Spesso sentiamo parlare di boardgames tratti da film, videogiochi o libri; meno spesso invece si sente il contrario, ovvero un media derivato da un boardgame, salvo rare eccezioni nel mondo videoludico. Ed a pensarci bene è anche normale che la più proficua sia proprio la prima categoria; prendere un personaggio vivo, un’ambientazione vissuta, con una storia già raccontata, per poi trasformarli in una carta da gioco o un tabellone, modellandone le meccaniche a loro immagine e somiglianza, una trasposizione quasi naturale. Assai più difficile invece fare il contrario, prendere una carta da gioco e da quelle pochissime righe di testo creare un carattere, un modo di porsi, di muoversi, di vivere.
L’opera di cui parleremo oggi, La Collera di N’Kai, appartiene proprio a questa seconda – ed assai più rara – categoria, ed ammetto di aver provato sincera curiosità quando il volume è finalmente giunto in redazione, essendo questa la mia prima lettura di un’opera tratta da un gioco da tavolo. Arkham Horror – questo il nome – è un boardagame cooperativo pubblicato nel lontano 1987; l’universo di gioco a tinte horror/sovrannaturali è pesantemente ispirato alle opere del maestro H.P. Lovecraft, ovvero il papà di tanti esserini, tra cui il più conosciuto è il simpatico Cthulhu.
Il titolo, assieme al già trattato Keyforge – Racconti del Crogiolo, è il primo frutto dello sforzo congiunto tra Asmodee Italia ed Aconyte Books, che in futuro dovrebbero tradurre e pubblicare tante altre opere tratte da famosi boardgames.
Alla penna troviamo Josh Reynolds, un “veterano” di questo genere di trasposizioni. Vi basti sapere tra i suoi lavori si annoverano opere su licenze del calibro di Warhammer, Warhammer 40.000, ma anche WatchDogs ed addirittura Zombicide, altro famosissimo boardgame. Insomma, un setting da urlo – o da brivido, scegliete voi – ed una penna di tutto rispetto. Sarà riuscito Reynolds a trasformare l’enigmatico universo Arkham Horror in libro?
Una cittadina tranquilla
Arkham, Massachusetts, i primi anni del secolo scorso. Il mondo si è da poco ripreso da un terribile evento, ma gli strascichi della Grande Guerra si sentono tutti; vige il proibizionismo, bande di gangsters impazzano per le strade, i veterani tornano – o quantomeno tentano di farlo – alla normale vita da cittadino statunitense. È un’epoca strana questa, dove un’enorme ripresa economica si scontra con una società sempre più disillusa, quasi decadente. Un’epoca grigia, e forse anche la migliore per far da sfondo alle vicende che La Collera di N’Kai vuole raccontare al lettore.
Così inizia l’avventura di Alessandra Zorzi, Contessa originaria di Venezia, ma cresciuta in giro per l’Europa e non solo. Ladra per professione e per lignaggio, Alessandra presta i suoi servigi ad una peculiare cerchia di clienti, facoltosi personaggi disposti a tutto pur di mettere le proprie mani su strani oggetti, a volte bizzarri, molto più spesso grotteschi e raccapriccianti; tomi riguardanti l’occulto, ma anche reliquie di varia natura, come le tsantsa, meglio conosciute come teste rimpicciolite.
Il suo prossimo bersaglio si trova proprio nella città di Arkham, ed è il pezzo forte del Museo dell’università Miskatonic. Una mummia ritrovata in Oklahoma, un lavoro alquanto bizzarro anche per Alessandra Zorzi, abituata a quel genere di cose, per di più commissionato da un mecenate che preferisce rimanere nell’ombra. Così, quando durante la Mostra del reperto un gruppo di sgherri irrompe in museo – armi in pugno – battendola sul tempo e prelevando la strana mummia, la contessa capisce che quello non sarà l’ordinario lavoretto che si era immaginata. L’unica certezza è che quella mummia va ritrovata, ed il suo cliente soddisfatto, poiché lei ha una certa reputazione da mantenere, ed il cliente cui si è legata non ammette alcun errore. Da qui partono le indagini della ladra, indagini che si dipaneranno per la quasi totalità dell’opera, e le faranno conoscere i tanti volti di quel luogo dimenticato da Dio, ma non da altre presenza più antiche ed opprimenti.
