023. Anche questa riedizione si è rivelata un prodotto di qualità eccellente, che vale la pena giocare sia se siete fan del gioco originale sia se non lo avete mai provato.
1. Resident Evil 2
Fin dalla sua prima apparizione, nel 1998, Resident Evil 2 è stato etichettato come capolavoro assoluto. Fino a quel momento, nessun altro gioco aveva dato la sensazione di trovarsi di fronte ad un vero film interattivo. Eppure, Resident Evil 2 è per noi il miglior capitolo della saga perché riesce a riprendere tutti i punti di forza del titolo originale, potenziandoli all’inverosimile.
L’incredibile regia, l’enorme quantità di colpi di scena, i mostri e le situazioni spaventose e iconiche hanno reso il secondo capitolo della saga una vera pietra miliare nella storia dei videogiochi. La fuga dalla centrale di polizia, gli scontri con Mr. X e l’incontro con l’enorme alligatore nelle fogne sono ancora oggi scene memorabili.
Sebbene il titolo originale mantenga un fascino vintage e risulti ancora piacevole da giocare, consigliamo assolutamente il remake del 2019. Quest’ultimo infatti mantiene totalmente intatto il fascino del gioco originale, aggiornandone il gameplay e rendendolo a tutti gli effetti un gioco moderno e tecnicamente superbo. Da provare assolutamente, anche se non siete fan del genere.
Quello dei platform, siano essi a due o tre dimensioni, non è certamentamente tra i generi più popolari del mercato videoludico. Certo, non mancano i giochi o le serie di successo, come i sempreverdi Super Mario, Sonic, ma anche Ratchet & Clank o il recente Astro Bot (sul blog trovate la nostra recensione). Tuttavia, i fasti degli anni 80 e 90, quando il genere platform dominava la scena, soprattutto nel mercato delle console casalinghe, sembrano ormai lontanissimi. Questo ci porta a parlare di Croc, un’icona oggi un po’ dimenticata di fine anni novanta.
Curiosamente, infatti, uno scenario simile si verificò a metà anni novanta, quando Saturn e Playstation si davano battaglia per il predominio del mercato. Anche in quel periodo storico, sebbene la console Sony godesse di un parco titoli davvero completo e ricco, sembrava non essere in grado di regalare agli utenti dei giochi a piattaforme realmente memorabili, nonostante il genere avesse letteralmente spopolato nell’era dei 16 bit.
Col tempo, naturalmente, la situazione andò migliorando e fecero la loro comparsa titoli di grande qualità, come la saga di Crash Bandicoot, Gex: Enter the Gecko, Ape Escape e Spyro the Dragon. Accanto a questi giochi era però presente anche un altro platform 3d, forse non altrettanto valido o famoso, ma che ha saputo lasciare un ottimo ricordo in numerosi fan, compreso chi scrive.
Si tratta di Croc: Legend of the Gobbos, uscito nel 1997 ad opera di Argonaut Software. In attesa della remaster, annunciata per il 2024, riscopriamo insieme questa piccola chicca della sconfinata libreria PSX.
Le origini di Croc
La realizzazione di Croc fu il frutto della collaborazione tra Agonaut Games e Fox Interactive, con quest’ultime che si occupò anche della pubblicazione. Obiettivo degli sviluppatori era creare un platform 3d che riuscisse, anche solo in parte, a ricreare la sensazione di libertà di movimento e le possibilità esplorative prodotte da quello che era, senza alcun dubbio, il miglior platform 3d in circolazione, ovvero Super Mario 64.
La maggior parte dei titoli a piattaforme che avevano visto la luce su Playstation fino a quel momento, come ad esempio Crash Bandicoot, pur risultando prodotti sicuramente validi e divertenti, non erano in alcun modo a replicare la vastità e la caratterizzazione dei livelli di Mario 64.
Croc, pur non raggiungendo la qualità e la genialità di Mario, ebbe l’indubbio merito di regalare anche ai giocatori di Playstation un’ esperienza di gioco che riusciva a rievocare le atmosfere ed il gameplay del primo, strepitoso, episodio 3d della saga dell’idarulico più famoso del mondo.
Coccodrillo al salvataggio!
La trama di Croc non potrebbe essere più semplice. All’isola dei Gobbos – strambe creature pelose – arriva una misteriosa culla. All’interno si trova Croc, un grosso cucciolo di coccodrillo. Il re dei Gobbos, Rufus, lo accoglie e si occupa personalmente delle sua educazione.
Un giorno però all’isola giunge il malvagio barone Dante, che sguinzaglia i suoi servi, i dantini, e riesce ben presto a catturare tutti i Gobbos. Solo Croc riesce a fuggire, anche grazie all’aiuto dell’uccello Beany.
Armato solo del suo zainetto e delle sue abilità di esploratore, Croc decide ben presto di lanciarsi al salvataggio, in una missione che lo porterà ad esplorare ogni parte delle isole limitrofe, nel tentativo di sconfiggere il malvagio Dante e di salvare tutti i suoi amici.
Esplorazione 3d
Il viaggio di Croc si sviluppa attraverso una serie di livelli, distribuiti in quattro isole principali. Il livello finale di ciascuna delle isole presenta la sfida con un gigantesco boss. Per terminare ogni livello, Croc deve raggiungere e suonare il gong posizionato al termine di ogni stage.
Ogni livello contiene anche numerosi collezionabili, in particolare una serie di gemme colorate e le varie gabbie contenenti i gobbos prigionieri. Salvare tutti i gobbos garantisce l’accesso ad una quinta isola, luogo di svolgimento dello scontro finale con Dante.
La resa grafica del gioco è davvero di buon livello e propone modelli di personaggi molto solidi e credibili e ambientazioni colorate e ben realizzate, sebbene provviste di un numero limitato di elementi. Anche il sonoro del gioco fa il suo lavoro, con musiche molto tranquille e orecchiabili, che donano al gioco un’atmosfera fiabesca e spensierata.
