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Microsoft acquisisce ZeniMax (Bethesda), gli scenari della next-gen

A un giorno dall’inizio dei preorder di Xbox Series X ed S, Microsoft ha annunciato l’acquisto dei proprietari di Bethesda, ZeniMax Media per 7,5 miliardi di dollari. ZeniMax ha la proprietà di ben tre case di sviluppo iconiche che hanno prodotto le serie di giochi Doom, The Elder Scrolls (Skyrim), Fallout e Quake. Analizziamo gli scenari possibili che questa mossa finanziaria porterà agli equilibri della next-gen di console.

Microsoft è ora proprietaria di Id Software, Bethesda Softworks e Arkane Studios. In altre parole, l’azienda di Redmond ha preso il possesso di numerose proprietà intellettuali di videogame eccezionali. Oltre a quelli già citati, che trovate in cima alla lista, vale la pena ricordare anche:

  • Doom
  • The Elder Scrolls (Skyrim)
  • Fallout
  • Quake
  • Wolfenstein 3D
  • The Evil Within
  • Dishonored
  • Prey

Per capire la portata di questo acquisto, possiamo fare un parallelo con il mondo del calcio. L’operazione di Microsoft corrisponde all’acquisto delle intere società di Real Madrid e Barcellona, risparmiando anche un miliardino, secondo Forbes. Un acquisizione monstre che espande il numero di studi di sviluppo di proprietà di Microsoft da 15 a 23.

Xbox Game Pass

L’arrivo di Bethesda in Microsoft cambierà gli equilibri della next-gen di console e alcune cose sono già certe. Phil Spencer, vicepresidente esecutivo di Xbox, ha dichiarato che tutti i giochi appena citati arriveranno su Xbox Game Pass.

Il chiarimento è stato perentorio. Tutti i giochi, anche quelli futuri come The Elder Scrolls 6 e Starfield, arriveranno su Xbox Game Pass (9,99€/mese) al lancio. Bisognerà capire se l’offerta sarà valida sia per PC che per console, ma è molto probabile che The Elder Scrolls 6 sarà disponibile gratuitamente al lancio per Xbox Series X/S .

Lo stesso ovviamente varrà per tutti gli altri giochi che arriveranno durante la next-gen, come un futuro Doom o Fallout. Di conseguenza, se consideriamo che Sony ha dichiarato che i futuri giochi proprietari costeranno 80 euro, significa che il risparmio per i fan di questi titoli, sul lungo periodo, equivale al costo attuale di una console next-gen.

PlayStation 5

La grande domanda che tutti si pongono è se Microsoft renderà esclusivi i giochi di ZeniMax. Sono abbastanza sicuro che la casa di Redmond renderà i titoli disponibili tanto su Xbox Series X ed S quanto su PC.

Se la politica aziendale sembra abbastanza chiara su questo punto di vista, non ci sono notizie certe per quanto riguarda la disponibilità di questi titoli su PlayStation 5. In particolare, Pete Hines, vicepresidente del reparto marketing di Bethesda, ha rilasciato una dichiarazione che fa pensare che i giochi potrebbero arrivare anche su PlayStation 5.

Phil Spencer ha fatto una dichiarazione in linea con Bethesda, ma ha anche fatto capire che il pallino del gioco è tutto nelle mani dei proprietari di Xbox Series X:

Prenderemo decisioni sulle altre console caso per caso.

Phil Spencer

Per quanto riguarda i giochi già annunciati come Deathloop e Ghostwire: Tokyo, Spencer ha confermato che onoreranno l’accordo. Arriveranno su PlayStation 5.

Per il futuro, la frase è molto chiara. Microsoft deciderà quali giochi potranno andare su PlayStation 5. Una prova di forza che fa tremare Sony.

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Gaming in Italia, chi sono i videogiocatori italiani

L’IIDEA, l’associazione italiana che ogni anno analizza il mercato videoludico italiano, ha reso disponibile il rapporto annuale sul gaming in Italia nel 2019. Il report analizza il mercato videoludico nella sua totalità, ma ritengo molto interessante concentrarci sul profilo dei gamers italiani.

Il Gaming in Italia, analisi del rapporto annuale IIDEA

L’età e il sesso dei gamers italiani

Il 39% della popolazione italiana ha giocato almeno una volta ai videogame nel 2019. Il dato è consolidato negli anni, ma è assolutamente sconvolgente. Esso fa mostra la mole di persone che usano i videogiochi come forma di divertimento.