Il primo degli elementi chiave del racconto è la cittadina di Arkham. Quella che sembrerebbe essere una tranquilla cittadina statunitense come tante altre nasconde invece vizi, segreti e cose inspiegabili, cose incomprensibili. Uno dei grandi pregi di La Collera di N’Kai è sicuramente la rappresentazione della cittadina, all’apparenza ordinaria, banale, ma che sin da subito risulta inquietante, viva, sbagliata. Reynolds riesce a trasporre su libro l’essenza di Arkham Horror ogni qualvolta descrive Arkham, rappresentandola quasi come un’entità che si prende gioco dei protagonisti dell’opera più che un centro urbano. L’indagine di Alessandra porta il lettore a scoprire gli anfratti più bui e nascosti della cittadina; clubs frequentati da malavitosi di ogni specie, grandi ville appartenenti ad enigmatici mecenati, labirinti sotterranei utilizzati dai contrabbandieri ed ancora tanto altro.
Lo stesso non si può dire dei tanti, forse troppi, personaggi che fanno capolino lungo le circa 310 pagine cui si compone l’opera. Se la protagonista e la sua spalla, Pepper, risultano ben delineate, lo stesso non può essere detto di praticamente ogni altro individuo incontrato lungo tutta la vicenda; già dopo i primi capitoli si ha la sensazione che tutti i personaggi abbiano una personalità decisamente troppo simile, e che si esprimano grossomodo alla stessa maniera, salvo una o due eccezioni. Sfortunatamente il tutto è accentuato dal fatto che nessuno di loro gode dell’esposizione necessaria a definirne un carattere vero e proprio, e ciò li rende di fatto tutti simili, anonimi e dimenticabili. Un gran peccato, considerando che lo stesso trattamento è riservato anche ad un paio di detective presenti nel boardgame, e che nelle pagine di La Collera di N’Kai prendono finalmente vita.
Pulp, forse sin troppo
Giunti a questo punto ci si aspetterebbe una vicenda dalle spiccate tinte horror/sovrannaturali, attesa che per tanti si rivelerà vana. La Collera di N’Kai è principalmente una storia dalla forte impronta pulp; di fatto il grosso dell’opera vedrà il lettore intento nel seguire le indagini di Alessandra, ed il racconto assumerà i connotati di un vero e proprio poliziesco, con sporadici accenni alla natura oscura della mummia ricercata. Chiariamoci, la lettura dell’opera è comunque scorrevole, ma risulta strano che un libro su licenza Arkham Horror releghi proprio l’aspetto horror ad una mera comparsa, quantomeno per i primi tre quarti della vicenda. Il genere poliziesco cederà il passo al sovrannaturale solamente nelle ultimissime pagine, spazio forse troppo ristretto per i nostri gusti.
Il lettore in cerca di racconti su esseri antichi, orrori cosmici e misteri imperscrutabili potrebbe quindi rimanere deluso dal focus che Reynolds rivolge a vicende ben più umane. Voglio però precisare che quanto detto non è un vero e proprio difetto, ma vista la licenza su cui si basa l’opera è doveroso chiarire che La Collera di N’Kai non è assolutamente la tipica novella ispirata all’immaginario del Solitario di Providence.
In conclusione che dire di La Collera di N’Kai quindi? Reynolds riesce a confezionare un’opera certamente non esente da difetti, come personaggi secondari abbastanza dimenticabili ed un bilanciamento tra umano/sovrannaturale che potrebbe risultare indigesto a qualche lettore; è pur vero che il ritmo serrato e la voglia di scoprire chi ha rubato quella dannata mummia – e soprattutto perché – faranno volar via le pagine in un paio di giorni al massimo, risultando in una lettura leggera ma allo stesso tempo avvincente. Il tutto è impreziosito dalla ottima trasposizione della città di Arkham, oscura e malata al punto giusto, che più volte ricorda ai protagonisti che no, quella non è una tranquilla cittadina del Massachusetts. Sicuramente un buon punto d’inizio per la collana di libri su licenza Arkham Horror.
Dettagli e Modus Operandi
- Titolo: Arkham Horror – La Collera di N’Kai
- Autore: Josh Reynolds
- Genere: giallo, horror
- Pagine: 315
- Lingua: Italiano
Ho indagato sulla Mummia dell’Oklahoma grazie ad una copia del libro gentilmente fornita dal publisher.