All’interno di ogni livello, Croc è libero di muoversi in ogni direzione e può esplorare liberamente ogni zona. Sebbene gli stages propongano spesso aree chiuse e non troppo vaste, il gioco riesce a trasmettere bene la sensazione di libertà e il gusto per l’esplorazione e la scoperta. Il nostro coccodrillo è anche dotato di un buon set di abilità, che rendono l’esperienza sempre varia e divertente.
Croc è infatti in grado di camminare, correre, saltare, attaccare con la coda ed effettuare uno schianto verso il basso, utile per liberare aree precedentemente ostruite. Croc può anche scalare alcune specifiche pareti ed appendersi a particolari superfici reticolate. In alcune aree, Croc ha anche la possibilità di nuotare.
Sebbene queste sezioni di gioco siano una sorta di bonus, totalmente separato dal resto del livello (non è possibile emergere e tuffarsi a piacimento), è innegabile come esse siano davvero curate. Croc può nuotare in due stili differenti e i suoi muovimenti sono sempre fluidi e semplici da controllare. Insomma, le sezioni di nuoto risultano uno degli aspetti meglio riusciti del gioco.
Non sempre ispirato risulta invece il design dei livelli. Intendiamoci, in generale, le varie aree risultano ben caratterizzate e varie. Diversi livelli alternano sezioni in superficie, zone sopraelevate ed aree sotterranee e vanno a sfruttare tutte le abilità del coccodrilletto in maniera intelligente. Molti livelli (soprattutto quelli finali) sono invece un semplice susseguirsi di trappole e marchingegni, spesso posizionati su piccole piattaforme separate. Anche l’ambientazione, in questi livelli, è solo abbozzata e spesso è complicato capire quale parte dell’isola il livello dovrebbe rappresentare.
Un buon successo
Al momento della sua uscita su Saturn e Playstation Croc ricevette una buona accoglienza. I voti della critica furono generalmente positivi, sebbene molti recensori evidenziarono una certa monotonia del gameplay, soprattutto nelle fasi più avanzate. Venne anche sottolineato come il gioco attingesse a piene mani da vari franchise più famosi, come Tomb Raider, Gex o il già citato Super Mario 64. Fu invece lodato soprattutto l’aspetto tecnico del gioco. Croc infatti riusciva a proporre un’esperienza credibile di esplorazione in 3d unendola ad una grafica e ad un sonoro di ottimo livello.
Croc fu ben accolto anche dai giocatori, realizzando ottime vendite. La versione Playstation, in particolare, riuscì a superare il milione di copie vendute negli USA. Visto il successo, Fox decise di proporre un sequel. Croc 2 vide così la luce nel dicembre del 1999, ma non riuscì a bissare il successo dell’originale. Dopo una serie di episodi semisconosciuti per cellulare apparsi nel 2000, Croc finì purtroppo nel dimenticatoio, soprattutto a causa dei problemi finanziari di Argonaut Software.
Nel corso del 2023 è stata annunciata la lavorazione di un remake in alta definizione del primo titolo. Vedremo se questa nuova versione si rivelerà un prodotto interessante e se l’affetto dei fan originali per il nostro coccodrillo è ancora ai livelli di un tempo. Nel frattempo, se non conoscete il gioco originale e siete amanti del genere platform, consiglio caldamente di recuperare il primo gioco e farci una partitina. Il viaggio di Croc potrebbe regalarvi diverse ore di divertimento.
Ci siamo. Dopo una lunghissima attesa Dragon Ball: Sparking! Zero è finalmente arrivato. Uscito ormai da alcune settimane, il gioco ha ricevuto un’accoglienza caldissima e sta macinando numeri da record. Dopo un’analisi approfondita e un’attenta riflessione sul gioco, ecco a voi la nostra recensione di quello che è il titolo più caldo di questi ultimi mesi!
Un’eredità difficile
Come la maggior parte di voi già saprà, Sparking! Zero è in realtà il nuovo capitolo della leggendaria saga Budokai Tenkaichi. Questa serie (da sempre intitolata Dragon Ball: Sparking in originale), il cui ultimo episodio, Budokai Tenkaichi 3, è apparso nel 2007 su PS2, è tutt’oggi una delle più amate in assoluto tra gli appassionati dell’opera di Toriyama.
Nonostante questo, l’attesa che i fan hanno dovuto sopportare per un nuovo episodio è stata davvero lunghissima. Come prevedibile, anche le aspettative che Sparking! Zero aveva su di se erano elevatissime. Scopriamo ora se il gioco si è rivelato all’altezza.
Fedele alla tradizione
La serie Sparking! ha fin dalle origini condensatotutte le caratteristiche fondanti del genere arena fighters, di cui è considerata uno dei precursori. Pur trattandosi di giochi di lotta, infatti, i titoli di questa serie hanno da sempre presentato alcuni elementi peculiari e originali. Primo fra tutti, la possibilità di muoversi liberamente all’interno di un’ambiente tridimensionale, in gran parte distruttibile.
Per valorizzare maggiormente l’esperienza tridimensionale, la visuale viene posta non a lato del personaggio, bensì alle sue spalle. Naturalmente, essendo un gioco tratto da Dragon Ball, tutti (o quasi) i personaggi sono in grado di volare, caratteristica che va ad aumentare ulteriormente le possibilità strategiche offerte dallo scenario.
Altra caratteristica cardine della serie e riproposta in Sparking! Zero è la semplicità dei comandi. Il giocatore ha a disposizione un tasto per gli attacchi ravvicinati, uno per quelli d’aura, uno per gli scatti e due per la difesa, rispettivamente parata e contrattacco. Completano il quadro i due dorsali, destinati al volo, e il pulsante per la carica dell’aura.
Se siete fan dei vecchi giochi, potete stare assolutamente tranquilli. Sparking! Zero ripropone tutti gli elementi del gameplay dei titoli originali. Basteranno pochissime partite per sentirsi a casa e ritrovare tutte le caratteristiche che hanno fatto la fortuna dei vecchi giochi.
