Final Fantasy VII arriva in Europa il 17 Novembre 1997. Avevo sette anni e condividevo con molti altri bambini l’ignoranza sulla serie Final Fantasy e sugli JRPG. Se pensate che abbia acquistato il gioco al day-one, vi devo smentire. Probabilmente questa affermazione è vera per molti videogiocatori che seguivano la scena con estrema attenzione, ma io ero piccolo e in Europa il JRPG era ancora un genere praticamente sconosciuto.
Ho deciso di comprare Final Fantasy VII esattamente un anno dopo, nel Novembre 1998. Il motivo è semplice, ne avevo sentito parlare molto bene nelle riviste dedicate ai videogame.
La custodia gigante
Per la prima volta nella mia vita vedevo una custodia di un videogioco così spessa e con all’interno ben quattro cd. Era qualcosa di assolutamente epocale, tanto da chiedermi come sarebbe stato possibile togliere un cd e inserirne un altro per continuare senza far implodere la Playstation. All’epoca aprire la Playstation mentre il gioco stava girando era pura follia, da pena di morte.
Che braccia, e che carattere!
Quello che sto per dire farà sorridere molti a pochi giorni dal rilascio di Final Fantasy VII: Remake, ma il titolo originale aveva una grafica incredibile. Nonostante le braccia dei personaggi facessero impressione anche ai suoi tempi e somigliavano più a dei mattoni impilati che a degli arti superiori, Final Fantasy VII era il primo capitolo della serie realizzato in 3D. La sua ambientazione sci-fi lasciava a bocca aperta. I robot giganti, un marchio di fabbrica delle produzioni giapponesi, erano spettacolari così comei video di intermezzo.
Dal protagonista Cloud all’ultimo dei boss, i personaggi avevano tutti una caratterizzazione introvabile in qualsiasi altro videogame del periodo. Anche se c’era la possibilità di modificare il nome dei personaggi giocabili, ogni loro particolare era così perfetto e calzante che decisi di lasciare invariati i loro nomi, perché solo così li potevo lasciare intonsi, privi di una personalizzazione di cui non avevo bisogno.
L’inizio
I miei ricordi da bambino sui primi minuti di Final Fantasy VII sono indimenticabili. Che fretta! Le vicende narrano di un reattore da sabotare e di un count-down per scappare dalla città. Dialoghi e musiche accelerate rendevano esattamente quella premura. Ogni singolo combattimento con qualsiasi entità era una lotta contro il tempo, anche se si era consapevoli che il sistema di combattimento di Final Fantasy VII permetteva di prendersi tutto il tempo di cui si aveva bisogno.
Combattimenti strani e lingua stranissima
Avremmo presto conosciuto quelle tipologie di combattimento e le sue schermate con la serie Pokémon, ma il settimo capitolo di Final Fantasy fu il primo vero gioco popolare a includere il sistema di combattimento JRPG.
Per un bambino di otto anni abituato a pane e Crash Bandicoot, era totalmente strano dover ragionare su ogni singola mossa. Infatti, molto spesso anche a causa del titolo completamente in inglese, mi trovavo a dover andare a tentativi sia nel combattimento tanto nello svolgere le missioni.
La traduzione inglese fu definita scarsa anche per il suo tempo, ma noi bambini del ’90 non ce ne rendemmo conto e vocabolario alla mano provavamo ad andare avanti fino alla fine. Inutile dire che alcune feature erano totalmente oscure. Mi ricordo, con un certo imbarazzo, che usavo le Materia totalmente a caso. Ancora oggi non sono certo, se ho fatto un buon lavoro o meno.
Un gioco senza fine
Non ho mai portato a termine il videogioco, ma arrivai molto lontano. Final Fantasy VII non è il JRPG più longevo del mondo, ma richiede circa quaranta ora per essere portato a termine. Tanto quanto bastava per abbandonarlo quando eri un bambino che voleva provare sempre nuovi titoli.
Il Remake
Purtroppo non ho un device adatto per giocarlo e la scelta di dividere in capitoli Final Fantasy VII: Remake non mi porteranno ad acquistarne una. Ci penserò su quando deciderò se comprare una Playstation 5.
Attualmente, a pochi giorni dall’uscita, il titolo sembra molto allettante. Ritengo che i bambini di oggi potranno godere di un grande videogioco, localizzato in italiano, che marchierà a fuoco la loro infanzia, perché se ci sono riusciti degli omini con le braccia a forma di martello, allora non c’è motivo di pensare che non ci riesca un remake che sembra promettere molto di più di quanto ci si potesse aspettare.