I videogiocatori sono per la maggior parte giovani con la curva normale che si concentra dai 15 ai 34 anni. Il dato rilevante sull’età è la presenza di un 13% di gamers che vanno dai 45 ai 64 anni. Infatti, sono presenti videogiocatori di tutte le fasce d’età a partire dai 6 anni, ma si può notare una flessione nella fascia 35-44 a cui segue un sensibile aumento dopo i 45.

Le interpretazioni sono tantissime, ma i dati sono chiari. Un’importante fetta di videogiocatori è adulto, nonostante il mercato si concentri soprattutto sulle fasce più giovani.

Il dato che ritengo più importante è che ben il 47% dei videogiocatori sono donne. Questo risultato va un po’ contro tutti i classici stereotipi dell’adolescente asociale che abbiamo sopportato fino ad oggi. I gamers italiani sono tanti uomini e tante donne.

L'età dei videogiocatori italiani
L’età dei videogiocatori italiani

Le piattaforme del gaming in Italia

Lo smart phone detiene il premio di dispositivo maggiormente usato dai giocatori italiani. 10 milioni e mezzo di persone. Il PC è leggermente preferito (7.8 milioni) rispetto alle console (6.7 milioni).

Tra quest’ultime, la PlayStation 4 è la più usata con un numero di persone pari a 4.8 milioni. Al secondo posto abbiamo il Nintendo Switch con 3.6 milioni. Considerando che la console Nintendo è arrivata dopo sul mercato, possiamo affermare che il successo della grande N in Italia è totale e lotterà anche con le console next-gen.

Chi sono i gamers italiani

Per rispondere alla domanda che ci siamo posti all’inizio, bisogna chiedersi: quanto giocano i gamers italiani e a che cosa? Le risposte non ammettono repliche. I videogiocatori italiani hanno una frequenza di gioco molto bassa. Solo il 26% videogioca tutte le settimane e i primi tre giochi più acquistati in Italia nel 2019 sono: Fifa 20, Grand Theft Auto V e Call of Duty: Modern Warfare.

I giochi preferiti dai videogiocatori italiani
I giochi preferiti dai videogiocatori italiani
Dispositivi e frequenza di gioco dei videogiocatori italiani
Dispositivi e frequenza di gioco dei videogiocatori italiani

Confermiamo con i dati quanto già detto. Il videogiocatore italiano è un casual gamer che ama i titoli mainstream, ma ci sono importanti eccezioni che fanno ben sperare per il futuro.

Il predominio PlayStation sembra diminuire grazie a un concorrente agguerrito che è il Nintendo Switch.

Inoltre, questa egemonia di titoli sportivi e di guerra può essere bilanciato dal pubblico femminile. Le donne con il 47% rappresentano metà della popolazione di videogiocatori italiani e potrebbero far tendere il risultato verso altri generi.

Conclusione

Personalmente sono sorpreso da come il mercato del gaming in Italia stia cambiando. Il rapporto non arriva così nel dettaglio, ma ipotizzo che le donne non abbiano un’elevata frequenza di gioco. Però ci sono tutti i presupposti per pensare che essa possa aumentare molto presto. Infatti, ritengo che il rapporto annuale 2020 sarà molto diverso, anche grazie ad Animal Crossing: New Horizons.

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Le insidie di Animal Crossing: New Horizons durante il Coronavirus

Marzo 2020 è il mese di Animal Crossing: New Horizons per Nintendo Switch. Il titolo della grande N sta ricevendo recensioni fantastiche da tutte le redazioni del mondo e si prepara a fare grandi incassi. Il life simulator nipponico è stato definito come il migliore della serie, o comunque ad altissimi livelli insieme a New Leaf per Nintendo 3DS.

Rispetto ai precedenti capitoli, Animal Crossing per Nintendo Switch si colloca in un momento nefasto per la società mondiale, quello del coronavirus.

Il coronavirus è attualmente un problema molto più serio nel Bel Paese e potrebbe cambiare, anche solo momentaneamente la percezione che abbiamo dei videogiochi, compreso Animal Crossing.

Animal Crossing: New Horizons

Il problema sociale

Bisogna premettere che nonostante gli italiani siano amanti delle console, i videogame non sono all’interno del tessuto sociale come in molte altre nazioni, soprattutto asiatiche. Di conseguenza, il gamer italiano è ancora oggi identificato come un casual gamer che ama i videogiochi tripla A, con amore incondizionato per i simulatori di calcio e gli sparatutto mainstream.

Tutta questa serie di fattori definisce una nazione di videogiocatori volenterosa nel voler colmare il vuoto sociale con i videogame, ma allo stesso tempo impreparata ad affrontare una nicchia ad alto rischio di dipendenza come i life simulator.