Insieme a Budokai Tenkaichi torna anche il suo immenso roster che ha sempre contraddistinto la serie. Stavolta sono ben 182 i lottatori a disposizione. Questi personaggi sono tratti un po’ da tutta l’opera di Toriyama, dalla prima parte del manga fino ai più recenti film dedicati a Super. Naturalmente, si tratta in molti casi di versioni alternative o di particolari forme dello stesso personaggio, ma le possibilità di scelta restano elevatissime.
Dobbiamo però confessare di essere rimasti perplessi di fronte ad alcune esclusioni, come la forma Super Saiyan Rage di Trunks o il Super Saiyan Blu potenziato di Vegeta, relegato a semplice abilità a tempo. Nonostante queste sbavature, il roster resta il più vasto e completo mai apparso in un gioco di Dragon Ball. Tuttavia, l’effetto nostalgia e il numero dei personaggi selezionabili non bastano a fare un grande gioco. Analizziamo dunque più a fondo tutto quello che Sparking ha da offrire.
Battaglie, extra e sorprese
Dopo un breve tutorial, con l’ennesimo scontro tra Goku e Vegeta, il giocatore ha la possibilità di accompagnare il nostro eroe attraverso vari scenari, che rappresentano le diverse modalità di gioco. Si passa dalla casa di Mr. Satan al padiglione del torneo Tenkaichi, fino ad arrivare alla mitica Kame House. Pur avendo apprezzato l’originalità dell’idea, abbiamo trovato la navigazione tra i vari menù non sempre scorrevolissima. Nella modalità a due giocatori non è nemmeno possibile selezionare in contemporanea la nostra squadra di lottatori. Avremmo apprezzato maggiormente la presenza di una hub iniziale dalla quale spostarsi nelle varie sessioni di gioco.
Sparking! Zero propone tutte le modalità classiche, tra cui l’allenamento, molto utile per familiarizzare con le meccaniche di gioco, sia di base che avanzate. Le varie lezioni che ci verranno impartite da Piccolo (Junior) risultano sempre chiare e aiutano sia i neofiti che i giocatori esperti a padroneggiare praticamente tutte le mosse e abilità presenti nel gioco.
Non manca naturalmente la possibilità di cimentarsi in scontri singoli, sia 1vs1 sia a squadre e la possibilità di affrontare tutti i principali tornei presenti nell’anime, tra cui anche il Torneo del Potere di Super. La modalità di scontro in locale tuttavia ci ha abbastanza deluso, soprattutto per via della possibilità di giocare in un solo stage, la stanza dello Spirito e del Tempo. É naturalmente presente anche la possibilità di giocare online, sulla quale torneremo più avanti.
Troviamo poi il negozio, attraverso cui sbloccare personaggi nuovi, abiti alternativi e alcune capsule contenenti abilità personalizzabili. Nella modalità galleria, invece, potremo ascoltare le tracce audio del gioco, riguardare i replay da noi salvati e osservare i modelli di tutti i personaggi, accompagnati da alcune simpatiche descrizioni fornite da Chichi, Videl e Bulma.
Nel santuario di Kami avremo la possibilità, una volta raccolte tutte le sfere del drago, di evocare uno fra i tre draghi divini presenti nella serie. La potente creatura può esaudire uno dei nostri desideri, che si traduce naturalmente in un contenuto sbloccabile riservato. La sala del grande Zeno, infine, è riservata alla riscossione di varie ricompense legate alla nostra progressione nel gioco.
Il cuore di Sparking! Zero, tuttavia è costituito dalla modalità Episodio Battaglia. Si tratta, di fatto, di un vero e proprio Story mode. Tuttavia, come stiamo per scoprire, riserva diverse novità e sorprese.
Episodi classici e inediti
La modalità Episodio Battaglia ci permette di scegliere un personaggio tra Goku, Vegeta, Gohan, Piccolo, Freezer, e Black Goku. A questi si aggiungeranno due ulteriori personaggi, sui quali non diamo anticipazioni. Una volta selezionato il nostro personaggio, il gioco ci propone una serie di scontri legati ad alcuni momenti salienti della saga di Dragon Ball.
Naturalmente, trattandosi di singoli episodi, per di più legati al punto di vista di un singolo personaggio, la trama generale di Dragon Ball viene solamente abbozzata. In ogni caso abbiamo apprezzato la scelta degli sviluppatori di proporre una selezione ben scelta di battaglie anziché limitarsi all’ennesima trasposizione della storia dell’anime. Interessante soprattutto la scelta di inserire anche il punto di vista dei malvagi.
Sparking! Zero, però, va oltre. In alcune battaglie, soddisfacendo determinate condizioni o compiendo alcune scelte precise, vengono sbloccati alcuni eventi alternativi, denominati episodi Sparking. Senza fare troppi spoiler, si tratta di veri e propri scenari What If?, che permettono ai giocatori di vivere eventi di trama completamente inediti. Ad esempio, che sarebbe successo se vegeta avesse scelto di collaborare maggiormente col figlio Trunks in vista del Cell Game?
Sebbene questi episodi non sempre brillino per coerenza ed originalità, abbiamo molto apprezzato questa trovata. Non solo infatti gli episodi Sparking permettono finalmente di affrontare scenari completamente inediti, ma mostrano quasi sempre un’ottima conoscenza del manga e delle sue dinamiche, senza scadere nel puro fanservice o in soluzioni narrative affrettate ed incoerenti.
Nel complesso, abbiamo davvero apprezzato questa modalità, sebbene vi siano delle sbavature. Ad esempio, la navigazione tra un episodio e l’altro non è sempre facilissima, poiché avviene all’interno di una mappa in cui talvolta sono mescolati episodi dedicati a personaggi differenti. Anche gli obiettivi da completare per sbloccare un bivio non sempre sono risultati chiari. Si tratta quasi sempre di battere un avversario in un certo tempo oppure di sconfiggere nemici contro cui dovremmo solo sopravvivere. Una maggior chiarezza, tuttavia, non avrebbe guastato.
