L’Entertainment Software Association (ESA) – l’associazione di categoria dell’industria videoludica negli USA – ha espresso forti preoccupazioni riguardo le tariffe doganali imposte dagli Stati Uniti su prodotti importati, nello specifico, dalla Cina. Secondo l’associazione, le nuove misure avranno un impatto negativo su tutta l’industria videoludica, non solo sui colossi come Nintendo o Sony.
Le tariffe, proposte nell’ambito della guerra commerciale tra USA e Cina, includono una vasta gamma di prodotti elettronici, comprese le console da gioco. Questo potrebbe tradursi in aumenti di prezzo per i consumatori e tagli ai margini di profitto per le aziende.
Nella dichiarazione ufficiale, l’ESA ha chiarito che le conseguenze non si limiteranno alle grandi case produttrici. “L’intero ecosistema del gaming è coinvolto: sviluppatori indipendenti, fornitori di componenti, distributori e retailer saranno tutti penalizzati”.
Un danno a catena per l’intero settore
Secondo i dati dell’ESA, il 96% delle console vendute negli Stati Uniti viene prodotta in Cina. L’introduzione delle tariffe potrebbe spingere le aziende a rivedere le proprie catene di approvvigionamento, con costi elevati e tempi lunghi.
Non si tratta solo di produzione. L’impatto colpisce anche il lato creativo: gli studi di sviluppo, già sotto pressione per tempi e budget, potrebbero vedere ridotte le risorse disponibili. Questo potrebbe rallentare l’innovazione e ridurre la varietà dell’offerta.
Microsoft, Sony e Nintendo avevano già firmato una lettera congiunta nel 2019 contro tariffe simili, sottolineando come l’aumento dei costi si sarebbe riversato sugli utenti finali. La storia si ripete.