Durante la mia adolescenza, ho vissuto un’estate travagliata a causa di un trasferimento in un’altra città. Era l’era degli MMORPG e so quanto videogiochi come World of Warcraft possano causare dipendenza, soprattutto se le alternative sociali sono, anche solo momentaneamente, basse. Infatti, una volta entrato in una seconda vita virtuale, anche dopo che le cose si sono assestate, avevo un senso del dover che mi costringeva ad andare avanti, anche oltre il vero e puro divertimento. Così anche in stagioni come la primavera, anche se avevo nuovi amici, mi sono ritrovato a esser costretto a livellare il mio personaggio per non rimanere indietro con gli altri membri del party o raid.

World Of Warcraft: Classic

La patologia

La dipendenza patologia da videogiochi, sia online che offline, nonostante la nomenclatura ufficiale sia Internet Gaming, è una dipendenza comportamentale inserita nel DSM-5, Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders. Nonostante gli psicologi parlino di videogame in generale, dobbiamo tener conto che le patologie si diffondono molto più velocemente in un ambiente alterato quale può essere quello della reclusione in casa a causa di una pandemia come il Covid-19.

Molti di noi, per scherzo o meno, scrivono sui social di questa permanenza a casa come una prigionia e sicuramente molti videogame online, come i già citati MMORPG, oppure videogiochi più in voga come Fortnite, possono essere fonte di distrazione.

A differenza degli altri, Animal Crossing è quella ventata di novità molto pericolosa per chi non sa gestirla. Per chi non lo conosce, il titolo Nintendo è pensato per essere giocato ogni giorno, anche poche ore, ma ogni giorno. I cambiamenti climatici e le ore sono scandite da quelle reali, una seconda vita a tutti gli effetti. E così a noi piace, in fondo.

Il problema reale nasce quando la seconda vita diventa l’unica. Anche non volendo, un videogiocatore non abituato all’esperienza potrebbe finire dentro il colorato mondo di Animal Crossing trovando un conforto sociale che rischia di protrarsi anche in estate, quando si spera che l’epidemia nazionale finirà.

Conclusione

Vi consiglio di acquistare Animal Crossing: New Horizons anche durante il coronavirus. Giocateci, divertitevi, ma non fate solo questo. Il problema è sempre la modalità d’uso, non il prodotto. Ricordatevi che a casa abbiamo tante passioni che possiamo coltivare. Tra le attività passive, oltre ai videogiochi, ci sono ad esempio i libri e film.

Per questo motivo la mia soluzione sta nella varietà delle attività. Videogiochi, serie tv, libri. Fatele tutte, un po’ alla volta, così da non abituare il vostro cervello a un unico stimolo e tenerlo attivo a nuove esperienza e stimoli, così che quando ci sarà la possibilità di poter uscire da casa e fare altre esperienze fuori dalle quattro mura di casa, ne sarete invogliati, perché la nostra psiche è reattiva a nuove attività.

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Videogiocare a trent’anni è difficile

Non so come viva il resto del mondo l’avvento dei propri trent’anni. In realtà, neanche io so come sto vivendo la venuta del numero tre davanti alla mia età anagrafica. E di fronte a questo shock, non posso parlare che di cose futili, ma divertenti. In particolare, di quanto sia difficile videogiocare a trent’anni.

L’unica cosa che so per certo è quanto sia necessario gestire il tempo in un modo totalmente diverso rispetto a prima. In particolare, quando si stava con una vaschetta di gelato davanti alla tv, mentre portavo a termine il prossimo JRPG. Oppure quando tentavo la scalata nella ladder di qualche videogame online, come facevo quando ero adolescente.

Premetto che il concetto si può facilmente adattare anche a chi non ha trent’anni. Lì fuori è pieno di ragazzi e ragazze ventenni che hanno una famiglia e un lavoro che li costringe ad avere pochissimo tempo libero. Questo articolo rispecchia chiunque non abbia veramente del tempo libero, perché è costretto a rimanere lontano dalle proprie passioni, per qualsiasi motivo.

Il proibizionismo non è la soluzione

Quando ho cominciato a lavorare almeno otto ore al giorno, con varie passioni che non volevo mollare, ho dovuto sacrificare qualcosa. Ed inizialmente sono stati i videogame.

Preso dalla voglia di far carriera, ho ritenuto proficuo pensare soltanto a migliorare tutte quelle soft skills che possono darmi un riscontro sul lavoro. Chi è passato da questa scelta, sa che dimenticare una passione che perdura da così tanti anni non è per nulla semplice. E soprattutto non è necessario perché non si tratta di un’abitudine negativa.

La mia storia

Un giorno, dopo otto ore di lavoro, ero in palestra e pensavo alla mia nuova Nintendo Switch fiammante. Ritenevo di dover assolutamente acquistare Zelda: Breath Of The Wild. Il mio cervello però mi ricordava che ci vogliono in media 90 ore per terminarlo e rinunciai.