Battaglia personalizzata
Per restare in tema di battaglie inedite, Sparking! Zero offre anche un’ulteriore modalità chiamata Battaglia Personalizzata. Questa modalità si divide a sua volta in Battaglie bonus e battaglie personalizzate. Le battaglie bonus sono ulteriori scenari inediti, stavolta molto più scanzonati e slegati alla trama di gioco. Molti di questi scenari vengono sbloccati progredendo nel gioco.
Battaglia Personalizzata invece è un vero e proprio editor di scenari, che permette ad ogni giocatore di creare i propri episodi inediti. Inizialmente, le opzioni a disposizione saranno limitate, ma andranno via via ampliandosi completando i vari episodi. Si tratta, anche in questo caso, di un passatempo divertente ed intrigante, reso ancora più interessante dalla possibilità di condividere le proprie creazioni e sperimentare quelle altrui.
Va detto che l’editor non è sempre pratico e le possibilità di scontro offerte tendono alla lunga ad assomigliarsi. Resta comunque una modalità sicuramente valida e un’ottima aggiunta al pacchetto.
Pronti per una nuova sfida!
Dopo aver esplorato le principali modalità del gioco, veniamo finalmente a parlare del gameplay di Sparking! Zero. Come già accennato, lo stile di gioco dei vecchi Budokai Tenkaichi viene riproposto in maniera molto fedele. Sparking! Zero propone un sistema di combo molto accessibile, basato sull’alternanza tra i comandi di attacco e attacco con aura.
Molto importante è anche la padronanza sui movimenti del personaggio. Sparking propone tutta una serie di scatti, spostamenti istantanei e slanci di aura utili per attaccare velocemente l’avversario, ma anche per ottenere le finestre di tempo necessarie a ricaricare l’aura. Sono qui introdotte per la prima volta anche un paio di spostamenti rapidi che permettono di ridurre immediatamente le distanze con l’avversario, a costo di alcuni indicatori di aura.
Altrettanto importante è la capacità di gestire la difesa. Sparking! Zero mette a disposizione una serie di parate, schivate e contrattacchi, che occorre conoscere e saper utilizzare con precisione. In aiuto dei neofiti giunge la sopraccitata modalità allenamento, che propone una guida abbastanza esauriente su tutte le tecniche di attacco e difesa presenti nel gioco.
Il gameplay di Sparking! Zero ripropone tutti i punti di forza dei primi titoli della serie. Si tratta certamente di un gioco di combattimento molto accessibile, che può essere imparato facilmente da qualunque giocatore. Sebbene le meccaniche avanzate necessitino di un bel po’ di pratica, imparare i comandi base è infatti relativamente semplice. I personaggi tendono a proporre tutti il medesimo schema di combo, mentre tutte le mosse speciali possono essere attivate semplicemente premendo il tasto per l’aura insieme ad uno dei due pulsanti d’attacco.
Oltre all’aura, torna anche la riserva dei punti abilità. Si tratta di un’ulteriore barra di energia che si riempie col passare del tempo e i cui indicatori sono rappresentati da numeri luminosi. Nel corso dello scontro, è possibile spendere queste riserve per attivare trasformazioni o abilità speciali. Caricando al massimo la barra dell’aura e rinunciando ad un indicatore è poi possibile attivare la modalità sparking, che dona un momentaneo aumento di potenza e la capacità di estendere le combo. In questa modalità è possibile anche eseguire la mossa finale del nostro personaggio, in grado di infliggere danni davvero devastanti.
Naturalmente, non tutti apprezzeranno fino in fondo questo stile di gioco. La semplicità dei comandi rende il gameplay molto meno profondo ed interessante rispetto, ad esempio, ad un Tekken 8 o anche a un Dragon Ball FighterZ. Anche le eccessive somiglianze tra i personaggi limitano la varietà. Oltre che dalla potenza e velocità di attacco e carica di aura, infatti, i personaggi si differenziano solamente per le loro mosse speciali e per le abilità.
Nel complesso, comunque, il combat system fa un buon lavoro, proponendo un’esperienza complessivamente divertente e sufficientemente interessante anche per un giocatore esperto. Oltre alle nuove abilità, ciò che maggiormente distingue Sparking! Zero dai precedenti giochi della saga è l’enorme fluidità dei movimenti, che rende gli scontri scorrevoli e coinvolgenti, anche nelle fasi più concitate e in mezzo alle esplosioni più deflagranti.
Non mancano purtroppo alcune sbavature. In molte occasione è capitato che il nostro personaggio perdesse il proprio orientamento senza motivi apparenti, causando enormi aperture all’attacco nemico. Anche gli attacchi “a inseguimento”, in cui il nostro personaggio si lancia automaticamente verso l’avversario, sono talvolta risultati imprecisi, creando momenti di gran frustrazione. Si tratta comunque di piccolezze, che non vanno certamente a penalizzare la fruizione generale dell’esperienza.
Guerrieri Z da tutto il mondo
Come già accennato, Dragon Ball: Sparking! Zero propone anche una modalità online, che, negli ultimi giorni, ha fatto segnare numeri da record per quanto riguarda il numero di giocatori collegati contemporaneamente. In questa modalità è possibile scegliere se combattere 1vs1 oppure a squadre. Vista l’enorme sproporzione tra la forza dei personaggi, la modalità 1vs1 è di fatto più improntata al casual gaming, sebbene, in caso di scontro tra personaggi dalla forza simile, non sia raro assistere a grandi sfoggi di abilità.
