Recensione in un Tweet
Il gioco è una promessa dell’universo indie. Le musiche ne rappresentano il pezzo forte, accompagnate da una trama non banale, interessante, artistica. Gli manca quel tocco di gioco di massa per entrare di diritto fra i titoli top. Genesis Noir non ha bisogno di allungare il brodo per tenere incollati allo schermo, ma qualche ora in più di gioco avrebbe reso il titolo maggiormente profondo.
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I giochi artistici sono sempre più rari al giorno d’oggi. Quei giochi che provano a stimolare l’animo umano, senza ricorrere solo a frasi di comodo e azione frenetica. Iniziando a giocare, il primo pensiero avuto è quello di avere per mano un’opera di qualità.
Sul tema del gioco non solo come sfogo, ma visto come meccanismo di riflessione, si è già parlato abbastanza (e bene) nell’interessante articolo “Videogiochi un altro modo di raccontare” di Antonino. Sono fermamente convinto che sia così, anche per questo ritengo il prodotto in esame sia una perla fra i giochi indie.
Il titolo creato dal minuscolo studio Feral Cat Den e pubblicato da Fellow Traveller, merita di essere preso in considerazione per davvero tanti motivi e sarà mia premura fare in modo di farvi provare, seppur in maniera limitata, parte delle emozioni che ho provato io.
Partirò con il trailer, che mi ha subito stregato.
Anche piccoli sketch del video riescono già a fornire un’idea della freschezza del titolo, che rappresenta letteralmente una boccata d’aria fresca per il suo genere, nel piccolo, e per la categoria dei videogiochi in generale.
Io stesso non sono un’amante dei puzzle game dove si rimane incastrati per buona parte del tempo, nel risolvere enigmi senza fine. Questo tipo di titoli possono portare facilmente alla noia. Allo stesso modo vengo ancora meno intrigato dalle avventure grafiche e dai videogiochi dallo stile “investigativo”. Ogni gioco in cui si devono mettere insieme gli elementi per ricostruire una sorta di “puzzle” (ovvero la trama), mi urtano.
Mi sono dovuto ricredere con Genesis Noir.
Vai con il Jazz!
Il perché del titolo sopra è lampante dopo la prima mezz’ora di gioco: le musiche di “accompagnamento” (le virgolette servono) sono davvero fantastiche. Questo titolo ha il suo principale punto di forza proprio nel comparto audio, le cui tracce ci accompagnano durante l’avventura e sono forse la vera attrattiva.
Si può infatti passare da momenti in cui c’è una rilassante melodia Jazz ad altri in cui l’azione si fa frenetica e le musiche diventano più assordanti, mettendo una sorta di agitazione addosso al giocatore stesso. Rimane difficile spiegare questa sensazione in quanto è intima, personale, complessa, di certo davvero ben riuscita. Non è comune trovare nelle canzoni e melodie di un videogioco i suoi punti di forza, rappresentano in genere un semplice elemento di contorno, e in questo caso mi sento davvero di fare i complimenti agli sviluppatori.
Mi spingo oltre fino a dire che se il titolo fosse uscito qualche mese prima, se la sarebbe potuta giocare per il titolo di migliore colonna sonora dell’anno.
Interessante è la possibilità di interagire con il mondo di gioco, anche negli intermezzi musicali. In questo modo si diventa partecipi dell’azione, sentendosi in generale molto più a contatto con la trama. Questo, scandito dal ritmo fornito dalle canzoni, rende la componente gameplay di contorno (in accezione assolutamente NON negativa). Tengo molto a sottolineare che non è affatto banale mettere in secondo piano il gameplay, che considero cruciale in qualunque gioco che si rispetti.
La stessa trama è scandita, all’inizio di ogni capitolo, da frasi relative al mondo della fisica sull’origine dell’universo, che contribuiscono a definire un’atmosfera misteriosa e sorprendente, a tratti difficoltosa da cogliere. Tutto ciò contribuisce nel dare un tocco piacevolmente artistico al gioco.
Il secondo elemento azzeccato secondo me è il mix di qualità grafica e trama, di cui scriverò a breve.
Interattività e arte visuale
L’elemento grafico, come detto, è degno di nota e fornisce varie prospettive durante l’esplorazione dei capitoli. Spesso si viene catapultati in azioni travolgenti in cui si devono fare le cose più disparate. Per esempio si può dover suonare insieme a un musicista, componendo così una sinfonia unica e particolareggiata, che possiamo modificare a nostro piacimento.
Le componenti visive inoltre sono sempre diverse e si possono infatti notare pattern, figure e disegni mutevoli con il passaggio del cursore o lo svolgersi delle nostre azioni. Lo stile visivo noir, seguito da scene piene di colori e significato in cui l’utente interagisce come parte attiva, è davvero ben definito e curato nei particolari.
Questo miscuglio di arti visive, trattati scientifici sull’universo e musica jazz, fanno da “lente d’ingrandimento” alla trama, esaltandone qualità e pathos.
Altra cosa da non dimenticare sono gli enigmi, ben realizzati e quasi mai tediosi (solo uno nel mio caso è stato duro da risolvere). Di sicuro gli elementi grafici e l’audio aiutano molto nel renderli piacevoli, trasformandoli in un valore aggiunto per il gioco.
Dovessi passare infine a trattare delle note dolenti, ho qualche perplessità sull’accezione volutamente artistica data al gioco e alla trama. Può rimanere oscuro il significato delle frasi di introduzione ai capitoli e anche lo svolgimento della trama potrebbe apparire a tratti insensato. Se infatti non si è capaci di cogliere le sfumature, sembra a volte di muoversi quasi a caso nei vari capitoli, compiendo azioni che appaiono senza uno specifico fine. Seppur l’estetica del titolo è la sua componente meglio riuscita e originale, potrebbe rivelarsi una lama a doppio taglio: una storia particolarmente “astratta” e poco accessibile, allontana l’utenza da un prodotto di sicura qualità.
Minuscolo altro neo è rappresentato dalla durata non particolarmente estesa del titolo, anche se tale fattore è davvero un elemento marginale in questo caso.
Conclusioni
Genesis Noir è una perla, non c’è dubbio. Considerando il budget dello studio che lo ha realizzato e la sua assenza di esperienza, il gioco non delude affatto, anzi stupisce.
L’interattività e la necessità di dover usare tutti i “sensi” per venire a capo dei vari capitoli lo rendono un titolo originale e unico. Inoltre il comparto audio e video è eccellente, con la colonna sonora che rappresenta forse il vero punto cardine del titolo per la sua qualità.
Uniche pecche sono l’eccessiva artisticità del titolo e la scarsa durata, dove il primo elemento è marcatamente quello su cui si poteva cercare di fare di più. La trama a volte complessa può infatti allontanare parte del pubblico, forse incapace di carpirne gli elementi essenziali e sentirsi un po’ smarrito, abbandonando il titolo.
Resta comunque un titolo secondo me da giocare per qualità e originalità, considerando anche il prezzo appetibilissimo.
Dettagli e Modus Operandi
- Genere: indie, puzzle-game, avventura grafica
- Lingua: italiano
- Multiplayer: no
- Prezzo: 14,99 €.
Abbiamo combattuto il Big Bang per circa nove ore, grazie a un codice gentilmente fornito dal publisher.