Il giorno seguente, controllavo in pausa pranzo l’anteprima di Fire Emblem: Three Houses. Sono un appassionato della serie e ogni tanto mi sveglio da sogni che narrano di un nuovo capitolo di Advanced Wars. Però se non ho giocato Zelda, come posso avere il diritto di comprare altri giochi?

Il week-end successivo, mentre ero sul divano a leggere quel saggio che mi dovrebbe migliorare, mi son ritrovato a pensare che per fortuna Metroid Prime 4 è stato rinviato, perché tanto sarebbe stata una sofferenza vederlo giocare a qualcun altro.

In poco tempo, mi ritrovo a pensare ai videogame per tutto il tempo, molto di più di quanto non farei se li giocassi. Quando esce su Nintendo Switch il nuovo capitolo di Luigi’s Mansion, il mio primo gioco per Nintendo Gamecube, capisco che non può andare avanti così.

L’astinenza non può essere una soluzione e non lo è stata. Però mi è servita per capire che devo trovare del tempo anche per questa passione, perché altrettanto importante quanto le altre che sto continuando a seguire.

Riorganizzare, non eliminare

Videogiocare a trent’anni non è facile, perché i videogame richiedono tempo, soprattutto se sei un fan degli di RPG, JRPG e multiplayer online. Se l’università mi ha dato modo di terminare Baldur’s Gate e Baldur’s Gate 2, adesso devo ingegnarmi per avere la stessa libertà. Se tutta la settimana è piena di lavoro, palestra e miglioramento extra lavorativo, il week-end è pieno zeppo di incontri sociali che non è salutare evitare. Soprattutto se hai una famiglia.

A trent’anni il lavoro mi ha insegnato a gestire il tempo e a lavorare per consegna. I tempi stretti mi hanno costretto a essere più efficiente possibile. Questo atteggiamento si ripercuote velocemente sulla mia vita. In poco tempo mi ritrovo a incastrare impegni come in tetris, capendo solo oggi quanto possa essere utile masterizzarlo.

Le recensioni di Zelda: Breath of The Wild
Le recensioni di Zelda: Breath of The Wild

Da passivo ad attivo

Il cambiamento più grande che si possa fare è trasformare un’attività passiva in una attiva. Noi della vecchia guardia rinfacciamo ai più giovani che non passano più tempo a giocare ai videogame, ma stanno tutto il tempo a vedere gameplay su YouTube fatti da altri. Però, io stesso ho avuto degli atteggiamenti molti simili.

Viviamo in un’era in cui si diventa spettatori dei videogiochi e non parte attiva di quest’ultimi. Di conseguenza, ho deciso di informarmi sui videogame soltanto nelle pause di lavoro, quando materialmente non posso videogiocare e dedicare il tempo che passavo ad informarmi sui videogame per acquistare Zelda: BotW e terminarlo.

In questo momento sto giocando a Fire Emblem: Three Houses e ho ricevuto in regalo Xenoblade Chronicles 2. Come potete ben capire sono un appassionato del genere dei giochi di ruolo, che è potenzialmente un handicap data l’importante longevità del genere, ma stravolgere i gusti non migliorerebbe la situazione.

Per non essere monotematico, ho deciso di aggiungere a questi titoli dei giochi molto più brevi, che possano spezzare la monotonia e permettermi di ampliare la mia libreria. Il risultato è stato conoscere quella perla di SteamWorld Dig e aggiungere Mario Kart 8 Deluxe alla mia libreria personale.

Checklist

I prossimi passi saranno dedicati ai titoli major Nintendo con un occhio anche al multiplayer. Se dovessi stilare una lista della spesa oggi, direi che nell’imminente futuro ci sarà Super Mario Odyssey, Luigi’s Mansion 3, Super Smash Bros. Ultimate e una chicca indie, Dead Cells.

Conclusione

È difficile videogiocare a trent’anni, ma il proibizionismo non è la soluzione, così come non lo è cambiare le proprie passioni.

Sicuramente cambiare genere per venire incontro alla mancanza di tempo può essere di aiuto per conoscere nuove frontiere dei videogame. Però, se vi piacciono i JRPG, vi sconsiglio di non giocarli. Piuttosto, applicate tutte quelle regole di efficienza usate nei modelli lavorativi moderni per trasformarvi da spettatori a videogiocatori.

Sono certo che questi piccoli consigli, applicabili sin da subito, potranno permettervi di poter tornare a giocare ai videogame senza fare le tre di notte e sembrare il giorno seguente degli zombie alla ricerca di una tazza di caffè!