Molto più interessante la modalità a squadre. Per comporre il proprio team, infatti, ogni giocatore ha a disposizione una serie di punti battaglia. Ogni personaggio, in base alla sua forza, presenta un costo differente. Dunque, la scelta di un personaggio troppo potente comporterà l’uso di un numero di lottatori più limitato. Questa situazione ha portato i giocatori a cercare di ottimizzare i punti a disposizione, andando ad individuare quelli che sono i combattenti che offrono il miglior rapporto tra costo ed effettiva forza.
Nella costituzione del metagame, grande importanza hanno le abilità a costo. Queste ultime infatti spesso e volentieri donano vantaggi che possono andare a modificare radicalmente l’andamento degli scontri. Unesempio è l’abilità colpo immagine residua, che dona un tempo limitato di schivate automatiche. Oppure finto coraggio, che permette di incassare i colpi nemici per un tempo limitato senza venire storditi. In questa situazione, si sono rivelate scelte vincenti alcuni personaggi su cui ben pochi avrebbero scommesso, come ad esempio Crilin o gli androidi n. 19 e n. 20.
Insomma, anche la modalità online riflette bene la natura “ibrida” di Sparking Zero, che sembra davvero essere un prodotto che cerca di avvicinare sia giocatori casual, in cerca solo di qualche mazzata scanzonata, sia gli amanti del genere picchiaduro competitivo. Vedremo col passare dei mesi se queste due utenze così diverse riusciranno davvero a convivere. Unica nota davvero stonata è il fatto che il gioco, prima di ogni scontro, obblighi i giocatori ad assistere allo scambio di battute tra i personaggi, spesso superflue e ridondanti.
Una presentazione all’altezza
Graficamente parlando, Sparking! Zero centra quasi in pieno l’obiettivo. I personaggi sono rappresentati e animati in maniera davvero superba, sia durante il gameplay che nelle scene di intermezzo. Sia le pose che le animazioni facciali risultano praticamente identiche a quelle dell’anime e sono impreziosite dalla sensazione di “corposità” conferita dal motore 3D del gioco.
A proposito dei filmati di intermezzo, essi sono tutti realizzati con la medesima grafica del gioco. Per rendere più snella la narrativa, gli sviluppatori hanno optato per l’alternanza tra scene animate e semplici fermo immagine. Vista l’enorme quantità di episodi e saghe che il gioco va a coprire, non ce la sentiamo di bocciare questa scelta, anche perchè la resa grafica di tutte queste sequenze resta di buonissimo livello.
Meno riusciti sono invece gli sfondi. Se risultano quasi sempre fedeli all’anime e abbastanza ricchi di particolari, non si può fare a meno di notare un drastico calo di definizione rispetto ai personaggi. Sono invece degne di nota le varie mosse speciali dei personaggi, che spesso ricalcano fedelmente le tecniche viste nell’anime, riuscendo spesso anche a superarle in spettacolarità. Unica nota dolente, la lunghezza di queste animazioni, che spesso, soprattutto se inserite all’interno delle combo, rischiano di spezzare fin troppo il ritmo di gioco.
Anche il sonoro si mantiene su buonissimi livelli, con tracce che attingono sia al repertorio degli episodi passati sia musiche originali dell’anime. I vari brani risultano quasi sempre azzeccati e d’atmosfera, contribuendo ad aumentare il coinvolgimento durante le battaglie.
Tirando le somme
Ma veniamo al proverbiale elefante nella stanza: Sparking! Zero è davvero il miglior gioco su Dragon Ball mai prodotto? La risposta, almeno per noi, è negativa. Intendiamoci, si tratta sicuramente di un ottimo prodotto, che farà la gioia di tutti i fan della serie Sparking e, in generale, dell’anime di Toriyama. Tuttavia, pur presentando un’offerta sicuramente ricca, Zero non porta alcuna innovazione realmente radicale.
Il gameplay, come abbiamo spiegato, ricalca in modo quasi maniacale quello dei vecchi episodi PS2. Le poche innovazioni inserite non vanno realmente ad evolvere e innalzare la qualità dell’esperienza e permangono, purtroppo, alcune delle vecchie imprecisioni del sistema di controllo. Inoltre, la natura ibrida del gioco, a metà fra titolo casual e picchiaduro competitivo, rende davvero difficile trovare un reale equilibrio nel gameplay.
La particolare modalità a episodi proposta dal gioco è sicuramente molto accattivante e regala agli appassionati diverse nuove storie, ma viene appesantita da una certa confusione e dall’eccessiva frustrazione provocata da alcune condizioni da soddisfare davvero infami.
Anche il comparto tecnico, seppur di ottimo livello, non riesce a donare al gioco quel tocco di originalità artistica in grado di rendere il suo stile inimitabile, come era accaduto coi meravigliosi sprites in 2d di Dragon Ball Fighters (che, per inciso, resta, a nostro giudizio, il miglior titolo dedicato a Goku e soci).
Dragon Ball: Sparking! Zero non è assolutamente un brutto titolo. Si tratta di un gioco di combattimento divertente, bello graficamente e ricchissimo di contenuti. Ogni singolo elemento del gioco è una dimostrazione di rispetto e amore per l’intera opera di Dragon Ball. Manca, ironicamente, proprio di quella scintilla che avrebbe potuto elevarlo a capolavoro assoluto. Tuttavia, se siete fan di Goku e soci compratelo senza alcuna esitazione. Divertimento e coinvolgimento sono garantiti.
Conclusione
Dragon Ball: Sparking! Zero farà sicuramente la gioia di ogni fan di Dragon Ball degno di questo nome. Un gameplay semplice ma appassionante, un numero enorme di combattenti, tantissimi contenuti e persino una modalità storia ricca di scenari inediti, con addirittura la possibilità di creare episodi personalizzati. Tuttavia, la mancanza di reali innovazioni, una serie di sbavature nel sistema di controllo e una certa confusione nella navigazione tra i contenuti gli impediscono di imporsi come vero capolavoro. Resta un gioco consigliatissimo ai fan dell’opera di Toriyama e in generale agli amanti dei giochi di combattimento.
Dettagli e Modus Operandi
Piattaforme: PS5, Xbox Series S|X, PC
Data uscita: 07/10/2024
Prezzo: 79,99 €
Ho testato il Dragon Ball Sparking! Zero a partire dal day one su PlayStation 5.
Nel corso di una recente intervista sulla sua pagina twitter ufficiale, l’attore David Hayter, voce storica di Solid Snake, ha confermato di essere stato contattato da Konami per collaborare a Metal Gear Solid Delta, remake dello storico Metal Gear Solid 3: Snake Eater. Nel corso dell’intervista, l’attore ha svelato di essere stato invitato a provare il gioco e ha tacitamente ammesso di essere coinvolto in un qualche lavoro legato al doppiaggio.
Dunque, sebbene Hayter non si sia sbottonato più di tanto, sembra chiaro che il buon David sia di nuovo all’opera per doppiare il soldato leggendario. Trattandosi di un Remake, un nuovo coinvolgimento del famoso doppiatore sembra suggerire in maniera più o meno palese la presenza di nuovi dialoghi, o perlomeno della modifica di alcuni dialoghi originali.
Questa notizia non ha naturalmente mancato di solleticare la curiosità e l’interesse dei fan. Molti appassionati infatti hanno subito teorizzato che una simile mossa da parte di Konami possa fare da apripista per eventuali nuovi progetti legati al mondo di Metal Gear. Forse stiamo tutti correndo troppo con la fantasia. Certo, però, sarebbe davvero bello vedere finalmente un vero rilancio per la mitica saga di Kojima. Dopo l’abbandono dell’eccentrico designer, infatti, Metal Gear sembra essere precipitato nell’oblio. Vedremo se il vento sta davvero per cambiare.
Ufficialmente, Dragonball Sparking Zero sarà disponibile solo da venerdì 11 ottobre. Numerosi fan hanno però acquistato il gioco nelle edizioni deluxe ed Ultimate. Queste particolari versioni del gioco consentono ai giocatori un early access, regalando la possibilità di provare il gioco con alcuni giorni di anticipo.
Nonostante solo una certa percentuale di utenti abbia libero accesso al gioco, Dragonball Sparking Zero sta già facendo segnare una serie di numeri impressionanti. Secondo la piattaforma SteamDB, infatti, la nuova fatica di Bandai Namco avrebbe fatto segnare un picco di ben 91000 giocatori collegati in contemporanea. Per far meglio comprendere l’entità di questi numeri, basti sapere che Street Fighter 6 si è fermato a 70.573 utenti, mentre Tekken 8 e Mortal Kombat 1 hanno raggiunto 49.977 e 38.129 giocatori.
Un risultato davvero notevole, dunque. Tutto sembra lasciar presagire che, con la release ufficiale del gioco, questi numeri andranno ulteriormente ad incrementarsi. In attesa della nostra recensione, non possiamo che augurarci che Sparking Zero riesca davvero a mantenere tutte le promesse e ad essere a tutti gli effetti un successo mondiale.
Negli scorsi mesi, in maniera quasi del tutto inattesa, Capcom ha annunciato l’uscita di una collection dedicata alla saga Marvel vs Capcom. Questa collection è stata accolta in modo molto positivo dai fan.
Dopo la delusione di Marvel VS Capcom Infinite, questa raccolta, per molti fan, rappresentava la possibilità di ritrovare al massimo del suo splendore una saga che, nei primi anni duemila, godeva di grande popolarità, soprattutto tra i fan del genere picchiaduro.
Questa raccolta, come vedremo, raccoglie di fatto tutto il meglio della serie, compreso un gradevole extra. Questi vecchi classici avranno però l’appeal necessario per giustificare l’acquisto del gioco?
Un’offerta molto ricca
L’offerta che Capcom propone con questa collection è certamente molto ricca e completa. Arcade classics contiene l’intera serie VS, composta da X-Men Vs Street Fighter, Marvel Super Heroes Vs Street Fighter, Marvel Vs Capcom e Marvel Vs Capcom 2. Capcom ha saggiamente deciso di includere anche X-Men Children of the Atom e Marvel Super Heroes, di fatto i capostipiti della saga.
Come ciliegina sulla torta, è stato inserito nella raccolta anche The Punisher, divertente picchiaduro a scorrimento 2d dedicata al tetro giustiziere Marvel. Si tratta di un vero e proprio concentrato di azione da sala giochi anni 90 che, sebbene un po’ fuori luogo, risulta davvero divertente e piacevole da giocare ancora oggi.
Tutti i titoli sono presenti nelle loro versione Arcade, con la possibilità di effettuare alcune personalizzazioni. Il giocatore può infatti scegliere quale versione del gioco caricare (giapponese o inglese), il livello di difficoltà, i filtri grafici da inserire (se si desidera farlo) e persino se inserire delle cornici per personalizzare lo schermo.
Durante il gioco è possibile effettuare un salvataggio in qualsiasi momento della partita e consultare il set di mosse dei nostri personaggi. Ogni gioco è poi impreziosito dalle immagini dei cabinati originali, che mostrano tramite illustrazioni i comandi principali di ogni gioco. Un vero e proprio tocco di classe per i nostalgici!
Completa l’offerta l’inserimento di una modalità allenamento. Quest’ultima, purtroppo, risulta appena abbozzata. Se infatti sono presenti sia le hit box dei personaggi che le indicazioni dei frames delle mosse, manca totalmente un tutorial per le combo principali dei personaggi, che in questi giochi sono spesso lunghe e complesse. Davvero un peccato, anche se apprezziamo lo sforzo fatto da Capcom nel cercare di venire incontro alle esigenze dei giocatori più smaliziati.
La collection messa insieme da Capcom è dunque certamente molto ricca e variegata. Vediamo ora se i giochi all’interno sono altrettanto validi.
Mazzate mutanti
Diciamo la verità: tra tutti i giochi della Collection X-Men: Children of the Atom è certamente quello invecchiato peggio. Le collisioni tra i personaggi sono spesso casuali, i danni inferti dagli attacchi sono incoerenti e spesso sproporzionati e il sistema di combo è troppo poco rifinito, permettendo ai più esperti di eseguire sequenze di attacchi praticamente infinite.
Come se non bastasse, l’intelligenza artificiale della CPU risulta incoerente, con avversari che sembrano spesso leggere in anticipo i nostri comandi per anticiparci, salvo poi cascare in “trabocchetti” banali come attacchi a distanza scagliati a mezzaria eseguiti a ripetizione. Tuttavia, X-Men COTA mantiene un fascino ed un carisma davvero enormi. Gli sprites enormi e definiti, lo stile grafico fumettoso, la frenesia del gameplay e l’enorme numero di mosse e abilità a disposizione rendono l’esperienza ancora gradevole, nonostante i numerosi difetti.
Le principali innovazioni portate da X-Men consistono nella possibilità di effettuare enormi salti durante lo scontro e nella possibilità di sfruttare i differenti livelli della barra special per ricorrere ad attacchi ed abilità speciali. Oltre alle devastanti Hyper X, infatti, ogni personaggio dispone di particolari X-abilities. Queste ultime spesso non consistono in veri e propri attacchi, bensì in poteri speciali, come la capacità di volare, un temporaneo potenziamento dei nostri attacchi e persino la capacità di recuperare la nostra energia.
Nel complesso, X-men COTA resta un buon picchiaduro, che avrà sicuramente un grande valore nostalgico per chi, come me, lo ha giocato all’uscita in versione arcade nel 1994 e, non disponendo di un Sega Saturn, non ha mai potuto godere di una conversione all’altezza. Una menzione speciale merita Magneto, boss finale del gioco. Ancora oggi fatico a trovare avversari finali più ostici e difficili del signore del magnetismo.
Eroi marvel in azione
Uscito per la prima volta nel 1995 come sequel diretto di X-men COTA, Marvel Super Heroes migliora il predecessore sotto ogni aspetto. MSH presenta animazioni più pulite, un sistema di combo e combo aeree più preciso e divertente ed un roster che comprende eroi provenienti dall’intero mondo Marvel. La barra dell’energia spirituale può ora essere riempita fino a tre livelli differenti e viene utilizzata dai nostri eroi per effettuare i loro attacchi speciali, che vanno a consumare un livello di barra ciascuno.
Il gioco si ispira alla famosissima saga del Guanto dell’Infinito (dalla quale ha preso spunto anche l’MCU) e presenta il titano Thanos come antagonista principale. Nel corso dei vari scontri, gli eroi sbloccano l’accesso a tutte e sei le gemme dell’infinito. Il giocatore può usare le gemme a sua disposizione in ogni momento della battaglia. Ogni gemma dona particolari capacità, che vanno dalla velocizzazione dei movimenti al dono di una super corazza. Un’idea davvero niente male, che dona agli scontri ancora più incertezza e varietà.
Unico vero neo del gioco è il suo roster. Sebbene contenga molti dei principali eroi e villain dell’universo Marvel, l’assenza di mostri sacri come Thor, i fantastici 4 o Silver Surfer si fa sentire. Soprattutto se al loro posto troviamo personaggi come Blackheart (il figlio di Mefisto) e Shuma Gorath, assolutamente sconosciuti ai più.
Che il crossover abbia inizio!
Coi due giochi successivi, ovvero X-Men vs Street Fighter e Marvel Super Heroes vs Street Fighters, rispettivamente del 1995 e 1996, la serie assume quelle che diventeranno le sue caratteristiche più peculiari. Entrambi questi giochi infatti propongono battaglie a coppie, in cui il giocatore può selezionare i suoi personaggi scegliendo tra gli eroi della marvel e i combattenti della strada di Capcom.
Durante la sfida i lottatori possono essere scambiati in ogni momento, mentre il match termina nel momento in cui entrambi i lottatori di una squadra vengono sconfitti (senza alcun secondo round). I lottatori hanno anche la possibilità di collaborare per scatenare tremende e spettacolari super combinate, che consumano ben due indicatori della barra special. Il partner può anche essere sfruttato per effettuare dei contrattacchi mentre nell’istante in cui si blocca un colpo nemico.
MSHvsSF introduce anche la possibilità di convocare in ogni momento il nostro partner per fargli effettuare un attacco “assist”, in grado sia di cogliere di sorpresa l’avversario che di estendere le nostre combo. Questi giochi introducono anche i famigerati Boss giganti, dal momento che il mastodontico Apocalisse occupa praticamente tutto lo schermo con la sua mole!
Se XMvsSF risulta tuttora un gioco davvero divertente e spettacolare, sebbene ancora piuttosto acerbo, MSHvsSF sembra molto meno ispirato. A penalizzare questo gioco è soprattutto il roster, davvero scialbo e poco azzeccato, con numerosi personaggi riciclati da MSH e X men COTA. Anche la resa generale risulta molto pressapochista, con musiche e sfondi ripresi dai giochi precedenti in maniera praticamente identica.
Marvel VS Capcom
Con Marvel vs Capcom, del 1998, la formula dei giochi precedenti viene migliorata e perfezionata. Tornano gli scontri a coppie, arricchiti dalla presenza di un terzo personaggio, il cui utilizzo è legato unicamente agli attacchi di supporto. Questi personaggi sono richiamabili solo per un numero limitato di volte, dunque il loro uso deve essere dosato con attenzione.
Oltre alle devastanti super combinate, MVC consente anche di schierare per un tempo limitato entrambi i personaggi contemporaneamente (il secondo agisce in modo speculare al primo), permettendo al giocatore di scatenare terribili combo personalizzate.
Anche il comparto tecnico del gioco risulta davvero di buon livello, con grafica e sonoro ritoccate, una serie di nuovi stages e un roster all’altezza della situazione. Certo, come nei titoli precedenti, i personaggi non sono bilanciatissimi e l’azione risulta fin troppo caotica per esaltare la tecnica, ma MVC resta un picchiaduro divertente e vario.
Marvel VS Capcom 2: Il capolavoro
Marvel vs Capcom 2: New Age of Heroes, uscito nel 2000 in versione arcade e, successivamente, su Sega Dreamcast, è certamente il titolo migliore della collectione. Forte di un roster di ben 56 personaggi, di un rinnovato motore grafico e di un sistema di controllo finalmente limato e perfezionato, MVC2 migliora e perfeziona praticamente ogni elemento della saga.
Il gioco propone scontri 3 vs 3, mantenendo la possibilità di effettuare mosse combinate e di “convocare” i personaggi non in gioco per effettuare attacchi assist. Questo sistema, unito all’enorme numero di personaggi selezionabili, potenzia la giocabilità in modo incredibile. L’enorme numero di lottatori e mosse a disposizione permette infatti ai giocatori di assemblare la propria squadra in maniera strategica.
Si può ad esempio mettere insieme squadre in cui i personaggi compensino a vicenda i propri punti deboli. É anche possibile, per i giocatori più esperti, creare vere e proprie tattiche personalizzate, che combinino gli attacchi e le caratteristiche di ogni personaggio per creare veri e propri schemi di attacco fra loro coerenti.
Anche sotto il comparto tecnico, MVC 2 non delude, proponendo personaggi e sfondi molto più definiti rispetto ai primi giochi. Tuttavia, il miglioramento più sensibile riguarda le animazioni e la fluidità di gioco. L’azione e gli attacchi sono molto più precisi e coerenti e l’azione è sempre fluida e scorrevole, anche nelle fasi più concitate. MVC 2 riesce finalmente a realizzare quell’equilibrio tra velocità d’azione e abilità tecnica, che fino ad allora era sfuggito alla serie Capcom.
Non a caso, questo gioco è stato uno dei protagonisti assoluti di numerose edizione dell’EVO ed è tutt’oggi richiesto e supportato da molti giocatori professionisti. Grazie a Capcom, finalmente MVC 2 è a disposizione di ogni giocatore, in una versione facilmente fruibile e che offre la miglior versione possibile di questo leggendario titolo. Non è esagerato affermare che la presenza di MVC2 giustifichi da sola l’acquisto della collection.
Conclusioni
Tirando le somme, Capcom ha realizzato davvero una collection ricca ed interessante. Ogni gioco è presente nella miglior versione possibile, con in più una buona dose di opzioni per personalizzare l’esperienza. Arricchiscono il pacchetto una modalità museo, che contiene molti degli artwork legati ai vari giochi e la modalità “medaglie”, con una serie di sfide da completare per ognuno dei titoli a disposizione.
Capcom ha inserito anche una modalità online, con tanto di sfide amichevoli, battaglie classificate e la possibilità di creare stanze personalizzate. Purtroppo, nonostante la presenza del rollback (vedi qui per approfondire), durante la nostra esperienza siamo incorsi in vari rallentamenti, anche piuttosto pesanti. Anche in questo caso, però, non ce la sentiamo di bocciare l’operato di Capcom. Stiamo comunque parlando di giochi e codici ormai molto vecchi e implementare tecnologie nuove in questo genere di prodotti è sempre piuttosto complicato.
Certo, se non siete amanti del genere e non avete giocato a questi giochi alla loro uscita, l’offerta perde sicuramente di appeal. Se però apprezzate questo genere di giochi e volete avere l’intera collezione dei picchiaduro Marvel targati Capcom a disposizione, Arcade Classic Collection è il gioco che fa per voi.
Conclusione
Marvel vs Capcom Fighting Collection: Arcade Classics è una raccolta estremamente ricca e ben assemblata. Tutti i giochi sono proprosti in versione Arcade Perfect, con varie possibilità di personalizzazione e diversi contenuti extra. L’acquisto è consigliatissimo per i nostalgici dei classici picchiaduro 2d. Ci sentiamo di consigliare il gioco anche a tutti gli amanti dei giochi di lotta. Questa collection potrebbe rivelarsi una piacevole e divertente scoperta.
Dettagli e Modus Operandi
Piattaforme: PS5, Xbox Series S|X, Switch, PC, PS4
Data uscita: 11/09/2024
Prezzo: 49,99 €
Ho testato il gioco a pochi giorni dall’uscita nella versione Switch.
Altre ottime notizie per Astro Bot e Legend of Zelda: Echoes of Wisdom. Sul nuovo numero di Edge, importante rivista britannica, entrambi i giochi hanno ricevuto punteggi altissimi, che testimoniano nuovamente l’ottimo livello dei due titoli.
Ecco l’elenco completo dei voti delle recensioni dell’ultimo numero della rivista:
Astro Bot – 10
The Legend of Zelda: Echoes of Wisdom – 9
Frostpunk 2 – 9
Star Wars: Outlaws – 7
The Plucky Squire – 7
Deathsprint – 7
Warhammer 40.000: Space Marine 2 – 6
Shadows of Doubt – 6
Wild Bastards – 9
Baker – 6
Starstruck: Hands Of Time – 8
Caravan Sandwitch – 6
Selfloss – 6
Come si può leggere, Zelda si è aggiudicato un ottimo 9, mentre Astro Bot ha addirittura realizzato un perfect score. Nonostante la lunghezza non proprio eccelsa e la difficoltà tarata verso il basso, anche Edge ha voluto premiare l’originalità e la freschezza di gameplay del titolo Sony.
Echoes of Wisdom invece è stato premiato soprattutto per il suo design e per la genialità dell’utilizzo degli oggetti nella risoluzione degli enigmi. Da segnalare anche l’ottimo voto ricevuto da Frostpunk 2 (qui la nostra recensione), che si conferma uno strategico solido e coinvolgente.